2020-06-25
«Valutazioni difformi». Così Viola scatena la guerra contro il parlamentino
Nel ricorso al Tar, il pg contesta una mancanza di motivazioni nella sua esclusione dalla corsa a procuratore di Roma. Chiarite pure le conversazioni con Luca Palamara.Una poltrona per due si intitolava un vecchio film. Ma per il posto di procuratore di Roma adesso sono in lizza in tre: l'attuale reggente Michele Prestipino Giarritta, Giuseppe Creazzo e Marcello Viola. Gli ultimi due hanno fatto ricorso al Tar Lazio contro la nomina del primo, che dopo l'esplosione del caso Palamara, non solo è rientrato in corsa (a maggio dell'anno scorso non aveva preso neanche un voto nella quinta commissione del Csm, che si occupa dell'assegnazione degli uffici direttivi e semidirettivi), ma ha messo la freccia di sorpasso e ha trionfato nel plenum del 4 marzo. Entrambi i ricorrenti lamentano che al momento della candidatura avevano maggiori titoli del vincitore, come abbiamo raccontato ieri (avendo ricoperto incarichi da procuratore e da procuratore generale), ma Viola contesta anche la mancanza di motivazioni nella sua esclusione dal concorso.Il verbale 2221 del 19 settembre 2019 racconta la seduta decisiva della quinta commissione dove si legge: «La commissione, preso atto del materiale istruttorio proveniente dalla prima commissione, procede alla revoca delle proposte formulate nella seduta del 23/05/2019 in favore dei dottori Marcello Viola, Giuseppe Creazzo e Francesco Lo Voi, disponendone la trattazione in via prioritaria secondo l'ordine effettivo delle vacanze». Tradotto, significava che la corsa per la Procura di Roma veniva fatta slittare dopo quella di Torino e che i voti dati ai candidati in commissione (4 preferenze a Viola, 1 a Creazzo e 1 a Lo Voi) erano annullati senza una motivazione precisa. Che cosa c'era nel «materiale istruttorio proveniente dalla prima commissione»? Alcune delle intercettazioni registrate nel trojan inoculato nel cellulare del pm Luca Palamara. In una il parlamentare del Pd Luca Lotti avrebbe esclamato: «Allora si vira su Viola!». Peccato che secondo i difensori di Palamara che hanno potuto ascoltare gli audio originali solo in questi giorni la frase reale era un'innocua presa d'atto: «Vedo che si arriva a Viola». C'è poi una telefonata del 14 marzo 2019 tra Palamara e il giudice Nicola Clivio da cui risulta che il pm sotto inchiesta e il procuratore generale di Firenze in quel momento si trovavano insieme, tanto che Clivio scherzando dice a Palamara: «Marcello dove lo piazzi al posto del Pigna? Ah Ciccio!!!». Gli investigatori della guardia di finanza diedero un certo peso a quello scambio di battute. Ma Viola e Palamara non erano intimi, seppure intrattenessero rapporti cordiali, e dalla breve chat intercorsa tra i due, il maggior numero di messaggi è proprio datato 14 marzo 2019, data in cui Palamara raggiunge Viola (che alle 22 e 52 avverte il ritardatario: «Luca stiamo andando via») e altri commensali in un ristorante. Viola era a Roma per impegni istituzionali e la sera era uscito con altri colleghi per vedere la partita di Europa league Inter-Eintracht di Francoforte. Palamara aveva promesso che sarebbe passato per un saluto, in realtà si affacciò solo all'ultimo momento. Viola e Palamara avevano in comune l'amicizia con Clivio (questo spiega la telefonata) e tutti e tre condividevano la passione per il calcio (tanto da aver giocato in epoche diverse nella Rappresentativa dei magistrati). Incontri capitolini a parte, ricordiamo che Unicost nella commissione del 23 maggio 2019 votò Creazzo e lo stesso Palamara nelle intercettazioni si disse pronto a sostenere il candidato della propria corrente, se avesse avuto chance di vittoria. Ma torniamo al verbale incriminato. Fa sorridere che il relatore della pratica per il conferimento dell'ufficio di procuratore fosse il consigliere Marco Mancinetti, uno dei membri del Csm più in difficoltà dopo la pubblicazione delle sue chat e delle intercettazioni di Palamara, da cui si evinceva anche una richiesta d'aiuto per il superamento del test di Medicina da parte dello stesso Mancinetti per il figlio. Alla seduta erano presenti anche Mario Suriano di Area, Emanuele Basile, laico della Lega, Fulvio Gigliotti, voluto dai 5 stelle e citato nelle chat, e Piercamillo Davigo, che il 23 maggio aveva votato convintamente Viola (con Gigliotti, Basile e Antonio Lepre, primo relatore della pratica e poi costretto alle dimissioni per un incontro all'hotel Champagne) e il 25 luglio aveva chiesto «di acquisire copia delle trascrizioni relative alle intercettazioni pervenute al Consiglio con riferimento alla copertura dell'ufficio direttivo di procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma». Il 23 settembre i candidati vengono riconvocati in commissione per essere ascoltati il 22 e il 24 ottobre. Il 24 gennaio la commissione vota: 2 preferenze vanno a Lo Voi, 1 a Prestipino (Davigo) e 1 a Creazzo (Mancinetti). Di Viola si sono perse le tracce.Per questo lo stesso pg, assistito dagli avvocati del foro di Palermo Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, ha presentato ricorso. La prima, e forse più importante, contestazione riguarda «la carenza di motivazione per aver il Consiglio superiore valutato Viola in modo difforme in due diversi momenti della stessa procedura concorsuale senza dare adeguato conto delle ragioni che hanno determinato il revirement». Il ricorso trova fondamento in due sentenze di annullamento del Consiglio di Stato del 18 giugno e del 3 ottobre 2018 che hanno ritenuto illegittime due valutazioni difformi del Csm sullo stesso candidato in due ravvicinate seppur diverse procedure. Nei confronti di Viola addirittura le valutazioni contraddittorie sarebbero avvenute in uno stesso concorso e il pg, dopo aver totalizzato 4 preferenze, nel replay non è stato preso in considerazione. Al contrario Creazzo ha incassato una preferenza, quella di Mancinetti, sia nella prima votazione che nella seconda. Tutti e due invece, come detto, hanno presentato ricorso anche per il maggior numero di titoli rispetto a Prestipino.