2023-07-03
«Finalmente ora si può parlare di nucleare. Serve un Piano Fermi»
Vannia Gava (Imagoeconomica)
Il viceministro all’Energia Vannia Gava: «Incentiveremo ricerca e produzione. Pure la Svezia punta sull’atomo: nella Ue torna il pragmatismo».Vannia Gava, viceministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica. Quasi mai però ci si ricorda di chiedere ad un ministro se è stato eletto e se sì dove…«Collegio uninominale Friuli-Venezia Giulia. Seconda legislatura. Anche la prima eletta lì!».Questo dicastero è diventato insopportabilmente centrale nella politica di oggi…«L’ambiente è sempre stato un tema importante e trasversale. Solo che prima se ne parlava molto meno. Io nella mia vita ho fatto anche l’amministratore locale. Avevo le deleghe all’ambiente. E già da lì mi ero resa conto di quanto il tema fosse significativo. Pensi alle valutazioni di impatto ambientale prima della realizzazione di un’opera. Questo ministero nel tempo ha visto poi accrescere le competenze. Pensi all’energia. Ed oggi dobbiamo pensare ad una tecnologia che non sia impattante sull’ambiente. Ma nello stesso tempo diciamo anche no a continui ed immotivati blocchi». Nel vostro ministero è tutto un fiorire di regolamenti e direttive europee. Ci spiega intanto la differenza fra regolamento e direttiva?«Ha ragione. Sembrano differenze di poco conto ma non è così. Il regolamento stabilisce tutto per tutti e lì finisce il cinema! Con la direttiva invece si stabiliscono degli obiettivi. Lo Stato la recepisce. Garantisce il loro raggiungimento ma conserva un suo spazio di manovra. Chiaro che preferiamo le direttive. Condividiamo gli obiettivi a livello europeo ma poi ogni Stato membro ha le sue peculiarità; il suo assetto industriale».Si conclude il semestre di presidenza svedese della Ue e subentra la Spagna. Sul tema ambiente tornerà un po’ di buon senso?«Del sano pragmatismo tornerà a livello di Stati dell’Unione europea. Complice la guerra, ci siamo resi conto che avevamo la coda sotto la porta. Eccessiva era la dipendenza da un singolo Stato quanto al gas per esempio. Dire poi no a tutto pensando di far bene all’ambiente è sbagliato. Anche perché non ne facciamo il bene. La tecnologia serve ad affrontare questo percorso di transizione». La Svezia oltranzista in Europa ma molto pragmatica in casa sua. Di fatto conferma un orientamento. Quello di ulteriormente sviluppare la produzione di energia nucleare…«Quasi tutti i Paesi sono pragmatici a casa loro ed oltranzisti in Europa. Io la vedo così. I singoli Stati devono salvaguardare il loro interesse nazionale in un contesto di armonia dell’Unione europea. La Svezia decide di puntare ancora più sul nucleare. La crisi energetica ha molto influito in questo cambiamento. Non si può demonizzare alcuna fonte di energia. Il nucleare dal canto suo emette zero CO2 e mette in sicurezza energetica un Paese».L’Italia tornerà al nucleare? Se sì, quando?«Abbiamo sdoganato intanto la parola nucleare e possiamo parlarne tranquillamente senza indossare il giubbotto antiproiettile. Tanti i Paesi che hanno messo risorse in ricerca e sviluppo in tema di fissione e fusione nucleare».Fusione significa nucleare senza scorie?«Sì esatto! Quello di ultima generazione».L’ho interrotta, mi scusi…«Una mozione importante è stata approvata alla Camera. Dobbiamo incentivare ricerca e produzione. Dico che abbiamo bisogno di un Piano Mattei per il gas ma anche di un Piano Fermi per il nucleare. Abbiamo organismi importanti come Cnr ed Enea che possono fare tanto sulla ricerca». La Germania invece che approccio sta sposando in materia di energia?«Ideologico perché ha chiuso tutte le sue centrali nucleari. Ambientalmente sostenibile però non direi proprio; visto che al posto del nucleare brucia addirittura il carbone per mandare avanti la sua industria».L’eolico ed il fotovoltaico possono darci tutta l’energia che ci serve?«Guardi, vorrei tanto dirle di sì. In realtà noi siamo un Paese manifatturiero, con poche materie prime. Un’economia di grandi trasformatori. E questo significa avere bisogno di tanta, ma tanta energia. Le rinnovabili sono per definizione intermittenti. Non abbiamo ad oggi una tecnologia che ci consenta di stoccare e accumulare grandi quantità di energia. Il mix energetico deve essere per definizione diversificato».Ne discende che carbone, petrolio e gas non sono destinati a scomparire…«Il carbone è messo al bando dal 2025 salvo situazioni di eccezionale necessità che ci costringano a superare mancanza di energia. Pure l’utilizzo di petrolio è destinato, prima o poi, a ridursi. Ma ad esempio il gas continuerà a giocare un ruolo importante in questa fase di transizione. Lo ha riconosciuto l’Ue nella sua tassonomia delle fonti. Consideri che i gasdotti che costruiamo oggi domani sono riconvertibili al trasporto di idrogeno. Insomma, la parola d’ordine in materia è solo una: gra-du-a-li-tà». Che aspettative avete sui prezzi dell’energia al ministero?«Siamo soddisfatti della diversificazione delle fonti fatta a tempo record dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il price cap, sostenuto dall’Italia, ha funzionato. Non mi illudo vi possano essere ulteriori speculazioni. Abbiamo messo a terra un rigassificatore. Ne allestiamo altri due. Il peggio potrebbe essere passato ma non ci facciamo illusioni».Si discute di un regolamento in materia di imballaggi. Ci dice cosa hanno in testa questi qua in Europa?«Hanno definito l’ultima bozza di regolamento come un compromesso. Io la trovo un passo indietro. Anzi irricevibile in molti punti. Dicono di combattere lo spreco alimentare e poi vogliono di fatto mettere al bando le confezioni monouso che invece limitano gli sprechi. Come Italia, abbiamo raggiunto nel 2023 l’obiettivo di riciclare l’85% della carta che l’Ue aveva fissato nel 2030. Daremo ancora battaglia».In Europa è in corso un dialogo a tre. Io mi rifiuto di usare la bruttissima parola trilogo. Fra Commissione Ue, Consiglio europeo e Parlamento di Bruxelles a proposito della sciagurata direttiva sulla casa. Gli italiani sarebbero obbligati a costose spese di ristrutturazione nel nome dell’efficientamento energetico. A che punto siamo?«Tutto fermo perché c’è una distanza sulla condivisione della traiettoria di riqualificazione degli immobili fra Consiglio e Parlamento in Ue. Vogliono fare tutto e troppo in fretta. Sappiamo di avere un parco immobiliare da riqualificare. Tutti d’accordo sull’obiettivo di risparmiare energia. Ma soprattutto non possiamo darci tutti questi obiettivi senza metterci fondi. La Banca centrale e la Corte dei conti europee hanno criticato queste misure proprio perché sono senza fondi».Vi è poi la questione della messa al bando nella produzione dei motori a scoppio a benzina e diesel a partire dal 2035. Brutto colpo per l’industria europea. A che punto siamo li?«I giochi purtroppo mi sembrano fatti e la partita appare sostanzialmente chiusa con la messa al bando dei motori a scoppio a partire dal 2035. Abbiamo un fronte aperto però per utilizzarli se alimentati con biocarburante prodotto da oli vegetali. Questa è una tecnologia che già c’è; al contrario dei cosiddetti e-fuel (o carburanti sintetici) prodotti in laboratorio. Una tecnologia che ancora non esiste di fatto».Per intendersi l’Italia è forte nei biocarburanti mentre la Germania vorrebbe essere forte in quelli sintetici che però oggi non esistono. Giusto?«Giusto!».Anche i pescatori italiani hanno qualcosa da temere dall’Europa in materia di pesca a strascico nei nostri mari. L’Europa la vorrebbe di fatto vietare…«Il nostro ministero dell’Agricoltura si è opposto nelle competenti sedi».Non riguarda il suo dicastero, quindi?«Lo riguarda quando si parla di prezzo dei carburanti dei pescherecci. Anche qui solita ipocrisia. Vietiamo la pesca a strascico in Europa per comprare pesci in mari dove questa viene fatta».Vietiamo il nucleare in Italia per comprare l’energia francese prodotta nelle centrali atomiche se per questo…«O non trivellavamo i nostri fondali per il gas comprando quello della Croazia che lo trivella al posto nostro. Il nostro mare!».Ci sarebbe poi un progetto di regolamento/direttiva nel Parlamento Ue denominato «ripristino natura». E già il nome mi sembra demenziale. Ma di che si tratta?«La Commissione è in difficoltà di fronte all’ennesima forzatura di Timmermans. Sia chiaro. Tutti siamo favorevoli a recuperare territorio con le piantumazioni e le riforestazioni. Dobbiamo recuperare verde. Il 90% dei nostri comuni è in una situazione di dissesto idrogeologico. Come ministero abbiamo messo a disposizione 140 milioni affinché le Regioni inizino a progettare il recupero dei loro territori». Nel 2024 ci saranno le elezioni europee. Una possibile maggioranza fra popolari, conservatori e sovranisti potrebbe invertire la rotta di queste politiche? «Innanzitutto, io credo fortemente nell’unità del centrodestra sia in Italia che in Europa. E per questo ritengo che dobbiamo lavorare ad un’alleanza che non escluda nessuno e che sia una chiara alternativa ai socialisti. E spero che anche gli amici del centrodestra condividano questo mio auspicio. Siamo alternativi alla sinistra dell’ideologia green, dell’attacco alle nostre case ed anche alle nostre eccellenze agroalimentari. Vogliamo costruire un sistema che difenda il nostro Paese con grandissimo orgoglio. Perché gli imprenditori hanno investito con successo per anni in tutto questo».
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Ansa
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