
Le ultime elezioni di metà mandato hanno restituito ai repubblicani la maggioranza alla Camera dei rappresentanti. Un’occasione per l’elefantino di condurre una serie di indagini parlamentari, che punteranno a mettere la Casa Bianca alle strette.Innanzitutto, vari deputati repubblicani hanno comunicato a Fox News che stanno per avviare un’inchiesta sui controversi affari internazionali di Hunter Biden: a finire nel mirino saranno, in particolare, i suoi rapporti con Harves Group, una società legata al Partito comunista cinese. «I rapporti d'affari sospetti della famiglia Biden con società legate alla Cina comunista sono una minaccia alla sicurezza nazionale», ha detto il deputato repubblicano James Comer. «I Biden hanno venduto l'accesso ad avversari stranieri come la Cina per arricchirsi a scapito degli interessi americani». È d’altronde assai probabile che l’elefantino non abbia intenzione di fermarsi qui. A finire sotto i riflettori saranno infatti prevedibilmente anche i legami, intrattenuti da Hunter con Ucraina e Russia. Non dimentichiamo d’altronde che il figlio dell’attuale presidente americano è sotto indagine da parte della procura federale del Delaware da quattro anni.Un’ulteriore inchiesta parlamentare che i repubblicani vogliono aprire è quella dedicata alla censura online. La settimana scorsa, il prossimo presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, ha inviato lettere a Meta, Microsoft, Amazon e Google, per capire se questi giganti stiano effettuando attività di censura ai danni degli utenti conservatori in combutta con l’amministrazione Biden. «Sebbene la piena portata della collusione di Big Tech con l'amministrazione Biden sia sconosciuta, ci sono esempi importanti e forti indicazioni di censura di Big Tech a seguito di direttive o pressioni da parte di entità del ramo esecutivo», ha scritto Jordan. Il tema è d’altronde diventato particolarmente urgente nelle ultime settimane, a seguito della pubblicazione dei Twitter Files: documenti che hanno mostrato come la piattaforma di San Francisco abbia censurato pesantemente utenti conservatori, spesso su indicazione dell’Fbi e pressione di alti esponenti del mondo dem.Una terza indagine in rampa di lancio è poi quella sulle origini del Covid-19. I repubblicani hanno già chiesto ad almeno quaranta funzionari dell’amministrazione Biden di tenere pronti documenti relativi alla questione. In particolare, tra i funzionari interpellati figura anche Anthony Fauci. Non solo. I componenti repubblicani della commissione Intelligence della Camera hanno recentemente pubblicato un rapporto investigativo provvisorio, secondo cui sarebbero emerse delle «indicazioni che la Sars-Cov-2 potrebbe essere collegata al programma di ricerca cinese sulle armi biologiche e che potrebbe essere passata alla popolazione umana a causa di un incidente, avvenuto nel laboratorio di Wuhan». Non solo. I repubblicani hanno anche aggiunto che, stando a quanto appreso dallo Us Government Accountability Office, il Dipartimento della Salute americano – tramite alcune università d’Oltreatlantico – avrebbe fornito fondi all’Accademia delle scienze militari cinese: un istituto, sottoposto all’Esercito popolare di liberazione, che conduce ricerche su armi biologiche e che sembrerebbe intrattenere legami con l’Istituto di virologia di Wuhan.Un altro fronte di inchiesta sarà poi quello relativo alla disastrosa ritirata dall’Afghanistan, avvenuta ad agosto dell’anno scorso: ritirata in cui gli errori dell’amministrazione Biden sono emersi in tutta evidenza. Senza poi trascurare la problematica gestione della frontiera al confine con il Messico, vista anche la crisi migratoria esplosa negli ultimi giorni.
La gentrificazione - cioè l’esproprio degli spazi identitari, relazionali e storici - quelli che Marc Augé ci consegna come i luoghi in opposizione ai non luoghi ha fatto sì che i ristoranti assumano sempre di più desolatamente le sembianze dello spaccio di calorie non obbedendo più a quella cucina urbana che è stata grandissima anche nelle case borghesi dall’Artusi in avanti.
Il miliardario cambia idea, niente catastrofe climatica. Apre il circo della COP30. Cina, sale il prezzo del carbone. Russia e Turchia in trattativa sul gas.
Allarme Coldiretti: «Il porto di Rotterdam è un colabrodo, il 97% dei prodotti non subisce esami». Il ministro incalza Bruxelles.
In ballo ci sono malcontati 700 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil generato dall’agroalimentare, oltre che la salute, eppure l’Europa non protegge i campi. Perciò l’Italia si candida a sentinella della qualità e della salubrità delle merci che arrivano dall’estero. Francesco Lollobrigida annuncia: «Chiederemo che venga assegnata all’Italia l’autorità doganale europea». È la risposta all’allarme lanciato dalla Codiretti nella sua tre giorni di Bologna. Ha ammonito il presidente Ettore Prandini: «Con 97 prodotti alimentari stranieri su 100 che entrano nell’Ue senza alcun controllo, approfittando di porti “colabrodo” come Rotterdam, serve un sistema realmente efficace di controlli alle frontiere per tutelare la salute dei cittadini e difendere le imprese agroalimentari dalla concorrenza sleale che mette a rischio i nostri record».
Sigfrido Ranucci (Ansa)
Ennesimo scontro tra la trasmissione Rai e l’Autorità, che dice: «Inchiesta errata sugli Smart glasses, il servizio non vada in onda». La replica: «È danno erariale».
Non si ferma lo scontro tra Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci e il Garante della privacy. Anche questa settimana, alla vigilia della puntata di stasera, l’Autorità di controllo ha chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda di un servizio sulle attività del Garante. Report ha infatti pubblicato sui social una clip con l’anticipazione di un’inchiesta sull’istruttoria portata avanti dal Garante della privacy nei confronti di Meta, relativa agli Smart glass, gli occhiali da sole che incorporano due obiettivi in grado di scattare foto e registrare filmati. Il servizio di Report punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio dell’Autorità Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia, «prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni».





