2025-11-22
Più della bolla tech è il debito giapponese a fare innervosire le Borse e il Bitcoin
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo. A Tokyo da quasi 30 anni vige il fenomeno del carry trade, ovvero prendo in prestito denaro dove costa praticamente niente (in Giappone) e investo dove ci sono rendimenti ben superiori. Ad esempio i titoli di Stato americani, o le azioni del Nasdaq oppure le criptovalute. Piccolo problema: se i tassi nipponici aumentano, questo gioco non vale più tanto, ma soprattutto chi ha prestato i soldi ora vuole ricoperture dal debitore. Si dà il caso che il disavanzo del Sol Levante stia marciando verso nuovi record attorno al 250% del Pil, considerando che la nuova premier Sanae Takaichi ha varato una super manovra da 135 miliardi di dollari e che l’inflazione è arrivata al 3%, facendo ipotizzare un nuovo rialzo dei tassi nella prossima riunione della Bank of Japan. L’approvazione del nuovo maxi–stimolo di Tokyo, destinato a contrastare il carovita e a sostenere l’economia, ha avuto effetti immediati non solo sullo yen e sui titoli di Stato giapponesi, ma anche - appunto - sul mercato globale. Gli interessi sul bond governativo trentennale nipponico, ad esempio, sono risaliti ai massimi dal 1999, quelli sul decennale sono al top dal 2007. Da ricordare che 1999-2000 e 2007-2008 segnarono i top per i mercati finanziari, ai quali seguirono due violenti down: lo scoppio della bolla dot.com di inizio 2001 e il crac Lehman a settembre 2008. Il rapido aumento dei rendimenti ha spinto molti operatori a chiudere posizioni finanziate in leva, generando vendite forzate in una catena che ha raggiunto mercati ben lontani da Tokyo. Tra questi il comparto tecnologico e, soprattutto, le criptovalute. Il Bitcoin è scivolato fino a 81.000 dollari, segnando uno dei ribassi più marcati degli ultimi mesi (-25% da metà agosto). Gli analisti sottolineano che non si tratta di un movimento legato al sentiment, ma all’effetto meccanico della riduzione della leva, con fondi e istituzioni costretti a liquidare asset per coprire le richieste di margine. Una dinamica che colpisce anche le Borse asiatiche e i titoli tech globali, in un momento in cui la Federal Reserve non sembrerebbe intenzionata a ridurre i tassi. Per cui il nodo centrale resta la risposta della Banca del Giappone, presa tra inflazione persistente da un lato e rischi di una stretta monetaria troppo brusca dall’altro. Un ulteriore aumento dei rendimenti, soprattutto se le prossime aste mostrassero una domanda debole, potrebbe accentuare il rimpatrio dei capitali giapponesi detenuti all’estero (una massa pari a oltre 3.000 miliardi di dollari), con ripercussioni ampie sui mercati globali. Insomma, la stabilità finanziaria internazionale sembra appesa alle oscillazioni dei titoli giapponesi, mentre la liquidità si riduce. Come dire: fanno più paura i numeri di Tokyo che il pericolo bolla legato ai mega investimenti sull’Intelligenza artificiale. Una bolla che, come sempre è accaduto, deriva dal debito. Salta il tappo quando qualcuno non paga o quando pagare costa sempre di più e quindi devi vendere, innescando crolli. A dimostrazione del fatto che è il debito, e di conseguenza la liquidità, il market mover, basta notare come nel tardo pomeriggio Wall Street abbia girato in positivo. Perché? Il presidente della Fed di New York, John Williams, ha suggerito che la banca centrale Usa potrebbe tagliare nuovamente i tassi di interesse quest’anno. Quindi il debito Usa e i debiti che accenderebbero gli investitori sarebbero un po’ meno cari. Risultato: Nasdaq su di oltre l’1% e Bitcoin in ripresa.
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