Ultima offerta di Salvini ai grillini. Ma il suo vero obiettivo è votare
Una Lega compatta, pronta al voto, ma capace di formulare un'ultima offerta a Luigi Di Maio: più che per far ripartire un governo gialloblù, per mettere pressione e dividere ancora di più il M5s, con l'obiettivo di sventare l'arrivo del Pd a Palazzo Chigi. «Ma se serve», avrebbe detto Matteo Salvini al presidente Sergio Mattarella, «ci riproviamo con i 5 stelle». Del resto quando Salvini esce dall'incontro al Colle, dentro il Carroccio hanno già chiaro quale sarà il messaggio del segretario: dirà molto linearmente che è meglio andare al voto. Così accade. Anche perché per tutto il giorno tra le fila leghiste continuano a circolare sui cellulari le indiscrezioni sul nuovo possibile governo formato da Partito democratico e grillini: si sarebbero già spartiti i posti da viceministri e sottosegretari al ministero dell'Economia. Si parla di poltrone già assicurate per la pentastellata Carla Ruocco e per il piddino Antonio Misiani.
Per questo motivo sono in pochi in via Bellerio a credere che dall'incontro con il capo dello Stato possa uscire qualche sorpresa. La strada è già segnata. Ora è tutto nelle mani di Mattarella, del segretario del Pd Nicola Zingaretti e di Di Maio. Tra le fila leghiste c'è sempre in testa l'ipotesi del voto anticipato, ma si continua a ripetere che si farà di tutto per sventare un esecutivo di sinistra. Il sogno nel cassetto, invece, sarebbe un nuovo governo senza Giuseppe Conte e senza soprattutto un ministro come Giovanni Tria, troppo vicini all'asse franco tedesco.
Così, nel suo discorso alla stampa, appena superati i corazzieri, Salvini chiarisce subito un punto, ovvero la stabilità del suo partito. «Siamo una forza politica compatta», dice, smentendo così le voci sui presunti mugugni interni alla Lega dopo l'apertura della crisi e le mosse di riavvicinamento ai grillini. Poi attacca a testa bassa. «Il governo ha fatto bene fino a che è stato il governo del Sì», ribadisce. «Oggi la via maestra sono le elezioni, la sovranità appartiene al popolo. Chi meglio degli italiani per scegliere a chi affidare i loro soldi. Tutte le ipotesi di governi fatte in questi giorni sono contro la Lega e Salvini per cancellare tutto quello di buono che abbiamo fatto». Poi aggiunge: «Non ci sto a che i porti siano aperti nuovamente! Ho fatto tanta fatica, no! Oggi è stato pubblicato in Gazzetta il decreto che rimborsa i risparmiatori truffati dalle banche e tanti ci hanno ringraziato. E c'è qualcuno che vuole fare il governo con il Pd di Bibbiano e non con noi che vogliamo tagliare il numero dei parlamentari: la via maestra sono le elezioni».
Eppure durante il suo ragionamento Salvini lancia un ultimo assist proprio a Di Maio, che «ha lavorato bene, io voglio solo un governo che lavori bene» (proposta di premiership?). Il segretario della Lega non chiude quindi la porta ai pentastellati, anche in vista della prossima legge di Bilancio: sembra proporre un rimpasto basato sulla sfida all'Ue e su una manovra in deficit che permetta la flat tax. «Abbiamo letto che anche in casa M5s ci sono parlamentari che vorrebbero una manovra economica coraggiosa con il taglio delle tasse. L'ho scoperto in questi giorni. Aver scoperchiato il vaso è servito agli italiani per capire: mi sono preso insulti nelle aule dei palazzi, nei talk show, ma nelle strade la gente è con noi. Un accordo contro Pd-M5s è da vecchia politica, l'ho detto a Mattarella». Secondo i leghisti di stretta osservanza salviniana, di spazi per nuovi accordi con il M5s ce ne sono pochi. Certo, aggiunge un colonnello del Capitano, «tutto è possibile pur di evitare il Pd al governo».
Ma come si farà a ricucire dopo le bordate di questi giorni tra gli alleati di governo? Basteranno i cinque giorni concessi da Mattarella (con nuove consultazioni martedì) per verificare se ci sono nuove maggioranze parlamentari?
Dentro la Lega i commenti al discorso di Di Maio sono a tratti irripetibili: «È il solito vuoto pneumatico», si spiega in coro. Per di più diversi deputati e senatori del Carroccio leggono le parole del vicepremier pentastellato come di apertura proprio al Partito democratico. E a confermarlo sarebbero le indiscrezioni uscite poco prima del discorso di Mattarella: l'assemblea dei parlamentari grillini ha dato mandato per acclamazione a Di Maio e ai capigruppo di incontrare la delegazione del Pd. D'altra parte dentro la Lega sono in tanti a leggere le contraddizioni del discorso di Di Maio, perché «la questione Ilva, come le altre crisi industriali citate, sono frutto dei suoi fallimenti al Mise di questi ultimi mesi». Non solo. Sul fronte della sanità c'è chi si domanda se il leader grillino conosca la Costituzione. «La sanità è regionale in base alla Costituzione. Vuole modificare la Costituzione per renderla statale?», spiega un altro dirigente leghista a microfoni spenti.
Insomma, se i dieci punti sono la base per ripartire in un nuovo governo, di sicuro in Lega ci credono davvero poco, nonostante le aperture di Salvini. Il senatore del Carroccio Stefano Candiani tratteggia la situazione in questo modo: «Movimento 5 stelle e Pd pronti a firmare un patto, ciascuno col proprio diavolo, per salvarsi la poltrona. Siamo tornati ai tempi della peggior prima Repubblica». Ma sarà così? La situazione è fluida. C'è tempo fino a martedì. Il canale di comunicazione tra Lega e grillini non è interrotto. Ma il Pd sembra un passo avanti.





