2018-07-18
Veti incrociati, stop al risiko delle nomine
Salta la scelta del cda Rai. A Forza Italia la Vigilanza, ma il presidente non sarà Maurizio Gasparri. Tria pronto a sbloccare la Cassa depositi e prestiti mentre è tutto bloccato sul nome del direttore del Tesoro. Il Copasir al Pd: se la vedono Lorenzo Guerini e Marco Minniti.Caos sulle nomine dei laici Csm. Pesano le sentenze sul sequestro dei conti della Lega.Lo speciale contiene due articoliIeri la Camera avrebbe dovuto esprimere due nomi per il consiglio di amministrazione della Rai. La scelta è saltata. I partiti avrebbero dovuto presentare i propri esponenti per la Vigilanza. Anche questa lista non è stata scritta. Nessuna quadra ufficiale è stata raggiunta per il cda della Cassa depositi e prestiti e sul nome del direttore generale del Tesoro continuano a girare diversi nomi. Il ministro Giovanni Tria non ha mai nascondo la sua preferenza per Alessandro Rivera, numero quattro del Mef, senza però sponsorizzarlo ufficialmente. Tant'è che ieri è spuntato un altro candidato: Stefano Scalera, anch'egli funzionario del ministero (è stato vicino a Pier Carlo Padoan), ma da qualche settimana apprezzato dai 5 stelle. Tria potrebbe aver accettato la nomina pur di evitare il nome di Antonio Guglielmi, già analista di Mediobanca, e di avere le mani più libere domattina su Cassa depositi e prestiti. Il tema delle nomine è tutto intrecciato. A cominciare dal dg del Tesoro fino alla Rai, passando per Cdp e nelle prossime settimane il sostituto di Renato Mazzoncini in Fs e del presidente del gestore energetico al finire dell'estate. Quello che è certo è che la tensione tra Tria e il collega Luigi Di Maio non è mai stata così palpabile. L'uscita del ministro del Lavoro di ieri contro le banche (ha detto che «il sistema bancario dovrà pagare la propria arroganza») non è stata casuale. Al leader dei 5 stelle non va giù che il titolare del Mef si confronti su nomine e su linee guida con Bankitalia piuttosto che con i partner di governo. E il messaggio sembra essere stato spedito a nuora perché suocera intenda. Non sappiamo se lo scontro si sposterà domani anche sul cda di Cassa depositi e prestiti. Al momento l'unico nome certo è quello del presidente Massimo Tononi e dei due consiglieri sostenuti dall'Acri di Giuseppe Guzzetti. Restano i nomi di Dario Scannapieco, vice presidente Bei, e di Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario della Cassa. Così come l'ipotesi di un amministratore più di ambito leghista come Marcello Sala non è ancora decaduta. Guzzetti ha fatto sapere che entro questo pomeriggio il cda deve essere nominato, cascasse il mondo. Stessi paletti anche se con metodo opposto li ha piantati ieri la Lega. Il tema è quello della Vigilanza Rai. Ieri, appunto, si sarebbero dovuti collocare i primi pezzi del puzzle. Invece il Carroccio ha bloccato la propria fetta di nomine e, a cascata, ha fatto saltare i due nomi del cda Rai. Stamattina alle 9 è prevista l'elezione del presidente, dei due vice e dei due segretari. Forza Italia sembra fare muro attorno ad Alberto Barachini dopo aver accettato la fumata nera su Maurizio Gasparri. Ieri sono circolate molte altre ipotesi attorno al partito di Silvio Berlusconi, ma sembravano tentativi di sviare l'attenzione o depotenziare la capacità degli azzurri di tenere il punto. Tant'è che sempre a Forza Italia (e probabilmente allo stesso Gasparri) dovrebbe andare la presidenza della Giunta per le autorizzazioni del Senato (elezione prevista anch'essa per oggi pomeriggio), mentre quella della Camera dovrebbe andare a Fratelli d'Italia. Subito dopo, si aprirà un'altra partita. Quella per l'elezione dei quattro componenti di nomina parlamentare del nuovo cda Rai: l'aula del Senato è convocata alle 11, quella della Camera è stata riconvocata per le 11.30.Alle 10 stamattina il Parlamento affronta un altro capitolo delicato per gli equilibri di potere. L'elezione del presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Sfumata l'ipotesi di far passare come rappresentante della minoranza un rappresentante di Fdi, resta solo il Partito democratico. Qui la lotta è a due. Dato per scontato il nome di Lorenzo Guerini, renziano di ferro, incombe la figura di Marco Minniti, ex ministro dell'Interno. Sicuramente la Lega preferirebbe vedere il braccio destro di Matteo Renzi in quel ruolo piuttosto che assecondare l'incarico a Minniti. L'esponente dem da quella poltrona sarebbe una vera e propria spina nel fianco per Matteo Salvini , visti i contatti che il predecessore mantiene con i vertici dei nostri servizi di intelligence. Minniti a capo del Copasir riuscirebbe a influenzare anche la politica estera dell'Italia nel Maghreb e in particolare in Libia. Il leader del Carroccio sembra consapevole e per questo motivo tergiversa anche sulle nomine dei tre rappresentanti di Aise, Aisi e Dis. Insomma, è tutto un attendere per calare l'asso migliore. Non sappiamo se vincerà in questo gioco la Lega o il Movimento 5 stelle. Però la clessidra sta per finire e il rischio che il soufflè si sgonfi tutto in un colpo c'è ed è elevato.Claudio Antonelli<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/veti-incrociati-stop-al-risiko-delle-nomine-2587630363.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giustizia-tra-gli-alleati-di-governo-e-battaglia-senza-esclusione-di-colpi" data-post-id="2587630363" data-published-at="1758221043" data-use-pagination="False"> Giustizia, tra gli alleati di governo è battaglia senza esclusione di colpi C'è un ingorgo sulla giustizia nel parlamento del governo gialloblù di Giuseppe Conte. Già oggi sono in scadenza nomine importanti per la giustizia amministrativa, la Corte dei conti e la giustizia tributaria. Bisogna votare i componenti dei Consigli di presidenza, in ballo ci sono sei posti, ma lo stallo sulla Rai e sul Copasir stanno tenendo bloccata ogni discussione. Per di più domani inizieranno le votazioni per gli otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura dopo l'elezione e la nomina dei 16 togati con la vittoria dell'ex pm di Mani pulite, Piercamillo Davigo, leader della corrente di Autonomia e indipendenza. Ma anche qui è il caos, tanto che ieri a Montecitorio correva voce che sia la Lega sia Fratelli d'Italia non avessero presentato i nomi in commissione. Tutto bloccato? La notte porta consiglio, spiegavano ieri fonti autorevoli, ma non è una novità che sulla giustizia Lega e 5 stelle siano ai ferri corti. La maggioranza di governo ha il diritto ad esprimere cinque nomi. Il Partito democratico potrà mettere sul tavolo due candidati, mentre Forza Italia avrà a disposizione un solo esponente. I giochi ruoteranno sulla qualità dei candidati. Non sarà una passeggiata. Alfonso Bonafede, il neoministro della Giustizia, ha già reso nota la linea dei grillini rispetto alla modalità di selezione dei laici. Non potrà essere nominato chi fa parte del governo e questo dovrebbe segnare discontinuità rispetto ai precedenti esecutivi, colpevoli, secondo il Guardasigilli, di aver «inaugurato una prassi spregiudicata per chi intende tutelare il confine, che deve essere netto, tra i poteri dello Stato». Ma la tensione non è solo sui nomi. Sulla giustizia si sta consumando una battaglia senza esclusione di colpi tra i due partiti di maggioranza. Colpa delle sentenze che inchiodano il Carroccio sulle condanne di Umberto Bossi e Francesco Belsito, ma il merito per aver reso la situazione sempre più complessa va anche ai magistrati, tra tutti il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che ha chiesto proprio a Bonafede di prendere posizione su una richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, ministro dell'Interno. In una situazione già incandescente non poteva mancare l'ombra del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. La storia è nota. Grazie all'attuale legge elettorale, se un eletto all'uninominale lasciasse il parlamento ci potrebbero essere elezioni suppletive e il Cav troverebbe spazio dopo la riabilitazione del tribunale di sorveglianza di Milano. A quanto pare Berlusconi preferirebbe candidarsi alle prossime elezioni europee. Ma il suo caso va a incastrarsi in un gioco molto più grande e complesso. Perché oltre ai posti già citati resta ancora particolarmente ambito il posto vacante alla Corte costituzionale. Manca un ermellino che dovrà essere scelto da questo parlamento e che andrà in votazione già domani. Dietro al Csm e alla Consulta circola sempre il nome dell'avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini, che però anche in passato ha sempre smentito di essere interessato a questo tipo di incarichi. Potrebbe essere Ghedini a lasciare Palazzo Madama per dare spazio al leader di Fi? Oppure preferirebbe la Consulta? Dentro la Corte, invece, la Lega vorrebbe il costituzionalista Luca Antonini, esperto di federalismo, apprezzato sia a destra sia a sinistra. In sostanza l'ingorgo sulle nomine, con i partiti che spingono per l'uno o l'altro nome, non fa che creare sempre più confusione nei gangli dell'apparato statale. Per il Csm i partiti tengono ancora le carte coperte, per evitare di bruciare i candidati prima del voto. È probabile che le votazioni andranno per le lunghe. Alessandro Da Rold
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.