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2021-01-14
L’Ue impone il segreto sui vaccini. Ma ha fretta di avere quello di Putin
Ursula von der Leyen (T.Monasse/Getty Images)
Da martedì pomeriggio e solo fino a domani, gli europarlamentari possono visionare il contratto firmato da Ursula von der Leyen con Curevac, azienda farmaceutica che non ha ancora ottenuto l'autorizzazione dall'Ema. Per prendere visione del quinto accordo stretto dalla Commissione europea nella fornitura di vaccini (la società tedesca lo scorso novembre si è impegnata a fornire 225 milioni di dosi per conto di tutti gli Stati membri dell'Ue, più altri 180 milioni se necessari), i deputati hanno a disposizione 50 minuti nella «stanza di lettura» della sede della direzione generale Sanità a Bruxelles, aperta per loro solo quattro ore al giorno. Troppo pochi, ha protestato l'eurodeputato belga, Marc Botenga, che è stato tra i primi a poter accedere al documento. «Bisogna prenotarsi per leggere il contratto», spiega Vincenzo Sofo, europarlamentare della Lega. «Non si possono prendere appunti, né chiedere copie. Tanto meno fare fotografie. Fuori dalla sala bisogna lasciare tablet, cellulare e il proprio assistente». Tutto super segretato, una procedura simile «a quella degli accordi commerciali Ttip con gli Stati Uniti», afferma Botenga, ovvero «il contrario della trasparenza».
Quanto al contenuto del documento, gli eurodeputati non potranno rivelarlo perché prima di poter accedere alla lettura devono firmare una dichiarazione di riservatezza. Quindi non ci sarà un controllo pubblico del contratto. «È inaccettabile che la Commissione cerchi di ostacolare in tutti i modi l'accesso alle informazioni persino ai parlamentari», dichiara Sofo. «L'Unione europea si lamenta dello scetticismo dei cittadini nei confronti del vaccino anti Covid, ma questo atteggiamento oscurantista non fa che legittimare le loro inquietudini. Che cosa c'è da nascondere in quei contratti? Forse quelle clausole di deresponsabilizzazione la cui esistenza è stata confermata a denti stretti dalla Commissione nella risposta alla mia interrogazione sulla veridicità dei rumors, fino a quel momento negati, inerenti ad accordi per esentare le big pharma da responsabilità relative a eventuali reazioni avverse?».
Botenga, esponente della Sinistra europea, aveva rivelato che della squadra dei negoziatori della Commissione Ue sui vaccini fa parte anche un esperto in probabile conflitto d'interesse, ovvero Richard Bergström che fino al 2016 era a capo della lobby farmaceutica europea. Oggi l'eurodeputato accusa la Commissione di aver «privatizzato la trasparenza, lasciando decidere alle case farmaceutiche» le modalità di accesso ai contratti, che comunque non conterebbero le informazioni più sensibili. Nella versione a disposizione degli europarlamentari, in effetti mancano le indicazioni del costo del vaccino, dei luoghi di produzione e due clausole sulle responsabilità se il farmaco provocherà effetti collaterali o danni. Dei contratti con Pfizer e Moderna, ancora nulla è dato sapere.
Martedì mattina si è svolta la riunione di Envi, la commissione europea per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Molti eurodeputati hanno rivolto precise domande a Sandra Gallina, direttore generale Salute della Commissione, invocando trasparenza nelle contrattazioni sui vaccini fatte con le aziende e delle quali l'italiana a Bruxelles è capo negoziatore. La francese Michèle Rivasi (Verdi) ha chiesto perché la von der Leyen non è riuscita a ottenere che una volta concluso il contratto «le aziende non concedano l'accesso ai documenti». In questo modo, ha aggiunto, i vari Paesi litigano perché non sanno di quante dosi dispongono, mentre «deve essere la Commissione a dare queste informazioni». La Gallina è rimasta nel vago, ha parlato di «prezzo equo» dei vaccini, e che parlare di costi «è importante, visto che si parla dei fondi dei contribuenti. Quello che conta in una situazione di pandemia è la sicurezza, ma anche il prezzo ha la sua importanza», però le sue sono rimaste dichiarazioni di intenti perché le trattative con le aziende farmaceutiche rimangono avvolte dal mistero. La funzionaria ha poi tenuto a precisare: «Noi abbiamo acquistato quanto era necessario. Ogni vaccino va consegnato e ha un suo prezzo».
Si potevano acquistare più vaccini, non era solo un problema di produzione, ma l'Unione europea è stata incapace di garantire dosi sufficienti per sé stessa. Ha firmato contratti con sei aziende, senza sapere i tempi di produzione dei vaccini e delle autorizzazioni dell'Ema. Quindi è a corto di farmaci e i 300 milioni di nuove dosi acquistate da Pfizer Biontech arriveranno solo tra il secondo e il terzo trimestre prossimi. Sarà per questo che Ursula von der Leyen guarda fuori dalla Ue, accordandosi addirittura con Vladimir Putin? Secondo l'agenzia sovietica Tass, l'amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev, avrebbe annunciato che la «prima fase» per ottenere l'autorizzazione all'uso del vaccino Sputnik V nell'Unione europea sarà conclusa il 19 gennaio. Tra pochi giorni sarà terminata la revisione scientifica e nella corsa ai vaccini forse non è più «importantissimo essere uniti» ed europeisti.
Una corsa efficiente ma non efficace
Sono 800.730 gli italiani finora vaccinati contro il Covid, secondo l'aggiornamento fornito ieri mattina dal Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. Negli ultimi due giorni sono state consegnate altre 488.475 dosi di vaccino e così il totale di quelle disponibili dall'inizio della campagna sale a 1.406.925, il 55,5% delle quali è già stata iniettata. La Campania al momento ha il più alto tasso di vaccini somministrati (77,7%) e la Lombardia è l'unica Regione a superare quota 100.000 dosi inoculate (101.358 su 234.645 ricevute pari al 43,2%) ma senza l'arrivo di nuovi dosi dal governo domenica la macchina sarà costretta a fermarsi, avverte il presidente della commissione Sanità al Pirellone, Emanuele Monti. Anche perché la Regione sta rispettando le indicazioni arrivate da Roma di tenere di scorta il 30% dei vaccini non erogati. Ieri la tedesca Welt ha dedicato un articolo al primato dell'Italia, in Europa, nella campagna dei vaccini anti Covid, parlando di un risultato «sorprendente» ma spiegando anche che il vantaggio competitivo potrebbe però risiedere nel fatto che il piano nazionale prevede di vaccinare prima il personale sanitario, già presente in strutture adeguate a ricevere il vaccino. Se andiamo a vedere le fasce anagrafiche leggiamo infatti che in questa prima fase della campagna sono stati vaccinati 625.861 operatori sociosanitari, 116.236 appartenenti a personale non sanitario e «solo» 58.633 ospiti delle residenze sanitarie assistite che comprendono anche le comunità per minori, disabili, le case famiglia, gli ex manicomi eccetera (infatti, se andiamo a vedere le fasce anagrafiche nella categoria ospiti Rsa risultano ai dati di ieri vaccinate anche 56 persone tra i 16 e il 19 anni e 343 tra i 20-29).
Cosa dimostrano questi numeri? Che efficienza non vuol dire efficacia. I target di vaccinandi non sono generici, almeno fino a settembre. Ci sono liste di priorità approvate dal Parlamento da rispettare, benché non esistano sanzioni previste per legge. L'efficienza misura il rapporto tra risultati ottenuti e mezzi utilizzati. L'efficacia invece è la percentuale di un obiettivo che si deve raggiungere, in questo caso un target di popolazione prefissato: vanno vaccinati 1000 anziani? Se ne riesco a vaccinare 50 sono stato meno efficace di chi ne ha vaccinati 500. Non è efficace chi finisce prima le fiale vaccinando le mogli dei dottori, politici locali e qualche fortunato dell'ultimo minuto. Non solo. Fare numeri record di dosi negli ospedali, vaccinando a manetta, è più semplice. Mentre nelle Rsa si va più piano perché logisticamente è più difficile gestire la somministrazione. Nelle residenze ci si deve andare, non portare solo il vaccino ma anche il vaccinatore. Servono unità mobili attrezzate.
Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto che le prime tappe della campagna di vaccinazione sono chiare: prima il personale sanitario, le Rsa e le persone dagli 80 anni in su. «Aver scelto questa priorità rappresenta un tratto di umanità e civiltà profondamente giusto». Ma un conto è la narrazione, un altro l'organizzazione. Sarà che al governo la gara delle percentuali piace eccome, anche per poter vantare il primato in Europa, tanto che per il primo lotto di Moderna si starebbe infatti valutando l'ipotesi di dare la precedenza alle Regioni che in questa fase riescono a smaltire più rapidamente le fiale. Insomma, a quelle che le finiscono prima. Con qualche governatore che vorrebbe usare le riserve della seconda puntura per tornare in testa alla classifica. Proprio ieri il Comitato scientifico per la sorveglianza dei vaccini dell'Agenzia italiana del farmaco ha precisato che «ritiene necessario attenersi alle correnti indicazioni di somministrazione di due dosi per i vaccini finora approvati» in quanto «non sappiamo quanto si prolunghi l'immunità dopo una prima dose. Una popolazione vaccinata con una sola dose vede il suo rischio di ammalarsi di Covid soltanto dimezzato».
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Bluff trasparenza: gli eurodeputati posso visionare solo un contratto (quello con Curevac), senza prendere appunti e senza poter divulgare i dettagli. Intanto Bruxelles accelera le procedure per l'ok al «cattivo» Sputnik.Sono 800.730 gli italiani finora vaccinati, ma la fretta a finire le fiale e fare record di dosi negli ospedali è un primato inutile. Un esempio? La distribuzione nelle Rsa.Lo speciale contiene due articoli.Da martedì pomeriggio e solo fino a domani, gli europarlamentari possono visionare il contratto firmato da Ursula von der Leyen con Curevac, azienda farmaceutica che non ha ancora ottenuto l'autorizzazione dall'Ema. Per prendere visione del quinto accordo stretto dalla Commissione europea nella fornitura di vaccini (la società tedesca lo scorso novembre si è impegnata a fornire 225 milioni di dosi per conto di tutti gli Stati membri dell'Ue, più altri 180 milioni se necessari), i deputati hanno a disposizione 50 minuti nella «stanza di lettura» della sede della direzione generale Sanità a Bruxelles, aperta per loro solo quattro ore al giorno. Troppo pochi, ha protestato l'eurodeputato belga, Marc Botenga, che è stato tra i primi a poter accedere al documento. «Bisogna prenotarsi per leggere il contratto», spiega Vincenzo Sofo, europarlamentare della Lega. «Non si possono prendere appunti, né chiedere copie. Tanto meno fare fotografie. Fuori dalla sala bisogna lasciare tablet, cellulare e il proprio assistente». Tutto super segretato, una procedura simile «a quella degli accordi commerciali Ttip con gli Stati Uniti», afferma Botenga, ovvero «il contrario della trasparenza». Quanto al contenuto del documento, gli eurodeputati non potranno rivelarlo perché prima di poter accedere alla lettura devono firmare una dichiarazione di riservatezza. Quindi non ci sarà un controllo pubblico del contratto. «È inaccettabile che la Commissione cerchi di ostacolare in tutti i modi l'accesso alle informazioni persino ai parlamentari», dichiara Sofo. «L'Unione europea si lamenta dello scetticismo dei cittadini nei confronti del vaccino anti Covid, ma questo atteggiamento oscurantista non fa che legittimare le loro inquietudini. Che cosa c'è da nascondere in quei contratti? Forse quelle clausole di deresponsabilizzazione la cui esistenza è stata confermata a denti stretti dalla Commissione nella risposta alla mia interrogazione sulla veridicità dei rumors, fino a quel momento negati, inerenti ad accordi per esentare le big pharma da responsabilità relative a eventuali reazioni avverse?». Botenga, esponente della Sinistra europea, aveva rivelato che della squadra dei negoziatori della Commissione Ue sui vaccini fa parte anche un esperto in probabile conflitto d'interesse, ovvero Richard Bergström che fino al 2016 era a capo della lobby farmaceutica europea. Oggi l'eurodeputato accusa la Commissione di aver «privatizzato la trasparenza, lasciando decidere alle case farmaceutiche» le modalità di accesso ai contratti, che comunque non conterebbero le informazioni più sensibili. Nella versione a disposizione degli europarlamentari, in effetti mancano le indicazioni del costo del vaccino, dei luoghi di produzione e due clausole sulle responsabilità se il farmaco provocherà effetti collaterali o danni. Dei contratti con Pfizer e Moderna, ancora nulla è dato sapere. Martedì mattina si è svolta la riunione di Envi, la commissione europea per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Molti eurodeputati hanno rivolto precise domande a Sandra Gallina, direttore generale Salute della Commissione, invocando trasparenza nelle contrattazioni sui vaccini fatte con le aziende e delle quali l'italiana a Bruxelles è capo negoziatore. La francese Michèle Rivasi (Verdi) ha chiesto perché la von der Leyen non è riuscita a ottenere che una volta concluso il contratto «le aziende non concedano l'accesso ai documenti». In questo modo, ha aggiunto, i vari Paesi litigano perché non sanno di quante dosi dispongono, mentre «deve essere la Commissione a dare queste informazioni». La Gallina è rimasta nel vago, ha parlato di «prezzo equo» dei vaccini, e che parlare di costi «è importante, visto che si parla dei fondi dei contribuenti. Quello che conta in una situazione di pandemia è la sicurezza, ma anche il prezzo ha la sua importanza», però le sue sono rimaste dichiarazioni di intenti perché le trattative con le aziende farmaceutiche rimangono avvolte dal mistero. La funzionaria ha poi tenuto a precisare: «Noi abbiamo acquistato quanto era necessario. Ogni vaccino va consegnato e ha un suo prezzo». Si potevano acquistare più vaccini, non era solo un problema di produzione, ma l'Unione europea è stata incapace di garantire dosi sufficienti per sé stessa. Ha firmato contratti con sei aziende, senza sapere i tempi di produzione dei vaccini e delle autorizzazioni dell'Ema. Quindi è a corto di farmaci e i 300 milioni di nuove dosi acquistate da Pfizer Biontech arriveranno solo tra il secondo e il terzo trimestre prossimi. Sarà per questo che Ursula von der Leyen guarda fuori dalla Ue, accordandosi addirittura con Vladimir Putin? Secondo l'agenzia sovietica Tass, l'amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev, avrebbe annunciato che la «prima fase» per ottenere l'autorizzazione all'uso del vaccino Sputnik V nell'Unione europea sarà conclusa il 19 gennaio. Tra pochi giorni sarà terminata la revisione scientifica e nella corsa ai vaccini forse non è più «importantissimo essere uniti» ed europeisti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ue-segreto-vaccini-fretta-putin-2649931669.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-corsa-efficiente-ma-non-efficace" data-post-id="2649931669" data-published-at="1610581967" data-use-pagination="False"> Una corsa efficiente ma non efficace Sono 800.730 gli italiani finora vaccinati contro il Covid, secondo l'aggiornamento fornito ieri mattina dal Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. Negli ultimi due giorni sono state consegnate altre 488.475 dosi di vaccino e così il totale di quelle disponibili dall'inizio della campagna sale a 1.406.925, il 55,5% delle quali è già stata iniettata. La Campania al momento ha il più alto tasso di vaccini somministrati (77,7%) e la Lombardia è l'unica Regione a superare quota 100.000 dosi inoculate (101.358 su 234.645 ricevute pari al 43,2%) ma senza l'arrivo di nuovi dosi dal governo domenica la macchina sarà costretta a fermarsi, avverte il presidente della commissione Sanità al Pirellone, Emanuele Monti. Anche perché la Regione sta rispettando le indicazioni arrivate da Roma di tenere di scorta il 30% dei vaccini non erogati. Ieri la tedesca Welt ha dedicato un articolo al primato dell'Italia, in Europa, nella campagna dei vaccini anti Covid, parlando di un risultato «sorprendente» ma spiegando anche che il vantaggio competitivo potrebbe però risiedere nel fatto che il piano nazionale prevede di vaccinare prima il personale sanitario, già presente in strutture adeguate a ricevere il vaccino. Se andiamo a vedere le fasce anagrafiche leggiamo infatti che in questa prima fase della campagna sono stati vaccinati 625.861 operatori sociosanitari, 116.236 appartenenti a personale non sanitario e «solo» 58.633 ospiti delle residenze sanitarie assistite che comprendono anche le comunità per minori, disabili, le case famiglia, gli ex manicomi eccetera (infatti, se andiamo a vedere le fasce anagrafiche nella categoria ospiti Rsa risultano ai dati di ieri vaccinate anche 56 persone tra i 16 e il 19 anni e 343 tra i 20-29).Cosa dimostrano questi numeri? Che efficienza non vuol dire efficacia. I target di vaccinandi non sono generici, almeno fino a settembre. Ci sono liste di priorità approvate dal Parlamento da rispettare, benché non esistano sanzioni previste per legge. L'efficienza misura il rapporto tra risultati ottenuti e mezzi utilizzati. L'efficacia invece è la percentuale di un obiettivo che si deve raggiungere, in questo caso un target di popolazione prefissato: vanno vaccinati 1000 anziani? Se ne riesco a vaccinare 50 sono stato meno efficace di chi ne ha vaccinati 500. Non è efficace chi finisce prima le fiale vaccinando le mogli dei dottori, politici locali e qualche fortunato dell'ultimo minuto. Non solo. Fare numeri record di dosi negli ospedali, vaccinando a manetta, è più semplice. Mentre nelle Rsa si va più piano perché logisticamente è più difficile gestire la somministrazione. Nelle residenze ci si deve andare, non portare solo il vaccino ma anche il vaccinatore. Servono unità mobili attrezzate.Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto che le prime tappe della campagna di vaccinazione sono chiare: prima il personale sanitario, le Rsa e le persone dagli 80 anni in su. «Aver scelto questa priorità rappresenta un tratto di umanità e civiltà profondamente giusto». Ma un conto è la narrazione, un altro l'organizzazione. Sarà che al governo la gara delle percentuali piace eccome, anche per poter vantare il primato in Europa, tanto che per il primo lotto di Moderna si starebbe infatti valutando l'ipotesi di dare la precedenza alle Regioni che in questa fase riescono a smaltire più rapidamente le fiale. Insomma, a quelle che le finiscono prima. Con qualche governatore che vorrebbe usare le riserve della seconda puntura per tornare in testa alla classifica. Proprio ieri il Comitato scientifico per la sorveglianza dei vaccini dell'Agenzia italiana del farmaco ha precisato che «ritiene necessario attenersi alle correnti indicazioni di somministrazione di due dosi per i vaccini finora approvati» in quanto «non sappiamo quanto si prolunghi l'immunità dopo una prima dose. Una popolazione vaccinata con una sola dose vede il suo rischio di ammalarsi di Covid soltanto dimezzato».
David Neres festeggia con Rasmus Hojlund dopo aver segnato il gol dell'1-0 durante la semifinale di Supercoppa italiana tra Napoli e Milan a Riyadh (Ansa)
Nella prima semifinale in Arabia Saudita i campioni d’Italia superano 2-0 i rossoneri con un gol per tempo di Neres e Hojlund. Conte: «Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza». Allegri: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà».
È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. All’Alawwal Park di Riyadh, davanti a 24.941 spettatori, i campioni d’Italia superano 2-0 il Milan al termine di una semifinale mai realmente in discussione e torneranno lunedì nello stadio dell’Al Nassr per giocarsi il primo trofeo stagionale contro la vincente di Bologna-Inter, in programma domani sera.
Decidono un gol per tempo di Neres e Hojlund, protagonisti assoluti di una gara che la squadra di Antonio Conte ha interpretato con maggiore lucidità, intensità e qualità rispetto ai rossoneri. Il pubblico saudita, arrivato a scaglioni sugli spalti come da consuetudine locale, si è acceso soprattutto per Luka Modric durante il riscaldamento, più inquadrato sugli smartphone che realmente seguito sul campo, ma alla lunga è stato il Napoli a prendersi scena e risultato. Un successo meritato per i partenopei che rispetto al Milan hanno dimostrato di avere più idee e mezzi per colpire.
Conte ha scelto la miglior formazione possibile, confermando il 3-4-2-1 con l’unica eccezione rispetto alle ultime gare di campionato che riguarda il ritorno tra i titolari di Politano al posto di Lang. Davanti la coppia McTominay-Neres ad agire alle spalle di Hojlund. Ed è stato proprio il centravanti danese uno dei protagonisti del match e della vittoria del Napoli, mettendo lo zampino in entrambi i gol e facendo impazzire in marcatura De Winter. L’ex difensore del Genoa è stato scelto da Allegri come perno della difesa a tre per sostituire l'infortunato Gabbia, un’assenza che alla fine dei conti si è rivelata più pesante del previsto. Ma se quella del difensore centrale era praticamente una scelta obbligata, il turnover applicato in mezzo al campo e sulla corsia di destra non ha restituito gli effetti desiderati. Nel solito 3-5-2 hanno trovato spazio dal primo minuto anche Jashari e Loftus-Cheek, titolari al posto di Modric e Fofana, ed Estupinan per far rifiatare Bartesaghi, uno degli uomini più in forma tra i rossoneri.
Il Napoli ha preso infatti fin da subito l’iniziativa, con Elmas al tiro già al 2’ e con Maignan attento a bloccare senza problemi. Il Milan ha poi avuto due ghiotte occasioni: al 5’ sugli sviluppi di una rimessa laterale Pavlovic ha tentato una rovesciata, il pallone è arrivato a Loftus-Cheek che, solo davanti a Milinkovic-Savic, ha mancato incredibilmente l’impatto; al 16' Saelemaekers ha sprecato calciando alto da buona posizione. È l’illusione rossonera, perché da quel momento sono i partenopei a comandare il gioco. Al 32' McTominay ha sfiorato il vantaggio con un destro di prima poco fuori, mentre Nkunku al 37’ ha confermato il suo momento negativo non inquadrando nemmeno la porta a conclusione di un contropiede che poteva cambiare la partita. Partita che è cambiata in maniera decisiva due minuti dopo, al 39’, quando è arrivato il gol che ha sbloccato la semifinale: da un'azione insistita di Elmas sulla sinistra, il pallone è arrivato a Hojlund il cui tiro in diagonale ha messo in difficoltà Maignan. La respinta troppo corta del portiere francese è finita sui piedi di Neres, il più rapido ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. Il Napoli è andato vicino al raddoppio già prima dell’intervallo con un altro contropiede orchestrato da Elmas e concluso da Hojlund, su cui Maignan ha dovuto compiere un mezzo miracolo.
Nella ripresa il copione non è cambiato. Rrahmani ha impegnato ancora Maignan da fuori area, poi al 64’ è arrivato il 2-0 che ha chiuso la partita: Spinazzola ha affondato a sinistra e servito Hojlund, veloce e preciso a finalizzare con freddezza, firmando così una prestazione dominante contro un De Winter in grande difficoltà. Allegri ha provato a cambiare volto alla gara passando al 4-1-4-1 con l’ingresso di Fofana e Athekame, ma il Milan non è riuscito di fatto mai a rientrare davvero in partita. Anzi. Al 73' uno scatenato Hojlund ha sfiorato la doppietta personale. Poi, al 75', il Milan ha regalato alla parte di stadio rossonera la gioia più grande di tuta la serata, ovvero l'ingresso in campo di Modric. Il croato è entrato tra gli applausi del pubblico, ma è solo una nota di colore in una serata che resta saldamente nelle mani del Napoli. Nel finale spazio anche a qualche tensione, sia in campo che in panchina. Prima le scintille tra Tomori e McTominay, ammoniti entrambi da Zufferli. Poi, in pieno recupero, un battibecco verbale tra Oriali e Allegri. E mentre scorrevano i sette minuti di recupero concessi dal direttore di gara, accompagnato dal coro dei tifosi sauditi di fede azzurra «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», è arrivato il verdetto definitivo.
Nel post partita Massimiliano Allegri ha riconosciuto i meriti degli avversari: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà». Sull’eliminazione da Coppa Italia e Supercoppa è stato netto: «Siamo dispiaciuti, ma il nostro obiettivo resta la qualificazione in Champions, che è un salvavita per la società». Di tutt’altro tono Antonio Conte, soddisfatto della risposta della sua squadra: «Battere il Milan fa morale. Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza. Con energia, anche in emergenza, siamo difficili da affrontare». Parole di elogio per Hojlund: «Ha 22 anni, grandi margini di crescita e oggi è stato determinante. Sta capendo sempre di più quello che gli chiedo».
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