2018-07-03
Tutti gli affari col mattone del Giglio magico
Non c'è solo Matteo Renzi e la magione da 1,3 milioni. Pure la sua cerchia più stretta si è buttata sugli immobili, in coincidenza con l'ascesa dell'ex premier. Luca Lotti due piani con giardino sul tetto, Marco Carrai una proprietà sui colli fiorentini e Dario Nardella un pezzo di un ex monastero.Agli atti dell'inchiesta su Antonio Savasta, pm del caso Luigi Dagostino già nei guai per gli incontri con l'ex sottosegretario e Giovanni Legnini, l'sms di un coindagato: «Abbiamo visto Matteo a Palazzo Chigi».Lo speciale contiene due articoliToccategli tutto, ma non le sue case. La reazione di Matteo Renzi alle domande della Verità sui 400.000 euro in assegni circolari consegnati per la caparra della villa di via Tacca da 1,3 milioni di euro non risolve i misteri, ma lascia intendere che il politico da 15.000 euro sul conto di gennaio ha lasciato il posto al possidente. Quello che «se non sei al governo è più facile fare i soldi». Dopo essere stato al governo però. E come scrive lui nel preliminare d'acquisto non con chissà quali altri lavori, visto che la professione che indica è sempre la stessa: «politico». Infatti il nostro ha iniziato a comprare case da quando fa il politico, non da prima. Quando, il 27 agosto 1999 impalma Agnese Landini, Matteo non ha una casa propria. Ma si sta attrezzando, facendo il portaborse di alcuni politici, come Francesco Rutelli. Il 26 luglio 2001 acquista «un fondo adibito a uso forno-panificio, ubicato al piano terra, composto da laboratorio, forno, locale farine, disimpegno, bagno, antibagno, spogliatoio, wc esterno». Forse, se la politica non sarà il suo mestiere, pensa di trasformarsi in panettiere. Con le mani pasta in senso letterale. Il futuro Rottamatore è coordinatore cittadino della Margherita fiorentina, ma alla voce «lavoro» preferisce qualificarsi come «libero professionista» o meglio co.co.co. dell'azienda di famiglia, la Chil srl. Nel 2003 diventa segretario provinciale della Margherita, il 27 ottobre viene inquadrato come dirigente nella Chil srl e il 7 novembre diventa il candidato ufficiale dell'Ulivo alla presidenza della Provincia. Il 10 giugno 2004, alla vigilia delle elezioni per la presidenza della Provincia (12 e 13 giugno), l'Opera assistenza malati impediti (Oami) onlus, accetta di cedergli una villa a Pontassieve (12,5 vani su tre piani e 1.000 metri di giardino) al prezzo di euro 660.000. Il rogito viene siglato il 4 ottobre e Matteo nell'atto viene qualificato come «dirigente d'azienda». Renzi versa circa 400.000 euro d'anticipo (come per la villa di via Tacca), mentre per i restanti 250.000 euro accende un mutuo. Ma se la politica ha permesso a Renzi di farsi la villa, anche chi gli sta intorno si è buttato sul mattone. Per esempio i suoi genitori, Tiziano e Laura, grazie alla crescita dei fatturati aziendali, saliti sino a 7,2 milioni di euro con l'ex Rottamatore a Palazzo Chigi, nel maggio 2016 hanno acquistato la nuova sede aziendale a Rignano sull'Arno: magazzino, ufficio e 5 appartamenti in cambio di 1.325.000 euro, garantiti in parte da un mutuo con il Monte dei Paschi di Siena. Ne 2017 sono state realizzate importanti e costose ristrutturazioni che hanno portato alla creazione di un mega appartamento di 10 vani per la sorella di Matteo, Matilde, e per il cognato Andrea Conticini. Ma grazie alla frequentazione del Giglio magico ha svoltato pure Luca Lotti, ex allenatore di calcio di provincia e poi capo di gabinetto di Renzi a Palazzo Vecchio (a 60.000 euro l'anno). Nel 2014, pochi mesi dopo essere diventato deputato in quota Pd e aver aumentato le entrate, ha comprato casa, al prezzo di 300.000 euro, vicino alla stazione fiorentina di Campo di Marte. Novantamila euro sono stati pagati con quattro assegni del Credito cooperativo di Cambiano (la banca dove era direttore il padre Marco), gli altri 210.000 sono stati garantiti da un mutuo dello stesso istituto. L'ex ministro, inizialmente, ha acquistato la nuda proprietà e solo successivamente si è trasferito nello stabile di Firenze sud, dove ha acquistato il terzo e il quarto piano di una palazzina non lussuosa, ma che ha ristrutturato finemente. Dall'esterno è ben visibile il grande terrazzo con rigogliose piante e un ulivo in bella vista sull'angolo (nostalgia dei tempi di Romano Prodi?), oltre a una zona attrezzata e coperta con un moderno dehors. Nel 2017 Lotti ha presentato una variazione al catasto per ampliamento e diversa distribuzione degli spazi interni di questa casa di 8 vani e 158 metri quadrati (144 escludendo le parti scoperte). Al terzo piano si trovano ingresso, soggiorno con porte finestre che danno sul balcone, due camere da letto, cucina, tinello e bagno. Con una scala a chiocciola si accede al piano superiore, con sgabuzzino, sottotetto ristrutturato, bagno e terrazza. Sul citofono della palazzina color crema i Lotti hanno messo i loro nomi come tutti gli altri inquilini. Ieri le tapparelle della casa erano abbassate e la piazza antistante l'edificio era popolata solo di pensionati sulle panchine dei giardinetti. Fa parte di una zona più elegante ed esclusiva, poco distante da quella scelta da Renzi, la via individuata da Marco Carrai, l'ex affittacamere di Matteo, per il suo investimento immobiliare. Anche per l'ex consigliere del Rottamatore la svolta a livello di reddito è arrivata con l'ascesa politica del Bullo. Carrai prima è diventato suo collaboratore, ricoprendo incarichi pubblici, poi ha cambiato strada e si è trasformato in imprenditore attivo all'ombra della politica. Un'occupazione che lo ha reso benestante, facendo schizzare i suoi redditi sopra al mezzo milione di euro annui. Il 31 luglio 2015 lui e la giovane sposa Francesca Campana Comparini hanno acquistato il loro nido d'amore sui colli fiorentini, a due passi dalla Chiesa di San Minato. Carrai, al pari dell'amico Renzi, per fare compere si è rivolto a un istituto religioso, la Venerabile arciconfraternita della Misericordia di Firenze e il prezzo convenuto è stato di 751.000 euro per un immobile su due piani (600.000 euro), due garage (75.000 euro), una legnaia (20.000), una serra (15.000), un terreno e uno stradello (41.000). Il grosso della somma (551.000 euro) è stato pagato con due assegni circolari della Cariparma. Centoventimila euro sono arrivati da due assegni (uno circolare) del Credito cooperativo di Impruneta, proveniente sempre dal conto di Carrai. Infine 80.000 euro sono stati pagati tramite bonifico. Insomma Carrai non ha avuto bisogno di ricorrere a nessun mutuo.Nel dicembre 2015, attraverso il procuratore speciale Alberto Bianchi, l'avvocato del Giglio magico, ha investito altri 100.000 euro (altro assegno circolare della Cariparma) per 2.152 metri quadrati di giardino. Un'ulteriore piccola somma è stata spesa per 223 metri da adibire a piazzale per le autovetture. Nella proprietà sono in corso lavori di ristrutturazione e anche ieri i muratori lavoravano alacremente. Le imposte delle finestre erano chiuse e a sorvegliare sull'immobile c'erano le moderne telecamere piazzate sulla facciata. Anche sul portone di casa Carrai sono indicati i nomi dei proprietari. È diventato padrone di una bella dimora pure il sindaco di Firenze Dario Nardella insieme con la moglie Chiara Lanni, i quali hanno acquistato un appartamento nel suggestivo scenario dell'ex monastero di Santa Brigida o Paradiso degli Alberti, nome del piccolo borgo in cui si trovava il convento. Nardella ha comprato dall'imprenditore Riccardo Frassineti «un ampio vano compresa la cucina, bagno e ripostiglio al piano terra, due vani, bagno e ripostiglio al primo piano e vani soffitta al secondo piano, con annesso garage al piano seminterrato di circa 25 metri quadri composto da un unico vano». La compravendita è stata dichiarata per un valore di acquisto di 530.000 euro, dei quali 45.000 all'atto preliminare a dicembre 2013 e 485.000 all'atto della redazione del rogito del 17 febbraio 2014. L'immobile è stato pagato con 3 assegni circolari da 328.653,49 euro emessi dal Banco di Napoli (come quelli di Renzi), sede di Roma, Piazza del Parlamento, con un assegno circolare da 61.000 euro della Bnl di Firenze. Il restante è stato saldato con un assegno della Banca Federico Del Vecchio di Firenze.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tutti-gli-affari-col-mattone-del-giglio-magico-2583291146.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nelle-carte-su-savasta-spunta-pure-renzi" data-post-id="2583291146" data-published-at="1757969686" data-use-pagination="False"> Nelle carte su Savasta spunta pure Renzi Nell'inchiesta sul giudice Antonio Savasta, avviata dalla Procura di Firenze e trasferita a Lecce per competenza, entra anche il nome dell'ex premier Matteo Renzi. La notizia è contenuta in un'informativa della Guardia di finanza che ricostruisce gli incontri a Palazzo Chigi dell'allora pm di Trani, del suo amico avvocato Ruggiero Sfrecola e dell'ex socio di Tiziano Renzi, Luigi Dagostino, all'epoca coinvolto in un'indagine proprio del pm Savasta. I tre (Savasta, Dagostino e Sfrecola) sono oggi indagati per corruzione in atti giudiziari. Nell'informativa gli investigatori hanno estrapolato i messaggi inviati il 17 giugno 2015 da Sfrecola a un'amica. «Nello specifico», scrivono i militari, «comunicava rispettivamente alle 18.02 di trovarsi a Palazzo Chigi e alle 20 e 38 di avere “chiacchierato con Luca Lotti sottosegretario presidenza Consiglio e conosciuto velocemente Matteo Renzi». Quindi aggiunse: «Lo sai solo tu. A mezzanotte a casa». A verbale, Dagostino aveva detto di aver introdotto lui Savasta a Lotti, ma aveva negato di aver portato nel suo ufficio Sfrecola. Lo stesso legale alla Verità si era limitato a dire: «Che cosa ha prodotto in concreto un incontro tra due persone a Roma? Stando a quel che so io assolutamente nulla, essendo incontro solo tra persone di una certa qualità». Le Fiamme gialle hanno ricostruito anche «altri ingressi a Palazzo Chigi» dopo aver compulsato a maggio i database della Presidenza del Consiglio. In questo modo hanno scoperto che il pluriindagato e all'epoca pregudicato Dagostino aveva avuto accesso alla sede del Governo altre due volte, anche il 17 settembre 2015 e il 23 febbraio 2016, ed entrambe le occasioni avevano avuto come motivazione «appuntamenti con l'onorevole Luca Lotti». A settembre Dagostino faceva ingresso a Palazzo Chigi alle 17 e 59 per uscirne alle 19 e 13, dopo oltre un'ora. Riportava nella sua agenda i seguenti appuntamenti: «14 partenza x Roma; 16,30 senatore Latorre (Nicola, del Pd, ndr) piazza Eustacchio; 17,15 Andrea Bacci+Luigi Carraro+Franco Carraro; 18 Luca Lotti sottosegretario presidenza del Consiglio + Caracciolo Filippo a Palazzo Chigi». Bacci, altro imprenditore toscano, all'epoca era amico di Dagostino e anche dei Renzi, a cui ha ristrutturato le case. Caracciolo è, invece, un ex assessore regionale in rapporti con Savasta e Dagostino, con cui si incontrava al bar Igloo di Barletta. Recentemente Caracciolo è stato iscritto sul registro delle notizie di reato della Procura di Bari con l'accusa di aver scambiato appalti con voti e per questo è indagato per corruzione e turbativa d'asta. Il 23 febbraio 2016 l'appuntamento è durato, invece, dalle 14 e 55 alle 15 e 25. Dagostino ha riportato sull'agenda: «15 Palazzo Chigi sottosegretario Luca Lotti». Savasta ha raccontato alla Verità di aver incontrato l'allora sottosegretario per chiedere, invano, di entrare in qualche gruppo di studio o commissione ministeriale, per poter lasciare la Procura di Trani, essendo in quel momento sotto inchiesta per concussione. Ma Dagostino che cosa aveva da chiedere a Lotti (già sentito a sommarie informazioni dagli inquirenti)? Forse le ulteriori indagini della Procura di Lecce su Savasta & c. sveleranno il mistero.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
Continua a leggereRiduci