2025-05-30
Pfizer falsificò i dati sui morti per farsi approvare il vaccino
Nei report dati alla Fda, l’azienda ha segnato il doppio di vittime nel gruppo placebo rispetto agli inoculati con il prodotto sperimentale. Invece erano pari o addirittura inferiori. I controllori sapevano ma han tirato dritto.È stato relativamente facile, per Pfizer, ottenere l’autorizzazione di emergenza (Eua) per l’immissione nel mercato globale del «vaccino» anti Covid: è bastato manipolare i dati sui decessi, come sostiene uno dei 101 report degli Pfizer Papers, depositati al Senato americano e declassificati per andare a fondo su tutte le fake news diffuse dal 2020 pur di agevolare la vendita dei prodotti che ha fruttato, soltanto a Pfizer, ricavi per 181 miliardi di dollari nei soli anni 2021 e 2022.Gli Pfizer Papers non sono studi indipendenti realizzati da anonimi ricercatori (che pur avrebbero diritto di cronaca), ma documenti interni della stessa Pfizer e della Food and Drug Administration (Fda, l’agenzia del farmaco statunitense) ottenuti a seguito di una causa, avviata nel 2021, nata dal rifiuto di Fda di fornire in tempi ragionevoli i dati sull’autorizzazione del vaccino richiesti tramite il Freedom of Information Act («Foia): l’Agenzia (di cui molti dei funzionari dell’epoca sono stati sostituiti o allontanati) disse inizialmente che ci sarebbero voluti «decenni» per elaborare e divulgare le informazioni desiderate e, dopo la decisione di un giudice federale, si è lamentata di aver speso più di 3,5 milioni di dollari per produrre più di un milione di documenti. Oggi sono quasi tutti disponibili (l’ultima scadenza per la consegna è il prossimo 30 giugno) e raccontano una storia di manipolazione dei dati che riscriverà la storia della pandemia.Al fine di accelerare il processo di approvazione dei «vaccini» anti Covid Pfizer (autorizzati in America l’11 dicembre 2020, in Europa il 21 dicembre), il 27 luglio 2020 aveva avuto inizio la fase 2/3 di sperimentazione clinica del «vaccino» Comirnaty, che aveva coinvolto 44.060 soggetti equamente distribuiti in due gruppi, quello dei vaccinati e quello dei non vaccinati (gruppo placebo). I report depositati al Congresso forniscono prove schiaccianti che Pfizer ha ritardato la registrazione dei decessi nei case report forms (Crf), che hanno permesso all’azienda di non includerli nella richiesta consegnata all’Fda il 20 novembre 2020 (con dati aggiornati al 14 novembre 2020) per ottenere l’autorizzazione Eua. È molto probabile che se i decessi, come richiedeva il protocollo, fossero stati registrati entro le 24 ore successive alla morte e inclusi nel set di documenti consegnati all’Fda, la comunità scientifica non avrebbe accettato che l’Agenzia concedesse l’autorizzazione alla diffusione del vaccino, dato che i dati reali, che oggi possiamo visionare, dimostrano una uguale probabilità di morte sia nel gruppo vaccino che in quello placebo e, quindi, nessun beneficio dal «vaccino» anti Covid di Pfizer. Nella richiesta di autorizzazione consegnata alla Fda, in effetti, Pfizer riferiva sorprendentemente un numero di decessi superiore nel gruppo placebo (4 morti) rispetto a quelli del gruppo vaccino (2 morti). Cosa era successo? Come nel gioco delle tre carte, l’azienda aveva omesso di contabilizzare il decesso di due donne vaccinate, una di 63 anni, l’altra di 58 anni, morte dopo la vaccinazione per crisi cardio-circolatoria, rispettivamente il 19 ottobre 2020 e il 7 novembre (prima, quindi, che la stessa Pfizer, il 20 novembre, consegnasse il set di dati a Fda). Il decesso della prima donna è stato inserito per la prima volta nel database 37 giorni dopo la sua morte (il 25 novembre), quello della seconda donna 26 giorni dopo la sua scomparsa (il 3 dicembre 2020).Pfizer ha avuto un’altra occasione per consegnare i dati giusti: la riunione finale della commissione vaccini (Vrbpac) dell’Fda del 10 dicembre 2020. Ma non lo ha fatto, seppellendo due morti «scomode» dal gruppo dei vaccinati per poter mostrare, in modo fuorviante, il doppio dei decessi nel gruppo senza vaccino e poter far dire agli esperti che «il vaccino funzionava ed era sicuro». I dati dei report mostrano inoltre che, dopo la settimana 20, i decessi nella coorte dei non vaccinati sono rallentati e alla fine si sono stabilizzati, mentre i decessi nei soggetti vaccinati sono continuati allo stesso tasso. «Alla fine, sono state trovate prove di un aumento di oltre 3,7 volte del numero di decessi dovuti a eventi cardiovascolari nei soggetti vaccinati rispetto quelli non vaccinati», si legge. Non solo: la semplice osservazione dei dati Pfizer dimostra che i decessi durante la sperimentazione (ufficialmente 38) potrebbero essere, invece, 222. Il follow up, infatti, è stato incompleto: centinaia di soggetti non sono più stati rintracciabili dopo la vaccinazione («Lost to follow-up») e dell’esito della vaccinazione su di loro non si è più avuta notizia. In totale, 395 volontari sono stati «persi», di questi 203 nelle prime 20 settimane prima del 14 novembre. Novantanove di loro erano nel gruppo dei vaccinati: che fine hanno fatto?C’è da chiarire, adesso, la questione delle responsabilità: a parte quella di Pfizer, ormai accertata, resta da capire per quale motivo le autorità sanitarie, che hanno avuto a disposizione questi documenti già dal 2021, non abbiano preso iniziative nei confronti dell’azienda farmaceutica. Ursula von der Leyen si è sempre rifiutata di rendere pubbliche le clausole di salvaguardia del contratto tra Ue e Pfizer. Stampa e comunità scientifica ufficiale hanno fatto il resto: in Italia ancora oggi le virostar, che avrebbero dovuto prima o poi venire a conoscenza delle gravissime violazioni, continuano a sponsorizzare attivamente quei preparati. E non si sa se è più grave che non sappiano o che facciano finta di non sapere.
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