2023-11-25
Il vero problema non è il patriarcato. È l’odio tra i sessi a generare violenza
Le analisi sull’omicidio di Giulia sono tutte fuori asse: a creare mostri non è «il maschio padrone» bensì l’insignificanza della figura paterna. Anziché scatenare astio, va promossa l’alleanza tra uomo e donna.La tragica e dolorosissima vicenda di Giulia e del suo assassino, Filippo, sta suscitando una serie di considerazioni che, al di là della comprensibile emozione che ha colto tutti, ci sta facendo correre il rischio di confondere il sintomo con la causa. Quando abbiamo la febbre, cercare di bloccarla e contrastarla è certamente corretto, ma non ci si può fermare lì: dobbiamo cercare la malattia che provoca la febbre, altrimenti il problema non solo non si risolve, ma anzi continua a svilupparsi e a peggiorare.In medicina si fa la netta distinzione fra terapia «sintomatica», cioè che affronta il sintomo (febbre), e terapia «etiologica», cioè che individua la malattia che provoca quel sintomo e cerca di debellarla. Se si sbaglia la diagnosi circa la malattia, contenere la febbre serve a poco, perché il «male» procede indisturbato. È quanto sta accadendo negli ultimi tempi in ordine alla drammatica piaga della violenza sulle donne: stiamo tentando di contrastare gli atti di violenza - certamente utile e doveroso - ma stiamo sbagliando la diagnosi. Almeno nella misura in cui si ripete con pervicacia che la causa è la cultura «patriarcale». Quando poi si ascoltano interviste tv di cosiddetti «esperti» che dichiarano che la morte della cara Giulia è un «omicidio di Stato», in cui si intravvede la responsabilità del governo attuale, in quanto forte sostenitore di valori quali «Dio, patria e famiglia», cascano le braccia per l’assoluta stoltezza di simili affermazioni: se questi sono gli esperti che devono individuare la causa della tragedia, se questa è la diagnosi, siamo proprio messi male! Verrebbe da ridere, se la posta in gioco non fosse di una gravità eccezionale. Chi parla di «patriarcato», o mente sapendo di mentire (e vogliamo credere che non sia così), oppure parla senza cognizione di causa. Parla di ciò che non conosce. La cifra prima e ultima del patriarcato - potremmo dire, il suo Dna - è il potere pressoché assoluto attribuito al capofamiglia, maschio e arbitro indiscusso della gestione di tutti i componenti della sua famiglia. Così è stato certamente, pur con varianti territoriali, nei secoli scorsi, ma con l’accadere della rivoluzione francese, della rivoluzione industriale e della rivoluzione comunista, il bersaglio forse più duramente colpito è stato proprio la famiglia, patriarcale o no, con un processo di capillare decostruzione soprattutto della figura paterna, letta in chiave «dittatoriale e imperialista». Oggi, in epoca postmoderna, il vero problema sociale non è il «padre padrone», ma semmai proprio il contrario: il padre assente, insignificante, annullato, soprattutto per le nuove generazioni. Tutta la psicologia dell’età evolutiva afferma l’importanza delle due figure genitoriali, ai fini della crescita armonica ed equilibrata dei figli, ove complementarietà e reciprocità maschio e femmina - padre e madre - sono la chiave del benessere infantile e adolescenziale. Donna e uomo non sono nemici, sono quantomeno alleati, ricercando e trovando, proprio in quell’alleanza, la forza per affrontare i mille problemi della vita, in particolare della prole. Scatenare odio verso il padre, parlando di un assurdo quanto inesistente «patriarcato», fa tanto male quanto fomentare astio verso la madre, incapace per natura. Fa tanto male ai figli e all’intera società. Se vogliamo andare alla radice del problema della violenza sulle donne, è assolutamente indispensabile mettere in campo ogni forza per ricostruire solidarietà, alleanza, condivisione, sana complicità di pensiero e di azione fra mamma e papà, fra donna e uomo. Non è certamente scatenando l’ira contro l’uomo che risolveremo il problema, ricordando quell’antico adagio che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Errori se ne sono fatti molti, troppi; le donne sono state gravemente colpite nella loro dignità e numerose sono le ingiustizie di cui è stato oggetto il mondo femminile: si deve cambiare registro e lo si deve fare promuovendo la sapiente e benefica cultura del reciproco bisogno e aiuto fra uomo e donna, fra madre e padre. Se mai ce ne fosse bisogno, ce lo dicono anche i dati che ci provengono dal mondo in tema di femminicidi: l’Italia, con tutti i suoi limiti, occupa - grazie a Dio - il fondo della classifica, preceduta da Stati Uniti, Paesi scandinavi, Germania, Francia e molti altri, tutti Paesi in cui certamente il cosiddetto «patriarcato» è morto e sepolto da tempo. Auguriamoci di abbandonare le ideologie del laicismo imperante, per guardare con lucidità la concretezza della storia che stiamo vivendo, evitando di incorrere nell’errore di confondere il sintomo con la malattia. Non è certamente la soluzione di tutti i problemi, ma promuovere la cultura dell’alleanza e della reciprocità fra uomo e donna, dove uno ha bisogno dell’altra, piuttosto che quella dello scontro e dell’odio, potrà aiutarci a sanare la terribile piaga della violenza sulla donna. Ripetiamo: non è tutto, ma è una buona strada.