2024-01-07
Chi sono i veri sconfitti dopo un anno di Meloni
A sinistra Sergio Mattarella e Giuliano Amato. A destra John Elkann (Ansa)
L’ex premier Giuliano Amato è uno dei volti del mondo che il centrodestra sta indebolendo. Oltre alla guerra per la Consulta, i poteri politici, industriali e burocratici che soffrono sono gli eredi della sinistra Dc: il loro baluardo è sul Colle.Tolto il rodaggio, il governo Meloni ha festeggiato il suo primo anno di attività. E di gestione dei gangli della macchina pubblica. Il consolidamento ha un interessante parallelismo rispetto a quanto potrebbe accadere in Unione europea. Là, a Bruxelles, dopo 20 anni la sinistra socialdemocratica potrebbe perdere veramente le leve del potere e la possibilità di nominare i mandarini che contano. Qui da noi, dopo quasi tre lustri, la destra potrebbe cambiare la forma del Paese e la struttura repubblicana con due ricadute geografiche precise. Una finisce per puntare il colle del Quirinale e l’altra il governo delle Regioni. Ci riferiamo alla riforma che va sotto il nome del premierato e a quella sulle autonomie portata avanti dal ministro Roberto Calderoli.Nel primo caso c’è la possibilità reale di rimettere in discussione gli equilibri della Repubblica e di stabilizzare le attività dei governi, renderli più forti di fronte all’Europa e quindi, di conseguenza, depotenziare il ruolo del Colle. Il quale di punto in bianco non sarebbe più il garante dell’Italia presso le Cancellerie europee o il garante dell’Europa rispetto alle attività di Roma. Allo stesso tempo la riforma Calderoli con un nuovo peso della finanza differenziata sarebbe in grado di scardinare il ruolo dei governatori, dei politici locali e della struttura che per anni ha sostenuto i gangli della sinistra. Il governatore della Lombardia tra spread dedicato ed emissioni di titoli conterebbe quanto un vice ministro. Il ddl sulle autonomie differenziate sarà argomento di discussione già dal mese prossimo, i primi emendamenti saranno votati prima dell’estate. Ci vorrà tempo, ma qualcosa potrebbe muoversi. Non quest’anno. Tanto ci sono le elezioni Ue e quelle americane e nessuno pensa a riforme storiche in un anno bisestile come questo. Ciò non significa che tutti coloro che che temono le due riforme non stiano già armando le truppe. Per questo Giorgia Meloni fa paura. I complottisti e i conformisti non comprendono la realtà per motivi simili ma opposti. La realtà è costruita dal potere di chi ha le idee. I complottisti odiano il potere e i conformisti lo amano troppo per comprenderlo. Se si superano le due categorie mentali diventa più semplice capire che chi trama contro la Meloni non lo fa per ruoli di potere immediato, nomine nelle partecipate o seggi. In ballo c’è molto di più. Come ha scritto il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, a tramare è la cricca di Giuliano Amato. Concetto ampio che si consustanzia nella corsa ai quattro posti per la Consulta. Tutti da nominare entro l’anno. È chiaro che controllare la Consulta permetterebbe alla sinistra o in genere all’opposizione di fermare le due grosse riforme. Così si fanno i nomi di Anna Finocchiaro, uscita dalla politica attiva giusto in tempo per potersi fare nominare. Ma anche di Franco Bassanini che ormai collabora ben poco con l’ex ministro Roberto Gualtieri. Senza contare che uno dei nomi forti per il ruolo potrebbe essere quello di Luciano Violante che guida il potente plotone definito tempo fa da Il Foglio i «comunisti per Meloni». A questo punto vale la pena aprire una parentesi che si muove parallela rispetto alla guerra innescata dalla riforma del premierato e delle autonomie differenziate. Una parentesi che piace ai giornali e crea filoni più appariscenti, in ogni caso utili a chi muove la vera guerra di lungo termine: non cambiare questo Paese. L’anno di governo appena trascorso ha lasciato nella geografia del potere italiano i sommersi, i salvati e la terza categoria (la più interessante) che ancora gioca la partita. Dopo aver citato Violante non si possono non nominare Gianni De Gennaro, Bruno Frattasi , Marco Minniti e per certi versi la stessa Finocchiaro. Un pezzo di sinistra, se così si può definire, che se non sta proprio al governo è molto ascoltata. Malissimo invece è andata alla filiera di Pier Luigi Bersani eRomano Prodi che tra i sommersi del potere si consola con editoriali e qualche abbraccio a Elly Schlein. Massimo D’Alema si è rifugiato in Puglia. Nazione a sé stante con proprie regole di politica estera e interna. A Bari Michele Emiliano non litiga certo con D’Alema né con Raffaele Fitto. Così come uno dei beneficiari della politica pro Albania è lo stesso Baffino che si era già posizionato con Edi Rama e con il sindaco di Tirana. Un ruolo da merchant bank, ma stavolta più di periferia. Tra i sommersi anche la famiglia Elkann. Citiamo qui John non tanto perché possa essere uno dei poteri forti che combatte la Meloni ma perché da quando c’è lei non tocca più palla. Per carità, ha scelto di vendere ai francesi con Stellantis e il business è tutto all’estero, ma il colosso dell’editoria è spiumato e la gigafactory non riuscirà certo a farla con fondi pubblici. Non possiamo dimenticare Giuliano Amato stesso, che, ben lontano pure dall’avere il sostegno dal Colle, si è rifugiato tra le braccia di Elkann che gli ha creato un format di interviste per picconare a settimane alterne. Amato è un po’ uno strumento di coloro che non vogliono che un Parlamento di centrodestra elegga giudici della Consulta super partes o, almeno, non di sinistra. Non vorrebbero nemmeno Violante, visto che ora è tra i «salvati» del 2023. E come in un circolo vizioso siamo costretti a tornare al tema iniziale e alla terza categoria di quelli che ancora giocano la partita. Per dirla brutalmente: la sinistra-sinistra. Gli ex Ds invece non contano più.A rimanere forte è quella parte di Democrazia cristiana che dopo Mani pulite fu inglobata dall’Ulivo. Il capo della corrente si chiama Sergio Mattarella, e siede per la seconda volta al Colle. Questa è l’unica sinistra che conserva intelligenza e potere ormai. In quanto terza categoria in campo può permettersi di mandare avanti i «sommersi» e sa che le riforme del premierato e delle autonomie saranno un punto di non ritorno. Se finisce la Seconda Repubblica si sgonfia tutta la filiera della sinistra Dc arrivando fino ai mandarini, ai ministeri e alle Regioni. Silvio Berlusconi, in fondo, non ha mai voluto il premierato. Perché sapeva che anche perdendo avrebbe vinto qualcosa (sarebbe interessante capire cosa ne pensa davvero la famiglia Berlusconi oggi). Mentre con il salto impostato dalla Meloni cambierebbe tutto. Chi vince, governa senza troppi compromessi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.