«Non sono più ministro». Così pensava di essersela cavata l’ex responsabile della Salute, Roberto Speranza, rispondendo due giorni fa a un danneggiato da vaccino anti Covid, però i disastri combinati nella gestione della pandemia lo inchiodano alle sue responsabilità. E impongono interventi riparatori.
«Ancora oggi si attende giustizia che, durante la campagna elettorale, l’attuale governo promise saldamente», sollecita l’Associazione avvocatura degli operatori sanitari e sociosanitari (Ados), che ha inviato una lettera al premier Giorgia Meloni e all’attuale ministro della Salute, Orazio Schillaci. Chiede di «estinguere ogni procedimento disciplinare tuttora in corso nei confronti dei medici che si sono opposti alla tachipirina e all’attesa della morte, ripristinando la dignità, la carriera e le retribuzioni che si sono visti ingiustamente privare».
Operazione analoga deve avvenire anche per gli infermieri «che hanno subito gravi danni economici e di immagine nonché vilipendi sui social». Nel documento vengono sollevati interrogativi che attendono risposta, «un celere riscontro, a differenza del precedente governo». Soprattutto, è chiesto alla Federazione degli Ordini dei medici di spiegare la deriva deontologica durante l’emergenza pandemica. Ricordano che agli Ordini spettava non punire chi si prodigava a curare i malati di Covid, ma «promuovere e assicurare l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità delle professioni e dell’esercizio professionale».
Invece, avrebbero deliberatamente violato il primo paragrafo del giuramento ippocratico, riproposto nell’art. 4 del codice deontologico relativo alla libertà, indipendenza e «non condizionabilità della professione». Sulla gestione della campagna vaccinale, parlano di violenze e soprusi. «È una antinomia chiedere il consenso (informato, ndr) a praticare la somministrazione di un prodotto farmaceutico dietro minaccia punitiva. È ovvio che in questi casi il consenso è stato estorto e che si sarebbe dovuto configurare il reato di violenza privata, perché la minaccia era reale e riguardava la sospensione della retribuzione». Ados sottolinea che il diritto all’assegno alimentare, negato a quanti non si vaccinavano, è riconosciuto «addirittura a chi commette gravissimi reati come la violenza sessuale e l’omicidio». Quanto alla somministrazione di un vaccino di cui pochissimo si conosceva, l’Associazione avvocatura sostiene che l’Ordine dei medici «ha violato l’art. 45 del codice deontologico in assenza di dati di genotossicità del profarmaco genico», perché non ha imposto agli iscritti di acquisire approfondita documentazione «e conformemente informare il paziente sui rischi connessi alla loro somministrazione».
In ogni caso, il vaccino veniva quasi sempre dato senza accurata anamnesi individuale e opportuna valutazione rischi/ benefici sulla base della singola storia clinica. Analogo rilievo viene posto per non avere controllato l’aggiornamento del modulo di consenso, sulla base delle revisioni dei rischi collegati agli inoculi fornite dall’Ema e dai Cdc.
Le omesse responsabilità sarebbero tante, da parte degli Ordini dei medici, per aver collaborato «deliberatamente, con le forze politiche all’epoca predominanti». Ados accusa: «Nonostante vi sia un granitico pilastro normativo a sostegno dell’autodeterminazione, coloro che ne hanno reiteratamente abusato e lo hanno manipolato per i propri interessi, ancora siedono sulle poltrone del comando», chiaramente riferendosi ai vertici delle federazioni di categoria. Il prossimo novembre ci saranno le elezioni per il rinnovo della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e degli Ordini provinciali, l’auspicio è che cadano molte teste implicate nella mala gestione dell’emergenza Covid.
Sempre sul fronte deontologico, gli associati dell’avvocatura degli operatori sanitari e sociosanitari vogliono sapere «perché l’Ordine non è intervenuto, quando questo sindacato denunciava i medici e gli infermieri faziosi che sui social inneggiavano all’odio ideologico, istigando i sanitari a uccidere, ferire e far soffrire i pazienti non vaccinati?».
La Verità nel luglio del 2021 riportò alcuni di quei commenti agghiaccianti: «Se tu hai bisogno di terapia intensiva o di anticorpi monoclonali dopo aver rifiutato il vaccino, è giusto lasciarti morire per strada», per esempio, o l’infermiere che minacciava: «Quando apriremo di nuovo la terapia intensiva Covid con tutti i disagiati no vax, io sarò lì a mettervi le sonde necessarie alla vostra sopravvivenza negli appositi posti. Lo farò in modo professionale come sempre, ma forse con un pizzico di sottile piacere in più». Non ultima per importanza, nel documento inviato a Meloni e Schillaci, è la questione riguardante gli eventi avversi. Si chiede «perché la politica e l’Ordine tacciono sull’ondata di patologie cardiovascolari e neurologiche post vaccinali che stanno satollando i nostri ospedali?». E per quale assurda ragione «negli ospedali è vietato riportare in cartella che il paziente è stato vaccinato?».





