2023-06-11
Caro Nichi, un bambino si desidera ma non si può «scegliere»
NIchi Vendola (Getty Images)
L’ex governatore della Puglia su «Repubblica» svela le sue intenzioni. Dovrebbe ricordarsi l’eugenetica nazista che puntava a produrre prole ariana. La civiltà però non prevede cataloghi, neanche per chi adotta.Di tutte le parole che ieri Nichi Vendola ha sprecato per commentare su un’intera pagina di Repubblica la sfilata del gay pride, ce n’è solo una che merita attenzione ed è l’aggettivo scelto. L’ex governatore della Puglia ed ex leader di Sel lo usa all’incirca a metà del suo articolo, quando parla del figlio sognato, desiderato e, infine, scelto. Ecco, in natura un figlio lo si può volere, amare, aspettare, bramare, agognare e anche immaginare, ma scegliere mai. No, può scegliere un fidanzato, una moglie o un marito, un cane o un gatto, una casa o un’auto, ma il figlio non lo scegli. Se sei in grado di concepirlo, per te lo sceglie la natura, che decide se sarà alto o basso, biondo o castano, con gli occhi azzurri o verdi, mettendo insieme il dna dei genitori. Non c’è un catalogo da sfogliare, né c’è una donna che, guardando il computer, puoi decidere di usare per farti fare un figlio, così che le somigli. La scelta era un’idea dei nazisti, i quali ricorrendo all’eugenetica pensavano di migliorare la razza, cioè di avere tutti figli biondi e alti, a incarnare l’immaginario ariano.Un figlio non lo scelgono neppure le coppie che chiedono di adottare un bambino. Se ti senti genitore, ti metti in fila, aspetti il tuo turno, e quando giudici e assistenti decideranno che hai i requisiti per far crescere un minore, ti verrà affidato. Non sarai tu a scegliere quanti mesi o anni ha e nemmeno potrai decidere il colore della pelle o dei capelli. Perché un figlio, per chi è credente, te lo dà Dio e per chi non è credente, te lo concede la natura. E se non sei in grado di averne o se senti il bisogno di allargare la tua famiglia ma per età o altro non puoi essere il padre o la madre biologica, te lo concedono il magistrato e gli organi competenti. Sì, basta una sola parola per capire quale sia la concezione di chi, come Nichi Vendola, ieri è sfilato per le vie di Roma in difesa del diritto all’utero in affitto. Loro vogliono scegliersi i figli, a prescindere dalla natura e dalla morale. Sono ricchi, progressisti e si ritengono moderni e dunque sono convinti che essere di sinistra e benestanti li legittimi a ottenere qualsiasi cosa, anche un figlio non loro. Si nascondono dietro un fiume di parole, con cui cercano di abbellire la loro scelta. Ma la sola parola che non sono in grado di pronunciare è soldi. È grazie a quelli che sono diventati padri o madri, perché il figlio se lo sono comprato. Altro che atto d’amore, famiglie allargate, anelli e feste in giardino e cuoricini vari sparsi nella stanza per far sembrare tutto roseo come in una fiaba. Senza il denaro, nessuna coppia gay potrebbe avere figli. Anche se si maschera la compravendita dicendo che le spese di cui ci si è fatti carico si limitano alla clinica o all’anno sabbatico per il periodo della gravidanza, è evidente che alla base di tutto c’è un contratto, con rigide clausole economiche e condizioni da rispettare. La mamma, colei che porta in grembo il nascituro, cede i propri diritti sul neonato in cambio di qualche cosa ed è sufficiente leggere i contratti delle cliniche specializzate che in America, Canada o Ucraina si occupano di questo per rendersi conto in che cosa consista lo scambio.Altro che «acido muriatico sulla sua famiglia allargata e speciale», come ha scritto ieri Vendola su Repubblica. Smettiamola con l’ipocrisia: l’utero in affitto, che a sinistra per nascondere la realtà preferiscono chiamare con l’acronimo Gpa, ossia gestazione per altri, è sfruttamento del corpo delle donne. Nessuna si fa impiantare l’ovulo fecondato da persone che neppure conosce, accettando una gravidanza che culminerà con la cessione a sconosciuti del bambino che ha portato in grembo per nove mesi. Chi lo fa, lo fa per soldi, perché ne ha bisogno per mantenere sé stessa o la sua famiglia e in qualche caso lo fa anche perché deve pagare l’assistenza sanitaria a qualcuno a cui vuole bene, perché in molte parti del mondo le cure non sono gratis e non tutti se le possono permettere. Stupisce che un uomo politico che si è battuto, e ancora dice di battersi, per i più deboli, finga di non capire. Vendola parla di diritti, suoi e delle famiglie che si sono comprati i figli. E i diritti delle donne a non essere sfruttate e a non vedere il proprio corpo usato da coppie ricche, annoiate e egoiste, chi li difende? All’acido muriatico non vi fa ricorso chi considera l’utero in affitto un reato universale, ma coloro che, pur di soddisfare i propri desideri, non esitano a sfruttare le donne, pagandole per partorire un figlio non loro e usandole come un servizio qualsiasi per scegliere il bambino che la natura non gli concederebbe mai.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.