2021-03-13
Un anno a chiamarli «eroi» ma al momento del dunque i medici sono finiti in croce
I camici bianchi sono stati inondati di retorica e nessun aiuto concreto. Ai primi sospetti della magistratura sul vaccino, proprio loro si sono ritrovati sotto inchiesta Ma non erano «angeli»? Non erano i nostri «eroi»? Non erano state spese, da politici e media, parole importanti e impegnative (che, nella nostra ingenuità, avevamo creduto sincere) a favore di medici e infermieri, per tutto il 2020 e in questo primo spicchio di 2021? E invece è stata accolta da un silenzio quasi senza eccezioni la notizia secondo cui, dopo la morte di Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina deceduto per arresto cardiaco e che il giorno prima era stato vaccinato, la Procura competente (Siracusa), nell’aprire la relativa inchiesta, abbia iscritto nel registro degli indagati - tra gli altri - anche il personale sanitario dell’ospedale militare dove è avvenuta la somministrazione. Fermo restando il cordoglio per la perdita di un uomo di soli 43 anni, la doverosa vicinanza ai suoi familiari, e l’obbligo di comprendere cosa sia davvero successo, se sia stata una tragica fatalità del tutto indipendente dal vaccino o altro, restano almeno due motivi di sconcerto. Il primo è il sensazionalismo con cui si è gettata nel panico la popolazione, inclusi quanti hanno già ricevuto o stanno per ricevere una dose del vaccino Astrazeneca. Buon senso avrebbe imposto di verificare scientificamente un eventuale nesso causale, prima di rischiare di «bruciare» mediaticamente un vaccino. Il secondo riguarda la scelta - se sarà confermata - di ipotizzare l’accusa di omicidio colposo, un reato gravissimo, anche per il personale medico. Le cronache annotano che si sia trattato di un atto dovuto, e non dubitiamo del fatto che i magistrati agiranno con scrupolo e cautela. E tuttavia (a meno che non emergano fatti al momento sconosciuti) fa male al cuore l’idea che un medico che ha compiuto il suo dovere, che ha materialmente somministrato un vaccino che gli è giunto dalle strutture dello Stato, possa anche solo ipoteticamente ritrovarsi nei guai. Per carità: se dovessero emergere errori professionali specifici e inescusabili, sarebbe tutto diverso. Ma se invece, come è da presumere, il personale sanitario si è limitato a inoculare la dose secondo le regole e i protocolli vigenti, che segnale si dà - facendo scattare l’indagine anche a loro carico - ai medici e agli infermieri che devono procedere alla campagna vaccinale? Non solo. A questi medici e infermieri si richiederà nelle prossime settimane e mesi un surplus di impegno, visto l’auspicato «cambio di passo» nella campagna: con che animo ognuno di loro si presenterà davanti a ogni singolo vaccinando, sapendo di essere potenzialmente esposto a un’alea giudiziaria e legale così grave e pesante? Si badi bene. Ben al di là dei casi estremi (decessi), c’è il rischio di una paralisi operativa e funzionale della macchina delle vaccinazioni anche nell’ordinario, nel quotidiano. Non ci stupiremmo se qua e là, e cominciano a giungere segnali in tal senso, qualche dirigente stabilisse di procedere alle vaccinazioni solo in presenza di un anestesista. E non (cosa ragionevole) di un anestesista nell’edificio, ma proprio nella stanza e accanto alla poltrona di ogni singolo vaccinando. Motivo? Evitare contestazioni legali in caso di potenziali reazioni allergiche, anafilassi, e così via, cioè eventi che hanno livelli di probabilità assolutamente infinitesimi.Non è un mistero che da tempo le direzioni sanitarie e i singoli professionisti si sentano minacciati da conseguenze legali pesantissime. Intendiamoci: la responsabilità civile in caso di grave negligenza o imperizia è sacrosanta (deve valere per tutte le professioni), così come è ragionevole che un cittadino effettivamente danneggiato sia adeguatamente indennizzato, ma ben altra cosa è il rischio di essere esposti a vicende giudiziarie surreali. Anche perché ciò crea una dinamica ben nota negli apparati burocratici: fare le cose più che altro per tutelarsi, per coprirsi, per pararsi rispetto a conseguenze future imprevedibili. Pensare di vaccinare 60 milioni di italiani in queste condizioni, tra terrore del Covid, terrore dei vaccini, e spada di Damocle giudiziaria, significa produrre due risultati certi: un rallentamento devastante e un avvelenamento della nostra convivenza civile.Ci riflettano i media, la magistratura, la politica e le istituzioni. Serve a poco sfoggiare retorica in occasione degli anniversari o delle celebrazioni ufficiali, salvo poi adottare logiche improntate all’irrazionalità e al sospetto nei confronti di professionisti e servitori dello stato. Già da un anno si sono commessi errori - temiamo - irreparabili in termini di danni all’economia, lesione delle libertà costituzionali, aggiramento delle procedure parlamentari. Se adesso si aggiunge una campagna neanche troppo subliminale volta a terrorizzare gli italiani perfino rispetto ai vaccini (anziché informarli in modo corretto e completo, come sarebbe doveroso, anche sugli effetti collaterali), e contemporaneamente si dà ai medici la sensazione di poter finire sul banco degli imputati, l’effetto sarà tragico.
Jose Mourinho (Getty Images)