
La sentenza che ha condannato negli Stati Uniti la Monsanto per la tossicità dell'erbicida ha anche affossato in Borsa la tedesca Bayer, che l'ha acquisita. Per l'Ue non è una minaccia, i 5 stelle invece vorrebbero bandirlo.Dewayne Johnson è un giardiniere afroamericano di 46 anni, anche se a vederlo ne dimostra molti di più. La colpa è della malattia che gli è stata diagnosticata, un linfoma non-Hodgkin, un tipo di tumore maligno che attacca il tessuto linfatico e che in molti casi può avere esito fatale. Ma quello di Johnson non è un caso clinico qualunque. Il suo nome, infatti, è destinato a passare alla storia perché venerdì una sentenza del tribunale di San Francisco ha condannato la multinazionale Monsanto, acquisita a giugno della tedesca Bayer, a risarcirlo per l'astronomica cifra di 289 milioni di dollari. I giudici hanno ritenuto che l'esposizione prolungata a una sostanza presente nel prodotto utilizzato, il Roundup, avrebbe provocato l'insorgere della patologia. La molecola sotto accusa è il famigerato glifosato, un erbicida utilizzato in agricoltura con diversi scopi. Nel corso degli anni Dewayne Johnson ha nebulizzato Roundup per molte ore al giorno, una prassi che avrebbe provocato l'assorbimento della sostanza incriminata da parte del suo organismo fino a scatenare l'insorgere della malattia. La tossicità del glifosato, a dire il vero, è sempre stata oggetto di dibattito in ambito scientifico. Senza volere entrare negli aspetti più controversi della questione, è opportuno ricordare che sul tema esperti e legislatori nel campo della tutela della salute non sono stati capaci di giungere a una posizione comune. Secondo la valutazione pubblicata nel 2015 dall'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, «è improbabile che la sostanza sia genotossica (cioè danneggi il Dna) o che presenti una minaccia di cancro per l'uomo». «Tutti gli esperti degli Stati membri, con un'unica eccezione», spiega l'ente, «hanno convenuto che né i dati epidemiologici (cioè sull'uomo) né le prove da studi su animali abbiano dimostrato nessi causali tra esposizione al glifosato e insorgenza di cancro nell'uomo». L'Epa, l'agenzia federale americana che si occupa di protezione ambientale, parla di «bassa tossicità per l'uomo», e anche uno studio congiunto Oms-Fao del 2016 ha definito «improbabile» la relazione tra l'utilizzo del glifosato e l'insorgere dei linfomi. Di avviso opposto, invece, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa comunque parte dell'Oms. Nel 2015, infatti, questo ente ha classificato questa sostanza come «probabilmente carcinogena per l'uomo». Su queste e altre valutazioni espresse dalla comunità scientifica aleggia però il fantasma dei Monsanto papers, la serie di carte che documentano le pressioni della multinazionale sul mondo scientifico.Ma il caso glifosato va ben oltre i confini della disputa tra ricercatori. Tra i vari utilizzi dell'erbicida, infatti, vi è quello che consente di velocizzare l'essiccazione del grano. Una proprietà sfruttata nei paesi più freddi, come il Canada, non a caso uno dei leader mondiali nella produzione di grano duro. La decisione del tribunale di San Francisco minaccia perciò ripercussioni di carattere geopolitico, oltre che di natura economica. Forse il tempismo dei giudici della California è una coincidenza, ma la questione si inserisce con forza nella serie di episodi che stanno contribuendo a inasprire i rapporti tra Stati Uniti e Germania. Di sicuro la decisione rappresenta uno sgambetto in piena regola alla casa madre, la Bayer appunto, che ieri a Francoforte è arrivato a perdere oltre l'11%. E ora la sentenza rischia di provocare un clamoroso «effetto snowball». Solo nella contea di San Francisco le cause intentate contro la Monsanto sono circa 450, un decimo delle oltre 4.000 denunce totali. Se anche solo una minima parte di esse dovesse concludersi con un esito sfavorevole, per la multinazionale sarebbero guai. Nemmeno in patria tira buon vento. Secondo un portavoce del ministero dell'Ambiente tedesco, infatti, l'utilizzo del glifosato dovrebbe essere vietato già nel corso di questa legislatura. Il ministro francese per l'Ecologia, Nicolas Hulot, ha dichiarato che il caso Monsanto rappresenta «l'avvio di una guerra per ridurre in modo massiccio l'uso dei prodotti più pericolosi». Coldiretti in una nota diffusa sabato auspica ora un blocco totale dell'import di «prodotti trattati con modalità vietate nella penisola». Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, chiede «al governo italiano di intervenire subito. Noi, come Regione, faremo subito un provvedimento per escludere dai premi del Piano di sviluppo rurale le aziende che ne facciano uso». Durissima anche la posizione dei Cinque stelle, da anni in prima linea per la lotta al glifosato. Piernicola Pedicini, europarlamentare del Movimento e membro della commissione Pesticidi, spiega alla Verità che «l'obiettivo principale è ora quello di introdurre il divieto con effetto immediato del glifosato nell'Unione europea». «Noi abbiamo invocato il principio di precauzione», prosegue Pedicini, «e il Pd al Parlamento europeo, spalleggiato dai grandi gruppi politici Ppe e S&d, ha votato invece il rinnovo della licenza per l'uso del glifosato per altri cinque anni. La sentenza del tribunale di San Francisco restituisce un po' di verità alla nostra sacrosanta battaglia in difesa della salute dei cittadini». «Alla ripresa dei lavori», conclude l'eurodeputato, «scriveremo le raccomandazioni del Parlamento per una riforma del sistema di autorizzazione di pesticidi. Grazie alle elezioni europee i cittadini avranno la possibilità di abbattere questo sistema che favorisce le lobby e calpesta i diritti dei cittadini».
Rod Dreher (Getty Images)
L’intellettuale americano ospite alle Tavole di Assisi: «Siamo bloccati nella parte del cervello che vede la verità solo se è scientifica. Ma per trovare Dio bisogna pregare e osservare tutto il bello della Chiesa».
Ansa
Per monsignor Savino, numero due della Cei, l’eucaristia è «inclusiva». I fedeli a San Pietro sperano nel saluto del pontefice. I trans peruviani: «Aprirà il suo cuore».
Sotto il Duomo la media pro capite è di 8.846 euro, contro i 5.663 a livello nazionale.