2024-07-04
Usa, non si vaccinò e fu licenziata. Rimborsata con 700.000 dollari
Una corte del Tennessee dà ragione all’impiegata che rifiutò il siero per motivi religiosi.Non voleva il vaccino anti Covid per convinzioni religiose e una giuria federale statunitense le ha dato ragione. Così, una dipendente della più grande compagnia di piani di assistenza sanitaria del Tennessee dovrà essere risarcita con quasi 700.000 dollari per l’ingiusto licenziamento durante la pandemia. La recente sentenza del giudice distrettuale di Chattanooga, Charles E. Atchley Jr, riconosce un altro grave sopruso compiuto nei confronti dei lavoratori che hanno perso posto e stipendio per non aver ceduto ad obblighi vaccinali. Non andava calpestata l’obiezione morale in base al proprio credo religioso, hanno convenuto i giurati.Tanja Benton, ricercatrice in biostatistica, aveva lavorato dal 2005 al novembre 2022 presso la compagnia BlueCross BlueShield del Tennessee (Bcbst), per poi ritrovarsi in mezzo alla strada avendo detto no alle regole vaccinali imposte dall’azienda. Le sue mansioni non la mettevano in contatto con il pubblico, poteva continuare l’attività da casa eppure la Bcbst negò una sistemazione diversa alla ricercatrice, licenziandola. La Benton crede che tutti i vaccini anti Covid derivino da linee cellulari di feti abortiti e «non può in coscienza» farseli iniettare. Se facciano parte, invece, del processo di sperimentazione o sviluppo del vaccino contro il Covid-19 e non siano un ingrediente diretto, è questione che la giuria non ha ritenuto importante approfondire. Il rifiuto dell’impiegata «era basato su una sincera convinzione religiosa» e il giudice ha preso atto del verdetto. La compagnia assicurativa poteva benissimo accogliere le motivazioni della Benton, accettare la richiesta di esenzione religiosa e trovarle una «ragionevole» collocazione, perciò è stata condannata a pagare 687.240 dollari. Per l’esattezza, 177.000 dollari di arretrati, 10.000 dollari di danni compensativi e 500.000 dollari di danni punitivi, come maggior risarcimento per il pregiudizio subito. La Chiesa, invece, non ha chiesto scusa per gli obblighi vaccinali che mai si è sentita in dovere di contestare, benché ledano i diritti delle persone e violino le convinzioni religiose. Il 21 dicembre del 2020, una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede dichiarava che «quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili […] è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». Però affermava che «coloro che, comunque, per motivi di coscienza», li rifiutano, «devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo». L’opzione non venne data, non è stato rispettato il rifiuto per convinzioni religiose. E papa Francesco dichiarò che «vaccinarsi è «un atto di amore, un gesto di carità» verso sé stessi e verso il prossimo, in un videomessaggio dell’agosto del 2021 per le popolazioni dell’America Latina. Dopo le parole del Pontefice, la Conferenza episcopale di Porto Rico scrisse nero su bianco che non esiste «obiezione morale, etica o di coscienza» nella vaccinazione contro il Covid-19Solo il 25 marzo 2022, oltre 120 sacerdoti e diaconi austriaci chiesero alla Chiesa di prendere posizione pubblicamente in favore della libertà di coscienza: «Siamo contrari alla vaccinazione obbligatoria per buoni e ben documentati motivi e vogliamo sostenere tutti coloro che, in questo contesto, si trovano in un conflitto di coscienza o in altre forme di disagio […] Anche se i vaccini utilizzati fossero eticamente accettabili, la libertà di coscienza dell’individuo dovrebbe essere sempre rispettata e mai scavalcata perché è uno dei valori non negoziabili», scrissero in una lettera aperta. Rimasta lettera morta preso la Santa Sede.
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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