2022-12-14
Il vice di Ursula ora si sente braccato. «Regali dal Qatar? Pallone e cioccolata»
Margaritis Schinas (Ansa)
Verdi e sinistra contro Margaritis Schinas: «Elogiava il Paese». Lui replica: «Ero ai mondiali per l’Ue, difendevo il nostro modello di sport».Roberto Gualtieri ci prova: «Expo a Roma». Il sindaco approfitta del caso mazzette per riesumare i dubbi della collega parigina. La quale aveva stigmatizzato il sostegno francese alla candidatura di Dubai 2030.Lo speciale contiene due articoli. La Commissione europea si sente sul banco degli imputati, anche se fino ad ora nel Qatargate non risulta coinvolto nessun esponente dell’esecutivo. Lo scandalo è infatti destinato a allargarsi, come spiega all’Adnkronos Hannah Neumann, eurodeputata dei Gruenen, gli ecologisti tedeschi, che fanno parte del gruppo gruppo Verdi-Ale. La Neumann è presidente della Darp, la Delegazione del Parlamento per i rapporti con la Penisola arabica, della quale era vicepresidente Marc Tarabella e nella quale siede, come sostituta, la stessa Kaili. «Temo che ci saranno altri eurodeputati», dice la Neumann, «basta guardare la cosa razionalmente: cosa ci fai con un eurodeputato? O provi con altre istituzioni, o devi provare con più eurodeputati. Con uno non ottieni niente». Crede che ci siano altre istituzioni coinvolte? «Non lo so», risponde la Neumann, «davvero non lo so. Fino a pochi giorni fa non avevo sospetti di corruzione su nessuno». La Commissione cerca di rimediare alla figuraccia rimediata l’altro ieri in conferenza stampa dalla presidente Ursula von der Leyen, che ha rifiutato di rispondere alla domanda se la magistratura di Bruxelles si sia fatta viva anche dalle parti dell’esecutivo, provocando vibrate proteste da parte dei giornalisti. «Durante la conferenza stampa della presidente», spiega il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer, «non c’era alcun fatto, menzionato da alcuno, che indicasse sospetti su membri del collegio. Se ogni volta che scende in sala stampa la presidente dovesse confermare fiducia nel collegio, saremmo in una situazione bizzarra». Una affermazione che non risponde al vero: a sollevare dubbi estremamente espliciti sul comportamento della Commissione è stata, infatti, tra gli altri, la deputata europea tedesca Viola von Cramon, esponente del gruppo Verdi-Ale, che ha ripubblicato su Twitter alcuni post del vicepresidente della Commissione, il greco Margaritis Schinas. I post consistono in due foto che ritraggono Schinas a Doha in occasione dei mondiali di calcio. In particolare, il 20 novembre, Schinas è presente al match inaugurale della Coppa del Mondo, e twitta: «Il calcio unisce il mondo. World Cup 2022 il primo evento globale post-pandemia che dimostra che ci stiamo riprendendo le nostre vite. Il Qatar», sottolinea Schinas, «il primo Paese arabo e il più piccolo ad aver mai ospitato la Coppa, ha attuato riforme e merita un successo globale. Il modello sportivo europeo un’ispirazione per tutti». Lo stesso giorno, un altro tweet a favore del Qatar: «Incontri costruttivi oggi a Doha con il Ministro degli Affari Esteri Mohammed bin Abdulrahman Al Thani», scrive Schinas, allegando le foto delle riunioni, «e il ministro del Lavoro Ali bin Samikh Al Marri. L’Ue e il Qatar continueranno ad ampliare le nostre relazioni in materia di mobilità, competenze, riforma del lavoro, sicurezza e contatti interpersonali». «Il Qatar», insiste ancora Schinas in un altro tweet, «ha compiuto progressi considerevoli e tangibili sulle riforme del lavoro che devono essere sostenute e attuate efficacemente dopo la Coppa del mondo 2022». Anche la capogruppo di «The left», gruppo di estrema sinistra al Parlamento europeo, Manon Aubry ha denunciato pubblicamente l’ atteggiamento amichevole di Schinas verso gli emiri del Golfo, chiedendo di accendere i riflettori sulla Commissione: «Sarebbe utile», ha twittato la Aubry, «anche esaminare i legami tra il Qatar e tutti i membri delle istituzioni europee. Ad esempio, anche il commissario europeo di destra greco Margaritis Schinas ha moltiplicato nomine e lodi dall’emirato. Anche gli ostentati e ripetuti elogi del commissario Schinas nei confronti del Qatar», ha aggiunto la Aubry, «sollevano interrogativi e ogni istituzione deve spazzare via la porta. Mai la nostra proposta di un’autorità etica europea è stata così urgente: va realizzata!». Ieri Schinas si è giustificato in conferenza stampa: «Ho ricevuto in dono dal Qatar un pallone e una scatola di cioccolatini, che ho regalato all’autista andando all’aeroporto, e qualche souvenir legato al Mondiale di calcio», ha detto il vicepresidente della Commissione europea, rispondendo a chi gli ha chiesto se avesse ricevuto regali dalle autorità qatariote. «Mi sono recato in Qatar», ha aggiunto Schinas, «come rappresentante della Commissione europea, poiché responsabile dello sport, in piena trasparenza, e in quell’occasione ho difeso il nostro modello sportivo. Per quanto riguarda il mio tweet, meno male che l’ho scritto, perché ho comunicato in modo trasparente e pensate cosa sarebbe successo ora se non lo avessi fatto. Voglio essere molto chiaro e molto semplice. È il momento di esserlo. Ero alla cerimonia di apertura dei mondiali come rappresentante della Commissione. Era il primo evento sportivo globale dopo la pandemia. La Ue», ha sottolineato Schinas, «non poteva essere assente in un’occasione del genere. Tutti i miei interventi pubblici, non solo quando ero in Qatar, ma sempre, sono compatibili al 100% con le politiche della Commissione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vice-ursula-braccato-regali-qatar-2658960278.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gualtieri-ci-prova-expo-a-roma" data-post-id="2658960278" data-published-at="1670967437" data-use-pagination="False"> Gualtieri ci prova: «Expo a Roma» Quando esplode uno scandalo, in genere, ci sono tre tipi di persone: quelli che lo seguono e comunque ne sono fuori, quelli che invece ne sono travolti e quanti, infine, provano a trarre da tutta la situazione un vantaggio. A quest’ultima categoria pare appartenere il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, il quale - da politico che guarda lontano, o almeno ci prova - ha colto la balla al balzo, rispetto alla valanga del Qatargate, che vede al centro l’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, e molti altri, per una messa in guardia singolare: quella dalla candidatura di Riad per Expo 2030. Candidatura, quest’ultima, che il governo francese sostiene, ma che invece non convince tutti Oltralpe. A partire dal sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, la quale ha ritenuto di dare il proprio personale appoggio - per l’Expo 2030, appunto - alla corsa della Città eterna. Solo che le dichiarazioni della Hidalgo che vanno in questa direzione risalgono allo scorso ottobre. Ma il buon Gualtieri, vista la tempesta perfetta che sta colpendo l’Europa e di riflesso il mondo arabo, ha pensato bene di attualizzarle con una dichiarazione rilasciata margine della presentazione del Piano accoglienza, avvenuta nelle scorse ore in Campidoglio. «La sindaca di Parigi non condivide la valutazione del governo francese», sono state le parole del primo cittadino di Roma - con riferimento, appunto, all’appoggio a Riad 2030 -, il quale ha subito rammentato come a Hidalgo, invece, viene «naturale sostenere Roma. Spero che anche dopo la vicenda Qatar, il governo francese stia particolarmente attento nella sua scelta». «Io sono fiducioso della forza delle nostre proposte e del nostro metodo», ha infine chiosato l’esponente Pd, «che si è qualificato in modo diverso». Va detto che queste parole di Gualtieri per la candidatura romana all’Expo non rappresentano un caso isolato. Non più tardi di qualche giorno fa, infatti, era stato Raffaele Ranucci, imprenditore, ex senatore nonché ideatore, guarda caso, della lista civica Gualtieri - risultata decisiva per la vittoria dell’attuale sindaco di Roma - a intervenire sullo stesso tema sulle colonne del Messaggero, sollevando la necessità di prestare «attenzione ai rapporti tra Stati» perché «Riad non può regalare i padiglioni», e ricordando che, con riferimento a Roma 2030, «si vince solo se il Paese è unito». Dunque Gualtieri di per sé si è limitato a percorrere, con la sua dichiarazione, una strada già tracciata. Tuttavia, che abbia scelto di farlo in modo così esplicito e, come si diceva, appoggiandosi su parole che in realtà il sindaco della Ville Lumiére aveva rilasciato tempo addietro, fa pensare solo una cosa: il primo cittadino di Roma sa benissimo che, dopo Milano 2015, è quanto mai arduo che l’Italia possa riuscire a spuntarla con Roma 2030. Se non un’impresa impossibile, si tratta di certo di un tentativo indubbiamente in salita; e per provare a farcela quale modo migliore, in questi giorni per di più, di quello di cavalcare pro domo propria il Qatargate? Politicamente va detto, anzi ribadito che la mossa di Gualtieri ha un suo bel perché. Che poi si riveli efficace, ecco, è un altro paio di maniche. Senza considerare, e su questo la storia politica non solo italiana è cristallina, che chi di scandalo ferisce di scandalo perisce…
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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