2022-05-17
Uccisa dal vaccino: lo Stato darà una mancia
Ai familiari di Francesca Tuscano, stroncata a 32 anni da una trombosi, la legge riconosce poco più di 77.000 euro. La ragazza ligure morì nel 2021, 14 giorni dopo la dose di Astrazeneca: giusto in tempo per finire nelle statistiche sugli effetti avversi delle inoculazioni.«Il decesso è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid- 19». La perizia medico-legale sulla morte della genovese Francesca Tuscano, 32 anni, dopo una dose di Astrazeneca, ha lasciato pochi spazi alle interpretazioni. Tuscano è deceduta il 4 aprile 2021. E la causa della morte, come già ipotizzato al momento dell’ispezione cadaverica, sarebbe stata una trombosi cerebrale collegata a una carenza di piastrine. Una possibile conseguenza del siero anti Covid nelle giovani donne, come stava emergendo proprio in quei giorni, dopo il decesso, avvenuto il 30 marzo, di Augusta Suriaco, insegnante di musica di Messina, morta anche lei per una trombosi, poi collegata dai medici incaricati dalla Procura alla somministrazione deI vaccino. Ipotesi che anche per Francesca Tuscano, la perizia medico legale disposta dalla Procura, ed eseguita dal medico legale Luca Tajana e dall’ematologo Franco Piovella, incaricati dal sostituto procuratore Arianna Ciavattini, poi, ha tramutato in una «ragionevole certezza». I due periti, stabilendo che «il decesso della paziente è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid- 19», hanno di fatto riabilitato i medici che hanno effettuato la vaccinazione. Nella consulenza si legge inoltre che a uccidere Francesca è stata una rarissima trombosi cerebrale «associata a piastrine basse, scatenata in particolare nelle giovani donne dai vaccini basati su adenovirus», proprio come Astrazeneca. Quello di Francesca è considerato «un caso modello di reazione rarissima e gravissima avversa». Il 22 marzo 2021 la donna, che lavorava nella biblioteca umanistica universitaria e come docente di sostegno, si era sottoposta alla prima dose perché inserita negli elenchi del personale universitario da vaccinare. Il 2 aprile erano insorti gravi malesseri e il giorno dopo aveva perso conoscenza. Era stata trasferita d’urgenza al pronto soccorso del San Martino e ricoverata in rianimazione. Infine la morte per trombosi cerebrale. Esattamente 14 giorni dopo il vaccino. Giusto in tempo per rientrare nei casi classificati dall’Aifa come possibile reazione avversa. Infatti, dallo studio dell’Agenzia italiana del farmaco pubblicato nei mesi scorsi dal nostro giornale, emergeva come l’algoritmo prendesse in considerazione solo i decessi avvenuti entro 14 giorni. Le note a margine dello studio che limitavano a 22 i morti seguiti all’iniezione spiegavano che «223 segnalazioni sono state escluse perché il decesso avveniva oltre le due settimane o perché non era possibile calcolare l’intervallo temporale tra la vaccinazione e il decesso». Come avvenuto nel caso di Camilla Canepa, altra giovane donna ligure, deceduta il 10 giugno dello scorso anno, sempre a Genova. La diciottenne di Sestri Levante aveva partecipato il 25 maggio a uno degli open day per la somministrazione di Astrazeneca e il 3 giugno si era recata al pronto soccorso di Lavagna con una fortissima cefalea e fotosensibilità, dal quale era stata dimessa dopo dopo una tac senza metodo di contrasto. La giovane era stata di nuovo trasportata in ospedale il 5 giugno in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso. Trasferita al policlinico San Martino di Genova era stata operata alla testa, ma il 10 giugno il suo cuore aveva smesso di battere. Sedici giorni dopo la somministrazione del siero, quindi fuori tempo massimo (come Augusta, morta 19 giorni dopo l’inoculazione) per i rigidi parametri dell’algoritmo, che non tengono conto della data di comparsa dei sintomi o della patologia, ma solo di quella della morte. Eppure, il giorno dopo la sua tragica fine, la somministrazione di Astrazeneca era stata dirottata sugli over 60, una precauzione che a molti era sembrata un’ammissione implicita di possibile correlazione, che, per i periti della Procura di Genova (gli stessi che hanno redatto la relazione del caso Tuscano), è più di una possibilità. Per i due specialisti infatti la morte della diciottenne è «ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi della vaccinazione». Due giovani donne, che avevano ricevuto lo stesso vaccino, decedute per la stessa patologia.Ora i legali della famiglia Tuscano stanno lavorando per accedere ai fondi fissati dal legislatore per i congiunti di quelle persone decedute a causa di reazioni collegate al vaccino. Una cifra imparagonabile alla tragedia vissuta dai genitori e dal fidanzato di Francesca, 77.468,53 euro. Lo stabilisce la legge 210/92, che fissa gli indennizzi per tutte le vaccinazioni, non solo anti Covid. «È difficile convivere con questo dolore senza una spiegazione, l’unico conforto è sapere che saranno salvate altre vite grazie a lei», aveva detto papà Carmelo. Aggrappato alla speranza che l’analisi del caso della figlia potesse aumentare le conoscenze sulla correlazione tra vaccino e trombosi. La Procura ora si avvia a chiudere l’indagine. Ecco il passaggio della legge del 1992 che stabilisce i risarcimenti: «Se a causa delle vaccinazioni ne derivi la morte del danneggiato, i parenti aventi diritto, dietro specifica domanda, possono optare fra un assegno reversibile per 15 anni o un assegno una tantum di euro 77.468,53». A occuparsi di questo per la famiglia Tuscano, che sino a pochi mesi fa non aveva nominato un legale e non era certo interessata agli aspetti risarcitori, infinitesimali rispetto alla tragedia subita, sono gli avvocati Federico Bertorello e Tatiana Massara. I quali stanno valutando anche la possibilità di una lettera di messa in mora indirizzata all’avvocatura dello Stato. Che presto potrebbe ritrovarsi a gestire anche i casi scartati dall’algoritmo, me che, come successo per Camilla, vengono attribuiti da perizie mediche alle conseguenze del vaccino.
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