2022-09-29
Rischia la trombosi e non può vaccinarsi. Ma l’Asl la sospende
Una centralinista non può più lavorare nonostante 4 certificati d’esenzione. Il nuovo governo deve porre rimedio a questo caos.Nonostante i dati empirici abbiano ormai dimostrato l’inefficacia dei vaccini anti Covid nell’impedire il contagio, nonostante la «dipartita» di Roberto Speranza dal ministero della Salute, c’è una categoria di lavoratori rimasta ostaggio delle politiche dell’ormai ex ministro, quella di medici, infermieri e operatori sanitari, gli unici su cui ancora pende l’obbligo della quarta dose. Anche per i guariti da Covid, anche per gli amministrativi e quanti, per intenderci, hanno più familiarità con scrivanie e paraventi in plexiglass che non con gli affanni della corsia di un pronto soccorso. Persino con quanti hanno regolare esenzione.È il caso di una dipendente amministrativa dell’Asl di Vercelli di 55 anni che lo scorso primo settembre si è vista recapitare un provvedimento di sospensione per non aver ottemperato all’obbligo di vaccinazione che. secondo l’Asl, sarebbe dovuto scattare il 27 agosto, a tre mesi dall’ultima infezione. Nonostante quattro certificati di esenzione, poiché la dipendente Asl non ha ottemperato all’obbligo, è stata lasciata a casa, a fare i conti con finanziamenti da 800 euro al mese e lo stipendio del solo marito di 1.200 euro.«Un comportamento gravissimo», spiegano alla Verità gli avvocati Antonio Petrongolo e Stabilito Enzo Iapichino che seguono il caso della signora che ha deciso di presentare ricorso al Tribunale di Vercelli per richiedere la sospensione del provvedimento e, quindi, di essere reintegrata sul posto di lavoro: «Il quadro normativo in materia non è chiaro ma il lasso di tempo entro il quale effettuare la vaccinazione non è di certo di tre mesi, come richiesto alla signora, bensì oscilla tra i 6 e i 12 mesi, come confermato diverse sentenze».Questo però non sarebbe l’aspetto più grave della vicenda. «Il fatto più grave», continuano gli avvocati, «è che l’Asl ha del tutto ignorato i regolari certificati di esenzione in possesso della signora». Quattro certificati di esonero regolarmente firmati dal suo medico di medicina generale. Peraltro medico vaccinatore. Nell’ultimo, che scade il primo dicembre, si legge chiaramente che l’esonero è permanente a causa di «ipersensibilità al principio attivo dei vaccini». A conferma di queste esenzioni, è arrivata anche un’ulteriore perizia realizzata da un medico legale il quale ha rilevato l’alta probabilità di reazioni avverse in caso di vaccinazione. A causa di varie allergie, la dipendente avrebbe, infatti, già subito diversi shock anafilattici, con diversi accessi al pronto soccorso. Non può assumere antinfiammatori e vaccini antinfluenzali e, soprattutto, è soggetta a trombosi.Un comportamento, quello dell’Asl che ha dell’incomprensibile dato che la verifica delle condizioni cliniche, come stabilito dallo stesso Speranza nel decreto legge 172/2021, non compete al datore di lavoro ma esclusivamente al medico che emette il certificato di esonero. «Principio sancito anche da una recente sentenza del 31 agosto emessa dal Tribunale di Padova», spiega Iapichino, «che su un caso identico ha condannato la Asl al reintegro di un’altra lavoratrice, al pagamento di tutti gli arretrati e al pagamento di spese legali per 4.000 euro».Un accanimento, dunque, che non si spiega se non con la necessità, verrebbe da pensare, di utilizzare a destra e manca le oltre due milioni di dosi di vaccini «vecchi» rimasti nei magazzini o con l’affermazione di un principio ideologico, quello di procedere con la vaccinazione senza se e senza ma.Per l’Asl, invece, il motivo ufficiale (ma evidentemente non abbastanza da essere messo nero su bianco), a quanto pare, sarebbe la preoccupazione per la salute della signora che, più volte contattata al telefono, si è sentita intimare di procedere all’immediata vaccinazione proprio in virtù del suo quadro clinico. Di fronte a queste ripetute esortazioni, la dipendente ha richiesto una dichiarazione scritta e una perizia che confermasse l’assenza di pericoli ma l’Asl, dopo aver acquisito la documentazione medica, si è rifiutata di rilasciare quanto richiesto.Inadempienze e interrogativi che alle porte dell’autunno e di nuove possibili pressioni in materia di vaccinazioni, rischiano di non essere un caso isolato visto che per la categoria dei sanitari l’obbligo è in essere almeno fino al 31 dicembre (per tutte le altre categorie lavorative è scaduto lo scorso 15 giugno).A meno che il nuovo governo non metta mano a questo caos visto che la coalizione di centrodestra ha ampiamente promesso. Da Fratelli d’Italia alla Lega, tutti i partiti della coalizione hanno messo nero su bianco l’impegno ad una netta inversione di rotta. «Nessun obbligo di vaccinazione contro il Covid e nessuna reintroduzione del green pass», scrive il partito di Giorgia Meloni mentre il programma del partito di Matteo Salvini si è impegnato a «un trattamento da offrire ai cittadini senza più alcun obbligo». Sulla stessa linea anche Forza Italia.