2025-11-22
Le priorità del dem Lepore: obbligare le scuole medie a «lezioni» di ius soli
Quella che in un istituto era stata presentata come la «Giornata della cittadinanza» si è rivelata essere della mera propaganda pro immigrazione, mascherata da attività extra didattica. Fdi: «Denunceremo».Doveva essere una sorta di lezione civica rivolta agli studenti. La comunicazione arrivata ai genitori degli allievi delle medie della scuola Guido Guinizelli di Bologna citava testualmente «Un evento gratuito», che si sarebbe svolto il 20 novembre dalle 10 alle 13 al Teatro Manzoni per la «Giornata della cittadinanza 2025». Luca (nome di fantasia) non ha esitato a dare il suo consenso, convinto che per la figlia dodicenne Margherita poteva essere un momento didattico.Invece, al rientro a casa, la ragazzina gli ha così riassunto la mattinata: «Si è parlato solo di immigrazione e di inclusione, sul palco ho visto quasi solo persone di colore». Sorpreso, ma già notevolmente irritato, il genitore è andato a verificare sul sito del Comune di Bologna e si è accorto che l’iniziativa messa in piedi non era affatto quella veicolata dall’istituto scolastico.In realtà aveva mandato la figlia alla quarta edizione di «Ius soli. Bolognesi. Dal primo giorno», senza essere avvisato. «Nuove linee per promuovere ius soli e diritti di cittadinanza» era l’obiettivo del sindaco dem Matteo Lepore, presente a teatro per accogliere studenti ai quali è stato impartito un indottrinamento fuori programma.«Mi chiedo perché la scuola ritenga non necessario informare i genitori degli alunni dei contenuti che vengono somministrati loro con le attività extra didattiche, soprattutto quando esse mostrano di rappresentare una visione di chiara coloritura ideologica», protesta il genitore. E aggiunge: «In questo modo i genitori di ragazzini di 12 anni non sono messi nelle condizioni di scegliere se aderire o meno alle iniziative. Mi era stata rappresentata una lezione sulla cittadinanza, ma si trattava di un evento a sostegno dello ius soli patrocinato dal Comune di Bologna».Già il programma, non comunicato a mamme e papà, avrebbe destato non pochi sospetti sulle finalità dell’incontro. A condurre l’evento erano stati chiamati Ali Tanveer, nato in Pakistan, bolognese d’adozione, formatore, consulente e mediatore culturale dell’Ausl di Bologna, e Sambu Buffa, originaria del Congo, consulente in diversità, equità e inclusione.Sul palco c’erano anche Noura Nabiti e Utibe Aniedi Joseph di «Dalla parte giusta della Storia» associazione composta «di donne e uomini, bianch* e non, con e senza cittadinanza», che hanno proposto un gioco didattico interattivo con il pubblico, «per esplorare in modo coinvolgente e simbolico le regole e gli ostacoli che caratterizzano il percorso di richiesta della cittadinanza». Con ragazzini delle scuole medie? Non era finita, tra gli ospiti c’erano Naomi Kelechi Di Meo, scrittrice e stratega della comunicazione; Saif ur Rehman Raja, scrittore e ricercatore; Nathan Kiboba, comico, attore e conduttore televisivo; Mohamed Maalel, giornalista e scrittore. A parlare di cittadinanza c’erano solo loro. È stato presentato anche un racconto a cura di ColorY*, community che «promuove dialogo, formazione e inclusione in scuole, aziende e festival […] per amplificare la voce delle persone razzializzate in Italia». Sulla sua pagina Instagram a ottobre proponeva: «E se non dicessimo più “migrante illegale”», sostenendo che sarebbe ora di «iniziare a smettere di criminalizzare la migrazione». Quella di due giorni fa era, dunque, una propaganda a tutti gli effetti delle strategie dell’amministrazione comunale in tema di inclusione, mascherata come attività extra didattica.«Perché la scuola opera da sola una scelta circa l’impostazione politica della “educazione civica” da dare ai ragazzi?», si chiede il papà di Margherita. «Se anche si volessero rappresentare le attuali istanze di eventuale modifica della normativa a oggi vigente, perché non rappresentare tutte le voci in gioco? Provocatoriamente vorrei ricordare al sindaco Lepore e ai collegi didattici preposti che il consenso informato che ho firmato non è un mandato in bianco e che la potestà genitoriale sui ragazzini non è stata ancora delegata ai coordinatori di classe».La protesta di Luca è rimasta isolata, a conferma delle teorie di falsa inclusione che si vogliono instillare. «I genitori con cui ho voluto condividere il mio disappunto sulla chat di classe si sono dimostrati tutti stupiti, trovano la questione inesistente, anzi, hanno detto di non gradire che prenda le distanze da simili iniziative», conclude perplesso il papà di Margherita.A livello politico, invece, c’è stata la critica espressa dall’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna. «Vergognoso che Lepore voglia provare a fare propaganda con i ragazzi delle scuole», ha detto, parlando di «una grave lesione della libertà educativa da parte dei genitori. Lasci la politica fuori dalle scuole».Cavedagna, che ha annunciato una segnalazione all’ufficio scolastico provinciale e alle autorità competenti, denuncia l’assurdità della scelta del sindaco: «Con Bologna tra le città più insicure d’Italia e le strade completamente bloccate dai cantieri, Lepore pensa alla cittadinanza agli immigrati, sostituendosi al Parlamento».
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