2025-11-08
Landini sciopera contro l’aumento dei salari
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.Non sappiamo se le cose siano andate così, ma ci fa piacere crederlo anche perché la vicenda degli scioperi della Cgil sempre di venerdì contro qualsiasi provvedimento venga preso dal governo sta diventando comica. E la polemica di ieri rientra in questo copione farsesco.Del resto è chiaro che dopo avergli detto un mesetto fa (in occasione dello sciopero per la Palestina) che «la rivoluzione e il week end lungo non stanno bene insieme», ieri Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno avuto gioco facile ad attaccare di nuovo il sindacato. Prima chiedendo ironicamente al segretario che giorno fosse il 12 dicembre (sarà mica un venerdì!) e poi punzecchiandolo sulla possibilità di rinunciare al fine settimana lungo. Ironia, ma fino a un certo punto. Perché in realtà dal governo erano in attesa dell’ennesimo regalo della Cgil. Che puntualmente è arrivato. Con tanto di prevedibile replica del rappresentante degli operai che passa più tempo nei talk show amici che nelle fabbriche. «Tentano di mettere in discussione lo sciopero», ha subito chiosato l’ex guida della Fiom, «guardate che hanno paura e tentano di non parlare nel merito provando a far discutere di altro, il week end lungo, il week end corto, non vogliono entrare nel merito. Se c’è un messaggio che noi dobbiamo dare è che non dobbiamo avere paura. Se uno è precario, se le pensioni non ci sono più, se alla fine del mese non ci arriva, ma spiegatemi un po’ che cosa avremmo paura di dover perdere, oltre a quello che già avvenuto». Toni apocalittici, da «rivolta sociale» che però cozzano la realtà di un Paese che seppur con una crescita lenta, cresce. Che seppur con un debito alto, ha rispettato in anticipo le condizioni poste da Bruxelles e guadagnato gli apprezzamenti delle società di rating, mentre Parigi e Berlino sono in declino. E che soprattutto registra da mesi numeri positivi su occupazione e incremento dei posti di lavoro. Tant’è che un altro sindacato, la Cisl, il giorno dopo lo sciopero cigiellino, il 13 dicembre, organizzerà una manifestazione a Roma per sollecitare un patto della responsabilità tra governo e parti sociali. «Noi abbiamo bisogno da qui al 12 dicembre», ha incalzato ancora il leader delle chiusure senza se e senza ma, «che nei luoghi di lavoro, nelle città, nei mercati, come abbiamo fatto durante la campagna referendaria, ci sia una mobilitazione e un rapporto diretto con le persone in carne ed ossa [...] che indichi con chiarezza perché chiediamo loro il sacrificio di una giornata di sciopero. Stiamo chiedendo di aumentare i salari, stiamo chiedendo di aumentare la spesa nella sanità pubblica».E qui Landini entra finalmente in quello che dovrebbe essere il suo core business. Lavoro e retribuzioni. Peccato che il Landini che discetta di buste paga sia lo stesso segretario della Cgil che è stato lasciato solo da tutte le altre sigle (di pochi giorni fa il divorzio con la Uil) sul rinnovo dei contratti di 3,5 milioni di dipendenti pubblici che hanno portato nelle tasche degli statali 140 euro al mese in più. Peccato che sia lo stesso leader dei rappresentanti dei lavoratori che ha snobbato istituti come la settimana corta e i buoni pasto anche per chi opera in regime di smart working e che si è opposto alla legge sulla partecipazione dei lavoratori nei cda (ma non solo) delle imprese. Così come il Landini che oggi scandaglia il calendario alla ricerca del primo venerdì utile per piazzare uno sciopero è lo stesso segretario della Cgil che che nel 2021 o nel 2022 assisteva quasi inerte a una situazione di stallo nel rinnovo dei contratti dei privati. E oggi che diversi accordi difficili sono stati portati a casa (nel 2021 il 62,5% dei lavoratori non aveva rinnovato il contratto e oggi siamo scesi al 43%) e che il governo mette un incentivo alle firme nei tempi utili, fa fuoco e fiamme contro l’esecutivo.Insomma, sarebbe proprio il leader della Cgil a meritare un sciopero degli italiani ma non solo di venerdì, quanto per tutta la parte che resta del suo mandato alla guida della Cgil.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Giancarlo Giorgetti (Ansa)