2019-09-30
Fabrizio Cicchitto: «Un’alleanza con Matteo Renzi. Ecco il futuro di Forza Italia»
L'ex luogotenente di Silvio Berlusconi ha scritto la storia del partito azzurro. E indica la via: «Basta con la linea a zig zag. Bisogna formare un centro moderato insieme a Italia viva».Onorevole Cicchitto, lei ha appena pubblicato una storia di Forza Italia, che in copertina ha una data di inizio e una di fine. Come sulle lapidi...«Non sia malizioso. L'ho fatto per marcare il punto in cui finisce il racconto. Però...».Però?«Devo dire che dentro di me reputo che la fase ascendente della storia inizi nel 1994 e arrivi al suo massimo nel 2011. Poi...».Poi?«Poi inizia la fase discendente. Adesso c'è un bivio».Berlusconi ha gradito il libro?«Mistero: non mi ha scritto nemmeno un sms».Brutto segno?«Quando l'avevo informato sul lavoro che stavo facendo mi aveva detto: “Me la farai leggere prima!"».Cosa che lei non ha fatto...«Me ne sono ben guardato. Evidentemente non ha gradito».Tuttavia la sua storia non è ostile a Berlusconi, anzi.(Sorriso. Cicchitto a volte può ricordare il joker un po' gigione di Tim Burton). «Non ho il complesso dell'ex. Ma non ho omesso nulla. E sono legato a Berlusconi, malgrado la scissione, da una sincera amicizia».Ci ha lavorato molto?«Tre anni: un lavorone».Spesso cita anche un certo Cicchitto, per nome e cognome.«Perché questo è un libro di fatti. Ricordi personali - fondamentali - sulla scorta di agenzie e giornali. I documenti ti fanno sempre scoprire qualcosa di più, anche se c'eri».Fabrizio Cicchitto, 79 anni portati splendidamente. Ex socialista, intelligenza politica conclamata, sarcasmo affilato, ex demiurgo azzurro alla corte del Cavaliere, ha lasciato Forza Italia per fondare il Ncd con Angelino Alfano. Ma in questa intervista a sorpresa dice: «A determinate condizioni potrei tornare a fare politica in un polo di centro con Renzi e Berlusconi».Lei voleva fare l'opposizione nel partito azzurro. Il Cicchitto storico dovrebbe dire al Cicchitto politico che è impossibile.«Il dissenso per me è l'anima della politica».Per lui?(Sorriso). «Purtroppo - come avrà notato - per lui no».Tuttavia, una delle cose più interessanti del suo racconto è la vita interna dei gruppi dirigenti. Più vivace di quanto apparisse fuori.«Forza Italia era una “democrazia gastronomica" e una monarchia politica».Cioè?«A pranzo o a cena con il Cavaliere, dove si veniva convocati con formazioni variabili, si poteva dire tutto».Tutto tutto?«Potevi persino contestare Berlusconi. Con una clausola: se andavi a raccontarlo in giro venivi decapitato. Poi c'era la democrazia telefonica, che era garantita dalla persona più democratica che esista, Marinella».La mitica segretaria del Cavaliere. E come funzionava?«Tu parlavi con lei, sempre. Poi la sera, quando lui riceveva l'elenco delle 150 persone che lo avevano chiamato, se non c'erano impegni capitali ti richiamava».Tolta Marinella?«Beh, la follia dei cerchi magici! Su questo svetta il clamoroso aneddoto di Antonio Martino, che un giorno - nel tempo del cerchio magico - incontrò Berlusconi per strada: “Ma perché non ti fai sentire?", gli disse Silvio».E Martino?«Si arrabbiò: “Sono due anni che ti cerco e non mi rispondi mai". Berlusconi gli rispose, e io sono convinto che fosse vero: “Ma Antonio, io non ne sapevo nulla!"».E gli organismi dirigenti?«Di solito venivano convocati solo quando tutto era già deciso. Non accadeva mai nulla, tranne una volta che ci fu uno scherzo micidiale fatto da Berlusconi a Tremonti».Cioè?«Nel mezzo della riunione Silvio interruppe tutto e disse a Simone Baldelli, famoso per le sue parodie, di ripetere davanti a tutti un'imitazione di Giulio».E come era?«Ah ah ah. C'era Baldelli-Tremonti che giocava a scacchi con sé stesso. Esilarante».E che cosa diceva?«Con la voce identica a Giulio si metteva da un lato della scacchiera ed esclamava: “Povca misevia! Sto giocando con un genio. Ma non c'è dubbio, battevò anche lui"».Divertente.«Venne giù la sala. Uno solo non rideva».Di sicuro Tremonti.«Sai che ha tutte le doti, caro, ma non il senso dell'ironia».Come ruppe con Berlusconi?«C'erano alla presidenza Brunetta e Schifani. Chiesi di parlare. Sorridendo loro mi dissero: “Non sono previsti interventi. Si vota per acclamazione"».Beh, il cesarismo del Cav...«Io dissi che volevo parlare. E Berlusconi mi zittì: “Fabrizio, ti invito a cena e mi racconti quello che mi vuoi dire"».Lei era contro.«La scelta di andare al governo e mandare Alfano come capo delegazione era stata a lungo meditata. Era una sana linea entrista».Lei voleva restare.«Ero contrario all'uscita dal governo e infatti fu una follia, su cui in parte Berlusconi provò a fare marcia indietro. E fu peggio».Perché?«Quello che non ha più funzionato nel partito è questa linea a zig zag. Ha dato a Salvini spazi enormi».Il suo rapporto con Berlusconi?«Mi chiamava alle 6 del mattino, vagamente sadico: “Fabrizio, sei già sveglio?"».E lei?«“Silvio, io sono sveglio dalle 5,30". È il suo modo».Quale?«Divide et impera. Come quando affidò il partito a Bondi. Era sicuro che ci scannassimo».In che senso?«Un post comunista e un post socialista. Io fumantino, lui una sorta di sacerdote curiale. Anche quando lo insultavano, Bondi andava incontro all'interlocutore. Io lo mandavo affanculo».E come è finita?«Andavamo sempre d'amore e d'accordo. Silvio non diceva nulla, ma so che non era contento».Ma dove si decideva?«Per esempio, nella redazione del Mattinale, che all'inizio era un giornale singolare, fatto solo per un lettore: Berlusconi. Alle 7 del mattino ci vedevamo: Bonaiuti, Brunetta, Socci, Cicchitto e Fausto Carioti. Poi si sono aggiunti altri».E che cosa si decideva?«Da una di quelle riunioni saltò fuori la trappola delle regionali per fregare D'Alema. Lui si fidava di Swg che dava vincenti i presidenti di sinistra».E Berlusconi?«“Swg farà perdere D'Alema, perché sarò io il candidato di tutte le regioni! Ma dobbiamo trovare il modo"».E chi lo trovò?«Bonaiuti: “Perché non ci vai in nave? Ne parlerebbero tutti!". Berlusconi impazzì di gioia e così fu».Quale fu la vera crisi?«Con il senno di poi, la rottura del Nazareno fu un suicidio sia per Berlusconi sia per Renzi».La scelta era tra Amato o Mattarella.«E andavano bene tutti e due. Ma Verdini sostenne fino alla morte Amato, dicendo che Renzi avrebbe retto su di lui. Era uno sbaglio».Parliamo di Silvio e Matteo.«Ricordate la sua visita ad Arcore? Era un segnale enorme».Di che cosa?«Berlusconi reputa Renzi, al fondo, l'erede che non ha mai avuto nel partito. Gli riconosce capacità mediatica, prontezza di riflessi, spregiudicatezza, fantasia».E Renzi?«Disse “Game over" dopo la condanna di Berlusconi. Ora lo ha difeso sulla follia che Silvio sarebbe stato il mandante dell'attentato a Costanzo. Per lui è odio-amore. Per me l'unico futuro di Forza Italia è Renzi».Parliamo dei tanti delfini designati e uccisi.«Di Tremonti abbiamo detto».La Gardini si suicidò litigando nel bagno di Montecitorio con Vladimiro Luxuria.«E con Fini si chiuse a male parole. Della Brambilla, invece, Silvio era innamorato. Politicamente, intendo».Cioè?«Aveva una cotta per lei. Gli dissi che si sbagliava, e lui si arrabbiò: “Non capisci un tubo. Se io devo passar la mano, lei ha una tale fascino che rimpiazza sia Berlusconi sia Fini».Oggi pare incredibile.«Berlusconi investì soldi su di lei. Una tv e un giornale! La sua sfortuna precipitò un giorno in cui dovevano fare un comizio televisivo insieme».Che cosa accadde?«Michela Vittoria fece il tragico errore di parlare mezz'ora. Silvio seduto friggeva. Alla fine buttò i foglietti del discorso per aria: “È inutile, tanto ha già detto tutto lei!". Finish».E Alfano?«Era massacrato tutti i giorni».Da chi?«Da Verdini e da Daniela Santanché che poi, quando tornerà a Forza Italia, conterà moltissimo. Fu una delle cause della nostra rottura».E uscire dal governo?«Fu un errore tra-gi-co!».E manifestare davanti al tribunale di Milano?«Idea folle, proprio della Santanché. C'era una divisione tra magistratura giudicante e magistratura inquirente. È evidente che se fai quella roba diventi il nemico del popolo».Alfano perché cadde in disgrazia?«I guai di Alfano cominciarono con #enricostaisereno: un conto è gestire un governo con Letta. Altro era gestire un governo con Renzi».E lei e Verdini?«Mi è molto simpatico. Ma abbiamo litigato selvaggiamente e stavano per picchiarci».Una rissa?«Intervenne Berlusconi. Denis non sa che io nel Sessantotto giravo con una mezza stecca da biliardo, e talvolta l'ho data pure in faccia a qualche fascista».Però lui è grosso.«Nello scontro fisico contano i nervi, caro».Ora questa storia come finisce?«Ho fatto il tifo per Forza Italia, ma solo se resta un partito autonomo. Se Berlusconi resta alleato con Salvini sarà una lenta e inesorabile rovina».Meglio Renzi?« Se Renzi fa un partito personale è morto. Ma se riesce a sviluppare una iniziativa politica per un centro riformista e moderato c'è un futuro anche per Forza Italia».Anche per lei?(Torna il sorriso del joker). «Se decolla come progetto non personale, perché no?».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.