2024-09-11
L’eredità avvelenata della Vestager: l’Europa condanna Apple e Google
Margrethe Vestager (Getty Images)
Devono pagare rispettivamente 13 e 2,4 miliardi. L’Ue fa guerra a Big Tech ma impedisce la nascita di colossi al suo interno.Dalla Corte di giustizia dell’Unione europea ieri è arrivata una doppia stangata ai colossi tech americani: prima un colpo a Google con la conferma della maximulta da 2,4 miliardi inflitta dalla Commissione Ue per abuso di posizione dominante e poi un colpo alla Apple annullando la sentenza del Tribunale sui ruling fiscali adottati dall’Irlanda a favore della Mela. Anche in questo caso la Corte ha confermato la decisione di Bruxelles in una battaglia legale che si trascina dal 2014 e che vede il colosso di Cupertino accusato di aver beneficiato di aiuti fiscali «illegali» a Dublino. Dieci anni fa la Commissione europea, sotto la guida di Margrethe Vestager, ha avviato un’indagine sulle agevolazioni alle multinazionali concesse da alcuni Paesi europei. Sono finiti nel mirino anche i pagamenti delle tasse effettuati da Apple in Irlanda, il Paese in cui l’azienda ha la sua sede fiscale nel Vecchio continente. Due anni dopo, la Commissione ha stabilito che alcune società appartenenti al gruppo Apple avevano beneficiato, dal 1991 al 2014, di vantaggi fiscali «illegali» sotto forma di aiuti di Stato concessi dall’Irlanda. L’organo esecutivo della Ue ha così chiesto a Dublino di recuperare fino a 13 miliardi di tasse arretrate da Apple. L’azienda e l’Irlanda, però, hanno fatto ricorso contro la decisione della Commissione nel 2019 e l’anno successivo il tribunale dell’Unione europea si è schierato a favore dell’azienda, annullando la decisione adottata dalla Commissione, asserendo che quest’ultima non avesse sufficientemente dimostrato l’esistenza di un vantaggio selettivo a favore di Apple. La Commissione, a sua volta, ha impugnato la decisione del tribunale, rinviando la controversia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nel pronunciarsi sull’impugnazione, ora la Corte di giustizia annulla la sentenza del Tribunale dell’Ue e statuisce definitivamente sulla controversia, confermando la decisione della Commissione europea. Cosa implica questo per l’azienda? Apple dovrà restituire più di 13 miliardi di euro di tasse arretrate all’Irlanda. «Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo dove operiamo e non c’è mai stato un trattamento speciale», ha commentato un portavoce del produttore di iPhone. Che ha inoltre accusato la Commissione europea di cercare di «cambiare retroattivamente le regole e di ignorare che, come richiesto dalla legislazione fiscale internazionale, i proventi erano già soggetti a tasse negli Stati Uniti». Apple prevede comunque di contabilizzare fino a 10 miliardi di dollari nel quarto trimestre in relazione alla sentenza di ieri. Ma l’altro colpo è stato dato a Google: la Corte di Lussemburgo ha confermato la multa di 2,4 miliardi inflitta al gruppo per aver abusato della propria posizione dominante. La causa risale al 2017, Google e Alphabet avevano contestato la decisione della Commissione dinanzi al tribunale dell’Unione europea, che a sua volta ha respinto il ricorso confermando la sanzione. Da qui, la decisione del colosso tecnologico di impugnare il verdetto dinanzi alla Corte di giustizia, che l’ha respinta definitivamente ieri. Secondo le accuse mosse da Bruxelles, Google aveva privilegiato, sulla sua pagina di risultati di ricerca generale, i risultati del proprio comparatore di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti, presentandoli in prima posizione e valorizzandoli all’interno di «boxes» con informazioni visive e testuali attraenti. Per contro, i risultati di ricerca dei comparatori di prodotti concorrenti apparivano soltanto come semplici risultati generici. All’epoca, il colosso tecnologico si era difeso sostenendo che le sue modifiche miravano a migliorare i risultati di ricerca per gli utenti e che non avrebbe dovuto essere trattata come un’utility, con l’obbligo di offrire l’accesso ai propri prodotti ai concorrenti. «Siamo delusi dalla decisione della Corte Ue», ha affermato un portavoce dell’azienda sottolineando che dal 2017, «abbiamo apportato modifiche per conformarci alla decisione della Commissione che imponeva di trattare i concorrenti in modo equo. Il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione degli acquisti».Il tema, però, non è solo finanziario ma anche politico. Gli Usa di certo non saranno contenti di questa mossa e un Paese come l’Irlanda viene messo in difficoltà. La doppia stangata annunciata ieri dai giudici di Lussemburgo è l’ultimo atto - una sorta di eredità avvelenata - dei dieci anni di mandato di Margrethe Vestager al vertice dell’Antitrust Ue. La stessa Vestager, oggi vicepresidente uscente della Commissione, che in una recente intervista aveva infatti spiegato di essere pronta a «smembrare» Google. Il problema è che in dieci anni a Bruxelles non sono stati in grado di favorire la creazione di un’alternativa. Anzi, l’Antitrust Ue ha sempre spezzato sul nascere le opportunità di grandezza. Nella mobilità (aerei e treni) e nella tecnologia. Ad esempio, in nome del principio dell’Antitrust si è bloccata la fusione tra Alstom e Siemens. Se si fosse trattato di operare in un unico sistema di riferimento la strategia sarebbe stata corretta perché tesa a evitare la creazione di un oligopolio pericoloso. Ma la realtà è diversa. Gli altri player internazionali non seguono quel tipo di regole, quindi quell’operazione non andava bloccata in nome di un astratto principio, andava sostenuta perché ci sono altri player che hanno scale nettamente superiori a quelle europee.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)