2020-03-26
Una nuova minaccia arriva dai topi. Paura per il morto da hantavirus
Un operaio di Shandong si è sentito male su un autobus. Ricoverato, è deceduto per un'infezione trasmessa dai roditori. Le autorità gettano acqua sul fuoco: «Non c'è contagio con il respiro». Ma la mortalità è del 38%. Non siamo ancora riusciti a debellare il Corona che la Cina ha già pronto l'Hanta; nel Paese dell'economia al galoppo anche la produzione industriale di virus non conosce tregua. La notizia è arrivata in sordina martedì sera: un operaio si è sentito male sull'autobus a Shandong mentre stava tornando dal lavoro nella provincia di Yunnan. Malessere diffuso, con febbre. Ricoverato in terapia intensiva all'ospedale, l'uomo è morto poche ore dopo. Secondo il Global Times, tabloid cinese di lingua inglese editato dal Quotidiano del Popolo (quindi governativo al cento per cento), il lavoratore è stato fulminato dall'hantavirus, un agente patogeno trasmesso dai topi.Sembra di rivivere l'incubo di quattro mesi fa, con le prime frattaglie di notizie trapelate da Wuhan, anche se il giornale cinese specifica che la «trasmissione fra uomo e uomo è rara». Di questi tempi rara non significa impossibile, anzi il termine lascia aperto lo spiraglio all'apprensione. Anche i cinesi non devono averla presa troppo alla leggera perché le altre 32 persone sull'autobus sono state sottoposte al tampone, il cui esito non è specificato. Il tweet del Global Times è accompagnato da una foto di persone con mascherina che vengono sottoposte al termoscanner, a conferma che la sintomatologia è simile a quella del coronavirus. Dopo che la vicenda ha fatto il giro del mondo sul Web, il sito Fake Investigation ha scritto che «finora non c'è stata nessuna epidemia». L'hantavirus ha dato segno di esistenza la prima volta durante la guerra di Corea combattuta dal 1950 al 1953; soldati americani ne furono contagiati sul fiume Hantan, da qui il nome. Si diffonde attraverso i roditori selvatici e domestici, soprattutto i topi, ma come spiega Yang Zhanqiu, virologo dell'Università di Wuhan «a differenza del coronavirus, l'hantavirus non viene trasmesso attraverso il sistema respiratorio ma attraverso le secrezioni corporee e il sangue di un paziente malato». Essendo una febbre emorragica con sindrome renale, provoca non solo febbre, ma emorragie e deficit ai reni. «Non c'è motivo di preoccuparsi, è una malattia che conosciamo, prevenibile è controllabile», tende a rassicurare il dottor Yang, intervistato dal Global Times. Ma la meccanica della trasmissione è particolare; per contrarre l'hantavirus bisogna aver mangiato cibo toccato da topi, respirare in ambienti contaminati dalle feci di roditori o altri fluidi corporei dei ratti. E l'infestazione di roditori attorno o dentro una casa costituisce il rischio principale; in Cina avviene nelle campagne, dove certi situazioni estreme sono retaggio di un popolo che non ha ancora completato il salto nella modernità. A questo punto, davanti ai pur limitati (così assicura la comunità scientifica) rischi dell'hantavirus, è facile tornare alla frase del governatore del Veneto, Luca Zaia: «L'igiene e la formazione degli italiani sono un fatto culturale. La Cina ha pagato un grande conto perché li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi. Il virus non deve trovare un ambiente che diventa un substrato, ma deve trovare pulizia». In quel pittoresco «topi vivi» che ha scatenato immediate manifestazioni di scherno del progressista con patente da uomo di mondo e suv in doppia fila, c'era il senso di tutto ciò. Toccare fluidi di ratto. Un'operazione inimmaginabile in Occidente, ma che allunga un'ombra lunga sui protocolli di profilassi e sanitari che regolano i pittoreschi wet market cinesi (ma la macellazione e la vendita en plein air di carne è una tradizione in tutta l'Asia), set naturali per foto Instagram di turisti eccitati dall'esotismo Alpitour. Ma anche bombe batteriologiche fabbricate a mano. Come spiegò all'inizio dell'epidemia di Covid-19 il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Università Campus Biomedico di Roma: «È partito tutto dai mercati umidi, dove si vendono animali vivi. In certi luoghi non c'è la corrente elettrica, non ci sono i frigoriferi. Per questo gli animali devono essere venduti vivi e poi vengono macellati. In questo modo le mani si imbrattano di sangue. Quindi probabilmente questo virus è passato all'uomo tramite il sangue di un pipistrello, dove il virus alberga da sempre, e poi è andato in circolo. Ha riconosciuto le cellule con il recettore, come una serratura, è entrato e ha innescato l'epidemia. Prima dall'animale all'uomo attraverso le mani. Poi la trasmissione è avvenuta per via respiratoria, umana. Tramite fluidi, colpi di tosse, starnuti. Come avviene per una normale influenza».L'hantavirus ha preso la stessa strada partendo da un topo invece che da un pipistrello. Il suo indice di mortalità è perfino superiore a quello del cugino coronavirus; il Centro americano per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) ha stabilito che l'agente patogeno è letale per il 38% degli infettati. E il periodo di incubazione complica la prevenzione: anche otto settimane prima che emergano i sintomi. A tranquillizzare gli scienziati un fatto: la sindrome polmonare da hantavirus è studiata da anni dopo che un focolaio in Argentina e Cile ha mietuto parecchie vittime (non a caso viene anche chiamato virus delle Ande). Ogni anno nel mondo ci sono circa 150.000 infezioni silenziose. È un vecchio nemico che ogni tanto torna fuori. Per favore, uno alla volta.
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