2018-11-27
Tutti gli indizi lasciati da Benedetto per farci capire che è ancora Papa
Nel suo ultimo libro, Antonio Socci dà una lettura controcorrente della storica rinuncia del 2013. Dalla scelta di non tornare cardinale alle benedizioni, il Pontefice emerito non ha smesso di regnare. E ha una missione.Da una parte c'imbattiamo in qualcosa di indicibile, per proteggere il quale Benedetto XVI dà risposte poco comprensibili, astruse o ironiche, dall'altra lo stesso Papa emerito lascia sempre piccoli segnali che -per chi vuol intendere - fanno intuire qualcosa della verità. È accaduto anche con le due lettere di risposta al cardinale Walter Brandmüller pubblicate dal giornale tedesco Bild nel settembre 2018. Il cardinale è da sempre un grande amico, estimatore e sostenitore di Joseph Ratzinger, ma essendo rimasto molto contrariato dalla sua rinuncia, in alcuni interventi - articoli e interviste - ha manifestato vigorosamente il suo disappunto. Lo ha fatto quasi imputando a lui la situazione disastrosa in cui la Chiesa si trova col pontificato di Jorge Mario Bergoglio (il quale però non è stato eletto da Benedetto XVI, ma proprio dai cardinali). Inoltre, Brandmüller ha pure contestato la qualifica di «Papa emerito» che -sostiene - «è estranea a tutta la tradizione canonistica teologica». La critica all'amico è stata molto forte. Così Benedetto XVI gli ha risposto con due lettere private il 9 novembre e il 23 novembre 2017. Sono lettere dove traspare la sua amarezza, ma miti e gentili nel tono. È ovvio che il Papa emerito sa che ogni sua lettera scritta può diventare pubblica e spesso lo diventa. Quindi è sorvegliatissimo nell'esprimersi come se parlasse davanti a un uditorio. Se qualcosa di significativo vuol trasmettere lo fa -per così dire - in codice, con espressioni che hanno diverse chiavi di lettura. Infatti, in queste due lettere, puntualmente diventate pubbliche - come dicevo - Benedetto XVI ricorre all'argomento paradossale, analogo a quello dell'unico vestito in guardaroba: precisamente dove dice che il suo problema era quello di restare «inaccessibile ai media», cosa che - a suo dire - non sarebbe stata possibile tornando cardinale. Ratzinger sa benissimo che questo argomento è del tutto inconsistente […] perché ci sono porporati di Curia - come il cardinale Andrzej Maria Deskur - che hanno vissuto gli ultimi anni dentro le mura vaticane del tutto inaccessibili. Lui poteva benissimo risiedere dove ora risiede senza essere Papa emerito. Fra le due cose (l'essere inaccessibili ai media e il titolo di Papa emerito) non c'è alcun rapporto. Infine, va pure detto che, da Papa emerito, ha fatto un libro intervista, ha concesso interviste, firmato prefazioni e messaggi, ha ricevuto e riceve molte persone. Quindi è difficile pensare che il problema fosse quello dell'inaccessibilità. In quelle due lettere, poi, Benedetto prospetta argomenti che hanno una doppia interpretazione: una per i media e per la Curia (e allora sembrano espressioni innocue, anche se contraddittorie o incomprensibili); e una per chi può capire il messaggio. Per esempio, dove il Papa emerito, a proposito dei Papi che in passato rinunciarono, si chiede: «Cosa sono stati dopo? Papa emerito? O cosa invece?». Dal punto di vista storico è una domanda che dovrebbe avere già una risposta chiara: ci fu chi tornò monaco come Celestino V e chi tornò cardinale come Gregorio XII. Ratzinger lo sa benissimo e sa che mai nella storia della Chiesa passata - fino a Giovanni Paolo II - si è parlato di «Papa emerito». Ma al- lora perché pone quelle domande? Per capirlo occorre leggere più avanti: «Non sappiamo se questo semplice ritorno al cardinalato sarebbe stato effettivamente possibile. Nel mio caso sicuramente non avrebbe avuto senso affermare semplicemente un ritorno al cardinalato». Non sarà che Benedetto -attraverso queste strane considerazioni, che sembrano un po' assurde (dal punto di vista storico) - vuol ripeterci in realtà quello che disse nel suo ultimo discorso pubblico, ovvero che il munus petrino rimane «per sempre»? In effetti con questa interpretazione (che solo pochi possono cogliere) quelle domande acquistano un significato, diventano pertinenti e ragionevoli. In un altro passo, Benedetto XVI si preoccupa perché - se fosse tornato cardinal - «in quel cardinale si sarebbe visto l'ex Papa» creando confusione. Ma non sarebbe stato forse un ex Papa? Qual era il problema in questo caso? Non voleva essere scambiato per uno che è ancora Papa oppure non voleva essere considerato «ex» Papa? In concreto se uno vuole evitare malintesi e vuol far capire che non è più Papa, che non c'entra più nulla col papato, cosa deve fare: diventare cardinale e vestirsi da cardinale oppure definirsi Papa, col nome da Papa e con la veste da Papa? Parrebbe ovvio optare per la prima strada. Invece la scelta che Joseph Ratzinger ha fatto è la seconda e questo fornisce la vera chiave per capire quelle strane considerazioni e ciò che veramente pensa. Infine, nelle due lettere ci sono alcune cose chiarissime e molto importanti. Anzitutto emerge, in entrambe, il suo giudizio allarmato sulla situazione attuale della Chiesa (sotto Bergoglio) tanto che Bild ha titolato proprio su questo: «Papa Benedetto XVI molto preoccupato per la sua Chiesa». Peraltro, Benedetto sapeva bene di scrivere a uno dei cardinali che più si sono esposti criticamente nei confronti di Bergoglio (è uno degli autori dei dubia, un documento di critica e richiesta di chiarimento rivolto a papa Francesco su Amoris laetitia e in particolare sulla comunione ai divorziati). Da quanto si legge nelle due lettere non c'è alcuna traccia di rimprovero per questo, né alcuna presa di distanza. C'è invece un giudizio preoccupato sul momento presente della Chiesa in generale che coincide con quello del cardinale. Ma il «segnale» più significativo si trova in fondo alla seconda lettera perché - dopo aver risposto all'amico porporato - saluta scrivendo: «Con la mia benedizione apostolica». Chi può dare la benedizione apostolica? Solo il Papa. Certo, può darla pure - per delega generale che fu stabilita da Benedetto XIV - il vescovo titolare di una diocesi, ma non il vescovo emerito, a meno che non sia stato delegato. In ogni caso il vescovo titolare (che può anche suddelegare ai sacerdoti) può impartirla solo in certe festività solenni, seguendo un certo rituale e al massimo tre volte l'anno. E sempre «a nome del Romano Pontefice». Così pure quando viene data per certi riti e celebrazioni di sacramenti. Allora, che pensare di quell'espressione contenuta nella lettera di Benedetto XVI? Impartire la benedizione apostolica così - come ha fatto Benedetto - significa semplicemente essere il Papa, perché quella è una prerogativa del Papa (non Papa emerito, ma Papa). Egualmente - per fare un paragone - nell'ordinamento italiano il presidente della Repubblica può concedere la grazia. Ma non può farlo il presidente emerito della Repubblica. Occorre avere lo ius. Si può avere lo ius e non esercitarlo (e questo è probabilmente il caso di Benedetto XVI), ma non lo si perde se - semplicemente - si rinuncia a esercitarlo attivamente. Un cittadino italiano che ha diritto di voto può rinunciare a partecipare alle elezioni, ma non per questo perde lo ius, non diventa un ex elettore, ma solo un elettore che non esercita un suo potere. Forse allora il vero messaggio della lettera di Benedetto XVI è proprio quello racchiuso in quella benedizione apostolica... C'è molto da riflettere. È assai significativa anche un'altra espressione che compare nel congedo: «Preghiamo invece, come lei ha fatto alla fine della sua lettera, perché il Signore venga in aiuto della sua Chiesa». Parole che di nuovo confermano il giudizio drammatico che Benedetto XVI ha sul momento presente della Chiesa, ma anche parole che fanno intuire qual è la missione di intercessione in cui egli è oggi impegnato.
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