2024-01-27
Dall’Ucraina alla super-Ia Ursula vuol prendere voti ma fa il pieno solo di gaffe
Ursula Von der Leyen (Ansa)
La Von der Leyen loda il lockdown energetico per la guerra e spaccia 7 miliardi (cifra irrisoria) come una svolta tecnologica. Sicuri possa rifare il presidente?L’Europa ha le carte in regola per diventare «una superpotenza industriale basata sull’intelligenza artificiale», che a sua volta ci regalerà «la neutralità climatica». Parole e sogni di Ursula von der Leyen, capace di legare in modo acrobatico il tema economico del momento all’ossessione green di Bruxelles. Si avvicinano le elezioni e il presidente della Commissione Ue sogna un nuovo mandato, per ottenere il quale strizza l’occhio a chiunque, compresi gli agricoltori vessati dei Gilet verdi e i partiti di maggioranza del (presunto) Brutto anatroccolo Italia. Partiti che si spera non cadano nella trappola dell’ex medico tedesco, cresciuta a pane e burocrazia brussellese e incarnazione perfetta di tutto ciò che il centrodestra italiano combatte quando parla di Unione europea, tra imposizioni e complicazioni inutili. Ieri Von der Leyen è andata ad Amburgo all’International climate forum dove ha infilato una discreta serie di strafalcioni alternati a insigni ovvietà. L’Ia «utilizzata saggiamente, può rappresentare un vantaggio decisivo in termini di costi», ha esordito il presidente della Commissione con una certa dose di paternalismo. Per poi sostenere che «a livello europeo stiamo ora lavorando in modo mirato per facilitare l’accesso delle Pmi a questi database». Davvero una buona notizia, visto che tanto affetto di Bruxelles per le piccole e medie imprese non risulta molto ricambiato e che le politiche Ue in tutti i campi, dall’industria pesante all’agricoltura, passando per l’alimentare, il turismo, le banche e la farmaceutica, sono storicamente a vantaggio dei grandi gruppi. Donna Ursula ricorda anche che nel 2019, quando ha iniziato il suo mandato grazie alla benedizione di Angela Merkel, nessuno dei cinque migliori supercomputer del mondo era europeo, mentre ora «abbiamo deciso di investire altri 7 miliardi di euro e oggi quattro dei computer più importanti del mondo sono in Europa: Lumi in Finlandia, Leonardo in Italia, Mare Nostrum in Spagna e, da pochissimo, Jupiter in Germania». Tutto vero, ma l’Europa è partita in colpevole ritardo rispetto non solo agli Stati Uniti, ma anche a singole nazioni come Giappone, Russia, Israele (che sta usando l’Ia anche per la guerra in Medio Oriente) e Arabia Saudita. E il budget di nazioni come Taiwan e Corea, in rapporto a quello sventolato da Von der Leyen, è decisamente più pesante. Nella rosea narrazione del presidente della Commissione, l’intelligenza artificiale aiuterà tutti a essere Greta compliant perchè «ha il potenziale non solo per migliorare la produzione, ma anche, per gestire l'illuminazione a basso consumo energetico nei locali commerciali, controllare il riscaldamento, la ventilazione e il condizionamento dell’aria o fornire soluzioni logistiche che, in tempo reale, possono calcolare i percorsi ottimali, dal punto di vista della CO2, in base alle informazioni meteorologiche e sul traffico». E tutto questo ben di Dio «va a vantaggio non solo del pianeta ma anche dei profitti». Su questo non c’è dubbio, anche se andrebbe spiegato a favore di chi andranno questi profitti e chi invece ci perderà, in una transizione che l’Ue si candida a guidare spalmando incentivi e aggravi di costi, secondo criteri che non potranno mai essere neutri. Il palcoscenico green ha spinto Von der Leyen anche ad avventurarsi sul terreno della guerra in Ucraina. Per l’ex ministro della Famiglia di Germania, «abbiamo affrontato una crisi energetica molto grave, che ha fatto aumentare i prezzi di 10 volte, ma siamo stati in grado di interrompere la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi e di diversificare le nostre forniture, grazie gli Usa e la Norvegia, e abbiamo ridotto i consumi energetici del 20%». Sorvolando sul buon gusto di sbandierare una riduzione dei consumi energetici legata a un evento che ha provocato centinaia di migliaia di morti, tocca ricordare che per punire l’export russo sono aumentate le importazioni da paesi come Algeria, Marocco, Egitto, Libia, Angola e Arabia Saudita, non tutti in linea con i severi standard di Bruxelles in termini di diritti umani e diritti delle donne e delle comunità Lgbt. Sarà forse per questo che ad Amburgo il capo della Commissione ha concluso la sua tirata ecologista affermando che «ormai è chiaro che le energie rinnovabili non fanno solo bene al clima, ma fanno bene anche alla nostra indipendenza». Nelle ultime settimane, Von der Leyen è in autopromozione continentale e si è attirata critiche dai suoi grandi elettori del Nord e dei Paesi frugali per qualche moina di troppo nei confronti di Giorgia Meloni. I voti degli italiani saranno molto importanti, alle Europee della prossima primavera, per centrare un secondo mandato, solo che quelli di area Pd-socialista non bastano. E allora Von der Leyen ha improvvisamente deciso di aprirsi al dialogo con i Gilet verdi. A scanso di tentazioni, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega (in vero assai dura su Von der Leyen) dovrebbero ricordare il track record della Signora Presidente. Un curriculum fatto di contratti secretati sui vaccini (e sms cancellati con i capi di Pfizer al momento di rispondere alla Commissione d’inchiesta Ue), di politica estera inesistente, di difesa comune impreparata al momento dell’invasione russa in Ucraina, di guardia bassa nei confronti di Emirati arabi e Qatar, di politica agricola al servizio dei colossi stranieri e di mancata uniformità delle aliquote fiscali all’interno dell’Unione. Un’intelligenza artificiale anche di scarsa memoria sconsiglierebbe un endorsement.
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