2021-03-16
La Ue blocca Astrazeneca. Campagna italiana in tilt
Mea culpa di Frans Timmermans: «Da noi errori nelle ordinazioni». Ma i tedeschi, che non si erano fidati, hanno 30 milioni di dosi di Pfizer acquistate a parte. Noi sconteremo il flop dell'esponente di Leu, che ha scommesso sul cavallo sbagliato. E il tempo perso da Domenico Arcuri.La Germania ha deciso di sospendere l'uso del vaccino Astrazeneca e dopo l'annuncio di Berlino anche l'Italia si è accodata, vietando l'utilizzo del farmaco in tutta Italia. Gli esperti dicono che si tratti di pura e semplice precauzione, dopo la morte di alcune persone a cui di recente era stata somministrata una fiala prodotta dall'azienda anglo-svedese. In pratica, occorre capire se esista una correlazione tra i decessi e il vaccino o se ci sia una casualità che non inficia la validità del ritrovato. Fin qui niente da dire: se si registrano effetti collaterali talmente gravi che in alcune persone corrono il rischio di provocarne addirittura il decesso, non resta che fermare tutto e predisporre i necessari accertamenti. Il problema è però che in Germania è più facile sospendere l'uso del vaccino di Astrazeneca perché i tedeschi, dopo aver sottoscritto il patto che li obbligava a comprare solo i farmaci negoziati dalla Ue, hanno acquistato in privato 30 milioni di dosi prodotte da un gruppo concorrente di Astrazeneca, ovvero Pfizer-Biontech, che in parte è pure di fabbricazione tedesca. Sì, fregandosene delle regole europee, Berlino ha fatto da sola e oggi può senza troppi problemi annunciare la sospensione delle inoculazioni con il farmaco sospetto. Per quanto ci riguarda, l'Italia non ha molte alternative, perché fin da subito ha puntato sul vaccino Astrazeneca, convinta che fosse quello migliore. Basta rileggersi ciò che scrisse a questo proposito il ministro della Salute mesi fa, nel famoso libro che poi fu fatto sparire dagli scaffali delle librerie. «Contattiamo le principali case farmaceutiche che stanno lavorando su questo fronte (cioè su quello dei vaccini, ndr). Quella nella fase più avanzata è Astrazeneca, una grande multinazionale anglosvedese che ha un asset importante, il contratto con l'Istituto Jenner dell'Università di Oxford, che al momento sta ottenendo i migliori risultati. Sono particolarmente contento perché in questa sperimentazione c'è un bel pezzo d'Italia». All'epoca, Speranza sprizzava gioia da tutti i pori, tanto da annunciare l'accordo con l'azienda anglosvedese il giorno dell'apertura degli Stati generali: una comunicazione che gli farà guadagnare gli applausi dei ministri presenti. Sì, il responsabile della Salute puntava molto su Astrazeneca, proprio per i molti legami con l'Italia: «Ho un altro grande motivo di soddisfazione: quando il vaccino ci sarà, l'infialamento, che è l'importante parte finale del processo produttivo, per tutte le dosi da distribuire in Europa sarà fatto ad Anagni, alla Catalent, che vado a visitare il 6 luglio. L'azienda è stata scelta da Astrazeneca perché aveva le condizioni migliori e alti livelli di efficienza». Ovviamente noi comprendiamo l'orgoglio di Speranza. L'idea di poter mettere il cappello sul vaccino, anche se per interposta azienda, deve avergli fatto gonfiare il petto. Per il governo sarebbe stato motivo di successo e, come a Villa Pamphilij, ragione per raccogliere nuovi applausi. A un ministro certo non si può imputare di non essere uno scienziato, né di aver sperato che almeno un pezzo della soluzione alla pandemia passasse dal Lazio. Tuttavia, forse di non aver predisposto un piano B, beh, questo gli può essere rimproverato. Noi, assecondando l'Europa (di cui ieri perfino il vicepresidente Ue Frans Timmermans ha ammesso il fallimento), abbiamo puntato principalmente su Astrazeneca e ora che il vaccino anglo-inglese incontra difficoltà non abbiamo una soluzione di riserva, come ad esempio la Germania. Il farmaco oggi sospetto era ed è la nostra opzione numero uno. Certo, la Ue ha comprato anche altri vaccini, da Pfizer a Moderna e ora si appresta ad acquistare milioni di dosi dal gruppo Johnson & Johnson. Ma il blocco di Astrazeneca è destinato a pesare sulla nostra campagna di immunizzazione. Già, grazie ad Arcuri e compagni si sono persi due mesi e mezzo, e ora potremmo dover perdere altro tempo. Negli Stati Uniti gli americani vaccinati sono 107 milioni, in Europa la metà, in Italia appena 6,7 milioni, l'11% della popolazione. Non vogliamo citare la Gran Bretagna, che sta a quota 26 milioni (ma con Astrazeneca) e neppure Israele, che ha immunizzato tutti. Guardiamo al Cile: ieri il numero delle persone vaccinate era praticamente pari a quello dell'Italia, ma con una differenza sostanziale, ovvero che i 6 milioni e mezzo che hanno ricevuto il farmaco anti Covid sono pari al 35% della popolazione.Sì, a prescindere dal caso Astrazeneca, siamo in ritardo. E lasciando perdere chi al governo è appena arrivato, c'è un signore che invece sta lì da un anno e mezzo e si chiama Speranza. Per lui - ex assessore all'Urbanistica di Potenza - Astrazeneca era il vaccino più promettente. Ora che il farmaco è sospeso, che cosa altro ci prometterà l'uomo a cui si deve la nostra salute?
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