2023-11-26
«In vent’anni gli uccelli si sono dimezzati»
Il direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi: «Agricoltura intensiva, sostanze chimiche, stress dei terreni: ormai circa il 70% degli habitat naturali è stato modificato dall’azione dell’uomo. I cieli sono sempre più vuoti e un milione di specie rischia l’estinzione».Danilo Selvaggi (Matera, 1968) si laurea in filosofia e approfondisce i rapporti tra ecologia, cultura e politiche ambientali. Direttore generale della Lipu, è anche responsabile della Scuola Danilo Mainardi, membro del Comitato per il Capitale Naturale nonché consigliere della Fondazione Caetani che gestisce, tra l’altro, il Giardino di Ninfa. In occasione dei sessant’anni dall’uscita di Primavera silenziosa di Rachel Carson, testo epocale che nel 1962 lanciò l’allarme sulla scomparsa degli uccelli a causa dell’utilizzo sconsiderato della chimica in agricoltura, long seller ancora oggi letto e discusso – in Italia è disponibile nell’Universale Economica Feltrinelli – ha scritto il saggio Rachel dei pettirossi. Primavera silenziosa, Rachel Carson e un nuovo inizio per la cultura ecologica, edito da Pandion, vincitore del Green Book 2023 e finalista al Premio Campiello Natura. Gli abbiamo rivolto alcune domande.Ancora questi ambientalisti catastrofisti! Quante volte se lo sarà sentito dire… Recenti studi ci hanno informato che al mondo, dal 1970 ad oggi, una percentuale variabile tra il 50% e i due terzi della fauna selvatica è letteralmente scomparsa. Ovvero, se noi oggi ci incamminiamo in un bosco del Parco dello Stelvio o sulle Madonie, in Sicilia, abbiamo meno della metà di possibilità di incontrare un selvatico. Tranne casi particolari. «I dati dell’Ipbes, la Piattaforma intergovernativa per la biodiversità, dicono che un milione di specie su otto è a rischio di estinzione e che circa il 70% degli habitat naturali è stato modificato dall’azione umana. Sono dati spaventosi anzitutto dal punto di vista tecnico, perché i numeri della crisi sono così alti che anche solo il capire cosa fare è da mal di testa. Il vero problema è però l’analisi delle cause. Questo ci porta a confrontarci con l’intero sistema di infrastrutture, materiali e immateriali, che compongono il nostro mondo. Il peso e gli impatti di questo sistema sono eccessivi e tra le conseguenze c’è anche quella che dicevamo: perdita di biodiversità e squilibri ambientali. Per fortuna, in questi decenni, anche grazie all’opera di Rachel Carson abbiamo potuto godere di una normativa ricca che, pur spesso disapplicata, ha fatto da argine».Ecco, Rachel Carson. Quale è stato l’impatto di Primavera silenziosa quando uscì e quale impatto ha continuato ad avere?«Il libro, con la sua denuncia dell’uso abnorme di chimica in agricoltura e dei danni agli uccelli e all’ambiente, ebbe un impatto devastante. Uscì il 27 settembre 1962 e fu un terremoto, ma gli stralci pubblicati nel giugno dello stesso anno, sul New Yorker, avevano già destato timori e reazioni nell’industria chimica e in parte di stampa e politica. La biologa subì accuse infamanti ma vide anche il grande sostegno dell’opinione pubblica, della maggior parte dei media e del presidente degli Stati Uniti in persona, John F. Kennedy, che istituì una commissione di inchiesta, con tanto di dossier finale di raccomandazioni. Gli eventi che da quel momento avvennero, con decine di leggi e la diffusione di una nuova cultura ambientale, hanno davvero cambiato il mondo. E continuano a cambiarlo, perché alcune novità introdotte da Rachel Carson nel discorso ambientalista, la comunicazione, l’importanza della narrativa, la citizen science, sono diventate punti fermi della cultura ecologica. Possiamo dire che Rachel Carson, per procura, continua a salvare aquile e pettirossi, negli Stati Uniti, in Italia, ovunque».Oggi la situazione è quella a cui assistiamo ogni giorno: quali sono le difficoltà nella tutela dell’avifauna? Tra mezzo secolo ci saranno ancora uccelli selvatici?«Più che rispondere alla domanda dovremmo assumere un impegno: devono esserci. Il solo dubbio che possa non accadere, che si possa assistere a cieli vuoti e campagne silenziose è qualcosa che ripugna il senso comune prima ancora che il ragionamento. Il volo degli uccelli ci accompagna dall’alba dei tempi, il canto degli uccelli ci delizia e incanta. Gli uccelli sono una meraviglia della natura e un indicatore dello stato di salute di ambienti e pratiche sociali. Gli studi della Lipu in campo agricolo dicono che dal 2000 ad oggi abbiamo perso quasi la metà degli uccelli delle campagne, rondini, allodole, calandri, e questo dipende dal fatto che abbiamo trasformato la terra in industrie a cielo aperto. Agricoltura intensiva, monocolture, stress del terreno, sostanze chimiche, nemmeno un fiore o uno specchio d’acqua. C’è qualcosa che non va, per la natura e per noi. La transizione ecologica è un processo complicato, che richiede tempo e attenzione, ma una cosa è certa: è indispensabile. Possiamo costruire un mondo in cui il benessere sia più autentico, più sano».Le Oasi Lipu: che funzioni hanno nel paesaggio italiano? Perché sono così fondamentali?«Oggi la Lipu gestisce 25 Oasi e Riserve in giro per l’Italia. Sono scrigni di natura, con migliaia di specie animali e vegetali, e luoghi di incontro della gente. Ogni anno oltre centomila persone, scuole, ragazzi, adulti, vengono a trovarci. Fanno birdwatching, scoprono la biodiversità, ascoltano il silenzio o appunto i canti degli uccelli. E vanno via con la voglia di tornare al più presto».Ora invece una domanda biografica: quando decise di occuparsi di tutela ambientale, e quando iniziò, da ragazzo o da giovane, a percepire questa sua particolare attenzione?«La prima svolta fu negli anni dell’università. Studiavo filosofia a Roma e scoprii l’attivismo ambientale, da poco c’era stata la catastrofe di Chernobyl, e l’esistenza di una letteratura filosofica sui temi dell’ambiente e della natura. Una rivelazione. Capii che in gioco non c’era solo la scienza ma i valori, i significati profondi dell’esistenza. La seconda svolta fu l’incontro con la Lipu: per l’associazione curai un progetto con i pazienti del Santa Maria della Pietà, l’ex manicomio di Roma. Per un anno intero vissi letteralmente lì, tutti i giorni, nel magnifico giardino del manicomio, a piantare alberi, montare mangiatorie, parlare di gioia e dolore. La mia vita cambiò, in molti sensi. Mai smetterò di dire grazie ai matti e agli uccelli di quel giardino».
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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