2019-02-12
Tutti zitti sul presunto «aiutino» a Parnasi
Crea imbarazzo il possibile conflitto di interessi sulla mediazione dello studio di Francesco Bonifazi tra il costruttore e l'Agenzia delle entrate «renziana». Il tesoriere minaccia querele, l'ex direttore Ernesto Maria Ruffini tace. Ma spunta un altro consulente, coindagato di Tiziano Renzi.Il 31 gennaio 2018 lo studio legale-tributario Bl del trio Francesco Bonifazi, Emanuele Boschi e Federico Lovadina ha ricevuto l'incarico di stilare un parere pro veritate a favore del gruppo Parsitalia della famiglia Parnasi da presentare all'Agenzia dell'entrate guidata dall'allora direttore turborenziano Ernesto Maria Ruffini. Parcella 30.000 euro. Cronologicamente parlando, lo stesso Bonifazi ha incassato nello stesso periodo da Luca Parnasi 150.000 euro per uno studio immobiliare della fondazione del Pd Eyu, proprio a ridosso delle elezioni politiche. I manager del gruppo Parnasi, a quanto ci risulta, non scelsero a caso lo studio Bl, ma lo preferirono ad altri per i suoi addentellati con la politica. Ruffini infatti è un tecnico con un ruolo non neutro. Infatti ancora oggi su Internet si possono apprezzare i suoi interventi alla Leopolda. Si trova il discorso che fece alla prima kermesse, nel 2010, e pure il suo intervento all'ultima, la Leopolda 9 del 2018. Ruffini è anche celebre per le schermaglie con Matteo Salvini, che punzecchiò sul suo blog ricordandogli che sull'isola newyorkese dei migranti Ellis Island, «dal 1892 al 1956, i Salvini approdati nel porto di Ellis Island sono stati ben 228». Non pago, firmò un tweet nei confronti dell'attuale vicepremier con un ironico «tuo affezionatissimo». Una chiusa che deve essere stata molto apprezzata nel circolino ristretto del Giglio magico.Ma se all'epoca Ruffini si esponeva a petto in fuori con foscoliana irruenza, oggi preferisce non rispondere alle nostre domande, se non con un asciutto whatsapp: «Non sono più in agenzia dal 5 settembre scorso e mi sono sempre dato come regola quella di non occuparmi di questioni che riguardano il mio incarico pregresso e in particolare quando non ne ho alcuna conoscenza». Dunque l'ex presidente sostiene di essere totalmente all'oscuro della vicenda Parnasi-Agenzia delle entrate.Con il cronista, invece, Bonifazi minaccia querele: «Credo che il suo pezzo sia pieno di falsità, inesattezze e dimostra il fatto che non ha consapevolezza di quello che ha scritto».Molto più disponibile il suo socio Federico Lovadina, avvocato che con il governo Renzi era stato nominato nel cda delle Ferrovie dello Stato: «Le nostre attività non ci sono state praticamente pagate. A parte questo noi non abbiamo prodotto nessun parere pro veritate (come viene invece chiamato nei bilanci del gruppo Parsitalia, ndr), abbiamo fatto una sorta di perizia dove sostanzialmente abbiamo detto a Equitalia che se non avesse accettato lo stralcio e si fosse arrivati alla fase fallimentare al pari degli altri creditori avrebbe perso più soldi. Non so nemmeno se la società Parsitalia abbia avuto il tempo di presentare questa nostra valutazione a Equitalia». Lovadina prosegue: «Abbiamo dato un parere come si fa ogni volta che c'è un problema del genere. Che Ernesto Maria Ruffini fosse il direttore generale dell'Agenzia delle entrate non rileva». Non potrebbe ravvisarsi un conflitto di interesse se in un contenzioso da una parte c'è un renziano come Ruffini e dall'altra ci sono il tesoriere del Pd o il fratello del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi? «Conflitto d'interesse per cosa? La transazione fiscale non si è realizzata» aggiunge Lovadina. In effetti a marzo l'Agenzia delle entrate ha chiesto formalmente il fallimento del gruppo Parsitalia, ad aprile quest'ultimo ha presentato un'istanza di transazione e la prima udienza, a maggio, si è conclusa con un rinvio per consentire di completare l'iter transattivo. Ma a giugno Luca Parnasi è stato arrestato con l'accusa di corruzione e associazione per delinquere e le cose si sono un po' complicate, come gli estensori hanno ammesso anche nei bilanci. A giugno l'incarico con Bl è scaduto e visto il cambiamento del vento politico è difficile che venga rinnovato. L'avvocato Lovadina conclude la sua arringa: «Il rinvio non può essere considerato un trattamento di favore, al massimo avrebbe potuto essere ritenuta tale la chiusura del concordato, che chiedeva Parnasi e che non c'è stata. La verità è che l'Agenzia delle entrate non ha voluto accordarsi per la transazione. Non so perché, visto che non è stato il nostro studio professionale a gestire direttamente la transazione con il Fisco». In effetti questo incarico è stato affidato allo studio Falsitta e associati di Milano. E a preparare l'istanza di transazione è stato soprattutto Matteo Faggioli, per cui, l'autunno scorso, la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio insieme con Tiziano Renzi, la moglie Laura Bovoli e il loro ex socio Luigi Dagostino. Faggioli è accusato di favoreggiamento reale nei confronti di Dagostino. Una coincidenza che conferma quanto sia piccolo il mondo. Intanto, contattata dalla Verità, l'Agenzia delle entrate ci ha risposto di «non poter fornire, nel rispetto della legge sulla privacy, informazioni sulle situazioni dei singoli contribuenti».