2024-10-18
Tusk impantana il Consiglio europeo
Il primo ministro polacco punta i piedi sul diritto d’asilo, che Varsavia ha appena sospeso. Giorgia Meloni: «Lavorare sulla deterrenza per combattere i trafficanti».Il primo ministro polacco Donald Tusk di traverso sul tema dei migranti. Al Consiglio europeo di ieri, tutti i leader Ue tranne Tusk si sono trovati d’accordo sul testo delle conclusioni, incluso il premier ungherse Viktor Orbán. Il primo ministro polacco ha da poco deciso di non applicare il diritto d’asilo a causa della strumentalizzazione dei migranti in arrivo dalla Bielorussia e non intenderebbe approvare un testo di conclusioni che lo impegnerebbe ad applicare la legislazione europea sui migranti, compresa quella sul diritto d’asilo. Nel corso della discussione, la premier Giorgia Meloni ha ribadito che la priorità è prevenire le partenze di migranti irregolari verso l’Ue. «Nell’attuazione del Patto per le migrazioni e l’asilo occorre rispettare equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Sulla dimensione esterna occorre continuare a lavorare ai partenariati con i Paesi di origine e transito, offrendo tra l’altro tra gli incentivi anche quello della migrazione legale. Occorre anche prevenire i traffici di esseri umani della criminalità organizzata». La Meloni ha ricordato l’accordo italiano con l’Albania, anche come deterrente nei confronti dei trafficanti che non possono più assicurare destinazioni certe ai migranti. Per il resto, Consiglio europeo si è animato anche per la guerra in corso in Ucraina. Il presidente Charles Michel ha invitato il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Scontata la solidarietà dei vertici Ue, ma questi non chiede poco, e non si tratta solo di denaro (altri 35 miliardi). Il suo «piano per la vittoria» ha fatto storcere il naso un po’ a tutti i diretti interessati, a partire dagli Usa, prima, e dalla Germania, poi, che non si sognano neppure di scatenare una escalation di questo tipo. Una certa divisione emerge in Europa, con il primo ministro belga Alexander De Croo che ha detto di essere certo che l’Ucraina diventerà membro della Nato. I Paesi baltici e scandinavi premono per non mollare di un millimetro sul sostegno all’Ucraina. Dall’altra parte, ad animare la festa hanno pensato Viktor Orbán e il premier slovacco Robert Fico. Il primo ha detto che il piano di Zelensky è «più che spaventoso», per poi concludere: «L’Unione europea è entrata in questa guerra con una strategia mal organizzata, mal eseguita, mal calcolata, di cui il presidente della Commissione è il principale responsabile». Il secondo ha detto che la guerra in Ucraina finirà presto e che il Consiglio rappresenta ormai un «gabinetto militare» perché «si occupa solo di quanti altri proiettili saranno inviati all’Ucraina». In effetti, è spuntata una dichiarazione congiunta di Danimarca, Repubblica Ceca e Paesi Bassi che chiedono maggiore impegno di tutti nel garantire forniture di munizioni di grosso calibro all’Ucraina nel 2025. Alla fine, la versione politicamente corretta è che nel Consiglio è stato espresso «forte sostegno» per il piano di Zelensky da parte di tutti i governi, fatta eccezione per quello ungherese e quello slovacco (appunto). La variante meno diplomatica della storia è che il piano ucraino in realtà non è stato approfondito nei contenuti, essendoci stato solo un giro di tavolo di opinione. Approvati però i 35 miliardi di euro di nuovi prestiti, sempre facendo leva sui beni russi congelati. I capi di governo hanno poi affrontato il nodo del Medio Oriente, e proprio mentre la discussione era in corso è giunta la notizia, confermata dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che il leader di Hamas, Jihia al-Sinwar, è stato ucciso in un attacco nella Striscia di Gaza. A quanto pare, durante il Consiglio si è registrata una generale irritazione nei confronti di Israele, il cui atteggiamento sarebbe «sempre meno accettabile» per molti capi di governo europei. Il riferimento è agli attacchi contro i militari del contingente dell’Unifil. Anche l’Austria, convinto sostenitrice del governo di Israele, ha espresso il suo disappunto per la vicenda degli attacchi ai militari che sono in Libano sotto egida Onu. Nella bozza di conclusioni si legge che «tali attacchi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale, sono totalmente inaccettabili e devono cessare immediatamente».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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