2021-08-12
Ultracorpi, alieni e guerre simulate: dal complotto al grande schermo
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Il complotto non è quasi mai una buona spiegazione, ma è spesso una buona narrazione. Le ragioni del successo del complottismo si basano del resto proprio su questa potenza narrativa del racconto cospirativo, laddove la realtà è spesso molto più prosaica, casuale, complicata e quindi anche meno interessante. E se molti sprovveduti si affidano a tali racconti di fiction credendoli reali, non è comunque un caso che la fiction propriamente detta abbia spesso attinto al tema cospiratorio.Uno dei classici temi complottisti, il «finto sbarco sulla Luna», ha per esempio fornito lo spunto al regista Peter Hyams per realizzare nel 1978 il film Capricorn One, in cui il primo sbarco americano su Marte è ricreato in laboratorio per volontà del patron del progetto spaziale, preoccupato che la vera missione fallisca. Pochi minuti prima del lancio, i tre astronauti vengono evacuati dalla capsula, facendo partire il razzo privo di equipaggio, per finire confinati in un luogo segreto in pieno deserto e recitare in un simulatore, all'insaputa del pubblico a casa, ma anche dello stesso staff di controllo missione.Quasi profetico rispetto a fatti poi realmente accaduti è invece Sesso & potere, pellicola del 1997 diretta da Berry Levinson, in cui, in periodo pre-elettorale, uno spin doctor e un produttore di Hollywood decidono di fabbricare una finta guerra in Albania per distogliere l'attenzione da uno scandalo sessuale che ha travolto il presidente. Wag the Dog – questo il titolo originale, che allude allo «scodinzolare del cane» che distrae l'attenzione - è uscito un mese prima dello scoppio dello scandalo Clinton-Lewinsky e del successivo bombardamento della fabbrica farmaceutica Al-Shifa in Sudan da parte dell'amministrazione Clinton nell'agosto 1998. Pochi mesi dopo, nella primavera del 1999, la medesima amministrazione è intervenuta nella guerra del Kosovo e ha avviato una campagna di bombardamenti contro la Jugoslavia, in uno scenario quindi molto vicino a quello del film, ma stavolta con una guerra purtroppo vera.Dedicato ai complotti sin dal titolo è Ipotesi di complotto (Conspiracy Theory, in originale), il film del 1997 diretto da Richard Donner e interpretato da Mel Gibson, Julia Roberts e Patrick Stewart. Qui l'attore australiano interpreta il ruolo di un cospirazionista un po' svitato ma che, si viene a sapere, alla fine aveva visto giusto. Nel corso del film si scoprirà che l'uomo è vittima del progetto MkUltra – realmente messo in piedi dalla Cia negli anni Cinquanta – ed è stato programmato per diventare un assassino a comando. Tema che emerge anche in The Manchurian Candidate, del 2004, che a sua volta è un remake del film del 1962 Va' e uccidi. Corposo, poi, il filone cinematografico che unisce i temi cospirazionisti a quelli della fantascienza. Una delle pietre miliari, in questo senso, è L'invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, stesso titolo del remake del 1978, che però in Italia sarà tradotto come Terrore dallo spazio profondo) il film del 1956 diretto da Don Siegel, in cui degli alieni invadono la Terra e creano delle copie perfette degli esseri umani. Lo spunto è cruciale per l'immaginario paranoico e complottista: l'idea che dietro qualsiasi persona che incrociamo quotidianamente si nascondano segreti inconfessabili. Nessuno è ciò che sembra, tutti sono potenziali complici della grande macchinazione. Stessa trovata alla base di Essi Vivono, di John Carpenter (1988), in cui il protagonista scopre, tramite degli occhiali da sole speciali, che il mondo è comandato da un'élite composta da alieni che si sono infiltrati in ogni ambiente sociale e che la città è segretamente tappezzata da inviti all'obbedienza e al consumismo. Ma se gli ultracorpi degli anni Cinquanta facevano trasparente riferimento al pericolo comunista (proprio in quegli anni il maccartismo avvertiva gli americani che la società era infiltrata di segreti complici dell'Unione sovietica), Essi vivono ha al contrario una impronta decisamente classista: gli alieni sono i ricchi, i vip, mentre i «risvegliati» sono proletari che si muovono in un contesto di operai e disoccupati. La natura ubiquitaria del complotto raggiunge il parossismo con un film come Matrix, del 1999, dove l'inganno non riguarda un evento o un assetto di potere, ma letteralmente tutta la realtà in cui viviamo, che non sarebbe altro che una finzione digitale. Emblematica la figura dell'agente Smith, una sorta di «antivirus» creato dal sistema per dare la caccia ai ribelli, alle anomalie del programma. Smith può essere chiunque e prendere il posto di qualsiasi persona (il suo cognome, del resto, è stato volutamente scelto tra i più comuni d'America). In questo quadro, che il nemico si nasconda dietro le sembianze di chiunque non è un'eventualità, ma una certezza. Non è un caso che molte ipotesi di complotto attingano a piene mani dall'immaginario di Matrix, a cominciare dalla gamosa pillola rossa che aprirebbe gli occhi sulla realtà, data da Morpheus a Neo.Ma sugli intrecci complessi e controversi tra realtà e finzione, tra storia e complotto, resta memorabile la battuta inserita in un episodio della serie animata Futurama ambientato a Roswell, la località del Nuovo Messico dove il 2 luglio 1947 un oggetto non identificato sarebbe precipitato al suolo per essere poi nascosto nella famosa Area 51. Nella puntata, i protagonisti viaggiano indietro nel tempo, fino a essere catapultati proprio nel luogo e nel momento dell'incidente. L'Ufo, alla fine, non è altri se non il robot Bender precipitato e finito in mille pezzi. Quando i militari lo trovano, immediatamente chiamano il presidente Truman, che si precipita sul luogo: «Per i pascoli del cielo! Datelo all'Area 51 e fatelo esaminare», esclama Truman. E un ufficiale, di rimando: «Ma al 51 c'è il set per il finto atterraggio lunare». Fulminante la replica: «Allora dovremo davvero atterrare sulla Luna. Inventate la Nasa e che muovano le chiappe!».
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