2021-11-10
Il Viminale vieta le manifestazioni e i talebani sanitari applaudono
Con la scusa dei casi in salita e i danni all'economia, arriva il bavaglio alle piazze: stop a tutti i cortei. Concessi solo sit in, lontani dai centri città. Sergio Mattarella: «Le proteste “no pass" hanno causato l'aumento dei contagi».L'Ema riconosce la possibile correlazione tra disturbi cutanei e il preparato di Pfizer. Aggiunti alle controindicazioni anche astenia, letargia e diminuzione dell'appetito.Lo speciale contiene due articoli.Puntuale quanto sgradevole, e annunciatissimo da un martellante tam tam mediatico, è arrivato il giro di vite sulla libertà di manifestazione. E quel che appare ancora più sgradevole è per un verso la leggerezza (oltre che la vaghezza) dell'annuncio da parte del sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia (M5s), e per altro verso il retrogusto amaro di doppiopesismo che si avverte, o addirittura di scrutinio fatalmente politico di ogni manifestazione in calendario da adesso in poi, con tutto il carico di discrezionalità e di arbitrarietà che questo tipo di valutazioni inevitabilmente possono comportare. Teoricamente infatti le nuove regole riguarderanno ogni tipo di manifestazione, senza distinzioni: ma appare chiaro che i poteri di prefetture e questure saranno particolarmente penetranti, attribuendo allo Stato un sempre più largo potere di stabilire quali manifestazioni siano più o meno gradite, e quindi più o meno «delocalizzate» dal punto di vista della sede di svolgimento. Un precedente pesantissimo. E non è difficile immaginare cosa avrebbe detto la sinistra , magari in presenza di una misura simile varata ai tempi di Matteo Salvini al Viminale. Sarebbero partite alte lamentazioni contro la «stretta autoritaria». Del resto, un «test» c'era stato a Roma nel weekend del 15-16 ottobre. Da un lato, in pieno silenzio elettorale (il 16), ci fu l'evento organizzato da Cgil, Cisl e Uil in solidarietà con il sindacato guidato da Maurizio Landini dopo l'aggressione da parte di Forza Nuova (non senza precise responsabilità del Viminale nella pessima gestione dell'ordine pubblico). Sta di fatto che la manifestazione di solidarietà fu ammessa, in un tripudio di bandiere rosse, nel giorno del silenzio elettorale. Poche ore prima, invece, una manifestazione «no green pass» (il 15 ottobre) fu fatta spostare da Piazza Ss. Apostoli, sempre a Roma, alla Bocca della Verità, salvo poi disporre un secondo spostamento al Circo Massimo. Ora, dopo i fatti di Trieste, il governo ha deciso un intervento nazionale generalizzato: solo sit-in e via dai centri storici. Non solo: con un tocco surreale, il Viminale fa sapere che, «vista la risalita dei contagi, saranno anche intensificati i controlli sul green pass»: come se fosse toccato ad altri, finora, effettuare questa verifica. A parlare, come detto, è stato il grillino Sibilia, uno dei sottosegretari di Luciana Lamorgese: «Le manifestazioni cosiddette “no pass" stanno paralizzando ogni sabato il centro storico di tante città, creando disagi a cittadini e commercianti, oltre a generare assembramenti tra non vaccinati. Per ovviare a questi disagi il ministero dell'Interno ha varato una “stretta" e stabilito regole nuove: sono concessi solo sit-in e fuori dai centri storici'». Poi il passaggio sui controlli e la precisazione ulteriore: «Vanno mantenute le misure di prevenzione in atto e le persone devono essere incentivate a vaccinarsi».Il grillino, transitato come i suoi colleghi da forza rivoluzionaria a censore della libertà costituzionale di manifestazione, ha ribadito i concetti nella trasmissione di Radio Rai Un giorno da pecora: «Se non si rispettano regole e si fa un corteo? Si interromperà la manifestazione, si contravverrebbe alla legge. In quel caso ci sono le forze dell'ordine». E all'obiezione sulla limitazione della libertà, la risposta è stata: «Siamo a 15 settimane di fila di cortei con situazioni che sfociano nella cronaca di ogni giorno, creando problemi alla sicurezza pubblica. Mi auguro siano misure momentanee e circoscritte». Un'altra novità: i sottosegretari che formulano auspici sulla durata dei provvedimenti. Ultima battuta: «Il divieto di corteo vale per tutte le manifestazioni, non solo per i no vax. Quando il sit-in non è distanziato, è necessaria la mascherina». Non è mancato - prima e dopo - un prevedibile coretto a sostegno. Il primo a spararla grossa è stato, ieri, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che aveva preannunciato di voler stappare champagne in caso di stretta: «Farei come ai tempi delle Brigate rosse: leggi speciali». Testuale. Molto alta anche la voce della Confcommercio (che invece aveva avuto voce piuttosto bassa, tra il 2021 e il 2021, contro i lockdown estesissimi e i loro devastanti effetti sui negozi). Ecco il presidente Carlo Sangalli: i cortei no green pass «fanno perdere il 30% del fatturato». Dà i numeri (dei presunti contagi) il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, secondo cui il focolaio Covid legato ai cortei di Trieste «ha superato 200 contagi tra primari, secondari e terziari». Riccardi ha evocato «situazioni in alcuni casi ingiustificabili»: «Trieste è l'epicentro di questa situazione, con una rappresentazione che non fa onore a questa terra». Testuale. Sulla stessa linea anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Le proteste no green pass accanto alle criticità per l'ordine pubblico, sovente con l'ostentata rinuncia a dispositivi di protezione personale e alle norme di cautela anti Covid, hanno provocato un pericoloso incremento del contagio». Soddisfatta anche Licia Ronzulli (Fi): «Ricordo che, proprio con questo intento, l'Austria ha attuato una sorta di lockdown per i non vaccinati». Entusiasta da Pesaro pure il sindaco Matteo Ricci (Pd): «Una minoranza, per quanto rumorosa, non può bloccare le città, danneggiare le attività economiche e, cosa ancor più grave, vanificare i sacrifici e gli sforzi di tutti gli altri. Ben vengano, dunque, le nuove direttive del Viminale». Infine, un altro contributo incendiario è venuto dal governatore altoatesino Arno Kompatscher, che di fatto ha chiesto di limitare i viaggi ai soli vaccinati: «Abbiamo chiesto a Roma di consentire vantaggi per i vaccinati, come già avviene in alcuni Paesi europei con la regola 2-G (ndr: vaccinato o guarito)».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/viminale-vieta-manifestazioni-2655528959.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sallunga-la-lista-degli-effetti-avversi" data-post-id="2655528959" data-published-at="1636502925" data-use-pagination="False"> S’allunga la lista degli effetti avversi La registrazione degli effetti avversi associabili all'assunzione di un medicinale in commercio, cioè la farmacovigilanza, si conferma uno strumento essenziale anche per il corretto impiego dei vaccini anti-Covid 19 a mRna: Comirnaty di Pfizer e Spikevax di Moderna. Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha infatti chiesto recentemente a Pfizer di inserire nel foglietto illustrativo l'informazione che, in seguito alla somministrazione, si possono manifestare «parestesia (alterazione della sensibilità cutanea, come formicolio, bruciore) e ipoestesia (diminuzione della sensibilità cutanea, addormentamento della parte)». In precedenza, il Prac aveva già raccomandato di inserire la miocardite e la pericardite come nuovi effetti indesiderati nelle Informazioni su entrambi i vaccini a mRna, insieme a un'avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone che assumono questi vaccini. È interessante notare che nell'aggiornamento del 6 ottobre su Comirnaty, il Prac ha motivato la richiesta di aggiungere tra gli effetti avversi le parestesie in base alla segnalazione spontanea - quindi sottostimata - di circa 22.000 pazienti (su oltre un miliardo di dosi somministrate) perché nel 75% dei casi l'effetto si è registrato il entro il giorno successivo alla vaccinazione. Il legame temporale è infatti un elemento essenziale per poter determinare la relazione diretta causa-effetto. Le parestesie erano tra gli effetti segnalati fin dall'inizio del 2021 anche nei report dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e per tutti i vaccini, ma con incidenze molto più elevate per Comirnaty. In questi mesi il Prac ha continuato il monitorare il sintomo avverso e, dati alla mano, ha stabilito un legame che apre adesso a un altro tipo di ricerca, cioè sui possibili meccanismi con viene indotta la parestesia, disturbo di origine complessa che si manifesta anche in presenza di varie malattie. Inoltre, nel documento del 6 ottobre, il Prac informa che «sono stati aggiunti alle informazioni sul prodotto di Comirnaty come effetti collaterali non comuni (meno di un caso si 100.000): astenia (mancanza di energia o forza), letargia (stato di indifferenza e inattività), diminuzione dell'appetito e iperidrosi (eccessiva sudorazione) notturna». L'ente informa, poi, che continua il monitoraggio di Ema per altri effetti avversi attualmente segnalati: eritema multiforme o polimorfo, disturbi del ciclo mestruale, glomerulonefrite e sindrome nefrotica. Quest'ultimi indicano un'alterata funzionalità del rene. Il fatto che la farmacovigilanza, anche se lentamente - ma non potrebbe essere altrimenti, visto che si devono analizzare dati complessi - stia procedendo, si conferma anche nel report dell'Ema del 25-28 ottobre scorso. Sui vaccini a mRNA, il Prac ha chiesto alle aziende una revisione approfondita di tutti i dati pubblicati in merito al rischio di miocardite e pericardite. In aggiunta, sta monitorando i rarissimi casi di sindrome infiammatoria multisistemica e avviato una revisione sulle segnalazioni di una condizione molto rara e grave, la sindrome da perdita capillare in persone che sono state vaccinate con Spikevax di Moderna. La questione ancora aperta è la possibilità di segnalare eventuali eventi avversi da monitorare alle agenzie del farmaco. Se infatti il sistema non fosse così complicato, come più volte denunciato su questo giornale, si potrebbe evitare la paura davanti a sintomi che, se noti, potrebbero essere meglio trattati.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)