2023-08-24
Uranio impoverito, con Vannacci la svolta
Secondo il legale del colonnello Carlo Calcagni, ammalatosi per l’esposizione alla sostanza, se la denuncia del generale fosse accolta, le cause diventerebbero penali e ai superiori verrebbe contestata la negligenza. «Coinvolto il 30% di chi è andato in missione».Il caso più noto di militare esposto all’uranio impoverito è quello del colonnello del Ruolo d’onore Carlo Calcagni, elicotterista che ha prestato servizio in Bosnia nel 1996. Da anni Calcagni conduce una doppia battaglia, quella relativa alla sua salute e quella legale. Proprio durante l’impiego nei Balcani, ha subito una gravissima e massiccia contaminazione. I dati clinici arrivano addirittura a dimostrare la presenza di 28 metalli pesanti di vario genere che gli hanno causato ben 24 patologie. Il suo organismo si è ammalato in maniera irreversibile, fino al punto di modificare anche il patrimonio genetico. A fianco di Calcagni nella battaglia legale c’è l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che ha sposato la causa del colonnello e di molti altri militari che ritengono di essersi ammalati per l’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni. Sul sito internet dell’associazione, alcuni dati, risalenti all’epoca del primo governo Conte, stimano che solo tra i soldati italiani ci siano almeno 340 morti e 4.000 malati. Ma ieri, contattato dalla Verità, Bonanni ha parlato di «una vera e propria epidemia di malattie degenerative e cancerogene» legata all’esposizione a sostanze come l’uranio impoverito, ipotizzando poi che «almeno il 30% di quelli che sono stati in missione e sono stati impiegati in queste operazioni hanno subito questo tipo di situazione».Sul polverone sollevato per il libro del generale Roberto Vannacci, Bonanni sembra avere le idee chiare: «Se muoiono centinaia di persona per l’uranio impoverito non capisco perché ci si preoccupi del libro e non dell’uranio». Il legale si mostra molto perplesso: «Non vorrei che il generale sia considerato un uomo scomodo perché ha sollevato il tema dell’uranio impoverito». Quando gli chiediamo se la denuncia di Vannacci sulle mancate precauzioni che sarebbero state necessarie per la tutela del contingente in Iraq cambierebbe il profilo giuridico di eventuali nuovi casi rispetto a quelli della guerra in Kosovo, Bonanni non ha dubbi. «Cambia, cambia». Poi ci spiega che una sentenza del Tar del Lazio è «emblematica». Nel documento si può infatti leggere un passo, ripreso da una sentenza del Consiglio di Stato, che non lascia molto spazio alle interpretazioni: «Al dovere del militare di esporsi al pericolo stricto sensu bellico [...] si contrappone lo speculare dovere dell’Amministrazione di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, in primis apprestando i necessari presidi sanitari di prevenzione e cura e dotandolo di equipaggiamento adeguato o, quanto meno, non del tutto incongruo rispetto al contesto». Poi l’avvocato spiega: «Se l’esposizione è recente (ovvero quando il rischio era già noto, ndr), il fatto è ancora più grave». Il rischio è quello di poter contestare la negligenza, un fatto che, ci spiega Bonanni, non cambierebbe di molto i risarcimenti, ma «quello che è rilevante è che a quel punto ci sarebbe una responsabilità penale. Di fronte a un generale che ti avverte del rischio e uno non fa niente, per quelli che muoiono dopo ci sono precise responsabilità, che potrebbero arrivare perfino al dolo». E a quanto pare, sono già in corso alcune cause riguardanti militari che hanno prestato servizio in Iraq: «Io ho qualche caso, ma il ministero non li riconosce e siamo in causa». Anche Calcagni, ci spiega, non è stato risarcito. «Avevamo chiesto un euro simbolico di risarcimento, ma il ministero non lo ha voluto riconoscere. Secondo il ministero non ci sarebbe questo rischio. Oppure, anche se c’è questo uranio, la persona muore per un altro motivo». Poi ci racconta il caso di un militare morto per l’esposizione a sostanze nocive a 45 anni, che nelle strategie processuali ricorda quelle del film Erin Brockovich - Forte come la verità con Julia Roberts. «Siamo in causa da 8-9 anni, abbiamo vinto, ma il ministero non esegue. Il Tar gli ha detto di risarcire, ma loro non lo fanno, quindi ho dovuto intentare un ulteriore giudizio per quantificare il danno», ci spiega, aggiungendo poi che «naturalmente Vannacci sarà testimone nei vari procedimenti, nel merito dei fatti relativi a quello che lui racconta nell’esposto, cioè della violazione di tutele della salute e dell’incolumità psicofisica dei militari». Lo scenario raccontato dall’avvocato Bonanni trova in parte conferma anche nelle parole di Maurizio Castagna, autore del libro Uranio impoverito – la verità negata. Ieri ai microfoni dell’emittente Radio radio, Castagna ha raccontato di aver trovato documenti che proverebbero l’uso dell’uranio impoverito già dai tempi della guerra in Somalia, all’inizio degli anni Novanta. In un documento sarebbe infatti specificato che «i soldati del contingente italiano andavano elogiati per aver operato in presenza di nuovo munizionamento, all’uranio impoverito e che quindi lo Stato italiano andava sostenuto nella sua azione di coinvolgimento dei militari nell’affrontare questo nuovo sistema d’arma, con tutte le ricadute tossiche che ci potevano essere». Secondo la ricostruzione di Castagna, le quantità di uranio impoverito utilizzate durante le varie missioni sarebbero da capogiro: «L’uranio impoverito è stato usato massicciamente in Afghanistan (circa 800 tonnellate), in Iraq (400 tonnellate) e in Kosovo». Ed è proprio nella ex Jugoslavia che i nostri soldati, secondo l’autore del saggio, sarebbero stati esposti a un rischio altissimo in virtù degli equipaggiamenti di cui disponevano. Sui risarcimenti l’autore del saggio spiega: «Per fortuna, tutta una serie di commissioni che si sono occupate dell’uranio impoverite sono riuscite a produrre una serie di documenti», ma conferma che nelle cause le vittime o i loro familiari si scontrano con «l’opposizione dell’avvocatura dello Stato».
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Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.