2019-03-19
Turco sale in tram e spara ai passeggeri. Ipotesi terrorismo
Tre morti e nove feriti a Utrecht. La polizia cattura l'assassino. A processo per furto e stupro, era stato indagato per jihadismo.Accerchiata pattuglia curda a Baghuz, ultima roccaforte del Califfato in Siria. Fra i caduti c'è anche il fiorentino Lorenzo Orsetti, che si era arruolato nello Ypg per combattere gli jihadisti. Pubblicati sul Web la foto del corpo e dei documenti, il papà: «Fiero di lui».Lo speciale contiene due articoli Piazza 24 ottobre, zona residenziale nella periferia di Utrecht, città di 300.000 abitanti nel cuore dell'Olanda. Un ragazzo di carnagione olivastra, capelli corti, barba e sopracciglia folte, che indossa un giubbotto blu con cappuccio, è fermo nel piazzale della fermata per i tram. Un testimone oculare ha raccontato che il soggetto ha puntato in modo evidente la pistola contro una donna a bordo del mezzo pubblico. Poi ha sparato sulle persone che hanno cercato di difenderla o prestarle soccorso. Bilancio: tre morti e nove feriti. Parlando con il quotidiano olandese Algemeen Dagblad e con Skynews, il testimone ha detto che «l'assalitore è uno del quartiere». Poi ha aggiunto: «Non credo abbia agito per terrorismo». Ma gli investigatori olandesi la pensano in modo differente e non scartano alcuna pista. D'altra parte, a distanza di poche ore dalla mattanza in Nuova Zelanda, il pensiero di esperti di intelligence e analisti in un primo momento è stato unanime. Le autorità hanno subito alzato il livello di allerta. «Ci sono stati spari in diversi luoghi stamane a Utrecht», ha confermato il capo dell'antiterrorismo olandese, Pieter-Jaap Aalbersberg, che ha aggiunto: «Ancora non è chiaro e le autorità lavorano per stabilire i fatti. Non possiamo escludere un movente terroristico ed è stata attivata un'unità di crisi». Dopo le prime concitate fasi d'allerta, le autorità hanno anche diffuso una foto dell'uomo, che in serata è stato arrestato dopo una serrata caccia all'uomo condotta alle forze speciali. Il sospetto stragista è Gökmen Tanis, 37 anni, turco, con una sfilza di precedenti penali e di polizia. Secondo quanto riporta il sito della tv olandese Nos, si tratterebbe dell'autore di una rapina a Best nel febbraio 2012. Non solo: Tanis sarebbe stato fermato per un tentato omicidio a dicembre 2013, avrebbe aperto il fuoco in un appartamento nel quartiere di Kanaleneiland (sempre a Utrecht) nel maggio 2014, avrebbe minacciato un agente di polizia nell'ottobre 2014, avrebbe guidato in stato di ebbrezza nel novembre dello stesso anno, distrutto una vetrina a Utrecht nell'ottobre 2015, danneggiato una stazione di polizia nel luglio 2017 e, infine, avrebbe commesso una violenza sessuale per la quale due settimane fa sarebbe comparso davanti ai giudici in tribunale. Quanto a pedigree criminale, questo immigrato era certamente da considerarsi un individuo pericoloso. Ma sono spuntati anche rapporti con l'Isis. Il particolare è stato riferito da un uomo d'affari di Istanbul alla redazione turca della Bbc. La dichiarazione riportata sul sito Web dell'emittente è questa: «Era stato arrestato alcuni anni fa per presunti legami con l'Isis e poi rilasciato». E subito dopo una testimonianza ancora più preoccupante: «Tanis era andato a combattere anche in Cecenia», area nota per essere uno storico focolaio di attività jihadiste. «Non parlo con mio figlio da 11 anni», ha detto Mehmet Tanis, padre del sospetto attentatore di Utrecht. «Non conosco la sua situazione psicologica, ma in passato non aveva comportamenti aggressivi. Non so cosa sia successo. Ma se è stato lui, deve essere punito», ha concluso il genitore. Nel frattempo è stato rintracciato un fratello di Gökmen. La polizia lo ha portato in caserma per interrogarlo. Nel giro di pochi minuti sono filtrate notizie su un possibile movente familiare. Un'ora più tardi, coincidenza, Gökmen è stato arrestato. In un tweet la polizia della cittadina olandese ha precisato che l'uomo è stato arrestato nel corso di un raid nella città vecchia. Agenti armati in modo pesante hanno circondato l'edificio che il turco aveva scelto come nascondiglio e l'hanno stanato. «Cosa abbia spinto l'uomo a sparare contro il tram non è ancora chiaro», ha detto il premier olandese, Mark Rutte, in una conferenza stampa in serata (alla quale ha partecipato anche il ministro della Giustizia, Ferdinand Grapperhaus), aggiungendo che «ci sono molte domande» a cui va data ancora una risposta. Le indagini, serrate, sono concentrate anche sul movente estremista. I responsabili dell'antiterrorismo olandese, dopo l'arresto, hanno abbassato il livello di allerta nella città da cinque, che è il punteggio massimo, a quattro, equiparandolo a quello previsto per il resto del Paese. E a confermare che l'ipotesi terroristica è molto accreditata è stato Rutger Jeuken, dell'ufficio della Procura, che ha confermato il lavoro investigativo approfondito legato alla pista terroristica. Le sue parole sono state queste: «Sulla base delle dichiarazioni e delle prove raccolte stiamo prendendo in considerazione il movente terroristico, ma non possiamo escludere altri moventi». Anche perché a tirare in ballo le questioni familiari sono stati proprio i parenti di Gökmen. Un aspetto che, però, se dovesse cadere il movente familiare rispetto alle ipotizzate accuse di terrorismo, potrebbe far finire anche loro nei guai.Fabio Amendolara<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/turco-sale-in-tram-e-spara-ai-passeggeri-ipotesi-terrorismo-2632041631.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lisis-esulta-ucciso-un-crociato-italiano" data-post-id="2632041631" data-published-at="1757974333" data-use-pagination="False"> L’Isis esulta: «Ucciso un crociato italiano» «A quanto pare diverse case-trincee-tunnel sono rimaste. Non me lo faccio dire due volte, se tutto va bene domani riparto!». Scriveva così, il 12 marzo scorso, su Facebook, Lorenzo Orsetti, 33 anni, fiorentino, ucciso ieri dall'Isis a Baghuz (Siria), località sulla sponda dell'Eufrate, vicinissimo al confine con l'Iraq, in pieno Kurdistan. Sono stati i tagliagole islamisti a lanciare sui social network del circuito Aamaq, piattaforma Web legata allo Stato Islamico, la notizia dell'agguato in cui ha perso la vita il foreign fighter arruolatosi, da un anno e mezzo, nelle «Unità di protezione del popolo curdo» (Ypg). «Abbiamo ucciso un crociato italiano», hanno annunciato nelle didascalie della foto di un cadavere, oltre a quelle che ritrae la sua tessera sanitaria e una carta di credito dell'uomo. Insieme alla Brigata internazionale dei curdi - che ha l'appoggio dell'aviazione Usa - Orsetti aveva partecipato all'assalto finale per rompere le ultime difese del Califfato nella parte orientale della Siria, dove i jihadisti hanno costruito rifugi sotto terra per sfuggire agli attacchi aerei americani. «Siamo orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto, ma ora siamo distrutti dal dolore», ha detto il papà, Alessandro Orsetti, che ha avuto conferma dell'uccisione dal comandante del reparto curdo. «Ha sempre voluto aiutare gli altri. Voleva liberare i curdi dal fascismo. Noi eravamo contrari alla sua partenza, io non riesco più a dormire la notte», piange mamma Annalisa. Il suo nome di battaglia era Tekoser (lottatore), e aveva partecipato l'anno scorso anche all'eroica resistenza di Afrin, roccaforte delle forze democratiche siriane. Per 13 anni, Orsetti aveva lavorato nell'alta ristorazione in Toscana: «Ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco», spiegava in una intervista al Corriere Fiorentino nel 2018. «Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa». Appena una settimana prima di morire - attraverso l'emittente Radio Ondarossa - aveva lanciato l'allarme sui bombardamenti dei campi profughi da parte di Ankara. «Mancano cibo e acqua potabile, le città sono distrutte e piene di mine. È assurdo continuare a dare soldi alla Turchia visto l'uso che ne fa». Appassionato di scrittura, aveva pubblicato alcuni racconti nella sezione «Internazionale» del portale Milano in movimento. Definiva la guerra ai soldati di Al Baghdadi una «battaglia di civiltà». E al sito Gli occhi della guerra aveva narrato gli incontri ravvicinati con gli assassini di Daesh. «Un paio di volte sono quasi riusciti ad accerchiarci. Nel deserto hanno contrattaccato e travolto le nostre postazioni. Quando iniziano a morirti i tuoi compagni accanto, soprattutto per le mine e i cecchini, non lo dimentichi. Adesso molti miliziani stranieri si arrendono, ma spesso si sono fatti saltare in aria quando non avevano vie di scampo. Lo Stato Islamico è un male assoluto». Il suo profilo Facebook - sotto il nome Orso Dellatullo - da ieri si è trasformato in un muro del pianto virtuale. Molti amici e semplici ammiratori commentano la foto profilo con tuta mimetica e fucile mitragliatore, e condividono il suo motto: «Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita». I miliziani curdi hanno reso pubblico il suo testamento: «Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo. Nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio». Simone Di Meo
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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