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2023-08-14
Vacanze troppo care, 1 italiano su 10 rinuncia
(iStock)
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci sperava anche perché fino a un paio di settimane fa i numeri erano esplosivi. Se il Pil nel secondo trimestre ha avuto una flessione congiunturale, in compenso il turismo che macina soldi potrà riequilibrare le sorti dell’economia, è il ragionamento che si è fatto finora tra i tecnici del Tesoro. L’estate dovrebbe colmare il deficit di bilancio e aiutare a definire in autunno una legge di bilancio meno gravosa.
Ma i conti, a quanto pare, non tornano. L’aumento inarrestabile dei prezzi ha frenato l’ondata degli spostamenti degli italiani. Non solo la maggioranza ha ridotto la permanenza nelle località balneari a meno di una settimana, secondo un’analisi Coldiretti-Ixè, ma, come stimano le associazioni dei consumatori, più di un italiano su dieci ha rinunciato a partire. La domanda verso le destinazioni italiane è scesa del 20-30%. La Sardegna, che l’anno scorso dava il tutto esaurito già a giugno, ora è a caccia di turisti last minute. Le compagnie navali hanno dimezzato i prezzi eppure non riescono a riempirsi. Una famiglia di 4 persone con un’auto di medie dimensioni, acquistando i biglietti a inizio giugno avrebbe speso 1.200 euro per un viaggio andata e ritorno in cabina, ora il costo è sceso a 700 euro. Anche gli alberghi hanno dovuto ritoccare i listini, anche se non ovunque, eppure le associazioni di categoria già stimano che a fine estate il consuntivo sarà sotto le aspettative.
Le rilevazioni di Federalberghi dicono che anche chi riesce ad andare in vacanza, il 45% degli italiani, a voler essere ottimisti, cerca di limitare il più possibile le spese. Quindi cordoni della borsa stretti e meno giorni fuori casa.
Il listino dei prezzi è aggiornato giornalmente. Federconsumatori ha calcolato che le ferie costano 800 euro in più a settimana. È una cifra che torna se si pensa che in alcune località, perfino un semplice cappuccino con una brioche è arrivato a costare 20 euro. L’insieme dei rincari si aggira finora a 3,9 miliardi rispetto al 2022. Demoskopika stima che a fine estate, chi è andato in vacanza avrà speso il 9% in più.
La voce che incide di più (parliamo sempre per il turismo nazionale) è quella dei biglietti aerei. Un volo Napoli Alghero costa più di uno per New York: il 5 luglio costava 247 euro, ora ne costa 478, ben il 93,5% in più. Il Brindisi-Cagliari-Brindisi che il 6 luglio era venduto a 286 euro, il 5 agosto costava 357 euro, cioè +24,8%. Per un Roma Olbia, andata e ritorno, si spende 350-450 euro. Una cifra non irrilevante ma comunque meno degli 850 euro che le compagnie offrivano per chi ha prenotato a giugno. Secondo i dati Istat, spostarsi nei cieli significa spendere il 44% in più per voli nazionali, il 43% per tratte europee e il 16% per quelle intercontinentali (che l’anno scorso erano rincarate del 128%). Assoutenti ha calcolato che per una famiglia con due figli, in partenza il 12 agosto e con ritorno il 19 agosto, per Milano-Cagliari, spendeva 729 euro il 3 luglio e 760 euro il 5 agosto (+4,2%); per Milano-Palermo si passa da 818 euro a 954 euro (+16,6%). Aumenti più consistenti sulla Milano-Brindisi (da 845 euro a 1.129 euro, +33,6%), fino ad arrivare alla tratta Roma-Cagliari che registra un aumento del 71,9%: da 573 euro a 985 euro. Per le stesse date, andare dalla Capitale a New York costa 674 euro.
«Tutto ciò nonostante i costi dell’energia siano crollati negli ultimi mesi, e i prezzi dei carburanti per il trasposto aereo abbiano registrato un calo superiore al 20%», afferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons.
Il governo ha deciso di porre un freno al caro voli, intervenendo sugli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante il picco della domanda e se il prezzo del biglietto è del 200% superiore alla tariffa media di volo. È stato poi vietato di fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato. Ma il decreto interessa solo i voli nazionali con le isole mentre restano escluse le altre tratte per le quali continua il mercato selvaggio. Michele Mezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e esperto in big data e algoritmi spiega che «le compagnie aeree che servono gli scali europei e quelli intercontinentali continuano ad essere libere di usare il sistema automatico di fissazione dei prezzi. In pratica ogni passeggero ha una sorta di biglietto personalizzato. La tariffa è stabilita in base alla profilazione effettuata dalle grandi piattaforme che rivendono i dati ai vettori. Gli algoritmi elaborano le informazioni immagazzinate su ogni persona. Perfino la località in cui è effettuata la prenotazione o l’uso del cellulare piuttosto che il computer, possono determinare variazioni di prezzo». Secondo l’esperto, «l’unico modo per sfuggire a questo meccanismo è rendersi anonimi, tramite l’uso della rete Vpn. Ma non è nemmeno detto che poi si possa risparmiare giacché alcune compagnie quando vedono il passaggio tramite questo strumento, non mandano a buon fine la prenotazione». Per mettere un freno agli algoritmi su tutte le tratte, secondo Mezza, dovrebbe intervenire l’Agcom con una delibera, sul tipo di quella fatta per ChatGpt che impone di rivelare come vengono usati i dati. «Andrebbe vietata l’applicazione nelle relazioni commerciali, delle profilazioni ricavate dai server provider».
Intanto però viaggiare continua ad essere sempre più caro.
Chi non vuole rinunciare alle vacanze fugge verso mete estere a portata di mano. Spagna, Tunisia ed Egitto (Sharm El Sheikh) hanno da sempre soggiorni meno cari e questa estate hanno fatto una politica dei prezzi aggressiva con sconti importanti. Ci sono poi le nuove mete in Albania e Montenegro. Il governo di Tirana conta di chiudere la stagione con oltre nove milioni di turisti, tre milioni in più del 2022. Le spiagge non hanno niente da invidiare a quelle della Puglia, dove però un ombrellone e due lettini possono arrivare a costare anche 180 euro al giorno, come risulta da alcune recensioni indignate su Tripadvisor, fino al caso limite di un gazebo a mille euro, mentre, nella costa albanese si trovano ancora offerte a 10-15 euro. Una bella differenza che pesa molto sulle scelte dei turisti. E infatti in una settimana i collegamenti da Bari a Durazzo – in Albania – sono raddoppiati e un quarto dei passeggeri è italiano. Per spiegare i listini da nababbi, il presidente del Sindacato balneari di Lecce, Vito Vergine, titolare del lido Maldive del Salento a Pescoluse, dice che l’obiettivo è di selezionare la clientela. Ma chissà se questa scelta elitaria risulterà vincente. Al momento i gestori dei lidi in Puglia hanno visto calare le presenze a luglio del 20%.
Anche in Liguria, che ha quasi il 70% delle spiagge occupato da stabilimenti balneari, prezzi da capogiro. Sulla riviera di Ponente, ad Alassio, il conto per un ombrellone e due lettini arriva anche a 80 euro al giorno. Per chi invece sceglie Levante, tra Rapallo, Santa Margherita ligure e Recco, i costi vanno dai 50 ai 100 euro al giorno.
Se poi la giornata al mare prevede anche la consumazioni presso i lidi (panini, acqua, gelati, bibite, caffè), parcheggio, carburante, una famiglia con due bambini arriva a spendere quest’anno mediamente tra i 100 e i 110 euro per una giornata al mare, con un aggravio medio del +13,4% sul 2022. E siccome la vacanza è diventata un salasso, in molti restano a casa.
Ma anche per chi ha scelto la città con piccole puntate in giornata, sulla costa, laddove è possibile, non è facile risparmiare. A Fregene, la meta preferita dai romani, una cabina per tutta la stagione costa 6.000 euro. Una cena a base di pesce, senza vino, 80 euro, mentre un aperitivo in spiaggia può arrivare anche a 30-40 euro a persona se accompagnato da sushi e fritti. Una bottiglia d’acqua da mezzo litro non si trova a meno di 1,50 euro e per un gelato confezionato bisogna spendere 2,50 euro mentre quello artigianale è tra 3-3,50 euro.
I costi di case vacanza e b&b sono saliti del 30% ma tutto è esaurito da mesi. Per risparmiare ci sono le spiagge libere, attrezzate con chioschi in riva al mare, servizi igienici e anche ombrelloni e lettini da affittare. I prezzi sono meno della metà di quelli richiesti dagli stabilimenti: 1.200-1.500 euro per la stagione contro 3.000-6.000 dei bagni classici. Non a caso sono state prese d’assalto e hanno registrato un 20% di presenze in più rispetto al periodo pre Covid.
Le testimonianze dei ristoratori: «Bar e locali si svuotano prima, ci rifacciamo con gli stranieri»
La famiglia che mi sta davanti in coda al ristorante, si ferma un attimo fuori a controllare il menù. La mamma storce il naso. Il padre anche. «Al massimo domani mangiamo a casa», dice. I figli brontolano perché hanno fame. Alla fine, dopo vari tentennamenti, optano per una pizza ad asporto. Sono a Porto San Giorgio, lungo il litorale marchigiano. La vedi che non è più la stessa estate. La senti. La percepisci. La odi nelle voci che risuonano nei bar, negli alberghi, nei locali, nei ristoranti. La vedi negli occhi dei bambini quando vorrebbero fare un altro giro in giostra a 5 euro - ormai hanno aumentato anche i giostrai - e il padre è costretto a dirgli di no, allora il bimbo va dalla madre e la madre gli dice di no ancora.
La vedi negli occhi di quella famiglia sarda tanto cara che fa le vacanze nel campeggio sotto il tuo appartamento e ogni sera mangia al sacco sotto l’albero. Le uniche cose fresche sono l’acqua, l’anguria e il prosciutto di giornata. Il resto è tutto cibo in scatola che deve bastare una settimana. La vedi in quella famiglia che decide di mangiare la piadina in piedi anziché sedersi al ristorante. Del resto, un piatto di spaghetti allo scoglio, 18 euro. Una pizza margherita 9 euro e 50. Una birra 6 euro. L’acqua 3. La tagliata 25 euro. Se ci aggiungi il coperto, il caffè, l’ammazzacaffè, il sorbetto, il dolcetto e sai mai che ti mettano in conto anche il piattino di condivisione, la ciotola per il cane e il metro quadro di aria che respiri, in una sera una famiglia di 4 persone arriva a spendere 120 euro. Anche i gelati si fanno fatica a prendere. Anziché due palline, meglio una. O meglio ancora, si prende una coppa unica e l’intera famiglia ci inzuppa la cannuccia.
Prendi il locale di Patrizia per esempio. Patrizia Dorioni da una decina d’anni è la titolare di questa piccola boutique del gusto, Il Frutto del desiderio, in pieno centro. «Non è la solita estate», ci dice, «manca una settimana a ferragosto ma la stagione praticamente deve ancora iniziare. Rispetto agli anni passati la differenza è abissale, non si lavora più come una volta. Le famiglie italiane stanno più attente, passeggiano e basta. In più vedi, oggi è martedì, si lavora meno, ormai si lavora solo sabato e domenica».
Anche Omar Falzolgher nota un calo. Lui con il fratello gemello è il titolare della pizzeria Cip&Ciop in pieno centro. «La stagione è un po’ triste. L’orario si è ridotto, se prima chiudevamo alle tre di notte, ora a mezzanotte inizia a svuotarsi il paese. Prima a pranzo stavamo aperti, ora non ne vale la pena».
«Si lavora molto bene con gli stranieri», dice Luca Tortù, titolare del caffè Novecento, «inglesi, americani, canadesi, russi; anche perché molti hanno casa qui». Uscendo dal locale incontro l’assessore al Turismo. «Molti stranieri hanno acquistato la casa nell’entroterra», mi dice Giampiero Marcattili, «in spiaggia vediamo un calo durante la settimana. Ma per gli italiani non è il caro vacanze , è il caro vita. A qualcosa bisogna rinunciare. Bene il serbatoio dei campeggi».
E a proposito di campeggi ci spostiamo un attimo in Veneto, a Cavallino Treporti. Sapete quanti italiani ci sono? Stando a un report di Faita Nordest Federcamping, gli italiani quest’anno, finora sono il 15 %. L’anno scorso erano il 17%. I tedeschi sono al 47,8. «Mancano italiani», ci dice Luigi Serafin che tiene un ristorante in centro a Jesolo. «E soprattutto la domenica c’è un calo».
Ma come la domenica? Ma se una volta era giorno full, se una volta di domenica la movida esplodeva, con tutti quei giovani e quelle famiglie di italiani che ogni fine settimana facevano la spola?
Ecco. Non ci sono più.
Daniel Menazza, titolare del Menazza Hotels Group, conferma. Italiani ce ne sono pochi, ma il fatturato è aumentato. Come? Alzando i prezzi. «Ora vendendo una camera, è come se ne vendessi tre», dice. E questo giova? «Sì, il personale è meno stressato, meno usura dell’immobile, meno materie prime». Sì ok, ma si lavora? «Certo, si lavora molto bene con i Paesi dell’Est, Ungheria Bulgaria Polonia Moldavia Romania. Sono i nuovi ricchi, arrivano già con le buste piene di contanti». Hai capito.
I racconti di chi ha rinunciato: «Due stipendi non bastano, coi bimbi ci arrangiamo in città»
La piscina gonfiabile a 25 euro e 80 centesimi comprata su Amazon, a cui aggiungi i 3 euro e 99 di spese di spedizione, montata in giardino, rende bene l’idea delle ferie fatte a casa.
Barbara, 35 anni, guarda le sue figlie di 7 e 8 anni sguazzare dentro quella pozzanghera d’acqua. Agghindate di salvagente, fingono di essere in spiaggia. In realtà sono in provincia di Varese dove il mare da non lo vedi manco se prendi il binocolo.
«Quest’anno va così», ci dice, «niente vacanze, ma loro si divertono lo stesso».
Operaia in una ditta, per seguire le bimbe, lavora part time e prende 700 euro al mese.
Il marito invece lavora a tempo pieno, lo stipendio di un operaio, ma arrivare a fine mese è difficile. Mettici l’affitto, il mutuo, le bollette, l’assicurazione e il bollo, le spese scolastiche, le copertine di diverso colore a seconda delle materie, i pastelli tutti temperati, gli astucci nuovi perché - sai mamma - la mia amichetta di banco - quest’anno - ha quello di Frozen - mettici qualche spesa extra, se a fine anno devi tagliare qualcosa, tagli le ferie; perché si sa, le vacanze sono diventate un lusso che pochi si possono permettere. «Quest’anno», racconta, «vedo che i prezzi sono aumentati molto. Noi abbiamo rinunciato anche perché siamo in procinto di prendere casa. Avevamo guardato per un week end di luglio ma costava tutto tanto».
Anche Claudia, 38 anni, che tiene il blog Mamma, che disastro, col marito di anni 42, ha dovuto rinunciare alle vacanze. Due figlie, 7 e 10 anni. Lei fa la crew in una grossa catena commerciale, lui sistema gli scaffali in un supermercato. Lei prende 900 euro al mese. Lui 1.300. Pagano 700 euro di affitto a Roma, zona Trullo. Le spese di condominio ammontano a 130 euro ogni 3 mesi, hanno tre finanziamenti in corso: la lavatrice, il frigo, la lavastoviglie; il finanziamento anche per il dentista perché in Italia se vai con la mutua aspetti 25 mesi; hanno una sola auto, perché un’altra non se la possono permettere, voi capite che per questa famiglia andare in ferie diventa praticamente impossibile.
«Vero che abbiamo due stipendi», ci racconta, «uno full time e uno part time, ma le spese sono sempre tante e quindi bisogna trovare soluzioni alternative perché i bambini in un modo o nell’altro fanno paragoni con i loro amici. A settembre tornano a scuola, qualcuno si inventa viaggi incredibili e gli altri ci credono». Dite ai bimbi di inventare anche voi. «No, le bugie non si dicono. Per loro il viaggio è dormire in un posto diverso. È stare tutto il giorno in un posto che non conoscono. E quindi un giorno facciamo mare, un giorno piscina, un giorno i lavoretti con i barattoli di sabbia colorata».
Anche Johnny Baggio, 49 anni, di Bassano, provincia di Vicenza, non ha fatto ferie.
Con una ditta di servizi fiduciari, se non hai manco personale perché non si trova, prendersi una pausa diventa problematico. Se poi devi stare attento ai soldi, centellinare le spese, macchitelofaffare, a sto punto meglio stare a casa. «Io sto rinunciando alle vacanze» ci racconta, «anche perché ho visto che costa tanto, una settimana a Jesolo costa il doppio rispetto all’anno scorso. Ho l’affitto per l’ufficio, ho fatto investimenti, è aumentata anche la spesa, a ‘sto punto meglio rinunciare. Andremo più avanti in bassa stagione».
Nicola Tonellato, invece, di Treviso, con la moglie e il loro bimbo piccolo, si concede una sola settimana a Jesolo. Ma Jesolo è qui, a tre quarti d’ora di auto da dove abitano. A loro è aumentata la rata del mutuo, arrivando quasi a 1.000 euro. Lui muratore, lei insegnante di ballo. «Le ferie quest’anno costano il doppio», dice, «la rata è aumentata di quasi 300 euro, per una famiglia è tanto, da 680 sono arrivato a pagare 964, dobbiamo stringere un po’ la cinghia anche per fare la spesa».
Anche Marylin di Ancona, con le bimbe e il marito, ha fatto vacanze al risparmio: in montagna a Falcade (Belluno), 500 euro l’appartamento, modalità scout, pranzo al sacco e le bambine in mezzo alle marmotte più contente che mai.
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Quest’anno per le ferie una famiglia pagherà 800 euro in più a settimana. Anche solo arrivare in Sardegna costa più che volare a New York. Così si cercano nuove mete come Albania e Montenegro. E molti decidono semplicemente di stare a casa.Lo speciale comprende tre articoli.Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci sperava anche perché fino a un paio di settimane fa i numeri erano esplosivi. Se il Pil nel secondo trimestre ha avuto una flessione congiunturale, in compenso il turismo che macina soldi potrà riequilibrare le sorti dell’economia, è il ragionamento che si è fatto finora tra i tecnici del Tesoro. L’estate dovrebbe colmare il deficit di bilancio e aiutare a definire in autunno una legge di bilancio meno gravosa. Ma i conti, a quanto pare, non tornano. L’aumento inarrestabile dei prezzi ha frenato l’ondata degli spostamenti degli italiani. Non solo la maggioranza ha ridotto la permanenza nelle località balneari a meno di una settimana, secondo un’analisi Coldiretti-Ixè, ma, come stimano le associazioni dei consumatori, più di un italiano su dieci ha rinunciato a partire. La domanda verso le destinazioni italiane è scesa del 20-30%. La Sardegna, che l’anno scorso dava il tutto esaurito già a giugno, ora è a caccia di turisti last minute. Le compagnie navali hanno dimezzato i prezzi eppure non riescono a riempirsi. Una famiglia di 4 persone con un’auto di medie dimensioni, acquistando i biglietti a inizio giugno avrebbe speso 1.200 euro per un viaggio andata e ritorno in cabina, ora il costo è sceso a 700 euro. Anche gli alberghi hanno dovuto ritoccare i listini, anche se non ovunque, eppure le associazioni di categoria già stimano che a fine estate il consuntivo sarà sotto le aspettative. Le rilevazioni di Federalberghi dicono che anche chi riesce ad andare in vacanza, il 45% degli italiani, a voler essere ottimisti, cerca di limitare il più possibile le spese. Quindi cordoni della borsa stretti e meno giorni fuori casa. Il listino dei prezzi è aggiornato giornalmente. Federconsumatori ha calcolato che le ferie costano 800 euro in più a settimana. È una cifra che torna se si pensa che in alcune località, perfino un semplice cappuccino con una brioche è arrivato a costare 20 euro. L’insieme dei rincari si aggira finora a 3,9 miliardi rispetto al 2022. Demoskopika stima che a fine estate, chi è andato in vacanza avrà speso il 9% in più. La voce che incide di più (parliamo sempre per il turismo nazionale) è quella dei biglietti aerei. Un volo Napoli Alghero costa più di uno per New York: il 5 luglio costava 247 euro, ora ne costa 478, ben il 93,5% in più. Il Brindisi-Cagliari-Brindisi che il 6 luglio era venduto a 286 euro, il 5 agosto costava 357 euro, cioè +24,8%. Per un Roma Olbia, andata e ritorno, si spende 350-450 euro. Una cifra non irrilevante ma comunque meno degli 850 euro che le compagnie offrivano per chi ha prenotato a giugno. Secondo i dati Istat, spostarsi nei cieli significa spendere il 44% in più per voli nazionali, il 43% per tratte europee e il 16% per quelle intercontinentali (che l’anno scorso erano rincarate del 128%). Assoutenti ha calcolato che per una famiglia con due figli, in partenza il 12 agosto e con ritorno il 19 agosto, per Milano-Cagliari, spendeva 729 euro il 3 luglio e 760 euro il 5 agosto (+4,2%); per Milano-Palermo si passa da 818 euro a 954 euro (+16,6%). Aumenti più consistenti sulla Milano-Brindisi (da 845 euro a 1.129 euro, +33,6%), fino ad arrivare alla tratta Roma-Cagliari che registra un aumento del 71,9%: da 573 euro a 985 euro. Per le stesse date, andare dalla Capitale a New York costa 674 euro. «Tutto ciò nonostante i costi dell’energia siano crollati negli ultimi mesi, e i prezzi dei carburanti per il trasposto aereo abbiano registrato un calo superiore al 20%», afferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons.Il governo ha deciso di porre un freno al caro voli, intervenendo sugli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante il picco della domanda e se il prezzo del biglietto è del 200% superiore alla tariffa media di volo. È stato poi vietato di fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato. Ma il decreto interessa solo i voli nazionali con le isole mentre restano escluse le altre tratte per le quali continua il mercato selvaggio. Michele Mezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e esperto in big data e algoritmi spiega che «le compagnie aeree che servono gli scali europei e quelli intercontinentali continuano ad essere libere di usare il sistema automatico di fissazione dei prezzi. In pratica ogni passeggero ha una sorta di biglietto personalizzato. La tariffa è stabilita in base alla profilazione effettuata dalle grandi piattaforme che rivendono i dati ai vettori. Gli algoritmi elaborano le informazioni immagazzinate su ogni persona. Perfino la località in cui è effettuata la prenotazione o l’uso del cellulare piuttosto che il computer, possono determinare variazioni di prezzo». Secondo l’esperto, «l’unico modo per sfuggire a questo meccanismo è rendersi anonimi, tramite l’uso della rete Vpn. Ma non è nemmeno detto che poi si possa risparmiare giacché alcune compagnie quando vedono il passaggio tramite questo strumento, non mandano a buon fine la prenotazione». Per mettere un freno agli algoritmi su tutte le tratte, secondo Mezza, dovrebbe intervenire l’Agcom con una delibera, sul tipo di quella fatta per ChatGpt che impone di rivelare come vengono usati i dati. «Andrebbe vietata l’applicazione nelle relazioni commerciali, delle profilazioni ricavate dai server provider». Intanto però viaggiare continua ad essere sempre più caro. Chi non vuole rinunciare alle vacanze fugge verso mete estere a portata di mano. Spagna, Tunisia ed Egitto (Sharm El Sheikh) hanno da sempre soggiorni meno cari e questa estate hanno fatto una politica dei prezzi aggressiva con sconti importanti. Ci sono poi le nuove mete in Albania e Montenegro. Il governo di Tirana conta di chiudere la stagione con oltre nove milioni di turisti, tre milioni in più del 2022. Le spiagge non hanno niente da invidiare a quelle della Puglia, dove però un ombrellone e due lettini possono arrivare a costare anche 180 euro al giorno, come risulta da alcune recensioni indignate su Tripadvisor, fino al caso limite di un gazebo a mille euro, mentre, nella costa albanese si trovano ancora offerte a 10-15 euro. Una bella differenza che pesa molto sulle scelte dei turisti. E infatti in una settimana i collegamenti da Bari a Durazzo – in Albania – sono raddoppiati e un quarto dei passeggeri è italiano. Per spiegare i listini da nababbi, il presidente del Sindacato balneari di Lecce, Vito Vergine, titolare del lido Maldive del Salento a Pescoluse, dice che l’obiettivo è di selezionare la clientela. Ma chissà se questa scelta elitaria risulterà vincente. Al momento i gestori dei lidi in Puglia hanno visto calare le presenze a luglio del 20%. Anche in Liguria, che ha quasi il 70% delle spiagge occupato da stabilimenti balneari, prezzi da capogiro. Sulla riviera di Ponente, ad Alassio, il conto per un ombrellone e due lettini arriva anche a 80 euro al giorno. Per chi invece sceglie Levante, tra Rapallo, Santa Margherita ligure e Recco, i costi vanno dai 50 ai 100 euro al giorno. Se poi la giornata al mare prevede anche la consumazioni presso i lidi (panini, acqua, gelati, bibite, caffè), parcheggio, carburante, una famiglia con due bambini arriva a spendere quest’anno mediamente tra i 100 e i 110 euro per una giornata al mare, con un aggravio medio del +13,4% sul 2022. E siccome la vacanza è diventata un salasso, in molti restano a casa. Ma anche per chi ha scelto la città con piccole puntate in giornata, sulla costa, laddove è possibile, non è facile risparmiare. A Fregene, la meta preferita dai romani, una cabina per tutta la stagione costa 6.000 euro. Una cena a base di pesce, senza vino, 80 euro, mentre un aperitivo in spiaggia può arrivare anche a 30-40 euro a persona se accompagnato da sushi e fritti. Una bottiglia d’acqua da mezzo litro non si trova a meno di 1,50 euro e per un gelato confezionato bisogna spendere 2,50 euro mentre quello artigianale è tra 3-3,50 euro. I costi di case vacanza e b&b sono saliti del 30% ma tutto è esaurito da mesi. Per risparmiare ci sono le spiagge libere, attrezzate con chioschi in riva al mare, servizi igienici e anche ombrelloni e lettini da affittare. I prezzi sono meno della metà di quelli richiesti dagli stabilimenti: 1.200-1.500 euro per la stagione contro 3.000-6.000 dei bagni classici. 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La vedi che non è più la stessa estate. La senti. La percepisci. La odi nelle voci che risuonano nei bar, negli alberghi, nei locali, nei ristoranti. La vedi negli occhi dei bambini quando vorrebbero fare un altro giro in giostra a 5 euro - ormai hanno aumentato anche i giostrai - e il padre è costretto a dirgli di no, allora il bimbo va dalla madre e la madre gli dice di no ancora. La vedi negli occhi di quella famiglia sarda tanto cara che fa le vacanze nel campeggio sotto il tuo appartamento e ogni sera mangia al sacco sotto l’albero. Le uniche cose fresche sono l’acqua, l’anguria e il prosciutto di giornata. Il resto è tutto cibo in scatola che deve bastare una settimana. La vedi in quella famiglia che decide di mangiare la piadina in piedi anziché sedersi al ristorante. Del resto, un piatto di spaghetti allo scoglio, 18 euro. Una pizza margherita 9 euro e 50. Una birra 6 euro. L’acqua 3. La tagliata 25 euro. Se ci aggiungi il coperto, il caffè, l’ammazzacaffè, il sorbetto, il dolcetto e sai mai che ti mettano in conto anche il piattino di condivisione, la ciotola per il cane e il metro quadro di aria che respiri, in una sera una famiglia di 4 persone arriva a spendere 120 euro. Anche i gelati si fanno fatica a prendere. Anziché due palline, meglio una. O meglio ancora, si prende una coppa unica e l’intera famiglia ci inzuppa la cannuccia. Prendi il locale di Patrizia per esempio. Patrizia Dorioni da una decina d’anni è la titolare di questa piccola boutique del gusto, Il Frutto del desiderio, in pieno centro. «Non è la solita estate», ci dice, «manca una settimana a ferragosto ma la stagione praticamente deve ancora iniziare. Rispetto agli anni passati la differenza è abissale, non si lavora più come una volta. Le famiglie italiane stanno più attente, passeggiano e basta. In più vedi, oggi è martedì, si lavora meno, ormai si lavora solo sabato e domenica». Anche Omar Falzolgher nota un calo. Lui con il fratello gemello è il titolare della pizzeria Cip&Ciop in pieno centro. «La stagione è un po’ triste. L’orario si è ridotto, se prima chiudevamo alle tre di notte, ora a mezzanotte inizia a svuotarsi il paese. Prima a pranzo stavamo aperti, ora non ne vale la pena». «Si lavora molto bene con gli stranieri», dice Luca Tortù, titolare del caffè Novecento, «inglesi, americani, canadesi, russi; anche perché molti hanno casa qui». Uscendo dal locale incontro l’assessore al Turismo. «Molti stranieri hanno acquistato la casa nell’entroterra», mi dice Giampiero Marcattili, «in spiaggia vediamo un calo durante la settimana. Ma per gli italiani non è il caro vacanze , è il caro vita. A qualcosa bisogna rinunciare. Bene il serbatoio dei campeggi». E a proposito di campeggi ci spostiamo un attimo in Veneto, a Cavallino Treporti. Sapete quanti italiani ci sono? Stando a un report di Faita Nordest Federcamping, gli italiani quest’anno, finora sono il 15 %. L’anno scorso erano il 17%. I tedeschi sono al 47,8. «Mancano italiani», ci dice Luigi Serafin che tiene un ristorante in centro a Jesolo. «E soprattutto la domenica c’è un calo». Ma come la domenica? Ma se una volta era giorno full, se una volta di domenica la movida esplodeva, con tutti quei giovani e quelle famiglie di italiani che ogni fine settimana facevano la spola? Ecco. Non ci sono più. Daniel Menazza, titolare del Menazza Hotels Group, conferma. Italiani ce ne sono pochi, ma il fatturato è aumentato. Come? Alzando i prezzi. «Ora vendendo una camera, è come se ne vendessi tre», dice. E questo giova? «Sì, il personale è meno stressato, meno usura dell’immobile, meno materie prime». Sì ok, ma si lavora? «Certo, si lavora molto bene con i Paesi dell’Est, Ungheria Bulgaria Polonia Moldavia Romania. Sono i nuovi ricchi, arrivano già con le buste piene di contanti». Hai capito. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vacanze-troppo-care-1-italiano-su-10-rinuncia-2663627653.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-racconti-di-chi-ha-rinunciato-due-stipendi-non-bastano-coi-bimbi-ci-arrangiamo-in-citta" data-post-id="2663627653" data-published-at="1691957065" data-use-pagination="False"> I racconti di chi ha rinunciato: «Due stipendi non bastano, coi bimbi ci arrangiamo in città» La piscina gonfiabile a 25 euro e 80 centesimi comprata su Amazon, a cui aggiungi i 3 euro e 99 di spese di spedizione, montata in giardino, rende bene l’idea delle ferie fatte a casa. Barbara, 35 anni, guarda le sue figlie di 7 e 8 anni sguazzare dentro quella pozzanghera d’acqua. Agghindate di salvagente, fingono di essere in spiaggia. In realtà sono in provincia di Varese dove il mare da non lo vedi manco se prendi il binocolo. «Quest’anno va così», ci dice, «niente vacanze, ma loro si divertono lo stesso». Operaia in una ditta, per seguire le bimbe, lavora part time e prende 700 euro al mese. Il marito invece lavora a tempo pieno, lo stipendio di un operaio, ma arrivare a fine mese è difficile. Mettici l’affitto, il mutuo, le bollette, l’assicurazione e il bollo, le spese scolastiche, le copertine di diverso colore a seconda delle materie, i pastelli tutti temperati, gli astucci nuovi perché - sai mamma - la mia amichetta di banco - quest’anno - ha quello di Frozen - mettici qualche spesa extra, se a fine anno devi tagliare qualcosa, tagli le ferie; perché si sa, le vacanze sono diventate un lusso che pochi si possono permettere. «Quest’anno», racconta, «vedo che i prezzi sono aumentati molto. Noi abbiamo rinunciato anche perché siamo in procinto di prendere casa. Avevamo guardato per un week end di luglio ma costava tutto tanto». Anche Claudia, 38 anni, che tiene il blog Mamma, che disastro, col marito di anni 42, ha dovuto rinunciare alle vacanze. Due figlie, 7 e 10 anni. Lei fa la crew in una grossa catena commerciale, lui sistema gli scaffali in un supermercato. Lei prende 900 euro al mese. Lui 1.300. Pagano 700 euro di affitto a Roma, zona Trullo. Le spese di condominio ammontano a 130 euro ogni 3 mesi, hanno tre finanziamenti in corso: la lavatrice, il frigo, la lavastoviglie; il finanziamento anche per il dentista perché in Italia se vai con la mutua aspetti 25 mesi; hanno una sola auto, perché un’altra non se la possono permettere, voi capite che per questa famiglia andare in ferie diventa praticamente impossibile. «Vero che abbiamo due stipendi», ci racconta, «uno full time e uno part time, ma le spese sono sempre tante e quindi bisogna trovare soluzioni alternative perché i bambini in un modo o nell’altro fanno paragoni con i loro amici. A settembre tornano a scuola, qualcuno si inventa viaggi incredibili e gli altri ci credono». Dite ai bimbi di inventare anche voi. «No, le bugie non si dicono. Per loro il viaggio è dormire in un posto diverso. È stare tutto il giorno in un posto che non conoscono. E quindi un giorno facciamo mare, un giorno piscina, un giorno i lavoretti con i barattoli di sabbia colorata». Anche Johnny Baggio, 49 anni, di Bassano, provincia di Vicenza, non ha fatto ferie. Con una ditta di servizi fiduciari, se non hai manco personale perché non si trova, prendersi una pausa diventa problematico. Se poi devi stare attento ai soldi, centellinare le spese, macchitelofaffare, a sto punto meglio stare a casa. «Io sto rinunciando alle vacanze» ci racconta, «anche perché ho visto che costa tanto, una settimana a Jesolo costa il doppio rispetto all’anno scorso. Ho l’affitto per l’ufficio, ho fatto investimenti, è aumentata anche la spesa, a ‘sto punto meglio rinunciare. Andremo più avanti in bassa stagione». Nicola Tonellato, invece, di Treviso, con la moglie e il loro bimbo piccolo, si concede una sola settimana a Jesolo. Ma Jesolo è qui, a tre quarti d’ora di auto da dove abitano. A loro è aumentata la rata del mutuo, arrivando quasi a 1.000 euro. Lui muratore, lei insegnante di ballo. «Le ferie quest’anno costano il doppio», dice, «la rata è aumentata di quasi 300 euro, per una famiglia è tanto, da 680 sono arrivato a pagare 964, dobbiamo stringere un po’ la cinghia anche per fare la spesa». Anche Marylin di Ancona, con le bimbe e il marito, ha fatto vacanze al risparmio: in montagna a Falcade (Belluno), 500 euro l’appartamento, modalità scout, pranzo al sacco e le bambine in mezzo alle marmotte più contente che mai.
Monterosa ski
Dopo un’estate da record, con presenze in crescita del 2% e incassi saliti del 3%, il sipario si alza ora su Monterosa Ski. In scena uno dei comprensori più autentici dell’arco alpino, da vivere fino al 19 aprile (neve permettendo) con e senza gli sci ai piedi, tra discese impeccabili, panorami che tolgono il fiato e quella calda accoglienza che da sempre distingue questo spicchio di territorio che si muove tra Valle d’Aosta e Piemonte, abbracciando le valli di Ayas e Gressoney e la Valsesia.
Protagoniste assolute dell’inverno al via, le novità.
A Gressoney-Saint-Jean il baby snow park Sonne è fresco di rinnovo e pronto ad accogliere i piccoli sciatori con aree gioco più ampie, un nuovo tapis roulant per prolungare il divertimento delle discese su sci, slittini e gommoni, e una serie di percorsi con gonfiabili a tema Walser per celebrare le tradizioni della valle. Poco più in alto, a Gressoney-La-Trinité, vede la luce la nuova pista di slittino Murmeltier, progetto ambizioso che ruota attorno a 550 metri di discesa serviti dalla seggiovia Moos, illuminazione notturna, innevamento garantito e la possibilità di scivolare anche sotto le stelle, ogni mercoledì e sabato sera.
Da questa stagione, poi, entra pienamente in funzione la tecnologia bluetooth low energy, che consente di usare lo skipass digitale dallo smartphone, senza passare dalla biglietteria. Basta tenerlo in tasca per accedere agli impianti, riducendo così plastica e attese e promuovendo una montagna più smart e sostenibile, dove la tecnologia è al servizio dell’esperienza.
Sul fronte di costi e promozioni, fioccano agevolazioni e formule pensate per andare incontro a tutte le tasche e per far fronte alle imprevedibili condizioni meteorologiche. A partire da sci gratuito per bambini sotto gli otto anni, a sconti del 30 e del 20 per cento rispettivamente per i ragazzi tra gli 8 e i 16 anni e i giovani tra i 16 e i 24 anni , per arrivare a voucher multiuso per i rimborsi skipass in caso di chiusura degli impianti . «Siamo più che soddisfatti di poter ribadire la solidità di una destinazione che sta affrontando le sfide di questi anni con lungimiranza. Su tutte, l’imprevedibilità delle condizioni meteo che ci condiziona in modo determinante e ci spinge a migliorare le performance delle infrastrutture e delle modalità di rimborso, come nel caso dei voucher», dice Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa Spa.
Introdotti con successo l’inverno scorso, i voucher permettono ai titolari di skipass giornalieri o plurigiornalieri, in caso di chiusure parziali o totali del comprensorio, di avere crediti spendibili in acquisti non solo di nuovi skipass e biglietti per impianti, ma anche in attività e shopping presso partner d’eccellenza, che vanno dal Forte di Bard alle Terme di Champoluc, fino all’avveniristica Skyway Monte Bianco, passando per ristoranti di charme e botteghe artigiane.
Altra grande novità della stagione, questa volta dal respiro internazionale, l’ingresso di Monterosa Ski nel circuito Ikon pass, piattaforma americana che raccoglie oltre 60 destinazioni sciistiche nel mondo.
«Non si tratta solo di un’inclusione simbolica», commenta Munari, «ma di entrare concretamente nei radar di sciatori di Stati Uniti, Canada, Giappone o Australia che, già abituati a muoversi tra mete sciistiche di fama mondiale, avranno ora la possibilità di scoprire anche il nostro comprensorio». Comprensorio che ha tanto da offrire.
Sotto lo sguardo dei maestosi 4.000 del Rosa, sfilano discese sfidanti anche per i più esperti sul carosello principale Monterosa Ski 3 Valli - 29 impianti per 52 piste fino a 2.971 metri di quota - e percorsi più soft, adatti a principianti e bambini, nella ski area satellite di Antagnod, Brusson, Gressoney-Saint-Jean, Champorcher e Alpe di Mera; fuoripista da urlo nel regno imbiancato di Monterosa freeride paradise e tracciati di sci alpinismo d’eccezione - Monterosa Ski è il primo comprensorio di sci alpinismo in Italia. Il tutto accompagnato da panorami e paesaggi strepitosi e da un’accoglienza made in Italy che conquista a colpi di stile e atmosfere genuine. Info: www.monterosaski.eu.
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Dal foyer della Prima domina il nero scelto da vip e istituzioni. Tra abiti couture, la presenza di Pierfrancesco Favino, Mahmood, Achille Lauro e Barbara Berlusconi - appena nominata nel cda - spiccano le assenze ufficiali. Record d’incassi per Šostakovič.
Non c’è dubbio che un’opera dirompente e sensuale, che vede tradimenti e assassinii, censurata per la sua audacia e celebrata per la sua altissima qualità musicale come Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmítrij Šostakóvič, abbia influenzato la scelta di stile delle signore presenti.
«Quando preparo gli abiti delle mie clienti per la Prima della Scala, tengo sempre conto del tema dell’opera», spiega Lella Curiel, sessanta prime al suo attivo e stilista per antonomasia della serata più importante del Piermarini. Così ogni volta la Prima diventa un grande esperimento sociale, di eleganza ma anche di mise inopportune. Da sempre, la platea ingioiellata e in smoking, si divide tra chi è qui per la musica e chi per mostrarsi mentre finge di essere qui intendendosene. Sul piazzale, lo show comincia ben prima del do di petto. Le signore scendono dalle auto con la stessa espressione di chi affronta un red carpet improvvisato: un occhio al gradino e uno ai fotografi. Sono tiratissime, ma anche i loro accompagnatori non sono da meno, alcuni dei quali con abiti talmente aderenti che sembrano più un atto di fede che un capo sartoriale.
È il festival del «chi c’è», «chi manca» ma tutti partecipano con disinvoltura allo spettacolo parallelo: quello dei saluti affettuosi, che durano esattamente il tempo di contare quanti carati ha l’altro. Mancano sì il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, il presidente del Senato e il presidente della Camera ma gli aficionados della Prima, e anche tanti altri, ci sono tutti visto che è stato raggiunto il record di biglietti venduti, quasi 3 milioni di euro d’incasso.
Sul palco d'onore, con il sindaco Beppe Sala e Chiara Bazoli (in nero Armani rischiarato da un corpetto in paillettes), il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’applaudita senatrice a vita Liliana Segre, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana accompagnato dalla figlia Cristina (elegantissima in nero di Dior), il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, i vicepresidenti di Camera e Senato Anna Ascani e Gian Marco Centinaio e il prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. Nero imperante, quindi, nero di pizzo, di velluto, di chiffon ma sempre nero. Con un tocco di rosso come per l’abito di Maria Grazia compagna di Giuseppe Marotta («è un vestito di sartoria, non è firmato da nessun stilista»), con dettagli verdi scelti da Diana Bracco («sono molto rigorosa»). Tutto nero l’abito/cappotto di Andrée Ruth Shammah («metto sempre questo per la Prima con i gioielli colorati di mia mamma»). E così quello di Fabiana Giacomotti molto scollato sulla schiena («è di Balenciaga, l’ultima collezione di Demna»).
Ma esce dal coro Barbara Berlusconi, la più fotografata, in un prezioso abito di Armani dalle varie sfumature, dall’argento al rosso al blu («ho scelto questo abito che avevo già indossato per celebrarlo»), accompagnata da Lorenzo Guerrieri. Fresca di nomina nel cda della Scala (voluta da Fontana), si è soffermata con i giornalisti. «La scelta di Šostakovič - afferma - conferma che la Scala non è solo un luogo di memoria: è anche un teatro che ha il coraggio di proporre opere che fanno pensare, che interrogano il pubblico, lo sfidano, e che raccontano la complessità del nostro tempo. La Lady è un titolo "ruvido", forte, volutamente impegnativo, che non cerca il consenso facile. È un'opera intensa, profonda, scomoda, ma anche attualissima per i temi che propone». E aggiunge: «Mio padre amava l'opera e ho avuto il piacere di accompagnarlo parecchi anni fa a una Prima. Questo ruolo nel cda l'ho preso con grande impegno per aiutare la Scala a proseguire nel suo straordinario lavoro». Altra componente del cda, Melania Rizzoli, in nero vintage dell’amica Chiara Boni, arrivata con il figlio Alberto Rizzoli. In nero Ivana Jelinic, ad di Enit, agenzia nazionale del Turismo. In blu firmato Antonio Riva, Giulia Crespi moglie di Angelo, direttore della Pinacoteca di Brera. In beige Ilaria Borletti Buitoni con un completo confezionato dalla sarta su un suo disegno. Letteralmente accerchiati da giornalisti, fotografi e telecamere Pierfrancesco Favino con la moglie Anna Ferzetti, Mahmood in Versace («mi sento regale») e Achille Lauro che dice quanto sia importante che l’opera arrivi ai giovani. Debutto lirico per Giorgio Pasotti mentre è una conferma per Giovanna Salza in Armani e ospite abituale è l’artista Francesco Vezzoli.
Poi, in 500, alla cena di gala firmata dallo chef 2 stelle Michelin nella storica Società del Giardino Davide Oldani. E così la Prima resta quel miracolo annuale in cui tutti, almeno per una sera, riescono a essere la versione più scintillante (e leggermente autoironica) di sé stessi.
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Guido Guidesi (Imagoeconomica)
Le Zis si propongono come aree geografiche o distretti tematici in cui imprese, startup e centri di ricerca possano operare in sinergia per stimolare l’innovazione, generare nuova occupazione qualificata, attrarre capitali, formare competenze avanzate e trattenere talenti. Nelle intenzioni della Regione, le nuove zone dovranno funzionare come poli stabili, riconosciuti e specializzati, ciascuno legato alle vocazioni produttive del proprio territorio. I progetti potranno riguardare settori differenti: manifattura avanzata, digitalizzazione, life science, agritech, energia, materiali innovativi, cultura tecnologica e altre filiere considerate strategiche.
La procedura di attivazione delle Zis è così articolata. La Fase 1, tramite manifestazione di interesse, permette ai soggetti coinvolti di presentare un Masterplan, documento preliminare in cui vengono indicati settore di specializzazione, composizione del partenariato, governance, spazi disponibili o da realizzare, laboratori, servizi tecnologici e prospetto di sostenibilità. La proposta dovrà inoltre includere la lettera di endorsement della Provincia competente. Ogni Provincia potrà ospitare fino a due Zis, senza limiti invece per le candidature interprovinciali. La dotazione economica disponibile per questa fase è pari a 1 milione di euro: il contributo regionale finanzia fino al 50% delle spese di consulenza per la stesura dei documenti necessari alla Fase 2, fino a un massimo di 100.000 euro per progetto.
La Fase 2 è riservata ai progetti ammessi dopo la valutazione iniziale. Con l’accompagnamento della Regione, i proponenti elaboreranno il Piano strategico definitivo, che dovrà disegnare una visione a lungo termine con orizzonte al 2050. Il programma di sviluppo indicherà le azioni operative: attrazione di nuove imprese e startup innovative, apertura o potenziamento di laboratori, creazione di infrastrutture digitali, percorsi formativi ad alta specializzazione, incubatori e servizi condivisi. Sarà inoltre definito un modello economico sostenibile e un sistema di monitoraggio basato su indicatori misurabili per valutare impatti occupazionali, tecnologici e competitivi.
I soggetti autorizzati alla presentazione delle candidature sono raggruppamenti pubblico-privati con imprese o startup come capofila. Possono partecipare enti pubblici, Comuni, Province, camere di commercio, università, centri di ricerca, enti formativi, fondazioni, associazioni e organizzazioni del terzo settore. Regione Lombardia avrà il ruolo di coordinatore e facilitatore. All’interno della direzione generale sviluppo economico sarà istituita una struttura dedicata al supporto dei territori: un presidio tecnico incaricato di orientare, assistere e valorizzare le progettualità, monitorando l’attuazione e la coerenza con gli obiettivi strategici.
Nel corso della presentazione istituzionale, l’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha dichiarato: «Cambiamo per innovare. Le Zis saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani». Da Confindustria Lombardia è arrivata una valutazione positiva. Il presidente Giuseppe Pasini ha affermato: «Attraverso le Zis si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani».
Ogni territorio svilupperà la propria specializzazione, puntando su filiere già forti o sulla creazione di nuovi segmenti tecnologici. Il percorso non prevede limiti settoriali ma richiede sostenibilità economica e capacità di generare ricadute occupazionali misurabili.
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