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2023-08-14
Vacanze troppo care, 1 italiano su 10 rinuncia
(iStock)
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci sperava anche perché fino a un paio di settimane fa i numeri erano esplosivi. Se il Pil nel secondo trimestre ha avuto una flessione congiunturale, in compenso il turismo che macina soldi potrà riequilibrare le sorti dell’economia, è il ragionamento che si è fatto finora tra i tecnici del Tesoro. L’estate dovrebbe colmare il deficit di bilancio e aiutare a definire in autunno una legge di bilancio meno gravosa.
Ma i conti, a quanto pare, non tornano. L’aumento inarrestabile dei prezzi ha frenato l’ondata degli spostamenti degli italiani. Non solo la maggioranza ha ridotto la permanenza nelle località balneari a meno di una settimana, secondo un’analisi Coldiretti-Ixè, ma, come stimano le associazioni dei consumatori, più di un italiano su dieci ha rinunciato a partire. La domanda verso le destinazioni italiane è scesa del 20-30%. La Sardegna, che l’anno scorso dava il tutto esaurito già a giugno, ora è a caccia di turisti last minute. Le compagnie navali hanno dimezzato i prezzi eppure non riescono a riempirsi. Una famiglia di 4 persone con un’auto di medie dimensioni, acquistando i biglietti a inizio giugno avrebbe speso 1.200 euro per un viaggio andata e ritorno in cabina, ora il costo è sceso a 700 euro. Anche gli alberghi hanno dovuto ritoccare i listini, anche se non ovunque, eppure le associazioni di categoria già stimano che a fine estate il consuntivo sarà sotto le aspettative.
Le rilevazioni di Federalberghi dicono che anche chi riesce ad andare in vacanza, il 45% degli italiani, a voler essere ottimisti, cerca di limitare il più possibile le spese. Quindi cordoni della borsa stretti e meno giorni fuori casa.
Il listino dei prezzi è aggiornato giornalmente. Federconsumatori ha calcolato che le ferie costano 800 euro in più a settimana. È una cifra che torna se si pensa che in alcune località, perfino un semplice cappuccino con una brioche è arrivato a costare 20 euro. L’insieme dei rincari si aggira finora a 3,9 miliardi rispetto al 2022. Demoskopika stima che a fine estate, chi è andato in vacanza avrà speso il 9% in più.
La voce che incide di più (parliamo sempre per il turismo nazionale) è quella dei biglietti aerei. Un volo Napoli Alghero costa più di uno per New York: il 5 luglio costava 247 euro, ora ne costa 478, ben il 93,5% in più. Il Brindisi-Cagliari-Brindisi che il 6 luglio era venduto a 286 euro, il 5 agosto costava 357 euro, cioè +24,8%. Per un Roma Olbia, andata e ritorno, si spende 350-450 euro. Una cifra non irrilevante ma comunque meno degli 850 euro che le compagnie offrivano per chi ha prenotato a giugno. Secondo i dati Istat, spostarsi nei cieli significa spendere il 44% in più per voli nazionali, il 43% per tratte europee e il 16% per quelle intercontinentali (che l’anno scorso erano rincarate del 128%). Assoutenti ha calcolato che per una famiglia con due figli, in partenza il 12 agosto e con ritorno il 19 agosto, per Milano-Cagliari, spendeva 729 euro il 3 luglio e 760 euro il 5 agosto (+4,2%); per Milano-Palermo si passa da 818 euro a 954 euro (+16,6%). Aumenti più consistenti sulla Milano-Brindisi (da 845 euro a 1.129 euro, +33,6%), fino ad arrivare alla tratta Roma-Cagliari che registra un aumento del 71,9%: da 573 euro a 985 euro. Per le stesse date, andare dalla Capitale a New York costa 674 euro.
«Tutto ciò nonostante i costi dell’energia siano crollati negli ultimi mesi, e i prezzi dei carburanti per il trasposto aereo abbiano registrato un calo superiore al 20%», afferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons.
Il governo ha deciso di porre un freno al caro voli, intervenendo sugli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante il picco della domanda e se il prezzo del biglietto è del 200% superiore alla tariffa media di volo. È stato poi vietato di fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato. Ma il decreto interessa solo i voli nazionali con le isole mentre restano escluse le altre tratte per le quali continua il mercato selvaggio. Michele Mezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e esperto in big data e algoritmi spiega che «le compagnie aeree che servono gli scali europei e quelli intercontinentali continuano ad essere libere di usare il sistema automatico di fissazione dei prezzi. In pratica ogni passeggero ha una sorta di biglietto personalizzato. La tariffa è stabilita in base alla profilazione effettuata dalle grandi piattaforme che rivendono i dati ai vettori. Gli algoritmi elaborano le informazioni immagazzinate su ogni persona. Perfino la località in cui è effettuata la prenotazione o l’uso del cellulare piuttosto che il computer, possono determinare variazioni di prezzo». Secondo l’esperto, «l’unico modo per sfuggire a questo meccanismo è rendersi anonimi, tramite l’uso della rete Vpn. Ma non è nemmeno detto che poi si possa risparmiare giacché alcune compagnie quando vedono il passaggio tramite questo strumento, non mandano a buon fine la prenotazione». Per mettere un freno agli algoritmi su tutte le tratte, secondo Mezza, dovrebbe intervenire l’Agcom con una delibera, sul tipo di quella fatta per ChatGpt che impone di rivelare come vengono usati i dati. «Andrebbe vietata l’applicazione nelle relazioni commerciali, delle profilazioni ricavate dai server provider».
Intanto però viaggiare continua ad essere sempre più caro.
Chi non vuole rinunciare alle vacanze fugge verso mete estere a portata di mano. Spagna, Tunisia ed Egitto (Sharm El Sheikh) hanno da sempre soggiorni meno cari e questa estate hanno fatto una politica dei prezzi aggressiva con sconti importanti. Ci sono poi le nuove mete in Albania e Montenegro. Il governo di Tirana conta di chiudere la stagione con oltre nove milioni di turisti, tre milioni in più del 2022. Le spiagge non hanno niente da invidiare a quelle della Puglia, dove però un ombrellone e due lettini possono arrivare a costare anche 180 euro al giorno, come risulta da alcune recensioni indignate su Tripadvisor, fino al caso limite di un gazebo a mille euro, mentre, nella costa albanese si trovano ancora offerte a 10-15 euro. Una bella differenza che pesa molto sulle scelte dei turisti. E infatti in una settimana i collegamenti da Bari a Durazzo – in Albania – sono raddoppiati e un quarto dei passeggeri è italiano. Per spiegare i listini da nababbi, il presidente del Sindacato balneari di Lecce, Vito Vergine, titolare del lido Maldive del Salento a Pescoluse, dice che l’obiettivo è di selezionare la clientela. Ma chissà se questa scelta elitaria risulterà vincente. Al momento i gestori dei lidi in Puglia hanno visto calare le presenze a luglio del 20%.
Anche in Liguria, che ha quasi il 70% delle spiagge occupato da stabilimenti balneari, prezzi da capogiro. Sulla riviera di Ponente, ad Alassio, il conto per un ombrellone e due lettini arriva anche a 80 euro al giorno. Per chi invece sceglie Levante, tra Rapallo, Santa Margherita ligure e Recco, i costi vanno dai 50 ai 100 euro al giorno.
Se poi la giornata al mare prevede anche la consumazioni presso i lidi (panini, acqua, gelati, bibite, caffè), parcheggio, carburante, una famiglia con due bambini arriva a spendere quest’anno mediamente tra i 100 e i 110 euro per una giornata al mare, con un aggravio medio del +13,4% sul 2022. E siccome la vacanza è diventata un salasso, in molti restano a casa.
Ma anche per chi ha scelto la città con piccole puntate in giornata, sulla costa, laddove è possibile, non è facile risparmiare. A Fregene, la meta preferita dai romani, una cabina per tutta la stagione costa 6.000 euro. Una cena a base di pesce, senza vino, 80 euro, mentre un aperitivo in spiaggia può arrivare anche a 30-40 euro a persona se accompagnato da sushi e fritti. Una bottiglia d’acqua da mezzo litro non si trova a meno di 1,50 euro e per un gelato confezionato bisogna spendere 2,50 euro mentre quello artigianale è tra 3-3,50 euro.
I costi di case vacanza e b&b sono saliti del 30% ma tutto è esaurito da mesi. Per risparmiare ci sono le spiagge libere, attrezzate con chioschi in riva al mare, servizi igienici e anche ombrelloni e lettini da affittare. I prezzi sono meno della metà di quelli richiesti dagli stabilimenti: 1.200-1.500 euro per la stagione contro 3.000-6.000 dei bagni classici. Non a caso sono state prese d’assalto e hanno registrato un 20% di presenze in più rispetto al periodo pre Covid.
Le testimonianze dei ristoratori: «Bar e locali si svuotano prima, ci rifacciamo con gli stranieri»
La famiglia che mi sta davanti in coda al ristorante, si ferma un attimo fuori a controllare il menù. La mamma storce il naso. Il padre anche. «Al massimo domani mangiamo a casa», dice. I figli brontolano perché hanno fame. Alla fine, dopo vari tentennamenti, optano per una pizza ad asporto. Sono a Porto San Giorgio, lungo il litorale marchigiano. La vedi che non è più la stessa estate. La senti. La percepisci. La odi nelle voci che risuonano nei bar, negli alberghi, nei locali, nei ristoranti. La vedi negli occhi dei bambini quando vorrebbero fare un altro giro in giostra a 5 euro - ormai hanno aumentato anche i giostrai - e il padre è costretto a dirgli di no, allora il bimbo va dalla madre e la madre gli dice di no ancora.
La vedi negli occhi di quella famiglia sarda tanto cara che fa le vacanze nel campeggio sotto il tuo appartamento e ogni sera mangia al sacco sotto l’albero. Le uniche cose fresche sono l’acqua, l’anguria e il prosciutto di giornata. Il resto è tutto cibo in scatola che deve bastare una settimana. La vedi in quella famiglia che decide di mangiare la piadina in piedi anziché sedersi al ristorante. Del resto, un piatto di spaghetti allo scoglio, 18 euro. Una pizza margherita 9 euro e 50. Una birra 6 euro. L’acqua 3. La tagliata 25 euro. Se ci aggiungi il coperto, il caffè, l’ammazzacaffè, il sorbetto, il dolcetto e sai mai che ti mettano in conto anche il piattino di condivisione, la ciotola per il cane e il metro quadro di aria che respiri, in una sera una famiglia di 4 persone arriva a spendere 120 euro. Anche i gelati si fanno fatica a prendere. Anziché due palline, meglio una. O meglio ancora, si prende una coppa unica e l’intera famiglia ci inzuppa la cannuccia.
Prendi il locale di Patrizia per esempio. Patrizia Dorioni da una decina d’anni è la titolare di questa piccola boutique del gusto, Il Frutto del desiderio, in pieno centro. «Non è la solita estate», ci dice, «manca una settimana a ferragosto ma la stagione praticamente deve ancora iniziare. Rispetto agli anni passati la differenza è abissale, non si lavora più come una volta. Le famiglie italiane stanno più attente, passeggiano e basta. In più vedi, oggi è martedì, si lavora meno, ormai si lavora solo sabato e domenica».
Anche Omar Falzolgher nota un calo. Lui con il fratello gemello è il titolare della pizzeria Cip&Ciop in pieno centro. «La stagione è un po’ triste. L’orario si è ridotto, se prima chiudevamo alle tre di notte, ora a mezzanotte inizia a svuotarsi il paese. Prima a pranzo stavamo aperti, ora non ne vale la pena».
«Si lavora molto bene con gli stranieri», dice Luca Tortù, titolare del caffè Novecento, «inglesi, americani, canadesi, russi; anche perché molti hanno casa qui». Uscendo dal locale incontro l’assessore al Turismo. «Molti stranieri hanno acquistato la casa nell’entroterra», mi dice Giampiero Marcattili, «in spiaggia vediamo un calo durante la settimana. Ma per gli italiani non è il caro vacanze , è il caro vita. A qualcosa bisogna rinunciare. Bene il serbatoio dei campeggi».
E a proposito di campeggi ci spostiamo un attimo in Veneto, a Cavallino Treporti. Sapete quanti italiani ci sono? Stando a un report di Faita Nordest Federcamping, gli italiani quest’anno, finora sono il 15 %. L’anno scorso erano il 17%. I tedeschi sono al 47,8. «Mancano italiani», ci dice Luigi Serafin che tiene un ristorante in centro a Jesolo. «E soprattutto la domenica c’è un calo».
Ma come la domenica? Ma se una volta era giorno full, se una volta di domenica la movida esplodeva, con tutti quei giovani e quelle famiglie di italiani che ogni fine settimana facevano la spola?
Ecco. Non ci sono più.
Daniel Menazza, titolare del Menazza Hotels Group, conferma. Italiani ce ne sono pochi, ma il fatturato è aumentato. Come? Alzando i prezzi. «Ora vendendo una camera, è come se ne vendessi tre», dice. E questo giova? «Sì, il personale è meno stressato, meno usura dell’immobile, meno materie prime». Sì ok, ma si lavora? «Certo, si lavora molto bene con i Paesi dell’Est, Ungheria Bulgaria Polonia Moldavia Romania. Sono i nuovi ricchi, arrivano già con le buste piene di contanti». Hai capito.
I racconti di chi ha rinunciato: «Due stipendi non bastano, coi bimbi ci arrangiamo in città»
La piscina gonfiabile a 25 euro e 80 centesimi comprata su Amazon, a cui aggiungi i 3 euro e 99 di spese di spedizione, montata in giardino, rende bene l’idea delle ferie fatte a casa.
Barbara, 35 anni, guarda le sue figlie di 7 e 8 anni sguazzare dentro quella pozzanghera d’acqua. Agghindate di salvagente, fingono di essere in spiaggia. In realtà sono in provincia di Varese dove il mare da non lo vedi manco se prendi il binocolo.
«Quest’anno va così», ci dice, «niente vacanze, ma loro si divertono lo stesso».
Operaia in una ditta, per seguire le bimbe, lavora part time e prende 700 euro al mese.
Il marito invece lavora a tempo pieno, lo stipendio di un operaio, ma arrivare a fine mese è difficile. Mettici l’affitto, il mutuo, le bollette, l’assicurazione e il bollo, le spese scolastiche, le copertine di diverso colore a seconda delle materie, i pastelli tutti temperati, gli astucci nuovi perché - sai mamma - la mia amichetta di banco - quest’anno - ha quello di Frozen - mettici qualche spesa extra, se a fine anno devi tagliare qualcosa, tagli le ferie; perché si sa, le vacanze sono diventate un lusso che pochi si possono permettere. «Quest’anno», racconta, «vedo che i prezzi sono aumentati molto. Noi abbiamo rinunciato anche perché siamo in procinto di prendere casa. Avevamo guardato per un week end di luglio ma costava tutto tanto».
Anche Claudia, 38 anni, che tiene il blog Mamma, che disastro, col marito di anni 42, ha dovuto rinunciare alle vacanze. Due figlie, 7 e 10 anni. Lei fa la crew in una grossa catena commerciale, lui sistema gli scaffali in un supermercato. Lei prende 900 euro al mese. Lui 1.300. Pagano 700 euro di affitto a Roma, zona Trullo. Le spese di condominio ammontano a 130 euro ogni 3 mesi, hanno tre finanziamenti in corso: la lavatrice, il frigo, la lavastoviglie; il finanziamento anche per il dentista perché in Italia se vai con la mutua aspetti 25 mesi; hanno una sola auto, perché un’altra non se la possono permettere, voi capite che per questa famiglia andare in ferie diventa praticamente impossibile.
«Vero che abbiamo due stipendi», ci racconta, «uno full time e uno part time, ma le spese sono sempre tante e quindi bisogna trovare soluzioni alternative perché i bambini in un modo o nell’altro fanno paragoni con i loro amici. A settembre tornano a scuola, qualcuno si inventa viaggi incredibili e gli altri ci credono». Dite ai bimbi di inventare anche voi. «No, le bugie non si dicono. Per loro il viaggio è dormire in un posto diverso. È stare tutto il giorno in un posto che non conoscono. E quindi un giorno facciamo mare, un giorno piscina, un giorno i lavoretti con i barattoli di sabbia colorata».
Anche Johnny Baggio, 49 anni, di Bassano, provincia di Vicenza, non ha fatto ferie.
Con una ditta di servizi fiduciari, se non hai manco personale perché non si trova, prendersi una pausa diventa problematico. Se poi devi stare attento ai soldi, centellinare le spese, macchitelofaffare, a sto punto meglio stare a casa. «Io sto rinunciando alle vacanze» ci racconta, «anche perché ho visto che costa tanto, una settimana a Jesolo costa il doppio rispetto all’anno scorso. Ho l’affitto per l’ufficio, ho fatto investimenti, è aumentata anche la spesa, a ‘sto punto meglio rinunciare. Andremo più avanti in bassa stagione».
Nicola Tonellato, invece, di Treviso, con la moglie e il loro bimbo piccolo, si concede una sola settimana a Jesolo. Ma Jesolo è qui, a tre quarti d’ora di auto da dove abitano. A loro è aumentata la rata del mutuo, arrivando quasi a 1.000 euro. Lui muratore, lei insegnante di ballo. «Le ferie quest’anno costano il doppio», dice, «la rata è aumentata di quasi 300 euro, per una famiglia è tanto, da 680 sono arrivato a pagare 964, dobbiamo stringere un po’ la cinghia anche per fare la spesa».
Anche Marylin di Ancona, con le bimbe e il marito, ha fatto vacanze al risparmio: in montagna a Falcade (Belluno), 500 euro l’appartamento, modalità scout, pranzo al sacco e le bambine in mezzo alle marmotte più contente che mai.
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Quest’anno per le ferie una famiglia pagherà 800 euro in più a settimana. Anche solo arrivare in Sardegna costa più che volare a New York. Così si cercano nuove mete come Albania e Montenegro. E molti decidono semplicemente di stare a casa.Lo speciale comprende tre articoli.Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci sperava anche perché fino a un paio di settimane fa i numeri erano esplosivi. Se il Pil nel secondo trimestre ha avuto una flessione congiunturale, in compenso il turismo che macina soldi potrà riequilibrare le sorti dell’economia, è il ragionamento che si è fatto finora tra i tecnici del Tesoro. L’estate dovrebbe colmare il deficit di bilancio e aiutare a definire in autunno una legge di bilancio meno gravosa. Ma i conti, a quanto pare, non tornano. L’aumento inarrestabile dei prezzi ha frenato l’ondata degli spostamenti degli italiani. Non solo la maggioranza ha ridotto la permanenza nelle località balneari a meno di una settimana, secondo un’analisi Coldiretti-Ixè, ma, come stimano le associazioni dei consumatori, più di un italiano su dieci ha rinunciato a partire. La domanda verso le destinazioni italiane è scesa del 20-30%. La Sardegna, che l’anno scorso dava il tutto esaurito già a giugno, ora è a caccia di turisti last minute. Le compagnie navali hanno dimezzato i prezzi eppure non riescono a riempirsi. Una famiglia di 4 persone con un’auto di medie dimensioni, acquistando i biglietti a inizio giugno avrebbe speso 1.200 euro per un viaggio andata e ritorno in cabina, ora il costo è sceso a 700 euro. Anche gli alberghi hanno dovuto ritoccare i listini, anche se non ovunque, eppure le associazioni di categoria già stimano che a fine estate il consuntivo sarà sotto le aspettative. Le rilevazioni di Federalberghi dicono che anche chi riesce ad andare in vacanza, il 45% degli italiani, a voler essere ottimisti, cerca di limitare il più possibile le spese. Quindi cordoni della borsa stretti e meno giorni fuori casa. Il listino dei prezzi è aggiornato giornalmente. Federconsumatori ha calcolato che le ferie costano 800 euro in più a settimana. È una cifra che torna se si pensa che in alcune località, perfino un semplice cappuccino con una brioche è arrivato a costare 20 euro. L’insieme dei rincari si aggira finora a 3,9 miliardi rispetto al 2022. Demoskopika stima che a fine estate, chi è andato in vacanza avrà speso il 9% in più. La voce che incide di più (parliamo sempre per il turismo nazionale) è quella dei biglietti aerei. Un volo Napoli Alghero costa più di uno per New York: il 5 luglio costava 247 euro, ora ne costa 478, ben il 93,5% in più. Il Brindisi-Cagliari-Brindisi che il 6 luglio era venduto a 286 euro, il 5 agosto costava 357 euro, cioè +24,8%. Per un Roma Olbia, andata e ritorno, si spende 350-450 euro. Una cifra non irrilevante ma comunque meno degli 850 euro che le compagnie offrivano per chi ha prenotato a giugno. Secondo i dati Istat, spostarsi nei cieli significa spendere il 44% in più per voli nazionali, il 43% per tratte europee e il 16% per quelle intercontinentali (che l’anno scorso erano rincarate del 128%). Assoutenti ha calcolato che per una famiglia con due figli, in partenza il 12 agosto e con ritorno il 19 agosto, per Milano-Cagliari, spendeva 729 euro il 3 luglio e 760 euro il 5 agosto (+4,2%); per Milano-Palermo si passa da 818 euro a 954 euro (+16,6%). Aumenti più consistenti sulla Milano-Brindisi (da 845 euro a 1.129 euro, +33,6%), fino ad arrivare alla tratta Roma-Cagliari che registra un aumento del 71,9%: da 573 euro a 985 euro. Per le stesse date, andare dalla Capitale a New York costa 674 euro. «Tutto ciò nonostante i costi dell’energia siano crollati negli ultimi mesi, e i prezzi dei carburanti per il trasposto aereo abbiano registrato un calo superiore al 20%», afferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons.Il governo ha deciso di porre un freno al caro voli, intervenendo sugli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante il picco della domanda e se il prezzo del biglietto è del 200% superiore alla tariffa media di volo. È stato poi vietato di fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato. Ma il decreto interessa solo i voli nazionali con le isole mentre restano escluse le altre tratte per le quali continua il mercato selvaggio. Michele Mezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e esperto in big data e algoritmi spiega che «le compagnie aeree che servono gli scali europei e quelli intercontinentali continuano ad essere libere di usare il sistema automatico di fissazione dei prezzi. In pratica ogni passeggero ha una sorta di biglietto personalizzato. La tariffa è stabilita in base alla profilazione effettuata dalle grandi piattaforme che rivendono i dati ai vettori. Gli algoritmi elaborano le informazioni immagazzinate su ogni persona. Perfino la località in cui è effettuata la prenotazione o l’uso del cellulare piuttosto che il computer, possono determinare variazioni di prezzo». Secondo l’esperto, «l’unico modo per sfuggire a questo meccanismo è rendersi anonimi, tramite l’uso della rete Vpn. Ma non è nemmeno detto che poi si possa risparmiare giacché alcune compagnie quando vedono il passaggio tramite questo strumento, non mandano a buon fine la prenotazione». Per mettere un freno agli algoritmi su tutte le tratte, secondo Mezza, dovrebbe intervenire l’Agcom con una delibera, sul tipo di quella fatta per ChatGpt che impone di rivelare come vengono usati i dati. «Andrebbe vietata l’applicazione nelle relazioni commerciali, delle profilazioni ricavate dai server provider». Intanto però viaggiare continua ad essere sempre più caro. Chi non vuole rinunciare alle vacanze fugge verso mete estere a portata di mano. Spagna, Tunisia ed Egitto (Sharm El Sheikh) hanno da sempre soggiorni meno cari e questa estate hanno fatto una politica dei prezzi aggressiva con sconti importanti. Ci sono poi le nuove mete in Albania e Montenegro. Il governo di Tirana conta di chiudere la stagione con oltre nove milioni di turisti, tre milioni in più del 2022. Le spiagge non hanno niente da invidiare a quelle della Puglia, dove però un ombrellone e due lettini possono arrivare a costare anche 180 euro al giorno, come risulta da alcune recensioni indignate su Tripadvisor, fino al caso limite di un gazebo a mille euro, mentre, nella costa albanese si trovano ancora offerte a 10-15 euro. Una bella differenza che pesa molto sulle scelte dei turisti. E infatti in una settimana i collegamenti da Bari a Durazzo – in Albania – sono raddoppiati e un quarto dei passeggeri è italiano. Per spiegare i listini da nababbi, il presidente del Sindacato balneari di Lecce, Vito Vergine, titolare del lido Maldive del Salento a Pescoluse, dice che l’obiettivo è di selezionare la clientela. Ma chissà se questa scelta elitaria risulterà vincente. Al momento i gestori dei lidi in Puglia hanno visto calare le presenze a luglio del 20%. Anche in Liguria, che ha quasi il 70% delle spiagge occupato da stabilimenti balneari, prezzi da capogiro. Sulla riviera di Ponente, ad Alassio, il conto per un ombrellone e due lettini arriva anche a 80 euro al giorno. Per chi invece sceglie Levante, tra Rapallo, Santa Margherita ligure e Recco, i costi vanno dai 50 ai 100 euro al giorno. Se poi la giornata al mare prevede anche la consumazioni presso i lidi (panini, acqua, gelati, bibite, caffè), parcheggio, carburante, una famiglia con due bambini arriva a spendere quest’anno mediamente tra i 100 e i 110 euro per una giornata al mare, con un aggravio medio del +13,4% sul 2022. E siccome la vacanza è diventata un salasso, in molti restano a casa. Ma anche per chi ha scelto la città con piccole puntate in giornata, sulla costa, laddove è possibile, non è facile risparmiare. A Fregene, la meta preferita dai romani, una cabina per tutta la stagione costa 6.000 euro. Una cena a base di pesce, senza vino, 80 euro, mentre un aperitivo in spiaggia può arrivare anche a 30-40 euro a persona se accompagnato da sushi e fritti. Una bottiglia d’acqua da mezzo litro non si trova a meno di 1,50 euro e per un gelato confezionato bisogna spendere 2,50 euro mentre quello artigianale è tra 3-3,50 euro. I costi di case vacanza e b&b sono saliti del 30% ma tutto è esaurito da mesi. Per risparmiare ci sono le spiagge libere, attrezzate con chioschi in riva al mare, servizi igienici e anche ombrelloni e lettini da affittare. I prezzi sono meno della metà di quelli richiesti dagli stabilimenti: 1.200-1.500 euro per la stagione contro 3.000-6.000 dei bagni classici. 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La vedi che non è più la stessa estate. La senti. La percepisci. La odi nelle voci che risuonano nei bar, negli alberghi, nei locali, nei ristoranti. La vedi negli occhi dei bambini quando vorrebbero fare un altro giro in giostra a 5 euro - ormai hanno aumentato anche i giostrai - e il padre è costretto a dirgli di no, allora il bimbo va dalla madre e la madre gli dice di no ancora. La vedi negli occhi di quella famiglia sarda tanto cara che fa le vacanze nel campeggio sotto il tuo appartamento e ogni sera mangia al sacco sotto l’albero. Le uniche cose fresche sono l’acqua, l’anguria e il prosciutto di giornata. Il resto è tutto cibo in scatola che deve bastare una settimana. La vedi in quella famiglia che decide di mangiare la piadina in piedi anziché sedersi al ristorante. Del resto, un piatto di spaghetti allo scoglio, 18 euro. Una pizza margherita 9 euro e 50. Una birra 6 euro. L’acqua 3. La tagliata 25 euro. Se ci aggiungi il coperto, il caffè, l’ammazzacaffè, il sorbetto, il dolcetto e sai mai che ti mettano in conto anche il piattino di condivisione, la ciotola per il cane e il metro quadro di aria che respiri, in una sera una famiglia di 4 persone arriva a spendere 120 euro. Anche i gelati si fanno fatica a prendere. Anziché due palline, meglio una. O meglio ancora, si prende una coppa unica e l’intera famiglia ci inzuppa la cannuccia. Prendi il locale di Patrizia per esempio. Patrizia Dorioni da una decina d’anni è la titolare di questa piccola boutique del gusto, Il Frutto del desiderio, in pieno centro. «Non è la solita estate», ci dice, «manca una settimana a ferragosto ma la stagione praticamente deve ancora iniziare. Rispetto agli anni passati la differenza è abissale, non si lavora più come una volta. Le famiglie italiane stanno più attente, passeggiano e basta. In più vedi, oggi è martedì, si lavora meno, ormai si lavora solo sabato e domenica». Anche Omar Falzolgher nota un calo. Lui con il fratello gemello è il titolare della pizzeria Cip&Ciop in pieno centro. «La stagione è un po’ triste. L’orario si è ridotto, se prima chiudevamo alle tre di notte, ora a mezzanotte inizia a svuotarsi il paese. Prima a pranzo stavamo aperti, ora non ne vale la pena». «Si lavora molto bene con gli stranieri», dice Luca Tortù, titolare del caffè Novecento, «inglesi, americani, canadesi, russi; anche perché molti hanno casa qui». Uscendo dal locale incontro l’assessore al Turismo. «Molti stranieri hanno acquistato la casa nell’entroterra», mi dice Giampiero Marcattili, «in spiaggia vediamo un calo durante la settimana. Ma per gli italiani non è il caro vacanze , è il caro vita. A qualcosa bisogna rinunciare. Bene il serbatoio dei campeggi». E a proposito di campeggi ci spostiamo un attimo in Veneto, a Cavallino Treporti. Sapete quanti italiani ci sono? Stando a un report di Faita Nordest Federcamping, gli italiani quest’anno, finora sono il 15 %. L’anno scorso erano il 17%. I tedeschi sono al 47,8. «Mancano italiani», ci dice Luigi Serafin che tiene un ristorante in centro a Jesolo. «E soprattutto la domenica c’è un calo». Ma come la domenica? Ma se una volta era giorno full, se una volta di domenica la movida esplodeva, con tutti quei giovani e quelle famiglie di italiani che ogni fine settimana facevano la spola? Ecco. Non ci sono più. Daniel Menazza, titolare del Menazza Hotels Group, conferma. Italiani ce ne sono pochi, ma il fatturato è aumentato. Come? Alzando i prezzi. «Ora vendendo una camera, è come se ne vendessi tre», dice. E questo giova? «Sì, il personale è meno stressato, meno usura dell’immobile, meno materie prime». Sì ok, ma si lavora? «Certo, si lavora molto bene con i Paesi dell’Est, Ungheria Bulgaria Polonia Moldavia Romania. Sono i nuovi ricchi, arrivano già con le buste piene di contanti». Hai capito. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vacanze-troppo-care-1-italiano-su-10-rinuncia-2663627653.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-racconti-di-chi-ha-rinunciato-due-stipendi-non-bastano-coi-bimbi-ci-arrangiamo-in-citta" data-post-id="2663627653" data-published-at="1691957065" data-use-pagination="False"> I racconti di chi ha rinunciato: «Due stipendi non bastano, coi bimbi ci arrangiamo in città» La piscina gonfiabile a 25 euro e 80 centesimi comprata su Amazon, a cui aggiungi i 3 euro e 99 di spese di spedizione, montata in giardino, rende bene l’idea delle ferie fatte a casa. Barbara, 35 anni, guarda le sue figlie di 7 e 8 anni sguazzare dentro quella pozzanghera d’acqua. Agghindate di salvagente, fingono di essere in spiaggia. In realtà sono in provincia di Varese dove il mare da non lo vedi manco se prendi il binocolo. «Quest’anno va così», ci dice, «niente vacanze, ma loro si divertono lo stesso». Operaia in una ditta, per seguire le bimbe, lavora part time e prende 700 euro al mese. Il marito invece lavora a tempo pieno, lo stipendio di un operaio, ma arrivare a fine mese è difficile. Mettici l’affitto, il mutuo, le bollette, l’assicurazione e il bollo, le spese scolastiche, le copertine di diverso colore a seconda delle materie, i pastelli tutti temperati, gli astucci nuovi perché - sai mamma - la mia amichetta di banco - quest’anno - ha quello di Frozen - mettici qualche spesa extra, se a fine anno devi tagliare qualcosa, tagli le ferie; perché si sa, le vacanze sono diventate un lusso che pochi si possono permettere. «Quest’anno», racconta, «vedo che i prezzi sono aumentati molto. Noi abbiamo rinunciato anche perché siamo in procinto di prendere casa. Avevamo guardato per un week end di luglio ma costava tutto tanto». Anche Claudia, 38 anni, che tiene il blog Mamma, che disastro, col marito di anni 42, ha dovuto rinunciare alle vacanze. Due figlie, 7 e 10 anni. Lei fa la crew in una grossa catena commerciale, lui sistema gli scaffali in un supermercato. Lei prende 900 euro al mese. Lui 1.300. Pagano 700 euro di affitto a Roma, zona Trullo. Le spese di condominio ammontano a 130 euro ogni 3 mesi, hanno tre finanziamenti in corso: la lavatrice, il frigo, la lavastoviglie; il finanziamento anche per il dentista perché in Italia se vai con la mutua aspetti 25 mesi; hanno una sola auto, perché un’altra non se la possono permettere, voi capite che per questa famiglia andare in ferie diventa praticamente impossibile. «Vero che abbiamo due stipendi», ci racconta, «uno full time e uno part time, ma le spese sono sempre tante e quindi bisogna trovare soluzioni alternative perché i bambini in un modo o nell’altro fanno paragoni con i loro amici. A settembre tornano a scuola, qualcuno si inventa viaggi incredibili e gli altri ci credono». Dite ai bimbi di inventare anche voi. «No, le bugie non si dicono. Per loro il viaggio è dormire in un posto diverso. È stare tutto il giorno in un posto che non conoscono. E quindi un giorno facciamo mare, un giorno piscina, un giorno i lavoretti con i barattoli di sabbia colorata». Anche Johnny Baggio, 49 anni, di Bassano, provincia di Vicenza, non ha fatto ferie. Con una ditta di servizi fiduciari, se non hai manco personale perché non si trova, prendersi una pausa diventa problematico. Se poi devi stare attento ai soldi, centellinare le spese, macchitelofaffare, a sto punto meglio stare a casa. «Io sto rinunciando alle vacanze» ci racconta, «anche perché ho visto che costa tanto, una settimana a Jesolo costa il doppio rispetto all’anno scorso. Ho l’affitto per l’ufficio, ho fatto investimenti, è aumentata anche la spesa, a ‘sto punto meglio rinunciare. Andremo più avanti in bassa stagione». Nicola Tonellato, invece, di Treviso, con la moglie e il loro bimbo piccolo, si concede una sola settimana a Jesolo. Ma Jesolo è qui, a tre quarti d’ora di auto da dove abitano. A loro è aumentata la rata del mutuo, arrivando quasi a 1.000 euro. Lui muratore, lei insegnante di ballo. «Le ferie quest’anno costano il doppio», dice, «la rata è aumentata di quasi 300 euro, per una famiglia è tanto, da 680 sono arrivato a pagare 964, dobbiamo stringere un po’ la cinghia anche per fare la spesa». Anche Marylin di Ancona, con le bimbe e il marito, ha fatto vacanze al risparmio: in montagna a Falcade (Belluno), 500 euro l’appartamento, modalità scout, pranzo al sacco e le bambine in mezzo alle marmotte più contente che mai.
Bill Clinton e Jeffrey Epstein (Ansa)
Neanche a dirlo, è scoppiato uno scontro tra il Dipartimento di Giustizia e alcuni parlamentari. «La legge approvata dal Congresso e firmata dal presidente Trump era chiarissima: l’amministrazione Trump aveva 30 giorni di tempo per pubblicare tutti i file di Epstein, non solo alcuni. Non farlo equivale a violare la legge. Questo dimostra che il Dipartimento di Giustizia, Donald Trump e Pam Bondi sono determinati a nascondere la verità», ha tuonato il capogruppo dell’Asinello al Senato, Chuck Schumer, mentre il deputato dem Ro Khanna ha ventilato l’ipotesi di un impeachment contro la Bondi. Strali all’amministrazione Trump sono arrivati anche dai deputati Thomas Massie e Marjorie Taylor Greene: due dei principali critici repubblicani dell’attuale presidente americano.
«Il Dipartimento di Giustizia sta pubblicando una massiccia tranche di nuovi documenti che le amministrazioni Biden e Obama si sono rifiutate di divulgare. Il punto è questo: l’amministrazione Trump sta garantendo livelli di trasparenza che le amministrazioni precedenti non avevano mai nemmeno preso in considerazione», ha replicato il dicastero guidato dalla Bondi, per poi aggiungere: «La scadenza iniziale è stata rispettata mentre lavoriamo con diligenza per proteggere le vittime». Insomma, se per i critici di Trump la deadline di venerdì era assoluta e perentoria, il Dipartimento di Giustizia l’ha interpretata come una «scadenza iniziale». Ma non è finita qui. Ulteriori polemiche sono infatti sorte a causa del fatto che numerosi documenti pubblicati venerdì fossero pesantemente segretati: un’accusa a cui il Dipartimento di Giustizia ha replicato, sostenendo di aver voluto tutelare le vittime di Epstein.
Ma che cosa c’è di interessante nei file divulgati venerdì? Innanzitutto, tra i documenti pubblicati l’altro ieri, compare la denuncia presentata all’Fbi nel 1996 contro Epstein da una sua vittima, Maria Farmer. In secondo luogo, sono rispuntate le figure di Trump e Bill Clinton, anche se in misura differente. «Trump è appena visibile nei documenti, con le poche foto che lo ritraggono che sembrano essere di pubblico dominio da decenni. Tra queste, due in cui Trump ed Epstein posano con l’attuale first lady Melania Trump nel febbraio 2000 durante un evento nel suo resort di Mar-a-Lago», ha riferito The Hill. Svariate foto riguardano invece Bill Clinton. In particolare, una ritrae l’ex presidente dem in una piscina insieme alla socia di Epstein, Ghislaine Maxwell, e a un’altra donna dal volto oscurato. In un’altra, Clinton è in una vasca idromassaggio sempre in compagnia di una donna dall’identità celata: una donna che, secondo quanto affermato su X dal portavoce del Dipartimento di Giustizia Gates McGavick, risulterebbe una «vittima». In un’altra foto ancora, l’ex presidente dem è sul sedile di un aereo, con una ragazza che gli cinge il collo con un braccio. Clinton compare infine in foto anche con i cantanti Mick Jagger e Michael Jackson.
«La Casa Bianca non ha nascosto questi file per mesi, per poi pubblicarli a tarda notte di venerdì per proteggere Bill Clinton», ha dichiarato il portavoce di Clinton, Angel Ureña, che ha aggiunto: «Si tratta di proteggersi da ciò che verrà dopo, o da ciò che cercheranno di nascondere per sempre. Così possono pubblicare tutte le foto sgranate di oltre 20 anni che vogliono, ma non si tratta di Bill Clinton». «Persino Susie Wiles ha detto che Donald Trump si sbagliava su Bill Clinton», ha concluso. «Questa è la sua resa dei conti», ha invece dichiarato al New York Post un ex assistente di Clinton, riferendosi proprio all’ex presidente dem. «Voglio dire, se accendete la Cnn, è di questo che stanno parlando. Ho ricevuto un milione di messaggi a riguardo», ha proseguito. «La gente pensa: non posso credere che fosse in una vasca idromassaggio. Chi è quella donna lì dentro?», ha continuato, per poi aggiungere: «Voglio dire, è incredibile. È semplicemente scioccante», ha continuato. Vale la pena di sottolineare che né Trump né Clinton sono accusati di reati in riferimento al caso Epstein. Caso su cui i coniugi Clinton si sono tuttavia recentemente rifiutati di testimoniare alla Camera. Per questo, il presidente della commissione Sorveglianza della Camera stessa, il repubblicano James Comer, ha offerto loro di deporre a gennaio: in caso contrario, ha minacciato di avviare un procedimento per oltraggio al Congresso contro la coppia.
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Il Tribunale dei minori de l'Aquila. Nel riquadro, la famiglia Trevallion Birmingham (Ansa)
Un bambino è un teste fragile estremamente suggestionabile, perché è abituato al fatto che non deve contraddire un adulto, e, soprattutto se il bambino è spaventato, tende a compiacere l’adulto e a dire quello che l’adulto vuole. Ricordiamo che esiste la Carta di Noto, un protocollo di linee guida per l’ascolto del minore in caso di presunti abusi sessuali o maltrattamenti, elaborato da esperti di diverse discipline (magistrati, avvocati, psicologi, ecc.), che sono state sistematicamente disattese per esempio a Bibbiano. Un bambino deportato dalla sua famiglia è per definizione terrorizzato. Il termine corretto per i bambini tolti dalle famiglie dalle assistenti sociali è deportazione. La deportazione avviene all’improvviso, da un istante all’altro, con l’interruzione totale di tutti gli affetti, genitori, nonni, amici, eventuali animali domestici. Il deportato è privato dei suoi oggetti e del suo ambiente e con la proibizione di contatti con la sua vita precedente. Il deportato non ha nessuna padronanza della sua vita. Questo è lo schema della deportazione. Assistenti sociali possono mentire e psicologi possono avvallare queste menzogne con interrogatori suggestivi che portano i bambini a mentire. I motivi sono tre: compiacenza verso superiori o colleghi (è già successo), interesse economico (è già successo), fanatismo nell’applicare le proprie teorie: l’abuso sessuale dei padri sui bambini è diffusissimo, una famiglia non ha il diritto di vivere in un bosco, una madre povera non ha diritto ad allevare suo figlio, i bambini appartengono allo Stato, a meno che non siano rom allora appartengono al clan, un non vaccinato è un nemico del popolo oltre che della scienza e va deportato e vaccinato (è già successo).
Un’assistente sociale può mentire. E dato che la menzogna è teoricamente possibile deve essere necessario, per legge, che a qualsiasi interazione tra lo psicologo e l’assistente sociale e il bambino sia presente un avvocato di parte o un perito di parte, psicologo o altra figura scelta dalla famiglia. È necessario quindi che venga fatta immediatamente una legge che chiarisca che sia vietato una qualsiasi interazione tra il bambino e un adulto, assistente sociale, psicologo, ovviamente magistrato, dove non sia presente un perito di parte o un avvocato. Facciamo un esempio a caso. Supponiamo (siamo nell’ambito delle supposizioni, il posto fantastico dei congiuntivi e dei condizionali) che l’assistente sociale che ha dichiarato che i bambini della famiglia del Bosco sono analfabeti, oltre ad aver compiuto il crimine deontologico gravissimo della violazione di segreto professionale, abbia mentito. Certo è estremamente probabile che i figli di una famiglia con un livello culturale alto, poliglotta, la cui madre lavora in smart working siano analfabeti. È la cosa più logica che ci sia, però supponiamo per ipotesi fantastica che l’assistente sociale abbia mentito. In questo caso è evidente che i bambini non possono tornare a casa per Natale. Se i bambini tornassero a casa in tempi brevi, non sarebbe difficile fare un video dove si dimostra che scrivono benissimo, che leggono benissimo, molto meglio dei coetanei in scuole dove il 90% degli utenti sono stranieri che non sanno nemmeno l’italiano e meno che mai l’inglese, si potrebbe dimostrare che sono perfettamente in grado di farsi una doccia da soli e anche di cucinare un minestrone.
La deportazione di un bambino, coi rapporti troncati da un colpo di ascia, produce danni incalcolabili. I bambini sono stati sottratti ai loro affetti per darli in mano a una tizia talmente interessata al loro interesse che sputtana loro e la loro famiglia davanti a tutta l’Italia e per sempre (il Web non dimentica) con affermazioni (vere?) sul loro analfabetismo e sulla loro incapacità a fare una doccia. Questi bambini rischiano di essere aggrediti e sfottuti dai coetanei per questo, si è spianata la strada a renderli vittime di bullismo per decenni. Con impressionante sprezzo di qualsiasi straccio di deontologia gli operatori, tutti felici di squittire a cani e porci informazioni che dovrebbero essere assolutamente riservate (anche questi il segreto professionale e la deontologia non sanno che cosa siano), ci informano che i bambini annusano con perplessità i vestiti che profumano di pulito. I vestiti non profumano di pulito. Hanno l’odore dei pessimi detersivi industriali reclamizzati alla televisione che deve essere la fonte principale se non l’unica da cui nasce la cultura degli operatori. I loro componenti sono pessimi, non solo inquinanti, ma anche pericolosi per la salute umana a lungo termine: stesso discorso per lo sciampo e il bagno schiuma, soprattutto negli orfanatrofi di Stato, le cosiddette case famiglie, dove si comprano i prodotti meno cari, quindi quelli con i componenti peggiori.
Nessuno dei libricini su cui hanno studiato gli operatori ha spiegato che ci sono ben altri sistemi per garantire una pulizia impeccabile. In tutte le foto che li ritraggono con i genitori, ai tempi distrutti per sempre in cui erano felici, i bambini sono pulitissimi. Tra l’altro tutte queste incredibili esperte di comportamento infantile, non hanno mai sentito parlare di comportamento oppositivo? Un bambino normale, una volta deportato con arbitrio dalla sua vita e dalla sua famiglia, può spezzarsi ed essere malleabile o può resistere ed essere oppositivo. Fai la doccia. Non la voglio fare. Scrivi. Non sono capace. Il bambino oppositivo deve essere frantumato. Non ti mando a casa nemmeno per Natale.
Sia fatta una legge immediatamente. Subito. I bambini del bosco devono avere di fianco un avvocato. Noi popolo italiano, che con le nostre tasse paghiamo i servizi sociali e la deportazione dei bambini, abbiamo il diritto a pretendere che non siano soli. I bambini nel bosco passeranno un Natale da deportati. Qualcuno si sentirà in dovere di informarci che in vita loro non avevano mai mangiato un qualche dolce industriale a base di zucchero, grassi idrogenati e coloranti e che grazie alla deportazione questa lacuna è stata colmata.
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La famiglia Trevallion-Birmingham (Ansa)
È infatti una prepotenza senza significato confrontare una bomba affettiva e esistenziale come tre fratellini che giocano e si vogliono evidentemente bene, accompagnata da genitori altrettanto uniti, e naturalmente affettivi con norme e abitudini di un Paese dove il nucleo abitativo più frequente nelle città più prestigiose consiste in un cittadino singolo. Pretendere che i pochi figli superstiti in qualche «terra di nessuno», con i suoi boschi e le affettuosità (che ancora esistono fuori dalle famiglie-tipo), si uniformino ai secchi diritti e cupe abitudini del sociologico e disperato «gruppo dei pari» è un’operazione di una freddezza stalinista, per fortuna destinata allo scacco. È coltivata da burocrazie che scambiano relazioni profonde e vere, comunque indispensabili alla vita e alla sua felicità, con strumenti tecnici, adoperabili solo quando la famiglia purtroppo non c’è più, molto spesso per l’ottusità e la corruzione dello Stato stesso che le subentra (come racconta Hanna Arendt) quando è riuscito a distruggerla. Se non si vuole creare danni inguaribili, tutti, anche i funzionari dello Stato, dovrebbero fare attenzione a non sostituire gli aspetti già legati all’umano fin dalla creazione del mondo, con pratiche esterne magari infiocchettate dalle burocrazie ma che non c’entrano nulla con la sostanza dell’uomo e la sua capacità di sopravvivere.
Certo, la bimba Utopia Rose, citata nel bel pezzo di Francesco Borgonovo del 18 dicembre, è una testimone insostituibile di un’altra visione del mondo rispetto alle varie ideologie che prevalgono in questo momento, unendo ferocia e ricchezza, cinismo e follia. Impossibile di fronte ai fratellini che tanto scandalizzano le burocrazie perbene non ricordare (oltretutto a pochi giorni dal Natale) l’ordine di Gesù: «Lasciate che questi piccoli vengano a me». Nessuno dubita che entreranno nel Regno prima degli assistenti sociali. Utopia Rose, la più grande, è affettuosa e impegnata, lavoratrice e giocattolona, organizzatrice e sognatrice. Però non è sola (Come si fa a non amarla, e anche un po’ invidiarla?). Non soltanto perché ha i suoi due fratellini, e i tre quarti del pubblico fa il tifo per loro. Ma perché questa visione loro e dei genitori di cercare una vita buona e naturale, semplicemente felice e affettuosa verso sé e verso gli altri e tutto il mondo vivente, cresce con la stessa velocità con la quale si sviluppa l’idolatria verso tutto ciò che è artificiale, fabbricato, mentale, non affettivo. È già qualche anno che chi viene in analisi scopre soprattutto questo: l’urgenza di mettersi al riparo dagli egoismi e pretese grandiose, vuote e fredde, e invece amare. Ormai il fenomeno trasborda nelle cronache. Trasgressione conclusiva, dialettale e popolaresca (milanese): «Spérèm»!
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(Imagoeconomica)
A leggere queste parole c’è davvero da impazzire. In pratica si continua a ripetere che questi bambini sono bravi, educati, felici e amati. Ma hanno difficoltà con la lettura e si cambiano i vestiti troppo raramente. E alle nostre istituzioni, oltre che a una parte della politica, sembra normale che tanto basti per strapparli ai genitori e lasciarli in una casa famiglia a tempo indeterminato. In aggiunta, si continuano a trattare papà e mamma Trevallion come discoli da raddrizzare. Si scrive e si dice che ora si comportano bene, che hanno accettato di modificare la propria casa, di vaccinare i figli, di farli incontrare con un insegnante. Lo ripetono pure i giudici della Corte d'appello che hanno confermato venerdì la validità del provvedimento di allontanamento e hanno passato la palla al Tribunale dei minori dell'Aquila per eventuali nuove decisioni. La corte conferma «tutte le criticità rilevate nell'ordinanza del Tribunale dei minorenni» tra cui i «gravi rischi per la salute fisica e psichica dei bambini, per la loro sana crescita, per lo sviluppo armonioso della loro personalità». Ma rileva «gli apprezzabili sforzi di collaborazione» da parte dei genitori e auspica «un definitivo superamento del muro di diffidenza da loro precedentemente alzato verso gli interventi e le offerte di sostegno». Chiaro, no? Quando papà e mamma saranno più docili e addomesticati, il ricatto potrà forse concludersi.
Pare infatti che il nodo di tutta questa storia, sia soltanto questo: bisogna compiacere i magistrati. Chi non lo fa è un pericoloso pasdaran della destra, è uno che fa campagna politica per il referendum sulla giustizia. Lo dice chiaramente Elisabetta Piccolotti di Alleanza verdi e sinistra, la quale se la prende con i ministri Matteo Salvini e Eugenia Roccella «che continuano a fare gli sciacalli con l’unico scopo di preparare il terreno per il referendum sulla giustizia. Noi di Avs», spiega Piccolotti, «crediamo che il percorso di dialogo con la famiglia debba dare i giusti frutti, come sostengono anche gli avvocati: i bambini devono tornare a casa dai genitori, con la garanzia che non saranno negati loro il diritto all’istruzione e alla socialità che solo la scuola assicura davvero». Ah, ma dai: i bambini devono tornare a scuola, perché quella parentale non va. Di più: bisogna che il ministro Valditara invii «gli ispettori nella scuola paritaria che ha certificato l’assolvimento dell’obbligo scolastico per la bambina di 11 anni, nonostante pare che la bimba sappia a stento scrivere il proprio nome sotto dettatura».
Interessante cortocircuito. Con la famiglia del bosco i compagni di Avs sono inflessibili, invocano perquisizioni e correzioni. Ma con altri sono molto più teneri. Nei riguardi degli antagonisti di Askatasuna, per dire, hanno parole di miele. Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Avs alla Camera, si è aggregato al corteo di protesta contro lo sgombero del centro sociale. «Noi non abbiamo nulla da nascondere», grida. «Siamo parte, alla luce del sole, di un’associazione a resistere, quella dell’antifascismo che i trumpiani di tutto il mondo vorrebbero dichiarare fuori legge. Ma fino a quando la nostra Costituzione sarà in piedi nessuno potrà impedirmi di manifestare il mio dissenso ed io continuerò a farlo». La sua compagna di partito Ilaria Salis ribadisce che «lo spirito di Askatasuna continuerà ad ardere». Bravi, bravissimi, dei veri rivoluzionari, dei grandi ribelli antisistema. Ma per chi sceglie davvero un modello di vita alternativo, a quanto risulta, non hanno pietà. Anzi, dicono le stesse cose dei magistrati.
Fateci caso: Elisabetta Piccolotti ha pronunciato praticamente le stesse frasi scandite da Virginia Scalera, giudice del tribunale di Pescara e presidente della sezione Abruzzo dell’Anm. Costei è intervenuta ieri dicendo che c’è «stato un attacco scomposto e offensivo nei confronti dei giudici da parte dei ministri Salvini e Roccella, espresso peraltro in mancanza di conoscenza del provvedimento, perché le motivazioni non sono ancora uscite. E comunque è inaccettabile il tono. Abbiamo l’impressione chiara», insiste Scalera, «che sia un modo per riattivare l’attenzione dell’opinione pubblica, strumentalizzando una storia significativa in ottica referendaria. Ogni volta si additano i giudici, si parla di sequestro di bambini. Stigmatizziamo gli attacchi del governo».
Siamo sempre lì: guai a sfiorare i giudici, guai ad avanzare anche solo un minuscolo dubbio sul loro operato. Persino la sinistra radicale, quella che si batte contro i confini e contro la fantomatica «repressione», alla bisogna si rimette in riga al fianco delle toghe. E intanto tre bambini bravi e educati sono ancora tenuti lontano dai loro genitori.
A proposito di cortocircuiti sinistri, sia concessa un’ultima considerazione. Negli anni passati, con l’avvicinarsi del Natale, fior di sacerdoti e militanti progressisti hanno proposto presepi pieni zeppi di barconi e migranti. È un vero peccato che quest’anno qualcuno di questi impegnati a favore dei più deboli non abbia pensato a un bel presepe con la famiglia del bosco posizionata in mezzo ai pastori.
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