2023-09-27
La nuova psicologia tutela gli animali più di disabili e minori
La riforma del codice di deontologia introduce trattamenti coatti e un sotterfugio per negare protezione giuridica agli embrioni.«Ora abbiamo un codice aggiornato», esultava due giorni fa il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop). Dal 21 al 25 settembre si è tenuto il voto online, sul referendum di proposta per rivedere l’insieme delle regole comportamentali della professione. Bisognava accettare o bocciare in blocco, senza suggerimenti partecipativi sui singoli articoli.La consultazione si è conclusa con 9.034 votanti per il sì, 7.617 per il no, 258 schede bianche. «Ha votato solo il 14,45% degli aventi diritto. Non c’è stato alcun quorum», protesta il fronte del no, ricordando che gli iscritti con diritto di voto sono 131.584. Dalla piattaforma del Cnop, però, viene annunciato: «Comincia una nuova fase di revisione dinamica, in progress, del nostro codice deontologico». Tanta soddisfazione non è condivisa nemmeno dal 45% dei votanti, che infatti ha bocciato l’idea di inserire diverse modifiche ai danni del paziente. Le più preoccupanti sono quelle riferite al consenso informato per il «trattamento sanitario», che va a sostituire la precedente definizione di «rapporto/prestazione professionale». Non è un cambio di poco conto. Perché se l’articolo 24 del codice ora prevede che «nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge», quello psicologico invece cessa di essere subordinato alla libera scelta del paziente. Ma dallo psicologo non vai per un trattamento sanitario, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Inoltre, come osservano i numerosi professionisti del «No che unisce» in un documento, pubblicato a giugno contro la revisione del codice, «per quanto riguarda l’ambito psicologico non ci sono trattamenti psicologici sanitari che possono essere imposti su disposizione di legge, e quindi fuori dal consenso libero e informato dell’utente». Addirittura, viene inserito il dovere del medico di informare circa le «conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario», da parte del paziente. Mica stiamo parlando di Tso, il trattamento sanitario obbligatorio che dovrebbe tutelare la persona con malattia mentale. Su minori e incapaci, il cambiamento diventa allarmante. Mentre nella vecchia formulazione lo psicologo era «tenuto ad informare l’autorità tutoria dell’instaurarsi della relazione professionale», oggi è previsto che «nei casi di assenza in tutto o in parte del consenso informato, ove la psicologa e lo psicologo ritengano invece che il trattamento sanitario sia necessario, la decisione è rimessa all’autorità giudiziaria». E dove va a finire la discrezionalità dei tutori o dei genitori? Se il giudice darà via libera al trattamento voluto dallo psicologo, tenendo conto di questo unico parere vincolante circa il «benessere» del minore, mamma e papà non potranno opporsi. Nemmeno il tutore o l’amministratore di sostegno, con persone incapaci di intendere e di volere. In caso di separazioni difficili, di violenza familiare o di altri casi giudiziari in cui è richiesto l’intervento del Ctu, il consulente tecnico di ufficio, questa figura avrà un potere enorme di consigliare/imporre trattamenti psicologici. Il caso di Bibbiano, non ancora chiuso malgrado l’assoluzione di Claudio Foti, imporrebbe ben altre cautele.La questione si porrà anche nelle scuole. «Cosa succederà con lo sportello psicologico? Uno psicologo potrà far ricorso direttamente a un giudice se c’è un rifiuto di cure, non rivolgendosi ai genitori e ai servizi sociali? Mi pare una scorciatoia preoccupante», ha commentato sul Manifesto Simona D’Aquilio, avvocato familiarista. Non ha dubbi, si tratta di «un pacchetto predisposto per entrare in maniera invasiva nella vita delle famiglie, una tendenza al controllo che non coincide con la prevenzione alla violenza».Ci sono altre modifiche, che non sono state sottoposte a referendum ma decise da un numero ristretto di professionisti. Nella premessa etica del nuovo codice deontologico, è sparito il principio: «Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione e all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni [...]». Al suo posto, il primo principio etico recita: «Le psicologhe e gli psicologi rispettano e promuovono i diritti fondamentali della dignità e del valore di tutte le persone e degli animali». Sparisce il rispetto dell’autodeterminazione del cittadino/paziente, compare quello per gli animali.In tutto il nuovo testo, al posto di soggetti compare il termine «persone», sostituzione già utilizzata in vari atti normativi europei», evidenziava il fronte del no alle modifiche. Però, «con questa sostituzione si escludono, dall’ambito della tutela giuridica, soggetti quali per esempio l’embrione».Sparisce la patria potestà, si parla solo di «responsabilità genitoriale», magari subordinata a norme stabilite da altri, come il ministero della Salute. Viene affermato che «le psicologhe e gli psicologi fondano le loro ricerche e la loro pratica professionale su conoscenze scientifiche specifiche, discusse e condivise dalla comunità scientifica internazionale e nazionale». Tra le obiezioni c’è che «risulta lacunosa e fuorviante l’assenza di chiarezza sul concetto di comunità scientifica nazionale ed internazionale». La preoccupazione era e rimane per il riconoscimento solo di enti e società scientifiche «ufficialmente riconosciuti dallo Stato o dalle organizzazioni intergovernative. Questo non garantirebbe una neutralità della scienza, come abbiamo già potuto riscontrare in relazione alla gestione della più importante problematica sanitaria della storia recente», ovvero la pandemia Covid.Curiosamente poi, nelle nuove regole comportamentali si precisa che gli psicologi «accettano unicamente condizioni di lavoro che non compromettano la loro autonomia professionale». Se vogliono seguire la scienza, non il pensiero dominante, accadrà come durante la gestione dell’emergenza?
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