2020-08-13
Indagine sui dossier dell’Inps
Il Garante della privacy chiede chiarezza sui metodi usati per il trattamento dei dati dei beneficiari dei 600 euro per le partite Iva e su come sono state diffuse le notizie. Anche all'autorità è venuto il sospetto che sia un'operazione per coprire le bugie di Giuseppi.Ce lo vogliamo dire? A prescindere dal partito in cui militano, destra o sinistra che sia, i profittatori del bonus Covid fanno schifo, perché hanno cercato di arraffare le poche centinaia di euro messe a disposizione per le persone in difficoltà nonostante il super stipendio da onorevoli di cui già godono. Dunque dovrebbero avere il buon senso di sparire senza lasciar traccia, sperando che la memoria corta degli italiani contribuisca presto a farli dimenticare. Ciò detto fa abbastanza schifo anche chi sta cercando di approfittare della faccenda per far passare in secondo piano i propri errori e le proprie inefficienze. I casi dei parlamentari che hanno incassato il sussidio a quanto pare si riducono a tre, mentre per quanto riguarda i consiglieri comunali, che non campano certo con il gettone di presenza del municipio ma con altra attività, se non hanno lavorato hanno diritto al pari di altri di usufruire del bonus. Ribadiamo: i profittatori è meglio che facciano le valigie e spariscano dalla circolazione. Tuttavia è abbastanza incredibile che da giorni e giorni si discuta solo di loro e non di tutto il resto che all'Inps non funziona. A meno che l'obiettivo non sia, come sospettiamo, altro. E cioè si voglia cancellare il fatto che ci sono ancora persone che non hanno ricevuto la cassa integrazione e migliaia di aziende a cui, in barba alle rassicurazioni, è stato risposto picche, cioè nonostante le centinaia di miliardi promessi non hanno visto il becco di un quattrino.Può darsi che, come diceva Giulio Andreotti, noi si stia pensando male, ma proprio come il più scaltro politico della prima Repubblica abbiamo la sensazione che a pensar male ci si azzecchi. Tre tizi che si sono messi in saccoccia qualche centinaia di euro più che farabutti sono dei ladri di polli, anzi di bonus, anche se - come ci viene detto - non si tratta di furto, in quanto ai tre non è ascrivibile alcun reato. Hanno fatto domanda rispettando le regole e secondo le regole a loro è stato liquidato il dovuto. Approfittare di una legge fatta su misura per persone in difficoltà quando ogni mese viene versato un assegno che supera i 10.000 euro non è sicuramente un'operazione commendevole. Se si fa politica e si è nel mirino in quanto esponente della Casta non è neppure una decisione molto intelligente, perché ci vuol poco a capire che si rischia lo sputtanamento. Ma questo attiene alla sensibilità del singolo e, diciamolo, anche alla coscienza e alla capacità di vergognarsi.Tuttavia, dato al furbastro ciò che è del furbastro e detto che a noi viene voglia di cacciarli a pedate nel sedere, restano due tipi di problemi. Il primo riguarda chi ha scritto una legge che permette a ogni mariolo di approfittarne. Oggi il governo dice che la norma è stata predisposta in fretta, sull'onda della preoccupazione di non lasciare gli italiani senza soldi. Ma ci sono migliaia di famiglie che sono state abbandonate al loro destino, ridotte alla fame e costrette a chiedere prestiti ai parenti e agli amici pur di andare avanti. Dunque non è il caso di scomodare le persone in difficoltà.Le regole del bonus sono state scritte con i piedi perché chi sta al governo dovrebbe fare il podologo anziché il tuttologo. Se ci sono tre furbetti in Parlamento è perché ci sono tre incapaci al governo e, per non fare nomi ma solo cognomi, parliamo di Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo. Per non dire poi di Pasquale Tridico, il presidente dell'Inps.C'è poi un'altra questione. Fino a prima che esplodesse lo scandalo degli approfittatori del bonus, a tener banco sulle prime pagine dei giornali erano le bugie del presidente del Consiglio sull'istituzione della zona rossa. Tra ciò che il premier aveva dichiarato in passato e ciò che sta emergendo c'è una certa distanza e non a caso nei giorni scorsi si chiedeva che Giuseppi rispondesse in Parlamento. Grazie al cielo però è arrivata la questione dei furbetti del bonus e così ciò che ha fatto Conte è passato in secondo piano. All'improvviso tutti i problemi dell'Italia, il pasticcio di autostrade, quello dei finanziamenti alle aziende in crisi e perfino la disastrosa gestione dei migranti, scoloriscono di fronte ai profittatori del bonus. Come si è capito, l'Inps aveva tra le mani questi dati da mesi. Anzi, i funzionari dell'ente li avevano ricercati manco dovessero confezionare un dossier. Risultato, all'improvviso, proprio quando meno c'era da aspettarselo, ecco tirato fuori dall'armadio delle meraviglie il fascicolo con i nomi, che però sono stati secretati per creare la suspence. Perfino il Garante della privacy non si è bevuto la balla. Perfino ai burocrati che vigilano sulla diffusione dei dati è venuto il sospetto che quella dei furbetti del bonus sia una bomba a orologeria. Un'arma di distrazione di massa da usare in piena campagna elettorale. Strano, vero? Ma è proprio ciò che è successo. Resta solo una domanda: ma a Palazzo Chigi qualcuno considera gli italiani proprio così fessi da bersi tutta la propaganda di governo?
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)