2025-03-14
Tutti muti dopo l’avviso del gip
L’inchiesta è stata azzoppata dalla notifica della richiesta di proroga voluta dai pm Infatti, per gli investigatori, da allora gli indagati hanno smesso di parlare liberamente.L’avvocato Luca Di Donna, buon conoscente di Giuseppe Conte, di cui aveva preso il posto nello studio e nel cuore del giurista Guido Alpa, con il presidente del Movimento 5 stelle a Palazzo Chigi era il «motore» del comitato d’affari su cui per anni ha indagato la Procura di Roma e che aveva due punti cardinali, lo studio Di Donna e quello dell’amministrativista Federico Tedeschini. Di Donna mostra di avere contatti ai più alti livelli della politica, della burocrazia e delle professioni, un’agenda che i «clientes» paganti ben conoscono. Per esempio sono al corrente dei rapporti di Di Donna con l’ex presidente del Consiglio. Un imprenditore, per esempio, domanda: «Vale la pena Di Donna con Conte?». Ma Tedeschini fa sapere che l’amico, dopo la perquisizione subita nel settembre del 2021, è ormai in stand by: «No, no, in questo momento Di Donna proprio non si muove […] in questo momento non si può chiedere a Di Donna di fare nulla!». E aggiunge: «Oggi non è utilizzabile voglio dire ... oggi lo utilizziamo come avvocato e basta». Come se il lavoro principale fosse un altro. Un mestiere in cui è considerato dalla cricca più performante di Luigi Bisignani, il noto «manager del potere nascosto», condannato a Milano per la tangente Enimont e che ha patteggiato 1 anno e 7 mesi di reclusione a Napoli per la cosiddetta P4. La sua «figura è stata evocata a più riprese» nell’inchiesta che ha coinvolto Di Donna e Tedeschini e, in un caso, gli è stato chiesto di «intervenire sui vertici di Eni», seppur con scarsi risultati, dal momento che «qualcuno al comando della società quotata si è opposto».Ma di fronte a un quadro del genere, pur procedendo nei confronti di numerosi indagati, alcuni avvocati, per molteplici reati, compresa l’associazione per delinquere, il pm ha proposto, il 24 agosto 2022, la proroga «aperta», omettendo di chiedere al gip di non notificare l’atto agli indagati, mantenendo così la segretezza sulle investigazioni in corso, come previsto dalla legge per i procedimenti particolarmente complessi o che riguardano molteplici fatti tra loro collegati. Gli indagati sono stati, quindi, avvertiti, tanto che i carabinieri, sconsolati, hanno scritto che «i sodali Innocenzi (Giancarlo, ndr), Di Donna e Caliendo (Angelo, ndr) dal momento in cui Tedeschini ha ricevuto l’avviso di proroga delle indagini non hanno più intrattenuto conversazioni rilevanti».Ma anche prima della notifica della proroga le comunicazioni, per gli investigatori, consistevano «essenzialmente nell'utilizzo di piattaforme non intercettabili». In un'occasione Di Donna ha consigliato ai suoi coindagati di «comunicare tramite messaggi effimeri di Whatsapp, ossia messaggi a scomparsa, utili non solo a eludere eventuali intercettazioni, ma anche a evitare che, a seguito di un eventuale sequestro dei telefoni cellulari, essi possano essere reperiti dagli investigatori nelle relative memorie». La presunta cricca avrebbe preso anche un’altra precauzione, lasciando «i telefonini al di fuori degli ambienti ove venivano intrattenute le conversazioni, nel dichiarato timore di intercettazioni mediante trojan».Inoltre, Tedeschini, prima della perquisizione subita da Di Donna, aveva consegnato a quest’ultimo un nuovo telefono, specificando di «aver provveduto a farlo "bonificare"» con queste parole: «Eh, è completamente azzerato quindi lo puoi utilizzare come ti pare». Operavano in questo modo i conoscenti di Conte e la Procura, con perquisizioni e notifiche di proroga delle indagini in chiaro, li ha, involontariamente, aiutati.