2021-12-14
Ultima beffa sui fondi per lo Spazio. L’Italia dà un altro progetto all’Esa
Pronta la firma per affidare all’Agenzia europea un contratto da 120 milioni (sempre finanziamenti del Pnrr) legato ai motori Avio. Lo schema copia l’accordo da 1,2 miliardi sul sistema satellitare: l’Asi è commissariata.È il primo di dicembre quando a Roma si riunisce il Comint, il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale. Nonostante le aspre critiche interne si vota all’unanimità, con il risultato che Italia e Asi vengono per metà commissariate dall’Esa. Viene infatti approvato il piano del ministro Vittorio Colao, cioè affidare all’Agenzia spaziale europea metà dei 2,4 miliardi che Pnrr e fondi complementari hanno destinato al settore spaziale. Il governo guidato da Mario Draghi dimostra così di non aver fiducia nell’Agenzia spaziale italiana diretta da Giorgio Saccoccia tanto da affidare all’Esa 1,2 miliardi, con una tempistica e una modalità operativa molto rapida, che l’Asi evidentemente non sarebbe stata in grado di garantire. La quadra sull’importo è stata raggiunta però dopo una forte mediazione interna. L’idea iniziale di Colao, che ha ricevuto le deleghe dopo l’addio di Bruno Tabacci, era di chiudere un contratto da 1,78 miliardi. Cioè di affidare a Esa tutti i fondi legati al Pnrr. La firma sotto alla versione iniziale del contratto (visionato il mese scorso dalla Verità) avrebbe però azzerato al 100% l’autonomia italiana e posto un enorme interrogativo sul futuro dell’Asi.Che fare dell’intera baracca dell’Agenzia spaziale? È vero che già nella prima stesura del contratto si prevedeva che numerosi tecnici Asi avrebbero fornito informazioni e prestato assistenza all’ente europeo, ma in ogni si sarebbe formato un doppione ingiustificabile. È a quel punto che per salvare la forma si decide di dare all’Esa «soltanto» 1,2 miliardi. Un modo per far depositare quelle poche critiche arrivate al governo. Poche perché a parte La Verità soltanto i tecnici del comparto hanno alzato cori di disappunto. Il gioco delle tre carte è comunque durato meno di due settimane. A quanto risulta alla Verità domani ci sarà una riunione parigina dell’Esa e si deciderà di sottoscrivere un secondo contratto da 120 milioni (anch’essi fondi del Pnrr) con l’obiettivo di riportare anche il progetto dello sviluppo dei motori di Avio sotto il cappello europeo.Con la buona pace di chi dentro il Comint ha alzato il dito per obiettare e per sollevare la questione della sovranità nazionale. Ora toccherà all’Esa ratificare anche questa decisione presa dall’Italia. Bisogna ricordare che gran parte delle risorse saranno destinate per i programmi di osservazione della Terra e per il trasporto, quindi a Esrin, il direttorato che ha sede a Frascati dove dal primo gennaio arriverà Simonetta Cheli, ex collaboratrice di Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa. Per andare più nello specifico, il 60% dei fondi riguarderà le osservazioni della Terra mentre Vega e Space rider si divideranno il 40% restante. L’Asi dovrà quindi fornire una trentina di tecnici per coadiuvare quelli dell’Esa nel lavoro, di fatto certificando il ruolo ancillare in cui è caduta la nostra Agenzia. L’Italia pagherà circa il 6% sul totale delle risorse impiegate. In pratica dovremo sborsare circa 72 milioni di euro (più un extra legato al secondo contratto) per pagare la gentilezza dell’Esa di gestire i fondi europei che ci spettano di diritto ma che altrimenti l’Italia rischierebbe di non essere in grado di spendere bene e nei tempi giusti previsti dalle norme europee. Il board Esa incaricato di coordinare il nostro Pnrr approverà gli step di ciascun progetto, ne monitorerà il graduale avanzamento e redigerà i report annuali per le proposte attuative.L’Ue verserà i soldi cammin facendo e solo se i progetti rispettano tempistiche e direttive. Immaginare che si crei un cortocircuito non è difficile. C’è poi un aspetto non secondario e riguarda la sicurezza nazionale e la sovranità dei dati. Il progetto di osservazione terrestre genererà un infinito numero di informazioni digitali. Si va dal controllo delle coste a quello della qualità dell’aria. Dai servizi idrici a quelli meteo. Dalle attività sismiche a tutte le altre calamità naturali fino al controllo di sorveglianza dei confini e di attività illecite. L’Italia resterà titolare del database, ma Esa ne avrà accesso. Come e per quanto tempo, sarà regolato da successivi accordi. Il tutto solleva però un ulteriore interrogativo. È sicuramente positiva per Avio la definizione del progetto, ma quando essi si scontreranno con il progetto parallelo targato Parigi chi deciderà in caso di bivio obbligatorio? Noi, L’Esa e dunque Parigi o Parigi direttamente? Un semplice esempio per spiegare che c’è una politica industriale fatta dai singoli colossi o dalle singole aziende e una strategia nazionale che dovrebbe essere in capo ai governi in coerenza nei decenni. La scelta di abdicare all’Esa è l’esatto opposto. E se Leonardo o le altre aziende non ne risentiranno a pagare sarà l’indotto dei poli regionali, destinato a rimanere ultima ruota del carro. Interessante l’intervista rilasciata ieri da Massimo Comparini, ad di Thales Alenia space. «L’economia spaziale vale 2 miliardi», spiega celebrando il ruolo delle Pmi, ma si guarda bene dal citare l’accordo con Esa e il Trattato del Quirinale. Un motivo ci sarà...