
Studi al massimo livello sui danni collaterali; spazio agli esperti che invocano cautela sulle iniezioni a tutti; dibattito critico su lockdown e restrizioni. Solo da noi Iss e media continuano la litania folle dell’emergenza.L’aria è cambiata. Ma virostar teledipendenti e Istituto superiore di sanità non se ne sono resi conto. Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, ridimensiona l’ondata di panico - più che di Covid - scatenata dal caos cinese. Al Corriere della Sera, ricorda che già Omicron è stata «più contagiosa ma meno patogena» e che, «quando il virus muta molto velocemente, […] non vuol dire che diventi più “cattivo”». Alla buonora. In fondo, la resistenza al terrorismo medico è il mezzo migliore per difendere il feticcio dei vaccini: se ci hanno salvato, cosa temiamo? Con coerenza, Vaia rivendica che «siamo in una situazione totalmente diversa» rispetto a tre anni fa, conferma che il virus «è controllabile» e propone di ribattezzare la malattia «Covid-23», per sottolineare che il peggio, ormai, è passato.Il professore, poi, ammette che «c’è stata una cattiva comunicazione sullo strumento vaccinale». Un eufemismo: diciamo che hanno sparato un sacco di frottole, a cominciare da Mario Draghi, il quale giurò che il possesso del certificato vaccinale rappresentava «la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose». Che i farmaci a mRna non servissero a bloccare le infezioni, invece, «andava detto subito». Vaia non ce l’ha con i preparati a Rna messaggero in sé. Ce l’ha con chi li ha resi un oggetto di culto; con il «vaccinismo», come lo etichetta felicemente. Lo ripetiamo da tempo: la trasformazione di un argomento laico - un medicinale si valuta in rapporto ai suoi rischi e benefici - in una guerra di religione è il fardello più pesante della pandemia. Eppure, al vaccinismo, in modo sempre più manieristico, continuano ad aderire le istituzioni sanitarie del nostro Paese. Ieri, presentando il consueto bollettino di Epicentro, l’Iss rilanciava un trito spot in favore dell’ennesima tornata di iniezioni: per i non vaccinati, nella fascia d’età 60-79 anni, il tasso di mortalità risulta tre volte più alto rispetto ai vaccinati con booster e quasi sei volte più alto rispetto ai vaccinati con quarta dose da meno di 120 giorni. È il classico esempio di un dato statistico scollegato dal contesto e sfruttato per puntellare un assioma.Sorvoliamo sul fatto che, nei mesi, i miracoli della panacea si sono sgonfiati. C’erano una volta gli scettici della puntura, che morivano 25 volte di più dei cittadini solerti a porgere il braccio; a maggio 2022, la forbice si era ridotta a tre volte. La quarta dose ha ridato letteralmente un «boost» all’efficacia dei vaccini. Però è durata poco: 120 giorni, appunto. Se l’Iss insiste sui paragoni con la sparuta minoranza di no vax ultrasessantenni è perché, per i vaccinati a vario titolo e nella fascia d’età immediatamente superiore, i numeri restituiscono una realtà diversa. Da 60 a 79 anni, i decessi scendono con l’aumentare delle iniezioni; ma tra gli ultraottantenni, gli inoculati con quarto shot da oltre quattro mesi muoiono di più di quelli che hanno tre dosi, o soltanto due (e, presumibilmente, sono guariti dal Covid). Cambiando fascia d’età e parametro di riferimento, si scopre, ad esempio, che tra 40 e 59 anni, il tasso d’incidenza dei renitenti in terapia intensiva è inferiore a quello dei vaccinati con ciclo completo. Si ostinano a raccontare alla gente solo metà della storia. O un terzo: perché manca un meticoloso monitoraggio degli effetti avversi, sottostimati dalla farmacovigilanza passiva. E ritenuti un tabù da scienziati e media. Altrove non funziona così. Ieri, il Telegraph, uno dei quotidiani più letti nel Regno Unito, ospitava un articolo sui danni cardiaci potenzialmente connessi alle punture. Citando il collasso in campo di una star del football americano, Damar Hamlin, che ha scatenato un poco attendibile vespaio sui social. Il giornale britannico, però, osserva che «questa nuova preoccupazione» sui rischi per il cuore «sta sorgendo tra persone al di fuori della solita cerchia di teorie della cospirazione». Tipo Aseem Malhotra, cardiologo che inizialmente aveva promosso la somministrazione dei vaccini Covid. Ma quando un arresto cardiaco ha stroncato il padre, settantatreenne, a sei mesi dal richiamo, il dottore si è convinto che l’iniezione c’entrasse qualcosa. Malhotra è stato accusato di aver imbastito campagne di disinformazione. Fatto sta che le sue posizioni compaiono su un foglio conservatore, sì, ma rispettabile e istituzionale. Nel primo Paese a denunciare «l’epidemia di tumori», plausibilmente innescata dal blocco di visite e terapie durante i lockdown. Qui, l’Iss evita di interrogarsi sulle stranezze che emergono dai dati. Nessuno si è chiesto come mai i vaccinati, da 12 a 80 anni, s’infettino di più dei non vaccinati. L’ente guidato da Silvio Brusaferro aveva ipotizzato che i renitenti non si denuncino quando si ammalano. E i vaccinati? Eseguono sempre il test in farmacia? Non interessa capire se, alla base dell’anomalia, ci sia un fenomeno fisiologico? Science Immunology ha pubblicato un paper sulle alterazioni che i booster provocano nella risposta immunitaria. Su Nature e Lancet, intanto, vengono fuori le perplessità sugli antivirali di Pfizer e Merck. Harvard e il Mit hanno indagato il nesso di causalità tra la Spike dei vaccini e le miocarditi in bimbi e adolescenti. Il prof Francesco Broccolo invita a cambiare «paradigma» sui richiami urbi et orbi. Tutti squinternati? A noi bastano le prediche di Bassetti e Pregliasco? A proposito di Brusaferro: si polemizza tanto sullo spoils system di Giorgia Meloni. Il governo vuole cambiare l’Italia? Allora, si occupi pure dei burocrati che, in materia di sanità, mantengono una cappa opprimente. L’aria è cambiata, sì. Ma loro ci provano, a non farcela respirare.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






