2023-05-02
La vera economia green possiamo farcela in casa senza transizione
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L'azienda bresciana H1 ha ideato una tecnologia per abbattere le emissioni dei diesel, mediante idrogeno autoprodotto sul veicolo. Ci sono in giro già 2000 veicoli. È la dimostrazione che possiamo fare da soli e meglio senza i diktat imposti dall'Unione europea.Sarà che in Europa comandano ancora gli eco-esaltati, sarà che senza i lobbisti giusti le idee, anche quelle buone, non diventano realtà, ma per rendere ecologici i motori a pistoni di vetture e camion esistono soluzioni alternative che probabilmente non piacciono ai costruttori, ma che in molti casi salverebbero le tasche, soprattutto quelle degli italiani.E a ben guardare non si tratta neppure di idee nuove, poiché una forma primordiale di quanto stiamo per descrivere era diffusa addirittura su alcuni velivoli militari nella seconda guerra mondiale, seppure alla ricerca di prestazioni e non di ecologia.Si stanno diffondendo le installazioni di dispositivi in grado di abbassare drasticamente la quantità di particolato e gas nocivi emessi dai motori a combustione interna di auto e camion, ma seppure si tratti di innovazioni che hanno ricevuto certificati e brevetti, relazioni positive da università e misurazioni incoraggianti condotte da laboratori di omologazione, la loro installazione non può essere riportata sul libretto di circolazione e quindi non porta ad alcun vantaggio “politico” al proprietario della vettura seppure egli guidi un mezzo nato magari Euro 3 o 4, che dopo l'installazione emette inquinanti con percentuali molto vicine a quelle di una Euro 6, senza alcuna modifica strutturale del veicolo né problemi di sicurezza. Sono sistemi basati sul funzionamento di una cella elettrolitica che, alimentata dalla batteria di bordo come fosse un impianto stereo e attingendo a un piccolo serbatoio di acqua demineralizzata (circa un litro per mille chilometri), produce idrogeno e ossigeno e questi vengono miscelati all'aria che finisce nell'aspirazione del motore con il risultato di ottimizzare la combustione, ridurre un po' i consumi, ma eliminare drasticamente i residui carboniosi e allungare la vita del lubrificante come quella del motore. Ma soprattutto ripulire quanto emette.Il tempo e qualche migliaio di proprietari di veicoli che li hanno installati, come i clienti della bresciana H1 che detiene il brevetto dell'inventore italiano Mauro Giacchini - ma ce ne sono anche altre - diranno se effettivamente sono contenti della loro scelta, mentre il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non può fare altro che rispondere che non esiste una norma europea da seguire per l'omologazione e neppure una provvisoria soltanto italiana. E la richiesta di presentata da Giacchini risale al 2018. Di conseguenza, nessun comune italiano che metta restrizioni alla circolazione di mezzi ritenuti inquinanti può riconoscere quei veicoli come abbastanza puliti per circolare in deroga. La domanda che è lecito porsi, soprattutto pensando a chi vive situazioni penalizzanti come i milanesi, è perché dobbiamo avere sempre bisogno di aspettare Bruxelles per approvare qualcosa che può aiutarci a risolvere i nostri problemi. A prescindere dalle caratteristiche dei retrofit, questi sistemi definiti HHO (Ossidrogeno) prevedono anche la possibilità di rimuoverli e adeguarli a nuove vetture, quindi, a ben guardare sarebbe un investimento a lungo periodo. E bando anche a un aumento delle prestazioni, che sui forum specializzati viene a volte riconosciuta e altre minimizzata (la fisica non regala nulla e in senso assoluto l'energia elettrica spesa è sempre maggiore di quella generata in altra forma), il nodo al pettine è che se funziona anche soltanto per migliorare la combustione e ripulire quanto emettiamo, considerando poi che non consumano acqua ma la utilizzano, poiché la stessa torna in forma di vapore, un paio di migliaia di euro per un veicolo non più nuovo ma che ne vale ancora molti di più - si pensi ai fuoristrada e ai grandi suv - possono risultare un buon investimento. Soprattutto laddove l'alternativa è cambiare veicolo o non poter circolare.Dal punto di vista energetico gli ingegneri possono discutere giorni su ogni unità di misura coinvolta in questi dispositivi, ma sul piano burocratico il loro riconoscimento per la mitigazione delle emissioni, facilmente verificabile all'opacimetro delle officine che fanno la revisione, sarebbe già sufficiente per decretarne l'utilità oggi. Perché è evidente che, come altre tecniche, anche quella di mandare più idrogeno e ossigeno nel motore è da considerarsi transitoria, tuttavia adesso è tra quelle che ci servono per salvare le auto, la faccia green, e forse l'ambiente, in attesa che con l'idrogeno si possano sostituire – o soltanto migliorare – le attuali batterie. E soprattutto un'approvazione ufficiale sarebbe anche un segno di apertura, fiducia e libertà in un settore, quello automotive, che sotto i colpi di troppe normative sta proponendo mezzi sempre più uguali tra loro, sempre più costosi e, se a batterie, ancora limitati
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)