
Dagli immigrati all'Europa, dai gay alla famiglia, un saggio del filosofo Sossio Giametta sfida tutte le chiacchiere del pensiero unico su argomenti tabù. È tempo di riscoprire gli intelletti liberi, senza perdersi dietro alle starlette dell'intellighenzia di sinistra.Per festeggiare i novant'anni del filosofo Sossio Giametta - insigne traduttore e studioso di Nietzsche - l'editore BookTime ha appena pubblicato un suo volume «politico» che già dal titolo promette polemica: Contromano. Di fatto è un dotto manuale di difesa dal pensiero unico, poiché come viene spiegato nel risvolto di copertina: «Oggi parlare di razze e migranti, ma anche di famiglie e omosessualità, fa diventare i liberi pensatori degli autori contromano». Senza timore di passare per politicamente scorretto, anzi lambendo molti tabù considerati intoccabili, Giametta raccoglie nel libro alcuni saggi di ardito ripensamento filosofico. Il primo per esempio è dedicato a razze e migranti con considerazioni di questo tipo: «L'espressione inglese to have a difference significa discutere, litigare. Dunque prima di imporre l'antirazzismo come Diktat, bisogna perseguire una gradualità e un equilibrio dei reciproci sforzi e sacrifici, non fare dell'immigrato extracomunitario la figura nobile per antonomasia». Le conseguenze della cattiva gestione migratoria forniscono il tema al secondo saggio Il ratto d'Europa: «L'Europa è attualmente il corpo grasso e inerte che offre, impedito dalla sua stessa civiltà e umanità, il meglio di tutto quello che le masse affamate e diseredate del mondo possono desiderare. I popoli europei sentono questo pericolo con istinto animale». Anche il convegno di Verona sulle famiglie e la questione dell'omosessualità vengono dibattuti dal filosofo: «Gli atti omosessuali sono considerati contro natura. Se si risponde che tutto è natura nella natura, si controbatte che anche le mostruosità sono nella natura, ma restano mostruosità. Ora, se la morale consiste, come noi riteniamo, nella coincidenza del bene ricercato dall'individuo col bene della specie (propagazione e potenziamento), se ne deduce che gli atti coi quali si persegue un bene divergente o contrario a quello della specie, sono immorali». Il saggio sulla cittadinanza risveglia invece alcuni ricordi personali da cui il lettore ricava comunque una lezione: «Vivo a Bruxelles dal 1965. In questa data presi servizio presso la Comunità Europea. Ci ho lavorato ventinove anni. Sono rimasto a Bruxelles anche dopo il pensionamento, perché intanto avevo formato famiglia e avevo una casa. Posso rimanere in Belgio sempre, rinnovando ogni cinque anni il permesso di soggiorno, e naturalmente comportandomi comme il faut. I miei tre figli sono nati a Bruxelles. Sono figli di padre italiano e di madre tedesca. Per nessuno di essi si è mai parlato di ius soli. Il Belgio non ammette questo istituto sic et simpliciter, ma solo a condizioni particolari, importanti». Nel libro viene riconosciuta poi - forse per la prima volta con tale lucidità - l'importanza epocale dell'arte di Michel Houellebecq: «Del tramonto dell'Occidente si è parlato in innumerevoli libri e articoli, ma sempre e solo sul piano filosofico; finora non c'era stata un'incarnazione della crisi europea in un individuo, raccontata in un romanzo. Questa incarnazione della crisi è quella, ineguagliabile, di Labrouste in Serotonina». Inoltre, qua e là, Giametta spenna con gusto alcuni barbagianni dell'intellighenzia nostrana a cominciare da Donatella Di Cesare: «Star della filosofia in Italia, onnipresente nella stampa, nei convegni e nei talk-show politici, è continuamente interpellata e intervistata e pubblica libri a getto continuo, ma non può far a meno di provare un'ardente nostalgia per Marx. E non tanto, intendiamoci, per il geniale analizzatore e critico del capitalismo e robusto storico di importanti avvenimenti politici, in cui consiste la sua grandezza, quanto per il Marx profetico e utopico, nobile quanto si vuole nelle intenzioni, ma che, con il suo esorbitante ardore e le sue previsioni messianiche, ha scatenato la più grande catastrofe della storia umana». In ultimo Giametta si permette di ripensare ex novo la pena capitale in un densissimo saggio finale, forse il più bello. In veste di ideali interlocutori, nel libro ci sono alcuni sommi pensatori (come Machiavelli, Bruno, Hobbes, Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche, Colli) e Giametta può ben dire «a tutti questi maltrattati eroi del libero pensiero, tento modestamente di accodarmi anch'io». Secondo noi li continua a meraviglia, tanto che per il suo Contromano non poteva scegliere epigrafe migliore di questa massima di Goethe: «Gli uomini che pensano in modo serio e profondo si trovano di fronte al pubblico in cattiva posizione», con buona pace della commissione Segre.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





