2025-10-31
        E ora il referendum può bocciare la Schlein
    
 
Il capo del Pd strilla per non farsi oscurare da Conte: «Il governo vuole le mani libere e una legge che non sia uguale per tutti». Ma il segretario dem che ha perso ogni battaglia sa di rischiare: «Meloni personalizza la sfida? Dovrà sopportarmi a lungo».La ricreazione è finita, il Pd torna in aula. Richiamato dalla capoclasse della terza C, il partito recordman di sconfitte ai referendum si appresta a organizzarne un altro. Lo annuncia lei in persona, Elly Schlein, che ha così nostalgia delle assemblee liceali da riprodurle fra gli scranni parlamentari. Con gli stessi tic gruppettari e le stesse fake news per eccitare i militanti. Mancano le birkenstock perché comincia a far freddo. Questa volta l’emergenza democratica riguarda la riforma della giustizia, la mobilitazione sarà automatica e totalizzante. È importante il viaggio, non la meta. Anche perché il referendum, più che su Giorgia Meloni, rischia di essere su di lei.«Non è una riforma della giustizia, non tocca nessuno dei nodi cruciali, per stessa ammissione del ministro Carlo Nordio», alza la voce in conferenza stampa. «Ha detto che non interverrà sulla lunghezza dei processi, sullo scarso ricorso alle misure alternative, sul sovraffollamento carcerario. Non è nemmeno la separazione delle carriere. L’obiettivo è un altro: indebolire l’indipendenza della magistratura perché sia più assoggettata al potere di chi governa. Un provvedimento che serve a dire che la legge non è uguale per tutti».Dopo l’allarmismo usato ad Amsterdam per insultare l’Italia, il doppiopesismo per giustificare le numerose sconfitte elettorali (11 da quando è segretaria) e il cerchiobottismo sul bavaglio a Emanuele Fiano a Ca’ Foscari, ecco il quarto pilastro di Elly in assemblea permanente: il benaltrismo cosmico. «C’è ben altro. Ci impegneremo per spiegare una cosa molto chiara: se si pensa che i giudici debbano obbedire a chi governa allora si può confermare questa riforma. Se invece si pensa che anche chi governa debba rispettare le leggi e la Costituzione, allora si deve votare No come faremo noi».I colonnelli del Pd, che nel 2019 avevano firmato compatti un documento a favore della separazione delle carriere, tacciono in fondo alla classe e fanno sì con la testa, temendo il sequestro delle merendine. Il partito non intende sovrapporsi alle motivazioni dell’Anm, prende le distanze anche dal testimonial «nel merito» Nicola Gratteri. La capoclasse vuole andare per le strade e alle urne da protagonista: raccolta firme, manifestazioni, gonnellone a fiori ed eccitazione della piazza. È l’ora dell’attivismo infantile, quello che le piace di più. A conferma che la sua idea di sinistra è tutta nei testi delle canzoni di Manu Chao.«Quello che vuole Meloni è avere le mani libere», tuona per sorpassare in massimalismo Conte. Ma un dubbio la assale: «Mi sembra che quella che sta politicizzando il referendum sia la premier. Noi continueremo con la forza dei nostri argomenti. Se perde, non ci sarà bisogno che Meloni si dimetta, perché la batteremo alle prossime elezioni. Per quanto riguarda me, dovrà continuare a sopportarmi ancora a lungo». Si è preparata prendendo appunti sulla Smemoranda, pronuncia quest’ultima frase freudiana incrociando le dita. In fondo sa che il vero referendum sarà su di lei. O vince o i suoi la cacciano dalla scuola.Finora Schlein ha perso tutte le battaglie da quando è capoclasse. È evaporata con il salario minimo; è all’opposizione in 13 regioni su 19 (la Val d’Aosta autonomista fa per sé); è sotto schiaffo del cacicco Vincenzo De Luca e del grillino Roberto Fico in Campania; deve fare i conti con Nichi Vendola in Puglia; è stata silurata dalla Consulta nel referendum sull’autonomia differenziata; ha alzato bandiera bianca in quello su lavoro e cittadinanza agli stranieri; è affondata con la Flotilla; si è fatta trovare dalla parte delle nutrie durante l’alluvione in Emilia-Romagna; non tocca palla in Europa; ha calpestato la dignità del suo Paese in Olanda e si è fatta mettere dietro la lavagna perfino dal professor Romano Prodi. «Non c’è democrazia a rischio, il centrosinistra ha voltato le spalle all’Italia»; la frase del vetusto guru bolognese che ha irretito anche Lilli Gruber risuona come il morettiano «con questi dirigenti non vinceremo mai» che mandò a casa Massimo D’Alema. Schlein è assediata nel liceo okkupato del Nazareno. Le restano accanto i fedelissimi, Magistratura democratica, il gay pride e i collettivi comunisti con il gesto della P38 come simbolo identitario. Proprio una bella gita scolastica. Questi ultimi non è riuscita a sconfessarli neppure dopo lo scandalo Fiano, liquidato con una telefonatina privata e una frase di circostanza («Molto grave non averlo fatto parlare») scomparsa in fretta dai suoi social. Però ieri ha trovato il modo di accarezzare il mondo transgender promettendo che «quando vinceremo le elezioni faremo leggi contro l’omobilesbotransfobia, per i diritti delle famiglie omogenitoriali e per l’educazione alle differenze obbligatorie nelle scuole». Un’ondata di priorità destinate a costringere Graziano Delrio, Dario Franceschini e Andrea Orlando a nascondersi sotto le scrivanie. E Francesco Boccia? Lui annuisce in fondo alla terza C per non farsi requisire la merendina. Ma senza aspettare il referendum, boccia.
        Foto Pluralia
    
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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        Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
    
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.
        Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)