
Abbiamo circa tre «morti bianche» al giorno. Da Stellantis all’ex Ilva, l’industria è in crisi. Durante il Covid, dipendenti e autonomi sono stati vessati e hanno perso il posto. Ma il leader della Cgil ha taciuto e ora usa le piazze per fare politica.Gentilissimo signor Maurizio Landini, mi permetto di scriverle perché ho l’onore di essere nata in una famiglia di sindacalisti. I sindacati del mio paese natale, Santa Maria Capua Vetere, sono stati fondati dal mio prozio, avvocato Antonio Indaco (zio Tonino), fratello di mia nonna, appassionato antifascista che fu imprigionato per le sue idee. Dopo la guerra gli stessi sindacati furono rifondati da mio padre, avvocato Alberto De Mari. A causa di questa sua militanza, mio padre non poté diventare magistrato. Aveva già superato gli esami scritti e gli arrivò un telegramma da Roma, dove gli si vietava di presentarsi agli orali, perché aveva alle spalle una militanza politica, mentre la magistratura deve essere assolutamente al di sopra delle parti. Oggi fa ridere, ma lui mi ha sempre parlato di questa sua esclusione come qualcosa di corretto. In nome dei sindacalisti, quelli veri, quelli che non hanno guadagnato nulla dal loro battersi, ma anzi lo hanno pagato con la carcerazione o con la carriera, in nome dei lavoratori, in nome di tutti quelli che si sono battuti, mi permetto di scriverle questa lettera. Egregio signor Landini, in Italia abbiamo circa tre morti sul lavoro al giorno. Dal 2021 al 2024, 4.442 persone hanno perso la vita sul lavoro in Italia. Come in ogni guerra, per ogni morto ci sono decine tra feriti e mutilati. Il settore delle costruzioni è quello in cui si conta il maggior numero di decessi, con 564 vittime. Le zone con il rischio più alto sono al Centro e al Sud, e questo dimostra, casomai ce ne fosse bisogno, che la morte sul lavoro non è dovuta alla sfiga, ma al disprezzo per la vita umana, a carenza di controlli e mancanza di denaro investito da altre parti, per esempio l’accoglienza indiscriminata di migranti islamici in fuga da guerre impalpabili e carestie asintomatiche, che si presentano muniti di smartphone a farsi mantenere, oppure nel migliore dei casi ad abbattere i salari e accettare lavori malpagati e pericolosi, ingrassando la lista dei morti. Un sindacalista vero, un sindacalista serio, degno di questo nome, dovrebbe parlare di questi morti ogni giorno, ogni ora, chiedere fondi, pretenderli, chiedere controlli e pretenderli perché la sicurezza sia aumentata e il numero di coloro che dopo una giornata di lavoro non tornano a casa diminuisca fino a scomparire. Durante la cosiddetta pandemia Covid, lei non ha protetto i lavoratori dall’ordine antiscientifico di portare la mascherina. Le sarebbe stato sufficiente fare una piccola ricerca su Internet per scoprire da solo lavori medici, comprensibili peraltro anche a un non medico, che spiegavano l’inutilità di questo presidio. Lei non ha protetto i lavoratori da perdere il lavoro per le assurde imposizioni del cosiddetto lockdown. Il solo fatto che il lockdown fosse imposto in Italia, ma non nei Paesi confinanti, avrebbe dovuto suggerire a una persona di buon senso che si trattava di un arbitrio gravissimo. La gente è impazzita a stare chiusa in casa, è ingrassata, è diventata diabetica, si è ammalata di tutte le malattie causate dalla sedentarietà. E molti hanno perso il lavoro, dato che intere filiere sono fallite. È stato danneggiato il turismo. Mentre gli impianti di risalita in Svizzera, Austria e Francia funzionavano perfettamente, da noi erano chiusi, e lei non ha protestato. Questo non è degno di un sindacalista. È stato imposto ai lavoratori l’obbligo a un farmaco sperimentale, sperimentato per soli due mesi, che aveva scritto sul foglio illustrativo che non ne sono conosciuti gli effetti a distanza né quelli sulla possibilità di causare cancro e modificare il patrimonio genetico, a fronte di una terrificante lista degli effetti collaterali noti. I lavoratori dissidenti sono stati torturati con inattendibili, carissimi e dolorosi tamponi. Lei non ha mai protestato, si è limitato a girare attorno a Mario Draghi guardandolo con aria adorante. Questo non è degno di un sindacalista. Migliaia di lavoratori italiani di Stellantis hanno perso il lavoro, e lei è stato zitto e quieto. Migliaia di lavoratori italiani dell’Ilva perderanno il lavoro: l’Ilva ormai è stata perfettamente risanata, potrebbe essere un impianto all’avanguardia se solo il governatore della Puglia, Michele Emiliano, permettesse la nave rigassificatrice, la soluzione proposta per alimentare l’ex Ilva di Taranto durante la fase di transizione verso la decarbonizzazione, perché fornirebbe il gas necessario per avviare i nuovi forni elettrici, e su queste migliaia di posti di lavoro lei tace. L’Iveco è stata venduta, e lei è sempre zitto e buono. Tutto questo non è degno di un sindacalista. Lo sciopero, nei Paesi decenti, è un’arma dei lavoratori che serve solo nell’interesse dei lavoratori e nell’interesse contrattuale. Il sindacato ha un solo scopo: evitare che si trovino da una parte un padrone e dall’altra parte un singolo lavoratore, che da solo non potrebbe tenere testa al padrone. Lo sciopero è l’arma del sindacato per fare pressioni e ottenere contratti di lavoro migliori, cosa che lei e i suoi predecessori avete fatto talmente poco e male che i lavoratori italiani sono quelli i cui salari hanno avuto gli aumenti più bassi, assolutamente inadeguati a reggere l’inflazione. Lei fa uno sciopero alla settimana e i lavoratori hanno oggi meno potere d’acquisto di cinque anni fa. Non solo questo non è degno di un sindacalista, ma è anche violentemente antidemocratico. La politicizzazione del sindacato come la politicizzazione della magistratura rendono una democrazia sotto ricatto e quindi inesistente. Se nelle manifestazioni di piazza fatte contro il governo e non a favore della classe lavoratrice, che sono violenza antidemocratica, ci sono ulteriori violenze, come il ferimento di agenti e il danneggiamento di strutture come le stazioni, la democrazia è sotto attacco. Si tratta quindi di un atto eversivo, che come tale dovrebbe essere giudicato da una magistratura al di sopra delle parti. Lei ha usato lo sciopero come arma politica, di politica estera. Questo non è degno di un sindacalista. Il 7 ottobre 2023 civili israeliani sono stati massacrati con una feroce inaudita da individui che si sono ripresi mentre li massacravano, che ridevano, che telefonavano ai propri genitori squittendo felici su quello che stavano facendo. Nelle manifestazioni che lei ha organizzato, sovvenzionato e guidato, l’uccisione di neonati, lo sventramento di donne incinte, lo stupro e la mutilazione di ragazzine sono stati presentati come un atto di una qualche giustizia. Gli striscioni dei manifestanti erano indegni, ma in realtà chiunque agiti una bandiera di Hamas sta invocando la distruzione dello Stato di Israele e il massacro di ogni ebreo nel mondo. Questo non è degno di un sindacalista, e non dovrebbe essere degno nemmeno di un essere umano. Grazie a lei la gente si è ubriacata di odio antiebraico, dopo che lei e altri compagni di merenda avevate offerto l’illusione che quell’odio fosse un qualche amore per la giustizia, per una forma di compassione, ma la compassione per i crudeli è odio per le vittime. Lei ha reso il mio popolo peggiore. Doveva garantirle un posto in politica? Il consenso è talmente crollato che alle elezioni è stato premiato il governo che con bestiale violenza i suoi cortei hanno contestato. Non si illuda. La storia non è così benevola. Chi ad altri ordisce tradimenti, a sé prepara patimenti. Lei ha tradito la classe lavoratrice, la democrazia e il popolo. E c’è una cosa molto più grave della perdita del consenso che lei dovrebbe imparare a temere. E quello che gli sprovveduti chiamano Karma e noi chiamiamo ira di Dio: la collera del Signore degli Eserciti. I miei saluti meno cordiali.
Giulio Tremonti (Ansa)
L’ex ministro Giulio Tremonti: «Trump ha trovato la tregua coinvolgendo i Paesi arabi. Altro che esportare la democrazia come fosse un panino...».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 13 ottobre con Flaminia Camilletti