2024-09-01
Frenata nel Kursk, guai nel Donbass. Ora è Zelensky a rischiare il Vietnam
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
I russi, nonostante i raid, recuperano villaggi e avanzano nel Donetsk. Se non riuscisse a tenere i territori occupati, il leader di Kiev non avrebbe nulla da scambiare nelle trattative. E nel Paese aumenta il malcontento.La guerra nel Donbass, in poche settimane, si era trasformata nel Vietnam di Vladimir Putin: un conflitto di logoramento, economicamente impegnativo e politicamente rischioso. A due anni e mezzo dall’inizio delle ostilità e a quasi un mese dall’avvio dell’offensiva ucraina nel Kursk, anche Volodymyr Zelensky sta finendo impantanato. E anche lui, come lo zar, si sta giocando il tutto per tutto: se salta il suo piano, potrebbe finire travolto lui stesso. Non solo se, a novembre, alla Casa Bianca dovesse tornare Donald Trump. Persino per Kamala Harris diventerebbe complicato giustificare ulteriori invii di fondi e armi dinanzi al Congresso - non si sa se e quanto pendente a sinistra - qualora la resistenza perdesse sia la battaglia in Russia, sia l’intero Donetsk. Ma qual era, in effetti, il piano di Zelensky?Ipotesi numero uno: oltre a galvanizzare un esercito sfibrato e decimato, danneggiando pure l’immagine della potenza militare di Mosca, l’attacco poteva costringere gli invasori a spostare truppe dal fronte orientale. Pur di difendere la madrepatria, il nemico avrebbe così allentato la pressione nel Donbass. Se l’obiettivo era questo, esso è già fallito. Il ridispiegamento di personale russo è stato limitato, comunque non tale da indebolire l’armata presente sul suolo ucraino. Al contrario, sono state le forze gialloblù a risultare indebolite. Tanto che, proprio a partire dal 6 agosto, il giorno in cui i primi arditi sono penetrati nel Kursk, gli aggressori hanno guadagnato terreno: ormai sarebbero a circa 8 chilometri dalla già evacuata Pokrovsk, roccaforte strategica del Donetsk, dalla quale i russi potrebbero poi minacciare Dnipro, la terza città più popolosa del Paese.Ipotesi numero due: il progetto, più ambizioso e lungimirante, poteva puntare alla conquista di un territorio da sfruttare al tavolo di future, forse non lontanissime trattative diplomatiche. Una mossa azzardata, benché non incomprensibile. In fondo, la strategia basata sul semplice tentativo di contenere l’avversario si stava infrangendo sulla costante penuria di uomini e munizioni.Il problema è che, a osservare gli ultimi sviluppi sul campo, anche questo disegno non sta andando secondo gli auspici. Secondo il britannico Institute for the study of war, sebbene stiano bombardando Belgorod, con risvolti tragici per i civili, le brigate di Kiev hanno compiuto avanzamenti marginali nell’area a Nord di Sudzha, mentre le truppe russe hanno riconquistato alcuni villaggi a Sud Est della città. Per farla breve: il momento degli ucraini va scemando; in alcuni settori, gli incursori sono stati costretti ad arretrare; al contempo, nel Donbass, Mosca sta guadagnando terreno in modo significativo.Che la situazione a Pokrovsk fosse «estremamente difficile», l’ha ammesso Zelensky in persona. La novità è che, tra i militari, i loro vertici e persino tra i politici, sta montando il malcontento per un’operazione che minaccia di costare la vita di migliaia di giovani ben addestrati. E che minaccia di compromettere le sorti della guerra. Venerdì, il Financial Times ha raccolto alcune voci di dissenso. Ad esempio, l’analista di Kiev, Oleksandr Kovalenko, ha definito l’imminente caduta dell’avamposto nel Donetsk «un completo fallimento difensivo». Il flop, a suo parere, ha dei responsabili precisi: «Coloro che prendono le decisioni per questi soldati». Ossia, in ultima istanza, il comandante in capo: il presidente. Un reduce di Bakhmut (il precedente, bizzarro fiasco di Zelensky, che allora optò per una inutile e sanguinosa resistenza all’assedio) è stato lapidario: «Sinceramente, non ho mai visto niente di simile. Tutto sta precipitando così velocemente». Mariana Bezuhla, deputato e membro della commissione Difesa in Parlamento, ha segnalato che le zone calde sono sguarnite: «Le trincee di fronte a Novohrodivka (a circa mezz’ora di auto da Pokrovsk, ndr) erano deserte. In pratica, non c’era l’esercito ucraino in una città che un tempo contava 20.000 abitanti». «C’è un caos totale», ha lamentato Roman Pohorilyi di Deep State, la piattaforma che, tramite fonti d’intelligence, aggiorna le cartine relative al conflitto.Se la tendenza rimanesse questa, per l’uomo che doveva essere il «nuovo Churchill» si aprirebbe una fase complicatissima. Il pericolo è di subire altre gravi, irreparabili sconfitte sul fronte orientale, fino al momento in cui Putin sarebbe davvero nelle condizioni di ricollocare un po’ di armate, per riprendere militarmente il controllo delle sue regioni invase. A quel punto, cosa avrebbe Zelensky da scambiare in un ipotetico negoziato? Dovrebbe sperare nell’arrivo di ulteriori equipaggiamenti e nella rinuncia definitiva degli alleati ai paletti sul loro impiego. Ma pure Foreign Affairs, l’altro giorno, ricordava che i raid in profondità in Russia, al netto del loro valore simbolico, non porterebbero alla vittoria finale: gli ucraini non hanno abbastanza uomini per procedere a una campagna su vasta scala.Finora, il presidente ha reagito a ogni insuccesso incolpando gli altri. Ha silurato l’ex capo delle forze armate, Valery Zaluzhny, attribuendogli la pessima riuscita della controffensiva del 2023; ha cacciato vari funzionari dell’amministrazione; e ora ha licenziato il vertice dell’Aeronautica, dopo l’incidente dell’F-16. Un episodio che deve aver scatenato il panico a Kiev: se il jet non è caduto per il fuoco amico, bensì, come ipotizzato all’inizio dalla stampa Usa, per un errore del pilota, sorgerebbero legittimi dubbi sull’esito del complicato addestramento degli assi ucraini e sulla loro capacità di governare quei costosi mezzi occidentali. Ma fino a quando Zelensky potrà schivare le proprie responsabilità? Quale resistenza è più importante? Quella di una nazione martoriata, o quella del suo leader in mimetica?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.