2019-01-20
Una sovranista insidia il partito della Bonino
Al vicino congresso di + Europa correrà per la segreteria anche Paola Radaelli, già candidata della Meloni a Genova, oggi sostenitrice della legittima difesa. La sua lista ha già nel nome una critica a Bruxelles. Tra ex Radicali e pro euro è psicosi: «Complotto per scalarci».Chiamatela anche Opa ostile salviniana su una formazione boniniana, non stupitevi, e mettetevi in poltrona: sia perché ciò che produce questa mossa è un testacoda da capogiro, e sia perché finora nessuno è in grado di vaticinare come andrà a finire. Intendiamoci, nella politica dei tempi destrutturati capita sempre più spesso: arriva un candidato leader, da fuori, e prova a scalarti, come se il tuo partito fosse una società quotata in Borsa, che cambia mano con una operazione in cui viene spodestato il vecchio patto di sindacatura. È già successo tante volte, nella storia dei partiti italiani, ma stavolta c'è una anomalia in più. Ad essere contesa è una lista, +Europa, che nasce dal partito che di solito queste operazioni non le subiva ma le realizzava - il Partito Radicale di Marco Pannella - e che è in procinto di diventare partito a sua volta, con il congresso del 25 gennaio a Milano. Ma andiamo per gradi. Il riassunto delle puntate precedenti è questo: da giorni sui social e su Internet si moltiplicano i messaggi di allarme e di denuncia. Qualcuno che non ha nulla a che fare con la storia della lista animata da Emma Bonino e le sue idee europeiste e liberali - attaccano i dirigenti fedeli ad Emma - «sta cercando di conquistare +Europa dall'esterno». I messaggi hanno iniziato diventare ossessivi venerdì sera, quando il partito ha annunciato la lista dei candidati alla segreteria che potevano avviare la raccolta delle 200 firme necessarie per correre. Fino al giorno prima - come è noto - i concorrenti della battaglia congressuale erano tre e tutti provenienti dall'area radical-liberale. Il primo è Marco Cappato (ex segretario dei Radicali ai tempi di Pannella e suo erede in tante battaglie di disobbedienza civile). Poi - ovviamente - c'è Benedetto Della Vedova, che incarna l'anima più liberista (e che è stato con Gianfranco Fini in Futuro e libertà). Infine c'è Alessandro Fusacchia, deputato di +Europa, uomo della nuova generazione. Giovedì sera, però, ecco il colpo di scena. A malincuore i garanti si vedono costretti ad accettare un'altra candidatura che per loro sfortuna ha tutti i requisiti per essere ammessa. È quella di una donna, Paola Radaelli, che per il gruppo fondatore di +Europa è un Ufo: non ha esperienze politiche nel suo curriculum, e ha posizioni completamente opposte a quelle della Bonino. La Radaelli è la presidente di una associazione «Unione Vittime», che si propone di sostenere le vittime di reati violenti: la sua prima rivendicazione? È un pugno nell'occhio per la Bonino e Cappato, la richiesta di pene severe e draconiane contro i rapinatori. Sulla reazione contro le aggressioni, poi, la Radaelli è tecnicamente salviniana: si batte per estendere ulteriormente in confini della legittima difesa. Questo per un gruppo dirigente che di solito dava scandalo candidando dei condannati, come accadde con Toni Negri (eletto ed espatriato in Francia). Il mistero si infittisce quando si scopre che la candidata sui suoi profili social ha pubblicato molte foto in cui appare in compagnia di Salvini e di altri dirigenti leghisti. Ultimo indizio: l'affiliazione a Cultura Identità, un centro studi di destra radicale e identitaria vicina a Il Talebano il sito internet diretto da Vincenzo Sofo, l'intellettuale più organico del Carroccio in formato sovranista. La Radaelli è stata anche candidata della Destra a Genova. Ma esistono in rete tante foto della Radaelli anche in compagnia del filosofo Diego Fusaro e persino di Magdi Cristiano Allam, bestia nera dei radicali nel dibattito sulla islamizzazione e sull'Europa multietnica. Chi ha la memoria lunga ricorderà che negli anni Ottanta Pannella provò a candidarsi più volte con il Partito liberale. E che negli anni Novanta presentò suoi dirigenti sia nelle fila del Partito socialdemocratico, dei Verdi che dei Repubblicani. Riuscì ad eleggere nel Psdi un ex segretario dei radicali - Giovannino Negri - e addirittura a scalare la leadership del Verdi con un giovane molto promettente, Francesco Rutelli, proprio mentre Marco Taradash diventava il volto simbolo (eletto anche lui, alle Europee) degli anti proibizionisti. Fu una scelta stupefacente - propiziata da Armando Cossutta - anche l'ascesa di Fausto Bertinotti, che divenne segretario di Rifondazione avendo ancora in tasca la tessera del Pds. Ma la scalata ostile è una nuova particolarità che ha un unico precedente, curiosamente anche questo salviniano. Alle ultime politiche, infatti, il leader della Lega ha letteralmente spostato il Partito Sardo d'Azione che governava Cagliari con Massimo Zedda, nel centrosinistra, e che è passato armi e bagagli nel centrodestra, dopo l'elezione a Montecitorio del suo segretario Solinas. Una operazione spregiudicata e da manuale, se è vero che Solinas oggi è diventato il candidato di Salvini in Sardegna e il suo partito l'infrastruttura del Carroccio per le imminenti regionali. Si tratta di una operazione fotocopia? Se fosse così, il salvinismo da un altro passo verso la rottamazione del centrodestra, costruendosi una nuova galassia di alleati che occupano nicchie di consenso per lui difficilmente raggiungili se non addirittura antitetiche. Ha scritto la Radaelli sul Giornale: «Noi ci prefiggiamo di liberare la cultura dal regime di menzogne del politicamente corretto, dalle soggezioni conformiste della lobby radical chic e dalla globalizzazione dei cervelli». Musica per le orecchie dei leghisti, molto organizzati sul territorio, e facilmente mobilitabili a sostegno di una candidata «amica» in un partito che ha regole congressuali molto permeabili al voto degli esterni. Una eventuale vittoria a sorpresa della Radaelli, dunque, getterebbe ovviamente nello sconforto i seguaci della Bonino. Ma dovrebbe preoccupare soprattutto i suoi ex alleati, e in particolare Silvio Berlusconi che si troverebbe sulle schede un simbolo caro all'elettorato liberal-liberista che confina e si sovrappone molto spesso con Forza Italia. E che - in caso di vittoria della candidata sovranista - verrebbe rapidamente «salvinizzato».