2023-09-02
Lo studio australiano sui minori: «Difese diminuite dopo il vaccino»
La ricerca, svolta su bambini tra i 5 e gli 11 anni, ha evidenziato un calo della protezione contro virus e batteri in seguito alla profilassi. Eppure, le iniezioni continuano a essere raccomandate fin dai sei mesi d’età.«Il nostro studio ha dimostrato che, nei bambini, la vaccinazione con mRna Sars-CoV-2 diminuisce le risposte infiammatorie delle citochine», fattori solubili fondamentali nella mobilitazione di una risposta immunitaria contro virus e batteri, scrivono gli autori di uno studio pubblicato la scorsa settimana su Frontiers in Immunology. Si tratta della rivista ufficiale dell’Unione internazionale di tutte le società scientifiche d’immunologia (Iuis), che accetta e pubblica solo le ricerche più rappresentative a livello mondiale. Esperti infettivologi e pediatri australiani hanno esaminato un campione di 29 bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, prima e 28 giorni dopo una seconda somministrazione di BNT162b2, il vaccino Comirnaty di Pfizer. Campioni di otto bambini sono stati analizzati anche sei mesi dopo e in tutti si è vista una diminuzione della «ristimolazione batterica, fungina e virale eterologa». Erano calate le difese nei confronti, ad esempio, di epatite B, di Listeria monocytogenes (microrganismo che provoca un’infezione con alta mortalità), di Staphylococcus aureus (responsabile della maggior parte delle infezioni della pelle, delle polmoniti, delle batteriemie e di molto altro), di Haemophilus influenzae Hi (provoca infezioni quali otiti, congiuntiviti, sinusiti, broncopolmoniti). «I nostri risultati», anche se lo studio è piccolo, «suggeriscono che la vaccinazione con mRna di Sars-CoV-2 potrebbe alterare la risposta immunitaria ad altri agenti patogeni, che causano malattie sia prevenibili con vaccino, sia non prevenibili», evidenziano i ricercatori. «Ciò è particolarmente rilevante nei bambini poiché sono ampiamente esposti ai microbi negli asili nido, a scuola e nelle occasioni sociali». Lo studio, pubblicato su Frontiers in Immunology, si basa su un’indagine precedente condotta in volontari adulti e che ha dimostrato che il vaccino a mRna di Pfizer potrebbe modulare la risposta delle cellule immunitarie alle infezioni virali fungine e batteriche. «Ora disponiamo di due studi immunologici che suggeriscono che i vaccini a mRna potrebbero sopprimere la capacità di rispondere ad altri virus, almeno per un periodo di tempo, e ciò merita un’indagine urgente», ha affermato Christine Stabell Benn, epidemiologa e professore di salute globale presso l’Università della Danimarca meridionale. Al Centro di ricerca danese per vitamine e vaccini (Cviva), l’esperta da vent’anni è in prima linea nello studio del fenomeno degli effetti «non specifici» dei vaccini sul sistema immunitario, e che possono essere importanti almeno quanto i loro effetti specifici. Nel dicembre dello scorso anno, era stata nominata nel comitato dei sette esperti voluti dal governatore della Florida, Ron DeSantis, e dal responsabile della Sanità dello Stato, Joseph Ladapo, per valutare le decisioni, le raccomandazioni e le linee guida federali relative alla salute pubblica e all’assistenza sanitaria, soprattutto in tema Covid. L’indagine andrebbe fatta «soprattutto nei bambini, perché parliamo di una popolazione a bassissimo rischio di grave malattia da Covid-19», sostiene Stabell Benn, dopo aver individuato una grave mancanza dei trial fino a oggi effettuati. «Non hanno valutato se i vaccini a mRna influenzassero il rischio di contrarre altre infezioni». Mentre segnalavano casi di Covid-19, trascuravano la possibilità che le persone potessero aver sviluppato altre infezioni, come la polmonite «a causa di una risposta immunitaria indebolita dopo la vaccinazione con mRna» La Danimarca ha smesso di raccomandare l’anti Covid nei bambini piccoli, «ma negli Stati Uniti ora fa parte del programma di vaccinazione infantile per le persone di età pari o superiore a 6 mesi», ricorda la giornalista investigativa Maryanne Demasi. Il 30 agosto, il comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea del farmaco ha raccomandato il vaccino aggiornato Pfizer «per gli adulti e i bambini di età pari o superiore a 5 anni in attesa di vaccinazione», che «devono ricevere un’unica dose, a prescindere da un eventuale precedente ciclo vaccinale contro il Covid». Mentre i bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni «possono ricevere una oppure tre dosi, in relazione al fatto se abbiano completato il ciclo di vaccinazione primaria o avuto il Covid-19».Senza nuovi trial, senza aggiornamenti sulla sicurezza, come si fa a impostare una campagna vaccinale sulle creature più piccole? Stabell Benn afferma che non si può escludere che l’uso diffuso dei vaccini a mRna possa essere collegato ai recenti, quanto insoliti focolai mondiali di infezioni batteriche e di infezioni virali, come l’esplosione di casi di virus respiratorio sinciziale. Già lo studio sugli anticorpi IgG4, pubblicato da Science Immunology nel dicembre scorso e del quale si era occupata La Verità, mostrava che ripetute vaccinazioni (soprattutto dopo la terza dose) comportavano l’aumento delle sottoclassi di IgG4 che possono dominare la risposta immunitaria in negativo. Aumentavano le infezioni, non si era più protetti. Gli anticorpi IgG4 sono bifunzionali, possono essere protettivi ma possono anche direttamente patogeni. Livelli localmente elevati di IgG4 nel tessuto tumorale, che hanno ostacolato le risposte antitumorali mediate dagli anticorpi e hanno aiutato il cancro a bloccare la risposta immunitaria locale (aiutando indirettamente la progressione del tumore), sono stati riscontrati in studi successivi. Servono maggiori verifiche, prima di lanciare nuove campagne vaccinali anti Covid, coinvolgendo pure i bambini.
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