2020-11-13
Una fondazione serve a promuovere idee mica a saldare i conti
Matteo Renzi (A.Masiello/Getty Images)
Il Bullo si indigna ma gli esempi di veri think tank si sprecano. Pubblicano libri, riviste e fanno convegni. Non sono casseforti.«Trasparenza totale». Così scriveva in un post su Facebook Matteo Renzi un anno fa, quando i pm di Firenze spedirono la Guardia di Finanza a perquisire casa e aziende di chi aveva finanziato Open, la sua fondazione. «I finanziamenti sono tutti regolarmente tracciati», sentenziò l'ex presidente del Consiglio. Involontariamente, se ve ne fosse stato bisogno, il fondatore di Italia viva stava dando un consiglio ai magistrati che poi, un anno dopo, lo indagheranno. Perché nella storia di Open, il braccio finanziario con cui l'ex segretario del Pd ha costruito la sua scalata al potere, è tutto agli atti, tutto regolarmente scritto nelle carte della fondazione. E alla Procura è bastato prelevare l'hard disk dell'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, per averne conferma.«Due giudici fiorentini hanno deciso che Open non è una fondazione ma un partito», tuonava Renzi a fine novembre 2019, «e la perquisizione di persone non indagate che hanno dato lecitamente contributi alla fondazione è un atto senza precedenti nella storia del finanziamento alla politica». A dire il vero di precedenti, con perquisizione annessa, ce ne sono parecchi, molti dei quali indirettamente hanno favorito l'ascesa dello stesso Renzi, togliendo di mezzo chi lo ha preceduto ai vertici del Paese, ma non è questo il punto. Il tema è che, secondo i magistrati, Open non era una fondazione, ma uno strumento per raccogliere soldi e finanziare una corrente di un partito, ossia la truppa renziana nel Pd. E nonostante l'ex sindaco di Firenze abbia gioito quando la Cassazione ha dissequestrato il telefono di Marco Carrai, aspettandosi le scuse per l'iniziativa giudiziaria contro alcuni suoi amici e collaboratori, ora la Procura ha deciso di mettere sul tavolo le carte. Sì, proprio quei documenti di cui Renzi si faceva vanto un anno fa, dicendo che tutti i finanziamenti erano regolarmente tracciati. Dalla trascrizione dell'hard disk dell'avvocato Bianchi, oltre all'elenco di finanziatori (metà dei quali nascosti in quanto non avevano autorizzato la pubblicazione del loro nome), sono emersi email, verbali, appunti dello stesso legale in merito a una serie di faccende. Leggendo la massa di documenti depositata dai pm si ha la sensazione di non trovarsi davanti a una fondazione, ma piuttosto al salvadanaio dello stesso Renzi, ovvero a una struttura specializzata nel fundraising, cioè nel raccogliere fondi per sostenere l'ex presidente del Consiglio.Per capire la differenza tra una fondazione, ente regolato da una normativa stringente, e Open è sufficiente aprire il sito di Astrid, ente senza scopo di lucro presieduto da Franco Bassanini, oppure quello di Italiani Europei, il pensatoio messo in piedi anni fa da Massimo D'Alema. Sia l'ex ministro dei governi Prodi e Amato che l'ex segretario dei Ds non hanno costituito una cassaforte per la loro corrente, ma dei think tank che organizzano convegni, promuovono riflessioni e pubblicano libri e riviste. Non si finanziano iniziative personali del leader, come un viaggio in America in aereo privato, per parlare 143 secondi alla cerimonia di commemorazione di John Kennedy. Non si danno carte di credito al cognato del segretario, né si pagano gli autisti del camper per le primarie. Tanto meno si saldano le fatture per il nuovo ufficio fiorentino dell'ex premier in un hotel a cinque stelle. Da quando nel 2014 è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, le fondazioni costituiscono uno strumento per far circolare le idee, promuovendo attività politica, culturale e formativa, con convegni, riviste, attività di ricerca. Per questo godono di un trattamento particolare, con agevolazioni fiscali e un regime meno vincolato rispetto alle società per azioni e agli enti pubblici. Il loro scopo non è finanziare una corrente e pagare le bollette del capo. Ecco, a leggere le carte, si scopre invece che lo scopo unico di Open non era far circolare le idee, ma sostenere la scalata al potere di Renzi e l'unico evento organizzato era la Leopolda, la kermesse del renzismo. Gli imprenditori facevano la fila per finanziare la fondazione e lui con quei soldi finanziava la sua corrente, i suoi viaggi e perfino gli attivisti che lavoravano al suo social. Sì, come diceva Renzi un anno fa, tutto è tracciato, talmente tracciato che ora i pm incrociano appunti ed elenchi, rileggendo la storia degli ultimi anni e degli ultimi sostenitori dell'ex premier. Non si tratta di un atto senza precedenti, semplicemente si tratta di verificare se qualcuno ha violato la legge.
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