2023-12-24
«Irrealistico vivere di rinnovabili. Sul nucleare non stiamo a guardare»
Vannia Gava (Imagoeconomica)
Il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gava: «Patto industriale in Ue per piccoli reattori».Il 18 dicembre a Bruxelles, prima dell’ultimo Consiglio Ambiente, si è riunita l’Alleanza europea sul nucleare. Per l’Italia, Paese osservatore, c’era il viceministro all’Ambiente e sicurezza energetica, Vannia Gava. Per la prima volta, un esponente politico.Viceministro, molto si è parlato degli imballaggi. Sul nucleare, invece, a che punto siamo? «La Commissione europea sta pianificando di creare un’alleanza industriale per i piccoli reattori modulari all’inizio del prossimo anno. Sugli sviluppi del nucleare di nuova generazione ho avuto un interessante confronto con la collega francese Agnes Pannier Runacher. L’idea di un alleanza dei Paesi che già usano il nucleare come fonte di energia decarbonizzante è interessante. Ho confermato che l’Italia guarda con grande attenzione a questa scelta strategica. Finalmente anche da noi c’è un atto politico importante, una mozione approvata dal Parlamento che ci mette nelle condizioni di non considerare più il nucleare un tabù ma un qualcosa di essenziale per la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica del Paese. Presso il Mase abbiamo, quindi, attivato la Piattaforma per il nucleare sostenibile che riunisce enti, università, associazioni e imprese con lo scopo di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia. Abbiamo anche i primi stanziamenti: circa 135 milioni per le attività di ricerca e sperimentazione sui piccoli reattori modulari di terza e quarta generazione nel breve e medio periodo e per i progetti di fusione come obiettivo del lungo periodo. Stiamo tracciando la rotta, l’Italia non può restare indietro».Pochi giorni fa si è conclusa Cop28. Si può ritenere che ci sia più apertura sul tema del nucleare rispetto al passato? «Il nucleare è stata la grande novità della Cop che ha tracciato un percorso serio e realistico per affrontare i cambiamenti climatici includendo tutte le tecnologie, dalla Ccs (cattura e sequestro del carbonio, ndr) all’idrogeno, al nucleare. Tutti i Paesi lo hanno riconosciuto come essenziale per sostituire i combustibili fossili ancora maggiormente diffusi».Si possono raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione senza l’energia atomica? «È irrealistico pensare che un Paese come il nostro, seconda manifattura in Europa, possa alimentarsi solo con le energie rinnovabili. Vi è la necessità di garantire al nostro sistema industriale sicurezza energetica e continuità negli approvvigionamenti, senza trascurare gli obiettivi decarbonizzazione. L’unico vettore che può farlo è il nucleare».Il ministro Pichetto ha detto sì al nucleare ma non alle centrali in Italia. Un controsenso? «Il ministro ha affrontato la questione da un punto vista tecnologico chiarendo che il tema non è la costruzione o il posizionamento di centrali di vecchia generazione, bensì la necessità di puntare sulle prospettive tecnologiche, in particolare sugli small reactor su cui siamo tutti d’accordo».Qual è la linea dell’Italia? «Nel mondo non c’è una centrale costruita senza il contributo di un italiano. Abbiamo imprese e menti all’avanguardia, nel segno di Enrico Fermi. Acclarata l’importanza e la sicurezza di questa fonte, non mi sembra intelligente restare a guardare mentre il mondo va avanti».Le ultime tecnologie cosa propongono? CI sono rischi reali? «Non parliamo del nucleare ormai archiviato dai referendum. Oggi è diffusa e sicura la tecnologia di terza generazione, si sperimenta la fissione di quarta generazione e si studia, con i primi successi, la fusione. Parliamo di una fonte energetica sicura e sostenibile».Domani si decide di costruire centrali di ultima tecnologia su suolo italiano: come si evita il fenomeno Nimby? «Promuovendo una cultura energetica nell’opinione pubblica, a cui offrire informazioni scientificamente corrette. Va spiegato che questa fonte, peraltro, la stiamo già utilizzando, importandola dall’estero, e ci conviviamo poiché è pochi km dai confini nazionali».Cosa può fare il ministero per sfatare i falsi miti sull’energia atomica? «Alla Cop ho avuto il piacere di confrontarmi con giovani attivisti pro nucleare che si occupano di divulgazione scientifica su questo tema. Il segno tangibile che i nostri ragazzi studiano e si informano senza pregiudizio. Ecco, loro possono essere di grande aiuto in questa sfida culturale».