Berlino replica con l’emirato lo stesso errore fatto con Mosca. E porta con sé l’Unione. A rimetterci saranno i consumatori.
Berlino replica con l’emirato lo stesso errore fatto con Mosca. E porta con sé l’Unione. A rimetterci saranno i consumatori.Le rinnovate tensioni in Medio Oriente mettono in luce ancora una volta le debolezze del modello energetico europeo, segnatamente l’approvvigionamento di gas. La traiettoria suicida dell’Ue negli anni ha qualcosa di epico. All’origine, cercando di rafforzare l’euro come moneta di scambio, Bruxelles ha imposto un mercato regionale (l’ormai famoso Ttf olandese) come mercato per tutta l’Europa, sganciando il prezzo del gas da quello del petrolio. Poi, anziché favorire la diversificazione delle fonti, ha consentito al blocco finanziario-industriale tedesco di legarsi a doppio filo con la Russia con il gasdotto Nord Stream, quando già le importazioni europee da quel Paese erano molto alte. Questo ha provocato una concentrazione dell’offerta, dunque un potere di mercato esagerato, nelle mani di Mosca. Quando è esplosa la crisi Ucraina e la Commissione ha deciso di fare a meno del gas russo con il pacchetto REpowerEU, il mercato Ttf si è dimostrato inadeguato ad assorbire lo shock, ed il prezzo è decollato oltre i 300€/MWh. Ora la nuova crisi internazionale mette a rischio anche quella diversificazione che con fatica Paesi come l’Italia avevano coltivato. Ancora una volta, è la Germania l’ago della bilancia (impazzita). Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, infatti, si è lanciato in dichiarazioni molto forti a sostegno di Israele. Allo stesso tempo, Scholz pochi giorni fa ha incontrato a Berlino l’emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad Al Thani, considerato dal quotidiano Bild uno dei maggiori sponsor del terrorismo di Hamas. Secondo la testata tedesca, infatti, l’emiro del Qatar verserebbe 30 milioni di dollari a mese al gruppo terroristico. Non solo: due capi di Hamas vivrebbero nella capitale dell’emirato. Al Thani si è anche proposto quale mediatore tra Hamas e Israele perché cessino le ostilità. Scholz si è mosso con cautela, sostenendo Israele ma allo stesso tempo sottolineando il possibile ruolo di mediazione del Qatar. Tra gli ostaggi di Hamas risultano anche cinque cittadini tedeschi. «Sarebbe irresponsabile non utilizzare tutti i canali che possono aiutare in questa situazione» ha dichiarato il cancelliere. Anche il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha incontrato Al Thani a Berlino.Il gas liquido proveniente dal Qatar, dopo l’invasione dell’Ucraina, è diventato di vitale importanza per la Germania e per tutta l’Europa. La scorsa primavera, infatti, la compagnia qatarina del gas ha sottoscritto contratti con compagnie tedesche per rifornirle per 15 anni, dal 2026, con quantitativi pari a due milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto, pari a circa 2,5 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Il tentativo tedesco di sostituire il gas russo, dopo esservisi affidata senza un minimo di cautela, passa dunque attraverso rapporti diplomatici stretti con un attore importante sulla scena mediorientale. L’ambiguità della posizione tedesca è la stessa di altri Paesi, dato che il Qatar lo scorso anno ha fornito di gas naturale liquefatto Italia, Francia Belgio, Polonia, Spagna e Gran Bretagna per un totale di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas rigassificato (dati Refinitiv), mentre in questo 2023 i volumi superano i 20 miliardi di metri cubi. Un partner necessario, dunque, che costringe i governi europei ad equilibri diplomatici e dialettici. Non c’è solo la questione della striscia di Gaza, sul tavolo. A Bruxelles è infatti ancora aperta la clamorosa indagine sulle presunte tangenti dal Qatar ad alcuni esponenti delle istituzioni europee. Una inchiesta che per ora sembra sopita ma che fatalmente giungerà ad una conclusione. Nonostante siano circolate delle fake news in tal senso, sinora il Qatar non ha minacciato riduzioni o sospensioni delle forniture di gas all’Europa, schieratasi compattamente con Israele. Non converrebbe neppure al Qatar, del resto, cessare completamente di fornire il proprio gas, la cui vendita gonfia le sue casse. È più probabile, invece, che il gas continui ad arrivare, ma che il prezzo si alzi. I contratti a lungo termine, infatti, difficilmente sono ad un prezzo fisso nel tempo, o, se lo sono, i contratti prevedono sempre delle clausole di revisione del prezzo. Se, grosso modo, i costi per il produttore rimangono costanti, vendere il gas ad un prezzo variabile, legato alle condizioni del mercato a breve termine, è assai conveniente per il Qatar. È vero che la mitezza dello scorso inverno, gli stoccaggi pieni e l’abbattimento forzato della domanda industriale (-15%) hanno fiaccato i prezzi europei sino a una settimana fa. Ma è sempre il gas marginale a fare il prezzo di mercato, cioè, è l’ultima parte della curva della domanda che fissa il prezzo per tutto il mercato. Dunque, anche la mancanza di pochi quantitativi può far salire i prezzi notevolmente, se sono quelli per cui il consumatore è disposto a pagare più del mercato. Considerato che i maggiori volumi arrivano in Europa da Algeria, Azerbaijan, Qatar e Russia (sì, l’Europa importa ancora gas russo), la posizione dell’Europa rimane fragile. Le conseguenze delle scelte disastrose compiute dall’Unione europea si riflettono ancora sulla situazione presente, e come sempre nessuno, a Bruxelles, risponde dei danni che provoca.
Emanuele Orsini (Ansa)
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